ITALIAMIGA ANO 16 - N ° 1 FEBBRAIO - 2010 Berlusconi rende la visita a Lula UBI ITALICUS IBI ITALIA 1 IL CoRaGGio DI DECIDERE E DI AGIRE: IL G8 ALL’AQUILA 2 sommario 06 12 POLITICA 41 OBBIETTIVI GIÀ RAGGIUNTI DAL GOVERNO BERLUSCONI O MUNDO EUROPA SEM SÍMBOLOS TOTALITÁRIOS 04 05 08 14 18 TURISMO PÁDUA CULTURA ADOLFO CELI EDITORIALE MEMORIA OMAGGIO AI MARINAI DEL LOMBARDIA FATTI ECCO LA MIA VERITÀ SULL’AVVOCATO INGLESE 10 PERSONALIDADE CLAUDIO SCAJOLA 11 OPINIONE O ”MADE ITALIA” TRIUNFA NO EXTERIOR 16 GRANDES NOMES GIUSEPPE ARCIMBOLDO 20 GASTRONOMIA ARTIGIANO 22 GASTRONOMIA FARFALLE ALLE MELANZANE 23 PONTO FINAL O G8 SOBRE O CLIMA 3 EDITORIALE [email protected] JORNALISTA RESPONSÁVEL Edoardo Pacelli, nº 1398, OJB-RJ. DESIGNER GRÁFICO Juliano Ribeiro CONSELHO ACADÊMICO Antonio Olinto, in memória Geraldo França de Lima, in memória Gilberto Caruso Ramos Lorenzo Matteoli Mirna Silveira Brandão Carlos Brandão, IMPRESSÃO Ortho Line Gráfica Digital (21) 3902-9428 COLABORAÇÃO: Lorenzo Matteoli Carlos Brandão Eunice Khoury Pacelli Percival Puggina José Nêumanne Olavo de Carvalho Célio Lupparelli Matteo Buffolo. FOTOGRAFIAS Juliano Ribeiro Edoardo Pacelli Adnkronos Presidenza CDM, Livio Anticoli Comune di Padova PEDIDOS E-mail [email protected]. Telefax: (21) 2295 1481 4 Apriamo questo numero di ITALIAMIGA, riportando, con orgoglio, la consegna dei primi 500 appartamenti consegnati alle famiglie dei terremotati dell’Aquila. Dopo il terribile disastro del 6 aprile scorso, il presidente Berlusconi aveva assicurato il suo personale impegno di costruire una nuova città entro cinque mesi per ospitare 30 mila abitanti, celebrando "la moralità nuova nella politica" introdotta dal Pdl: "E' la moralità di mantenere gli impegni che si prendono con i cittadini". “È un orgoglio e una gioia vedere persone che avevano perso la casa riacquistare fiducia e speranza. Nessuno è stato lasciato solo, lo Stato non è più oppressore, ma un amico su cui poter contare", ha sottolineato Berlusconi senza, però, nascondere "una grande soddisfazione e una grande gioia". "Le case sono le più sicure e solide per affrontare terremoti anche di maggiore forza rispetto a quello del 6 aprile e sono state costruite con imprese italiane e tecnologie italiane", ha, poi, spiegato Berlusconi annunciando che "la città dell’Aquila con gli edifici pubblici e artistici richiede un lavoro di restauro e costruzione che durerà forse più di sette anni perché possa ritornare come prima". Quanto all’università del capoluogo abruzzese, Berlusconi ha fatto sapere che diventerà una "università di eccellenza a livello internazionale" e che "gli appartamenti che consegniamo oggi alle famiglie di sfollati diventeranno in futuro residenze per studenti, faranno parte di un campus univeristario". Il Cavaliere ha espresso parole di elogio soprattutto per chi ha lavorato sul campo all’opera di ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile. "Abbiamo dimostrato che lo Stato c’è, che non è oppressore, ma amico, che è vicino ai cittadini quando ne hanno bisogno", ha spiegato Berlusconi sottolineando che "questo è lo Stato che ci piace, lo Stato che ha sul petto la medaglia d’oro ed è la medaglia del miracolo fatto all’Aquila. Grazie a Dio che ci ha dato la fortuna di vivere e lavorare in uno Stato straordinario come l’Italia." Caro lettore, hai letto qualcosa di tutto ciò nella stampa locale? E a proposito della libertà di stampa in Italia, mi potete spiegare come mai, se gli italiani hanno davvero subìto il lavaggio del cervello dalle tv berlusconiane, nel 2006 hanno votato il centrosinistra dopo cinque anni di governo di centrodestra e, dopo meno di due anni di Governo di centrosinistra, hanno rivotato Berlusconi?. MEMORIA Om aggio ai m arinai del Lombardia Edoardo Pacelli D urante la sosta nella città di Rio de Janeiro, il Comandante del Cacciatorpediniere Andrea Doria, Capitano di Vascello Giacinto Ottaviani, ha voluto rendere omaggio al monumento ai 114 marinai dell’incrociatore Lombardia, deceduti in questa città, nel 1896, vittime dell’epidemia di febbre gialla. Il Comandante era accompagnato dal colonnello dell’Aeronautica, Crispino, e da un picchetto d’onore; due marinai hanno deposto una corona d’alloro sul monumento, costruito, nel 1901, dalle associazioni italiane di Rio. Al suono del Silenzio, i due ufficiali hanno accompagnato sull’attenti la deposizione della corona sulla quale brillava il nome della nave, in una atmosfera di vera emozione, rinverdendo una tradizione che vedeva gli equipaggi delle navi italiane che attraccavano in questa città, visitare e onorare le memorie dei marinai, deceduti così lontano dalla loro terra. Grazie al personale intervento dell’ammiraglio La Rosa e dell’ex Capo di Stato maggiore, ammiraglio Di Donno, il monumento, che era stato abbandonato all’incuria e allo sciacallaggio, veniva riportato al suo antico e doloroso splendore. È auspicabile che qualcuno si assuma la responsabilità di continuare a vigilare, affinché il monumento possa rimanere un luogo onde poter onorare in maniera consona, degna e rispettosa, i nostri sfortunati connazionali. 5 POLITICA “Il Popolo della Libertà è nato dalla libertà, nella libertà e per la libertà, perché l’Italia sia sempre più moderna, libera, giusta, prospera, autenticamente solidale” Silvio Berlusconi 41 obiettivi già centrati dal governo Berlusconi 6 www.italiamiga.com.br Promessa Mantenuta Le 41 risposte alle critiche strumentali... R oma. - La parola d’ordine resta mettere il turbo al governo. Non che nei primi 14 mesi sia stato diesel, anzi. Ma l’obiettivo del premier sarebbe dare una marcia in più all’azione dell’esecutivo. In un primo momento si era parlato di Coppito come luogo per «registrare» la macchina e accelerare con la cosiddetta fase due. Poi la decisione di rimandare il summit a data da destinarsi, probabilmente dopo l’estate. Un vertice in cui i ministri dovrebbero mettere a punto calendario e ruolino di marcia per i prossimi obiettivi. In ogni caso all’orizzonte s’intravedono già i traguardi da raggiungere: la riforma della giustizia (già impostata); il rilancio del Meridione; le grandi opere; le pensioni (tema spinoso su cui cercare il dialogo con l’opposizione); il turismo, il rilancio dell’economia e la prosecuzione del grande disegno federalista con l’approvazione dei decreti attuativi e del codice delle autonomie. E quella sarà pure l’occasione per fare il punto su quanto realizzato finora. Su questo fronte gira già un documento di pugno del premier in cui sono sintetizzati i 41 obiettivi centrati dal governo nei primi 420 giorni di attività. Periodo spinoso se si considerano almeno due gravi emergenze che hanno vincolato l’azione di Palazzo Chigi: la più grande crisi economico-finanziaria del secolo e il devastante terremoto che ha trafitto l’Abruzzo. Sullo sfondo, la campagna anti premier per appannarne l’immagine con la comparsa della strategia del ballatoio. Tutto è cominciato con quell’annuncio di Berlusconi in tv, in chiusura di campagna elettorale: «Avete capito bene, aboliremo l’Ici». Era il 2006, vinse per un Francesco Cramer pelo Prodi che però rimase attaccato alla poltrona fino al 2008. Poi arrivò la riscossa del centrodestra e la tassa sulla prima casa venne cancellata come promesso. Misura coraggiosa, alla luce dello stato dei bilanci pubblici, da tenere sempre sotto osservazione. È arrivato così il successo della finanziaria triennale, con i conti monitorati l’Abruzzo. Sullo sfondo, la campagna anti premier per appannarne l’immagine con la comparsa della strategia del ballatoio. fino al 2011 e la fine della prassi del cosiddetto «assalto alla diligenza». Mentre scoppiava la crisi economico-finanziaria peggiore di quella del 1929, il governo ha varato il decreto salva-banche per garantire il flusso di finanziamento all’economia reale: vittoria inanellata mentre si giocava la difficile partita su Alitalia. L’estenuante trattativa è finita con l’intervento della cordata della Cai e il salvataggio in mano italiana della disastrata compagnia di bandiera. Forse l’apice del consenso, tuttavia, lo si è registrato con l’impegno, mantenuto, di cancellare l’onta dello scandalo rifiuti. Tonnellate di immondizia che soffocavano Napoli e la Campania sono state tolte di mezzo col pugno di ferro. Un «miracolo» che ha strappato l’applauso anche a sinistra. A benedire il trionfo della maggioranza, i successi elettorali a ripetizione: prima in Sicilia, poi in Abruzzo, quindi in Sardegna. Il tutto mentre la grande rivoluzione del centrodestra portava alla definitiva fusione di An e Fi nel Popolo della libertà. Sempre l’economia in primo piano e sempre le esigenze dettate dalle scarse risorse nel salvadanaio. Eppure si è riusciti pure a trovare soldi per gli ammortizzatori sociali da destinare ai lavoratori in difficoltà. In aprile un’altra grana con cui fare i conti. Il terremoto ha pugnalato l’Abruzzo e per mesi la priorità è stata la gestione dell’emergenza all’Aquila e dintorni. Mondiale il plauso per la tempestività e l’entità degli interventi messi in campo da governo e Protezione civile. Ma anche nell’ordinaria amministrazione il governo marciava verso risultati straordinari. Su tutti: riforma del processo civile per contrastare la giustizia lumaca; federalismo fiscale che comporterà maggiore responsabilità di spesa per gli enti locali; riforme di scuola e università che abbattono baronie e introducono meritocrazia nel settore. Svolte chieste a Berlusconi col voto, 14 mesi fa. Tutti temi cui il premier e la sua squadra si sono spesi tantissimo, senza però tralasciare la politica estera. Qualche numero: 156 incontri internazionali, 22 summit multilaterali, 10 vertici bilaterali. L’ultimo encomio per il G8 conclusosi all’Aquila. Francesco Cramer da Il Giornale 7 DALL’ITALIA FATTI Ecco la mia verità sull’avvocato inglese Dal libro di Bruno Vespa : Viaggio in una Italia diversa L ’ In totale più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in quattordici anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti. 8 avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all’estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest. Io non ricordo di averlo mai conosciuto. A processo avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l’avvocato di un armatore italiano residente in un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva gli affari. Dai conti di tale armatore oltre a trattenersi il denaro corrispondente a parcelle emesse, si era trattenuto anche 600.000 dollari quale ulteriore compenso professionale. Tale somma non fu dichiarata per evitare di pagare le imposte al fisco inglese e di dover dividere questo denaro con i colleghi del suo studio, visto che aveva condotto tutte le relative operazioni all’estero e personalmente. Con i soci ed il fisco inglese, Mills si inventò la storia che quei 600.000 dollari non erano frutto di una attività professionale, ma di una donazione. Gli venne in mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si inventò che quei soldi erano una donazione di Bernasconi. Perché proprio di Bernasconi? Perché Bernasconi nel frattempo era morto. E perché Bernasconi gli avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perché Mills, due anni prima della pretesa donazione, sarebbe stato attento, rendendo due testimonianze in Italia, a non penalizzare il gruppo Fininvest e Silvio Berlusconi. La tesi è risibile. Mills era un testimone dell’accusa e in quelle occasioni le difese si opposero addirittura alla sua audizione. E se fosse stato un teste “amico” ovviamente non vi sarebbe stata opposizione alcuna. Invece era certamente un teste ostile tanto che le sue dichiarazioni furono utilizzate quale punto principale per motivare, in primo grado, una sentenza di condanna. Non solo. Era anche in corso fra la Fininvest e Mills un aspro contenzioso poiché questi si era trattenuto una ingente somma pari a ben 10 miliardi di lire di allora, che non voleva restituire e che poi effettivamente non restituì trattenendosela. È evidente quindi che mai si sarebbe potuto riconoscere alcunché a chi con la sua testimonianza era stato causa di una sentenza di condanna e si era trattenuto una somma così elevata ed oggetto di richiesta di restituzione. L’avvocato Mills, avendo in corso una verifica fiscale e non volendo né pagare le tasse né dividere quei 600.000 dollari con i soci del suo studio, come aveva dovuto fare con i 10 miliardi che aveva ritenuto quale compenso professionale, tentò tramite il suo commercialista di costruire una storia verosimile per il fisco inglese. Ma gli andò male perché il fisco scoprì il trucco. I pubblici ministeri italiani, avvertiti, gli piombarono addosso e in un drammatico interrogatorio durato dieci ore a Milano, Mills, ormai sfinito e temendo di venire arrestato, come ebbe a spiegare egli stesso, diede una versione di comodo per poter ritornare immediatamente in Inghilterra. Subito dopo si rese conto di essersi comportato in modo del tutto incongruo e che la sua tesi era insostenibile e decise finalmente di dire la verità. Questo tuttavia non impedì alla procura milanese www.italiamiga.com.br di utilizzare le sue prime dichiarazioni per montare con grande gaudio e grande risonanza mediatica un processo a mio carico. Ma né le mie società, né tanto meno io, avevamo ragioni per fare quel versamento a Mills che proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di una sentenza di condanna. Davvero una assoluta assurdità! Nel 2006 promossi addirittura una conferenza stampa a Palazzo Chigi perché i nostri avvocati erano riusciti a reperire la documentazione che provava in modo indiscutibile il passaggio dei 600.000 dollari dall’armatore a Mills. Sono stati ricostruiti fino all’ultimo centesimo tutti i movimenti contabili dei conti correnti di Mills e del suo cliente documentando per tabulas provenienza e destinazione del denaro. Ma c’è dell’altro. A questo punto il processo, da cui avrei dovuto essere già ampiamente assolto, sarebbe già caduto in prescrizione se nel febbraio 2008 la Procura di Milano non avesse sostenuto la stupefacente tesi che la presunta corruzione di Mills non si sarebbe verificata nel momento in cui avrebbe ricevuto i soldi, ma nel momento in cui cominciò a spenderli! Cioè due anni dopo, proprio in tempo per far scattare in avanti i termini della prescrizione. Per finire l’ultimo paradosso: il fisco inglese, dopo indagini approfondite, ha deliberato di far pagare a Mills le imposte, ed anche delle forti penalità, su quei 600.000 dollari, proprio perché ha accertato che si trattava di un corrispettivo dovuto per una prestazione professionale e non di una donazione da parte di terzi che, come donazione, sarebbe stata esente da tassazione. A questo punto e di fronte a questi argomenti inoppugnabili qualunque giudice scrupoloso ed equanime avrebbe chiuso il processo. Non così la dottoressa Gandus, presidente del collegio. Uno: negò alla difesa tutti i testimoni a discarico ammettendo invece tutti quelli del pm. Due: accelerò i tempi del processo (si era in piena campagna elettorale). Tre: accettò inopinatamente i nuovi improponibili termini di prescrizione. Tutto ciò fece insospettire i nostri avvocati che alla fine vennero a sapere che la Gandus era ed è un’attivissima militante del- la sinistra estrema e che come tale ebbe a partecipare a tutte le manifestazioni di contrasto nei confronti del mio governo. È curioso sostenere - come ha fatto la Corte d’Appello - che la Gandus, pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico, nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d’imparzialità impostole dalla Costituzione. Ma un giudice non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparire tale. E questo è soltanto l’ultimo dei processi che mi sono stati cuciti addosso. In totale più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della guardia di finanza, 2560 udienze in quattordici anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti. Dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare. Dal libro “Viaggio in un’Italia diversa”, di Bruno Vespa (2008) 9 PERSONALIDADE Claudio Scajola P E R S O N A L I D A D E L 10 ’On. Claudio Scajola è nato ad Imperia, il 15 gennaio 1948. Coniugato con Maria Teresa Verda, docente di storia dell’arte, e’ padre di due figli Pier Carlo e Lucia. Si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Genova. Dirigente INPDAP (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica). Deputato da quattro legislature, è stato eletto nel 2008 nella Circoscrizione X (Liguria) per il Popolo della Libertà. Dall’8 maggio 2008 è ministro dello Sviluppo Economico nel governo Berlusconi IV. Il Ministero guidato da Scajola comprende le strutture dell’ex Ministero delle Attività produttive, dell’ex Ministero delle Comunicazioni e dell’ex Ministero del Commercio internazionale. Il Ministero dello Sviluppo economico ha una funzione strategica per l’economia reale del Paese, in rapporto diretto con le imprese e con i consumatori. In questo ambito si pone la visita al Brasile della delegazione di imprese italiane, guidate dalla presidente di Confindustria, Emma Mercegaglia (prima donna a ricoprire il ruolo di presidente di Confindustria). Obiettivo primario del Ministro Scajola è quello di stare a fianco delle imprese: il Piano triennale di sviluppo varato dal governo Berlusconi comprende fra l’altro, per quanto riguarda il Ministero dello Sviluppo economico, una seria riduzione degli oneri burocratici per le aziende, una nuova politica per contenere i costi energetici, che comprende il ritorno all’energia nucleare, liberalizzazioni vere, nell’interesse dei consumatori, e con il consenso delle categorie interessate. Tra le varie iniziative intraprese dal Minstro Scajola, la più recente è quella di mercoledì 28 ottobre, sulle “Zone Franche Urbane”, ZFU, firmando i relativi contratti con i sindaci dei 22 Comuni interessati. L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito del piano straordinario del Governo per il Sud, è volta a rilanciare quartieri caratterizzati da degrado socio-economico stimolando la nascita di piccole e microimprese attraverso esenzioni fiscali e previdenziali per vari anni, favorendo così la formazione di migliaia di posti di lavoro. opinione O “made in Italy” triunfa no e xterior D ebochar da Itália é, desde sempre, um tipo de esporte muito praticado fora dos confins italianos. A tendência a forçar o descredito é, ao contrário, um típico produto nacional, sem data de vencimento! A Itália tem um único, porém imperdoável defeito: não tem em conta a realidade, possui evidentes pontos de fraqueza (um dívida pública astronômica, forte dependência energética, lentidão burocrática etc.), mas, ao mesmo tempo, pontos de força inegáveis. Vamos ver quais são. Acusar o declínio do sistema industrial italiano, significa atribuirlhe uma incapacidade competitiva. Ao contrário, as empresas italianas sabem se manter no cenário internacional, apesar da forte concorrência asiática e a força do euro, graças às restruturações efetuadas nos anos passados e à capacidade de trabalhar com lucros sempre menores. São cerca de seis mil as empresas tricolores que exportam para o mundo inteiro: antes que a crise sufocasse a demanda externa, a exportação tinha crescido entre o final de 2005 e agosto de 2008, chegando quase a 70 bilhões de euros, contra os 43 da França e os 10 da Grã Bretanha. Em outubro de 2008 o ativo comercial era de 61 bilhões, um recorde. É verdade, a Itália possui poucas grandes empresas. Poucas, mas boas: a Fiat conseguiu sarar as contas e projetado novos modelos até conquistar a gigante Crysler; Luxottica, gigante na indústria dos óculos (dona, entre outras, da marca Ray Ban) é um caso digno de ensinamento, devido à capacidade de se expandir fora dos confins; já a Finmeccanica, construtora dos helicópteros Agusta, de sistemas aerospaciais e dos maiores navios de cruzeiro, ocupa uma prestigiosa posição nos seto- res aerospacial e maritimo internacionais. Os bancos italianos foram afetados pela crise de forma menos pesada, com respeito aos bancos internacionais, muitos deles falidos ou nacionalizados. Uma política de gestão prudente conseguiu evitar o pior assim como recorrer a pesadas ajudas por parte do Estado. Mais que um sustento ao sistema de crédito, os assim ditos, Tremonti-bonds* foram uma ajuda oferecida às empresas. *Os Tremonti-bonds são fundos aos quais os bancos podem recorrer exclusivamente para financiar as empresas e foram criados pelo Ministro da Fazenda italiano, Giulio Tremonti. O péssimo hábito de se endividar, com causa, alias, do crescimento econômico drogado de muitos países, não atingiu as famílias italianas. Enquanto que, entre os anos 2001 e 2007, a dívida dos americanos cresceu 6.200 bilhões de euros, a dos cidadãos italianos não chegou a 250 bilhões. À baixa dívida privada, a península pode somar o alto nível de poupança, sem o qual não há crescimento. Estes tres pontos tornaram possível o sensível avanço da economia italiana, como vem constatado pelo superíndice (composite leading indicators) da OCSE (Organização para a Cooperação e o Desenvolvimento Econômicos) do mês de agosto. A Itália, entre os países mais indutrializados, teve o maior aumento do superíndice, emparelhada com a França, tanto que a OCSE fala de possível expansão da economia italiana, ao contrário dos outros países nos quais existe apenas a previsão de uma retomada do crescimento. Talvez seja por isso que a confiança dos italianos no governo Berlusconi esteja crescendo, cada vez mais. Edoardo Pacelli “Articolo pubblicato sul giornale brasiliano Monitor Mercantil” 11 O O MUNDO Europa sem símbolos totalitários A força dos símbolos totalitários é representada até os dias de hoje. Edoardo Pacelli O debate sobre proibição de símbolos nazistas na UE começa a ampliar-se. Deputados do Leste Europeu insistem em que uma eventual proibição inclua todos os símbolos totalitários. Também a foice e o martelo. A discussão a respeito de uma eventual proibição de símbolos nazistas em toda a Europa foi deflagrada através do escândalo gerado pelo príncipe Harry, na Grã-Bretanha. Numa festa a fantasia, ele compareceu vestido de oficial nazista, com uma suástica no braço. O incidente gerou indignação em quase toda a Europa e muitos políticos passaram a defender uma proibição de tais símbolos em todos os países-membros da União Européia, a exemplo da proibição já existente – por óbvias razões históricas – na Alemanha. O debate, contudo, logo se ampliou. Deputados europeus de países do extinto bloco soviético começaram a reivindicar a proibição de símbolos comunistas, argumentando que também as populações do Leste Europeu sofreram sob o jugo soviético. Símbolos totalitários A força dos símbolos totalitários é representada até os dias de hoje. S 12 egundo o deputado estoniano Tunne Kelam, a reivindicação de banimento dos símbolos comunistas vem de toda uma "frente unida de antigas vítimas soviéticas". Com isso, ele faz alusão às experiências pessoais de inúmeros deputados democratacristãos e conservadores do Parlamento Europeu, provenientes de antigos países do bloco soviético. Sua reivindicação é clara: caso se decida por uma proibição dos símbolos nazistas em toda a Eu- ropa, então é preciso proibir também outros símbolos de ideologias totalitárias, como foice e martelo. Esta opinião é defendida também, por exemplo, pelo deputado húngaro Josef Szajer. Mas, ao contrário de alguns colegas democrata-cristãos, Szajer acha que a questão pode perfeitamente ser regulamentada em legislação nacional, não havendo necessidade absoluta de um regulamento unitário em todos os países da UE. Falta de sensibilidade M as não se trata apenas dos símbolos. Os deputados do Leste Europeu queixam-se da falta de sensibilidade em nível da UE em relação aos regimes comunistas. Só se indeniza ou se faz homenagem à memória das vítimas do nazismo, enquanto milhões de vítimas do jugo soviético no Leste da Europa e na Rússia são vistas como vítimas de segunda importância, reclama o deputado estoniano Tunne Kelam. Para o deputado letão Vladis Dombrowski, no entanto, "o assassinato daqueles milhões de pessoas, mortos pelo ódio social dos comunistas que os classificavam de inimigos de classe, não representa um crime menor do que a morte daqueles que foram assassinados por motivos racistas". Diferenciação discriminadora A questão já foi tratada preliminarmente no último encontro dos ministros do Interior e da Justiça da União Européia. Mas uma abordagem mais ampla é esperada para o dia 24 de fevereiro, quando o Conselho de Ministros da UE tratará a respeito de diretrizes básicas para a luta contra o racismo. O comissário europeu da Justiça, o italiano Franco Frattini, pronunciouse favorável à proibição de símbolos nazistas. Isso fez com que o ex-presidente da Lituânia e hoje deputado ao Parlamento Europeu, Vytautas Landsbergis, chamasse a atenção, num ofício dirigido a Frattini, que "iniciativas para a proibição de símbolos nazistas poderiam levar a uma diferenciação discriminadora quanto à tolerância em relação a dois regimes criminosos com ideologia desumana". OS CRIMES DO COMUNISMO NA EUROPA OS CRIMES DO NAZISMO A EUROPA 1918-1922 1921 Fuzilamento de dezenas de milhares de pessoas, presas sem julgamento, e chacina de centenas de milhares de trabalhadores e camponeses que se rebelaram Nasce o partido nacional-socialista dos trabalhadores alemães 1920 1933 Deportação e eliminação dos cossacos do rio Don Hitler é eleito chefe do governo alemão 1921-1923 1938 Carestia russa que provocou a morte de 5 milhões de pessoas 1918-1930 Assassinato de dezenas de milhares de pessoas nos Gulags (Campos de concentração soviéticos) 1930-1932 Um jovem judeu polonês atirou contra Ernst vom Rath, diplomata alemão em Paris, matando-o. Como vingança, foram incendiadas, na Alemanha, as sinagogas e quebradas as vitrines das lojas de judeus (esta foi. a assim dita, “noite dos cristais). Deportação e eliminação de 2 milhões de “kulak” (camponeses, em russo) 1932-1933 1939 Extermínio de 6 milhões de ucranianos por carestia causada intencionalmente por Stalin, um verdadeiro genocídio “Holodomor” (em ucraniano, “morrer de fome”) Pacto de não agressão Ribbentrop-Molotov, entre a União Soviética e a Alemanha, com a partilha da Polônia, entre estas duas potências 1937-1938 1939 Eliminação de cerca de 690 mil pessoas durante as grandes expurgações Alemanha e União Soviética invadem a Polônia; tem início a segunda guerra mundial 1939-1945 1943 Deportação de centenas de milhares de poloneses, ucranianos, bálticos, moldávios, bessarábios, alemães, tátaros, tchetchenos e inguches para os Gulags. Assim nasce a famigerada “Operação final”, com a eliminação de 6 milhões de judeus 1940 1945 O politburo dos Soviets – Stalin, Vyacheslav Molotov, Kliment Vorošilov, Anastas Mikojane Beria – assinaram ordem de execução dos ativistas “nacionalistas e antirrevolucionários” que comportou o fuzilamento de 22 mil prisioneiros, a maioria deles oficiais poloneses. Fim da segunda guerra mundial que causou 50 milhões de mortos no mundo. Fim do nazismo 13 TURISMO Pádua A capela dos Scrovegni Edoardo Pacelli 14 www.italiamiga.com.br A capela dos “Scrovegni”, meta da nossa viagem, encontra-se no centro histórico da cidade de Pádua. A capela abriga um celebérrimo ciclo de afrescos de Giotto, considerado uma das obras-primas da arte ocidental. Dedicada a Santa Maria da Caridade, a capela foi construída e decorada com afrescos, entre 1303 e 1305, em beneficio próprio e da população patavina, por Enrico Scrovegni, riquíssimo banqueiro paduano. Este, em fevereiro de 1300, tinha comprado a área da antiga arena romana de Pádua e ai construiu um luxuoso palácio, do qual a capela era o oratório privado e futuro mausoléu da família. Enrico encarregou o florentino Giotto da Bondone, de pintar a capela. Giotto, depois de ter trabalhado com os franciscanos de Assis e de Rimini, encontrava-se em Pádua, convidado pelos frades menores conventuais para pintar seus afrescos na Basílica de Santo Antonio. Giotto pintou a superfície interna inteira com um projeto iconográfico e decorativo unitário, inspirado por um teólogo agostiniano de refinada competência - Giotto representou um ciclo sobre o tema da salvação, dividido em 40 cenas. Aqui, ele quebra as tradições da narração de cenas medievais. A cena da morte de Cristo foi admirada por muitos artistas renascentistas pela força dramática da cena em seu trabalho. Michelangelo, que estudou a obra de Giotto, inspirou-se nesse traba- lho para a pintura da Capela Sistina. O ciclo inicia pela luneta (meia lua) no alto sobre o arco triunfal, onde Deus dá inicio à reconciliação com o homem. A pintura se estende pela parede norte com as histórias de Joaquin e Ana, pais de Jesus. Na parede oposta Giotto pintou a vida da Virgem Maria, desde o nascimento até o casamento com José. No outro arco triunfal o artista retratou a cena da Anunciação e o quadro da Visitação. Sobre o segundo registro da parede norte tem inicio os acontecimentos da vida terrestre de Jesus, que se desenvolvem ao longo dos registros centrais das paredes, com uma cena, representando a traição de Judas. O ultimo quadro apresenta a descida do Espírito Santo (Pentecostes) sobre os Apóstolos. Como era comum na decoração do período medieval, a porção oeste da parede é dominada pelo Julgamento Final. Logo em baixo surge o percurso do quarto registro, constituído por quatorze alegorias monocromáticas, alternadas a “espelhos” em falso mármore, que simbolizam os Vícios e as Virtudes. São muitos os painéis famosos da Capela, incluindo um com a Adoração dos Magos, em que aparece uma Estrela de Belém semelhante a um cometa. Giotto viu o Cometa Halley em sua aparição, em 1301, no céu italiano e é bem provável que esse objeto astronômico tenha influenciado a estrela da Adoração. Giotto di Bondone Giotto di Bondone, mais conhecido simplesmente por Giotto, (Colle Vespignano, 1266 — 1337) foi um pintor e arquiteto italiano. Nasceu perto de Florença, foi discípulo de Cinni di Pepo, mais conhecido na história da arte por seu apelido, Cimabue, e o introdutor da perspectiva na pintura, durante o renascimento. Devido ao alto grau de inovação de seu trabalho (ele é considerado o introdutor da perspectiva na pintura), Giotto é julgado, por Bocaccio, o precursor da pintura renascentista. Ele representa o elo entre o renascimento e a pintura medieval e a bizantina. A característica principal do seu trabalho é a identificação da figura dos santos como seres humanos de aparência comum. 15 B Giuseppe Arcimboldo G G 16 Grandes nomes Italianos Giuseppe Arcimboldo 1527-1593 G iuseppe Arcimboldo foi pintor italiano nascido em Milão, de grande influência em futuros surrealistas, como o espanhol Salvador Dali. Iniciou a carreira aos 22 anos, como desenhista dos vitrais da catedral milanesa, ao lado do pai, Biagio, seu primeiro mestre. Combinou o trabalho, com o estudo das gravuras de Leonardo da Vinci, especialmente os de veia caricaturesca, cuja marca se evidenciaria em sua produção posterior. Mudou-se para Praga (1562), onde se tornou pintor favorito da corte, realizando vários cenários para o teatro imperial, trabalhando sucessivamente para os imperadores Fernando I, Maximiliano II e Rodolfo II. Morreu em Milão e em diversos museus europeus encontram-se obras desse famoso artista. Seu trabalho mais conhecido é a série As quatro estações (1573), série de cabeças formadas por uma infinidade de elementos vegetais como flores, folhas etc. Outros trabalhos foram Água (1566), Fogo (1566), Terra (1570), Auto-retrato (1575), Flora (1591), entre vários mais. 17 C CULTURA Adolfo Celi A trajetória de um grande cineasta no Brasil. Adolfo Celi Um dos principais fundadores do cinema e do teatro modernos brasileiros, ator e diretor de grande prestígio internacional, faleceu em 1986 deixando grande saudade. Adolfo Celi e Simon Khoury caminhando por Copacabana 18 O cinema brasileiro recebeu, desde o seu nascimento, uma enorme participação de diretores, atores, atrizes, roteiristas, fotógrafos e músicos italianos. Os primeiros filmes brasileiros exibidos, aqueles que marcam o nascimento do nosso cinema foram, segundo as pesquisas mais recentes, filmados e mostrados pela primeira vez ao público pelo napolitano Vittorio di Maio em 1o de maio de 1897, no Cassino Fluminense, em Petrópolis. Até há pouco tempo atrás, essa primazia era dada aos irmãos Afonso e Pascoal Segreto, também napolitanos. De uma forma ou de outra, portanto, os nossos primeiros passos no cinema foram dados por italianos de origem e brasileiros de adoção. O piemontês Vittorio Capellaro, um dos pioneiros mais importantes do nosso cinema, aqui viveu e morreu após ter feito sete longa-metragens, construído um estúdio completo em São Paulo e ter sido vítima de uma das maiores injustiças que temos notícia jamais feita a um cineasta brasileiro. Aliás, a vida e a obra de Capellaro merece um artigo especial, que ficaremos devendo aos leitores da ITALIAMIGA. Com o passar dos anos, os créditos que apareciam nas telas eram um desfilar sem fim de nomes como Amico, Andalò, Attili, Basaglia , Belli , Bonfioli, Campogalliani, Cardinali, Carmineo, Carrari, Castelaneto, Cerri, Civelli, Comelli, Dandini, D’Aversa, Del Pichia, De Robertis, Lambertini, Lazaro, Lazzarini, Lombardi, Magliani, Mancini, Marracini, Marzullo, Mastroianni, Meliande, Molo, Napolitano, Padovani, Pichi, Carlos Brandão Pieralisi, Remani, Rogatto, Rossi, Salce, Steno, Talamo, Tebaldi, Tonacci e Traversa, todos nascidos na península ; milhares de outros, esses já "oriundi", filhos, netos e bisnetos de imigrantes vindos de toda a Itália são hoje nomes que, de tão familiares, já os pensamos de origem nativa. Gianni Ratto, por exemplo, um milanês com sólida formação intelectual e artística, vem para o Brasil a convite de Maria Della Costa ; aqui , ele ajuda até a criar um Departamento de teatro no MAM de São Paulo e, após alguns anos de enorme contribuição para a nossa vida cultural, volta para a Itália. Como ele, muitos outros artistas para cá vieram : ficaram alguns, foram-se outros. Esse é o caso de um dos maiores talentos que o teatro e o cinema italianos já nos mandaram em qualquer época: o siciliano Adolfo Celi , paulista por adoção, mesmo que somente temporária. Celi , nascido em Messina em 1922, teve a sua formação teatral na Academia Nacional de Arte Dramática de Roma, onde diplomou-se em 1945. Logo começou a trabalhar como ator e diretor teatral, mas também voltou-se para o cinema, tendo atuado em Un Americano in Vacanza, de Luigi Zampa, em 1946 e Proibito Rubare, o filme de estréia de Luigi Comencini, que veio a ser um dos diretores mais importantes do movimento neorealista italiano. O Teatro Brasileiro de Comédia – TBC – que Franco Zampari havia fundado em 1948 em São Paulo, de imediato "importa" ou contrata profissionais da qualidade de Luciano Salce, Ruggero Jacobi, o polonês Ziembinski e, entre eles, Adolfo Celi, que logo se tornou um dos nossos diretores teatrais mais importantes : encenou peças que mudaram a gramática do teatro brasileiro, como Arsênico e Alfazema, Antígona , Seis personagens à procura de um ator e A longa jornada de um dia para dentro da noite, de O’Neil. Não demorou muito para formar sua própria companhia de teatro, junto com Paulo Autran e Tônia Carrero, a Tônia-Celi-Autran. Em 1949, o mesmo Franco Zampari, apoiado por diversos industriais paulistas, resolveu criar um estúdio cinematográfico brasileiro que modernizasse a nossa produção, elevando-a aos mesmos níveis do cinema de Hollywood. Importou técnicos, roteiristas e equipamentos de última geração, construiu um enorme estúdio em São Bernardo do Campo e iniciou a maior aventura que o nosso cinema já havia testemunhado. Alberto Cavalcanti , o brilhante diretor brasileiro residente na Europa, onde era reconhecido como um dos melhores documentaristas do cinema, foi designado como uma espécie de "gerente artístico" do novo estúdio paulista. Mesmo assim, o prestígio de Adolfo Celi junto a Zampari e aos demais membros da Vera Cruz era tal, que ele foi escolhido para dirigir Caiçara (1950), o primeiro filme feito pela Vera Cruz. Locado em Ilhabela e trazendo Eliane Lage no papel principal, Caiçara não escondia em sua estética toda uma influência neo-realista. Em 1952, Celi voltou a dirigir um filme para a Vera Cruz, Tico-tico no fubá, com Tônia Carrero e Anselmo Duarte, este no papel de Zequinha de Abreu. Apesar da fraca estrutura de distribuição/exibição – razão principal da falência em que a Vera Cruz iria cair em 1955 , esse filme de Adolfo Celi talvez tenha sido, junto com Os Cangaceiros e Sinhá-Moça , o filme de maior sucesso da frustrada experiência da Vera Cruz. Em 1961, Celi retornou para a Itália, onde retomou o seu trabalho de ator e diretor de teatro; ao mesmo tempo, iniciou uma carreira internacional de sucesso, com participação em filmes como Este mundo é dos loucos (1966), de Phillipe de Broca, Brancaleone nas cruzadas (1970), de Mario Monicelli, O fantasma da liberdade (1974), de Luis Buñuel e como um arqui-vilão em 007 contra a chantagem atômica(1965), de Terence Young. Em 1968, co-dirigiu, com Vittorio Gassman, O Álibi. Adolfo Celi, fonte de uma das maiores contribuições para o teatro e para o cinema brasileiros morreu em 1986, na Itália. Seu nome, no entanto, está para sempre ligado às artes brasileiras. 19 G GASTRONOMIA Artigiano Pois nos interessa apenas uma coisa: dar prazer ao cliente H 20 á muito desejo de degustar os sabores da Itália de senti-los, nos pratos, de uma certa Itália que vem do passado, como se pedir um prato italiano em qualquer restaurante, no exterior, significasse, apenas, pizza e spaghetti, sem pensar na inovação. O que deveria ser cobrado é o modo de se perpetuar, na melhor maneira, as lembranças das férias e das viagens à Itália, com excelentes matérias primas, grandes vinhos e um serviço perfeito, para criar momentos de alegria e lazer. Esta cobrança se deve ao fato que, dos italianos, se pretende a genialidade outrora usada em outros setores, na arte, na moda e no design. Ponto de força do Artigiano,são as matérias primas que são todas importadas da Itália, ou ainda feitas artenasalmente, na hora, pelos “artesãos” que se encontram na cozinha. Assim são preparados os “garganelli” e a escultura dos “fiorellini emilani”. Os chefes prestão sua colaboração há vinte anos, crescendo e aprendendo sempre mais, demonstrando ter um excepcional dom natural. Às vezes, tratase de verdadeira “arqueologia” de Edoardo Pacelli Ana Lúcia, a alma do restaurante, com o irmão João Carlos, sempre à busca das antigas receitas emilianas (da região da Emília), pátria de seus ancestrais italianos. A tradição é boa em si, não apenas por ser tradição, fiel ao passado, pois há passado e passado. Deveríamos precisar qual é o passado, pois a Itália possui milhares de passados. A boa e grande cozinha emiliana em todas suas manifestações, encontra no Restaurante Artigiano seu lugar certo, nele a comida não é simples comida, mas é sabor e torna-se quase arte. O luxuoso restaurante nos revela uma vida de outrora e de sempre com sua decoração bem inspirada na arte italiana, um modo de viver, e nos faz companhia além de emocionar. No final, como num grande romance, aguardamos uma certa nostalgia quando se encerra o agradável momento passado e passamos a desejar um retorno breve. A originalidade e a riqueza dos pratos fazem do Artigiano um ponto de referência do que acontece de novidade na cozinha italiana em geral, como expressão de conceitos e idéias inovadoras, segundo um binômio bem consolidado: qualidade e inovação. r A g i t a i o n Dizia Oscar Wilde: “Única maneira de se livrar de uma tentação é sucumbir”; este é o melhor conselho para quem visita o restaurante Artigiano! Av. Epitácio Pessoa, 204 Jardim de Alah Tel. (021) 2512 6107 21 Gastronomia com Eunice Khoury Pacelli Fa r f a l l e a l l e m e l a n z a n e Macarrão “gravatinha” com berinjelas Como fazer: Ingredientes para 5 pessoas: Escolha berinjelas negras, luzidias e 500 gramas de macarrão “gravatinha” sem furinhos. Lave-as, enxugue-as e 4 berinjelas grandes ou 6 menores corte-as em pequenos cubos. (Se de- ½ copo pequeno de azeite extra-virgem sejar que percam o ligeiro amargor, (ou 5 colheres de sopa) cubra-as com um pouco de sal e dei- Queijo parmesão ralado, à vontade, xe-as numa peneira durante uns vin- para acrescentar ao prato depois de pronto. te minutos, para que o sabor amargo 2 colheres de sopa de orégano, escorra). Cozinhe-as no azeite, duran- 2 ou 3 colheres de sopa de sal grosso e pimenta do reino. te trinta minutos. Enquanto as berinjelas estão sendo preparadas, cozinhe, numa panela própria para massas, água em bastante quantidade. Quando estiver fervendo, acrescente 2 colheres A berinjela é rainha! de sopa de sal grosso e, em seguida, acrescente a massa chamada “farfalle” (a que tem o aspecto de borboletas), até que esteja al dente (não muito macia), como o bom italiano a aprecia. Coloque numa travessa funda, uma camada de berinjelas, salpique com uma colher de orégano e um pouco da pimenta, acrescente as “farfalle” (as borboletas), nova camada de berinjelas, orégano e pimenta do reino e mais uma camada de “farfalle”. Dê uma ligeira misturada, borrife com o queijo parmesão e sirva. A berinjela e a saúde Um dos maiores riscos para o desenvolvimento das doenças cardiovasculares é o elevado nível de colesterol no sangue, conhecido como hipercolesterolemia. Os mecanismos envolvidos na redução da mortalidade por doença coronária ocorrem quando há diminuição do colesterol plasmático, recuperação dos estragos das paredes das artérias causados pela placa de gordura e a estabilização do quadro. Tal situação é mais importante do que aumentar o diâmetro da artéria entupida com a placa de gordura. Diante desses fatos é importante reduzir o colesterol plasmático e proteger as paredes das artérias para prevenir ou controlar a doença arterosclerótica, que pode ser feito com medicamentos ou com alimentos. O suco de berinjela ingerido duas ou três vezes ao dia tem mostrado ser efetivo em reduzir o colesterol do sangue. E mais: ajuda a diminuir o peso corporal, os triglicérides e as LDL-colesterol (mau colesterol).Tal quadro foi obtido em um estudo com animais realizado nas Faculdades de Ciências Médicas da Universidade de Campinas de São Paulo. 22 PONTO FINAL O G8 sobre o clima. Desvendamos quem está logrando com os gases-estufa. Antonino Zichichi, Presidente da World Federation of Scientists, (Emeritus Professor of Advanced Physics, University of Bologna, Italy), nos enviou sua opinião sobre as últimas novidades científicas concernentes o efeito estufa. A Itália presidiu, em Siracusa, cidade situada na ilha da Sicília, o G8 do clima; sendo centro da atenção no mundo, a responsabilidade dos Governos sobre escolhas que influem pesadamente na economia mundial. É bom lembrar que até agora ninguém conseguiu estabelecer, com rigor científico, o elo entre as atividades humanas e o aumento da temperatura média da atmosfera (Global Warming). As únicas certezas são as medidas de concentração crescente, na atmosfera, da porcentagem de ácido carbônico (CO2) e de outros gases com efeito estufa como o metano, por exemplo. O problema a ser resolvido são as origens deste incremento. De fato, no balanço global, existem “fontes” e “poços” naturais para estes. A atmosfera é um grande fole que absorve e expele ácido carbônico. Este mecanismo é acionado por três bombas: o oceano global (superfície líquida da terra duas vezes maior que a sólida), a terra sólida (plantas e solo) e o homem. As três bombas possuem diferentes potências. As duas primeiras são muito mais poderosas que a atividade humana. Calcula-se que o oceano global imita na atmosfera cerca de 48% de CO2; o respiro do solo, imite 24%; o das plantas outros 24%. As atividades humanas, incluindo o desmatamento, contribuem com apenas 4%. Passamos à absorção. O oceano global absorve pouco mais de 50%. A foto-síntese absorve pouco menos de 50%. No balanço entre emissão e absorção de CO2, sobra uma quantidade que corresponde a cerca de três bilhões de toneladas de CO2. Atenção: esta sobra está no balanço global. Torna-se importante, portanto, conhecer muito bem as “fontes” e os “poços” naturais de CO2 e gases-estufa. Eis uma novidade sobre a qual a mídia fica calada. Ninguém tinha pensado, até agora, que as calotas polares pudessem participar do balanço dos gases-estufa também. Demonstrar que embaixo das calotas polares as bactérias podem estar ativas com 40° abaixo de zero é uma novidade absoluta. Dois cientistas americanos, Vladimir Romanosky da Universidade de Alaska e Nicolai Panikov, do Ins- tituto tecnológico do New Jersey, descobriram que, embaixo das calotas polares, é como se as bactérias estivessem dormindo, continuando, porém, a produzir ácido carbônico e metano. Esta descoberta abre uma nova frente na pesquisa das fontes naturais de gases-estufa. As áreas permanentemente geladas da superfície terrestre (um quinto do total) eram consideradas eficientíssimos poços para os gases-estufa. Se as descobertas de Panikov e Romanosky fossem confirmadas, estes poços se tornariam poderosas fontes, reduzindo o efeito das atividades humanas a níveis mínimos. Mas há outra novidade sobre a qual a mídia fica calada. Como todo mundo sabe, este último inverno no hemisfério norte viu um forte rebaixamento da temperatura acompanhado por enormes quedas de chuva e neve em diversas zonas do mundo, incluindo a Europa, cujo clima depende, fortemente, da extensão setentrional do assim dito Gulf-Stream, que chega até as frias águas da Groenlândia. Num artigo da revista Nature GeoScience, um grupo de especialistas americanos e franceses demonstra que, no último inverno, as correntes marinhas – depois de terem circulado na superfície atlântica esquentando-se – voltaram a mergulhar nas frias águas da Groenlândia. Este fenômeno determina o equilíbrio dinâmico enquanto contribui na redistribuição do calor entre as regiões polares e equatoriais. Neste inverno voltou a verificar-se um mecanismo de mergulho das águas superficiais e quentes do Atlântico, que tinha desaparecido fazia muitos anos, sem que estivessem entendidos os motivos. O desaparecimento do mergulhar das correntes oceânicas poderia explicar o Global Warming, em quanto o retorno a este mergulho explicaria o frio dos últimos invernos. Eis outro exemplo que coloca em crise as origens do Global Warming! A Ciência do clima é um campo de pesquisa apresentando, ainda, um enorme campo a ser descoberto. Considerar cientificamente estas temáticas, excluindo os que fizeram delas instrumento indispensável para satisfazer ambições que nada têm a ver com a verdade científica, seria a prova de uma grande e nova aliança entre Política e Ciência 23 ITALIAMIGA MENO MALE CHE SILVIO C'È 24