ITALIAMIGA
ANO 16 - N ° 1
FEBBRAIO - 2010
Berlusconi rende la
visita a Lula
UBI ITALICUS IBI ITALIA
1
IL CoRaGGio DI DECIDERE
E DI AGIRE:
IL G8 ALL’AQUILA
2
sommario
06
12
POLITICA
41 OBBIETTIVI GIÀ
RAGGIUNTI DAL GOVERNO
BERLUSCONI
O MUNDO
EUROPA SEM SÍMBOLOS
TOTALITÁRIOS
04
05
08
14
18
TURISMO
PÁDUA
CULTURA
ADOLFO CELI
EDITORIALE
MEMORIA
OMAGGIO AI MARINAI DEL LOMBARDIA
FATTI
ECCO LA MIA VERITÀ SULL’AVVOCATO INGLESE
10
PERSONALIDADE
CLAUDIO SCAJOLA
11
OPINIONE
O ”MADE ITALIA” TRIUNFA NO EXTERIOR
16
GRANDES NOMES
GIUSEPPE ARCIMBOLDO
20
GASTRONOMIA
ARTIGIANO
22
GASTRONOMIA
FARFALLE ALLE MELANZANE
23
PONTO FINAL
O G8 SOBRE O CLIMA
3
EDITORIALE
[email protected]
JORNALISTA RESPONSÁVEL
Edoardo Pacelli, nº 1398, OJB-RJ.
DESIGNER GRÁFICO
Juliano Ribeiro
CONSELHO ACADÊMICO
Antonio Olinto, in memória
Geraldo França de Lima, in memória
Gilberto Caruso Ramos
Lorenzo Matteoli
Mirna Silveira Brandão
Carlos Brandão,
IMPRESSÃO
Ortho Line Gráfica Digital
(21) 3902-9428
COLABORAÇÃO:
Lorenzo Matteoli
Carlos Brandão
Eunice Khoury Pacelli
Percival Puggina
José Nêumanne
Olavo de Carvalho
Célio Lupparelli
Matteo Buffolo.
FOTOGRAFIAS
Juliano Ribeiro
Edoardo Pacelli
Adnkronos
Presidenza CDM, Livio Anticoli
Comune di Padova
PEDIDOS
E-mail [email protected].
Telefax: (21) 2295 1481
4
Apriamo questo numero di ITALIAMIGA, riportando, con orgoglio, la consegna
dei primi 500 appartamenti consegnati alle
famiglie dei terremotati dell’Aquila. Dopo il
terribile disastro del 6 aprile scorso, il presidente Berlusconi aveva assicurato il suo
personale impegno di costruire una nuova
città entro cinque mesi per ospitare 30 mila
abitanti, celebrando "la moralità nuova nella
politica" introdotta dal Pdl: "E' la moralità di
mantenere gli impegni che si prendono con i
cittadini".
“È un orgoglio e una gioia vedere persone che avevano perso la casa riacquistare
fiducia e speranza. Nessuno è stato lasciato
solo, lo Stato non è più oppressore, ma un
amico su cui poter contare", ha sottolineato Berlusconi senza, però, nascondere "una
grande soddisfazione e una grande gioia".
"Le case sono le più sicure e solide per affrontare terremoti anche di maggiore forza
rispetto a quello del 6 aprile e sono state
costruite con imprese italiane e tecnologie
italiane", ha, poi, spiegato Berlusconi annunciando che "la città dell’Aquila con gli
edifici pubblici e artistici richiede un lavoro
di restauro e costruzione che durerà forse
più di sette anni perché possa ritornare come
prima". Quanto all’università del capoluogo
abruzzese, Berlusconi ha fatto sapere che diventerà una "università di eccellenza a livello
internazionale" e che "gli appartamenti che
consegniamo oggi alle famiglie di sfollati diventeranno in futuro residenze per studenti,
faranno parte di un campus univeristario". Il
Cavaliere ha espresso parole di elogio soprattutto per chi ha lavorato sul campo all’opera
di ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile.
"Abbiamo dimostrato che lo Stato c’è,
che non è oppressore, ma amico, che è vicino ai cittadini quando ne hanno bisogno", ha
spiegato Berlusconi sottolineando che "questo è lo Stato che ci piace, lo Stato che ha sul
petto la medaglia d’oro ed è la medaglia del
miracolo fatto all’Aquila. Grazie a Dio che ci
ha dato la fortuna di vivere e lavorare in uno
Stato straordinario come l’Italia."
Caro lettore, hai letto qualcosa di tutto
ciò nella stampa locale? E a proposito della
libertà di stampa in Italia, mi potete spiegare
come mai, se gli italiani hanno davvero subìto il lavaggio del cervello dalle tv berlusconiane, nel 2006 hanno votato il centrosinistra
dopo cinque anni di governo di centrodestra
e, dopo meno di due anni di Governo di centrosinistra, hanno rivotato Berlusconi?.
MEMORIA
Om aggio ai m arinai del Lombardia
Edoardo Pacelli
D
urante la sosta nella
città di Rio de Janeiro,
il
Comandante
del
Cacciatorpediniere
Andrea Doria, Capitano di
Vascello Giacinto Ottaviani,
ha voluto rendere omaggio al
monumento ai 114 marinai
dell’incrociatore
Lombardia,
deceduti in questa città, nel
1896, vittime dell’epidemia di
febbre gialla. Il Comandante era
accompagnato dal colonnello
dell’Aeronautica, Crispino, e
da un picchetto d’onore; due
marinai hanno deposto una
corona d’alloro sul monumento,
costruito, nel 1901, dalle
associazioni italiane di Rio.
Al suono del Silenzio, i due
ufficiali hanno accompagnato
sull’attenti la deposizione della
corona sulla quale brillava
il nome della nave, in una
atmosfera di vera emozione,
rinverdendo una tradizione che
vedeva gli equipaggi delle navi
italiane che attraccavano in
questa città, visitare e onorare
le
memorie
dei
marinai,
deceduti così lontano dalla
loro terra. Grazie al personale
intervento
dell’ammiraglio
La Rosa e dell’ex Capo di
Stato maggiore, ammiraglio
Di Donno, il monumento,
che era stato abbandonato
all’incuria e allo sciacallaggio,
veniva
riportato
al
suo
antico e doloroso splendore.
È auspicabile che qualcuno si
assuma la responsabilità di
continuare a vigilare, affinché
il monumento possa rimanere
un luogo onde poter onorare
in maniera consona, degna e
rispettosa, i nostri sfortunati
connazionali.
5
POLITICA
“Il Popolo della Libertà è
nato dalla libertà, nella
libertà e per la libertà,
perché l’Italia sia sempre
più
moderna, libera, giusta,
prospera, autenticamente
solidale”
Silvio Berlusconi
41
obiettivi già
centrati dal
governo Berlusconi
6
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Promessa Mantenuta
Le 41 risposte alle critiche strumentali...
R
oma. - La parola d’ordine resta mettere il turbo
al governo. Non che nei
primi 14 mesi sia stato diesel, anzi. Ma l’obiettivo del
premier sarebbe dare una marcia
in più all’azione dell’esecutivo. In
un primo momento si era parlato
di Coppito come luogo per «registrare» la macchina e accelerare
con la cosiddetta fase due. Poi la
decisione di rimandare il summit
a data da destinarsi, probabilmente dopo l’estate. Un vertice in cui
i ministri dovrebbero mettere a
punto calendario e ruolino di marcia per i prossimi obiettivi.
In ogni caso all’orizzonte s’intravedono già i traguardi da raggiungere: la riforma della giustizia
(già impostata); il rilancio del Meridione; le grandi opere; le pensioni (tema spinoso su cui cercare il
dialogo con l’opposizione); il turismo, il rilancio dell’economia e la
prosecuzione del grande disegno
federalista con l’approvazione dei
decreti attuativi e del codice delle
autonomie. E quella sarà pure l’occasione per fare il punto su quanto
realizzato finora. Su questo fronte
gira già un documento di pugno
del premier in cui sono sintetizzati
i 41 obiettivi centrati dal governo nei primi 420 giorni di attività.
Periodo spinoso se si considerano
almeno due gravi emergenze che
hanno vincolato l’azione di Palazzo
Chigi: la più grande crisi economico-finanziaria del secolo e il devastante terremoto che ha trafitto
l’Abruzzo. Sullo sfondo, la campagna anti premier per appannarne
l’immagine con la comparsa della
strategia del ballatoio.
Tutto
è
cominciato
con
quell’annuncio di Berlusconi in tv,
in chiusura di campagna elettorale: «Avete capito bene, aboliremo
l’Ici». Era il 2006, vinse per un
Francesco Cramer
pelo Prodi che però rimase attaccato alla poltrona fino al 2008. Poi
arrivò la riscossa del centrodestra
e la tassa sulla prima casa venne
cancellata come promesso. Misura coraggiosa, alla luce dello stato dei bilanci pubblici, da tenere
sempre sotto osservazione. È arrivato così il successo della finanziaria triennale, con i conti monitorati
l’Abruzzo. Sullo sfondo, la
campagna anti
premier per appannarne l’immagine con la
comparsa della strategia del
ballatoio.
fino al 2011 e la fine della prassi
del cosiddetto «assalto alla diligenza». Mentre scoppiava la crisi
economico-finanziaria
peggiore
di quella del 1929, il governo ha
varato il decreto salva-banche per
garantire il flusso di finanziamento
all’economia reale: vittoria inanellata mentre si giocava la difficile
partita su Alitalia. L’estenuante
trattativa è finita con l’intervento
della cordata della Cai e il salvataggio in mano italiana della disastrata compagnia di bandiera. Forse l’apice del consenso, tuttavia,
lo si è registrato con l’impegno,
mantenuto, di cancellare l’onta
dello scandalo rifiuti. Tonnellate di
immondizia che soffocavano Napoli e la Campania sono state tolte di mezzo col pugno di ferro. Un
«miracolo» che ha strappato l’applauso anche a sinistra.
A benedire il trionfo della maggioranza, i successi elettorali a ripetizione: prima in Sicilia, poi in
Abruzzo, quindi in Sardegna. Il
tutto mentre la grande rivoluzione
del centrodestra portava alla definitiva fusione di An e Fi nel Popolo
della libertà. Sempre l’economia
in primo piano e sempre le esigenze dettate dalle scarse risorse nel
salvadanaio. Eppure si è riusciti
pure a trovare soldi per gli ammortizzatori sociali da destinare
ai lavoratori in difficoltà. In aprile
un’altra grana con cui fare i conti.
Il terremoto ha pugnalato l’Abruzzo e per mesi la priorità è stata la
gestione dell’emergenza all’Aquila
e dintorni. Mondiale il plauso per
la tempestività e l’entità degli interventi messi in campo da governo e Protezione civile. Ma anche
nell’ordinaria amministrazione il
governo marciava verso risultati
straordinari. Su tutti: riforma del
processo civile per contrastare la
giustizia lumaca; federalismo fiscale che comporterà maggiore
responsabilità di spesa per gli enti
locali; riforme di scuola e università che abbattono baronie e introducono meritocrazia nel settore.
Svolte chieste a Berlusconi col
voto, 14 mesi fa. Tutti temi cui il
premier e la sua squadra si sono
spesi tantissimo, senza però tralasciare la politica estera. Qualche
numero: 156 incontri internazionali, 22 summit multilaterali, 10
vertici bilaterali. L’ultimo encomio
per il G8 conclusosi all’Aquila.
Francesco Cramer
da Il Giornale
7
DALL’ITALIA
FATTI
Ecco la mia verità sull’avvocato inglese
Dal libro di Bruno Vespa : Viaggio in una Italia diversa
L
’
In totale più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati
di me e del mio gruppo, 587
visite della polizia giudiziaria e
della guardia di finanza, 2560
udienze in quattordici anni,
più di 180 milioni di euro per
le parcelle di avvocati e consulenti.
8
avvocato Mills era uno dei
tantissimi avvocati di cui
all’estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest. Io non ricordo di
averlo mai conosciuto. A processo
avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l’avvocato di
un armatore italiano residente in
un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva
gli affari. Dai conti di tale armatore oltre a trattenersi il denaro
corrispondente a parcelle emesse,
si era trattenuto anche 600.000
dollari quale ulteriore compenso
professionale. Tale somma non fu
dichiarata per evitare di pagare le
imposte al fisco inglese e di dover
dividere questo denaro con i colleghi del suo studio, visto che aveva
condotto tutte le relative operazioni all’estero e personalmente.
Con i soci ed il fisco inglese, Mills si inventò la storia che quei
600.000 dollari non erano frutto
di una attività professionale, ma
di una donazione. Gli venne in
mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto
rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si inventò che quei soldi
erano una donazione di Bernasconi. Perché proprio di Bernasconi?
Perché Bernasconi nel frattempo
era morto. E perché Bernasconi gli
avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perché Mills, due anni
prima della pretesa donazione,
sarebbe stato attento, rendendo
due testimonianze in Italia, a non
penalizzare il gruppo Fininvest e
Silvio Berlusconi. La tesi è risibile.
Mills era un testimone dell’accusa
e in quelle occasioni le difese si
opposero addirittura alla sua audizione. E se fosse stato un teste
“amico” ovviamente non vi sarebbe stata opposizione alcuna. Invece era certamente un teste ostile
tanto che le sue dichiarazioni furono utilizzate quale punto principale per motivare, in primo grado,
una sentenza di condanna. Non
solo. Era anche in corso fra la Fininvest e Mills un aspro contenzioso poiché questi si era trattenuto
una ingente somma pari a ben 10
miliardi di lire di allora, che non
voleva restituire e che poi effettivamente non restituì trattenendosela. È evidente quindi che mai si
sarebbe potuto riconoscere alcunché a chi con la sua testimonianza
era stato causa di una sentenza di
condanna e si era trattenuto una
somma così elevata ed oggetto
di richiesta di restituzione. L’avvocato Mills, avendo in corso una
verifica fiscale e non volendo né
pagare le tasse né dividere quei
600.000 dollari con i soci del suo
studio, come aveva dovuto fare
con i 10 miliardi che aveva ritenuto quale compenso professionale,
tentò tramite il suo commercialista di costruire una storia verosimile per il fisco inglese. Ma gli
andò male perché il fisco scoprì il
trucco. I pubblici ministeri italiani,
avvertiti, gli piombarono addosso
e in un drammatico interrogatorio
durato dieci ore a Milano, Mills,
ormai sfinito e temendo di venire arrestato, come ebbe a spiegare egli stesso, diede una versione di comodo per poter ritornare
immediatamente in Inghilterra.
Subito dopo si rese conto di essersi comportato in modo del tutto incongruo e che la sua tesi era
insostenibile e decise finalmente
di dire la verità. Questo tuttavia
non impedì alla procura milanese
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di utilizzare le sue prime dichiarazioni per montare con grande
gaudio e grande risonanza mediatica un processo a mio carico. Ma
né le mie società, né tanto meno
io, avevamo ragioni per fare quel
versamento a Mills che proprio
con le sue dichiarazioni era stato
il principale responsabile di una
sentenza di condanna. Davvero
una assoluta assurdità!
Nel 2006 promossi addirittura una
conferenza stampa a Palazzo Chigi perché i nostri avvocati erano
riusciti a reperire la documentazione che provava in modo indiscutibile il passaggio dei 600.000
dollari dall’armatore a Mills. Sono
stati ricostruiti fino all’ultimo centesimo tutti i movimenti contabili
dei conti correnti di Mills e del suo
cliente documentando per tabulas provenienza e destinazione del
denaro.
Ma c’è dell’altro. A questo punto
il processo, da cui avrei dovuto
essere già ampiamente assolto,
sarebbe già caduto in prescrizione se nel febbraio 2008 la Procura
di Milano non avesse sostenuto la
stupefacente tesi che la presunta
corruzione di Mills non si sarebbe verificata nel momento in cui
avrebbe ricevuto i soldi, ma nel
momento in cui cominciò a spenderli! Cioè due anni dopo, proprio
in tempo per far scattare in avanti
i termini della prescrizione.
Per finire l’ultimo paradosso: il
fisco inglese, dopo indagini approfondite, ha deliberato di far
pagare a Mills le imposte, ed anche delle forti penalità, su quei
600.000 dollari, proprio perché ha
accertato che si trattava di un corrispettivo dovuto per una prestazione professionale e non di una
donazione da parte di terzi che,
come donazione, sarebbe stata
esente da tassazione.
A questo punto e di fronte a questi
argomenti inoppugnabili qualunque giudice scrupoloso ed equanime avrebbe chiuso il processo.
Non così la dottoressa Gandus,
presidente del collegio.
Uno: negò alla difesa tutti i testimoni a discarico ammettendo invece tutti quelli del pm.
Due: accelerò i tempi del processo
(si era in piena campagna elettorale).
Tre: accettò inopinatamente i nuovi improponibili termini di prescrizione. Tutto ciò fece insospettire i
nostri avvocati che alla fine vennero a sapere che la Gandus era
ed è un’attivissima militante del-
la sinistra estrema e che come
tale ebbe a partecipare a tutte
le manifestazioni di contrasto
nei confronti del mio governo.
È curioso sostenere - come ha
fatto la Corte d’Appello - che la
Gandus, pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico, nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei
miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d’imparzialità impostole dalla Costituzione.
Ma un giudice non deve essere
soltanto imparziale. Deve anche
apparire tale.
E questo è soltanto l’ultimo dei
processi che mi sono stati cuciti
addosso. In totale più di cento
procedimenti, più di novecento
magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587
visite della polizia giudiziaria e
della guardia di finanza, 2560
udienze in quattordici anni, più
di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti.
Dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non
mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare.
Dal libro “Viaggio in un’Italia diversa”, di Bruno Vespa (2008)
9
PERSONALIDADE
Claudio Scajola
P E R S O N A L I D A D E
L
10
’On. Claudio Scajola è nato
ad Imperia, il 15 gennaio
1948. Coniugato con Maria
Teresa Verda, docente di
storia dell’arte, e’ padre di due figli
Pier Carlo e Lucia. Si è laureato
in Giurisprudenza all’Università di
Genova. Dirigente INPDAP (Istituto
nazionale di previdenza per i
dipendenti
dell’amministrazione
pubblica). Deputato da quattro
legislature, è stato eletto nel 2008
nella Circoscrizione X (Liguria) per il
Popolo della Libertà. Dall’8 maggio
2008 è ministro dello Sviluppo
Economico nel governo Berlusconi
IV. Il Ministero guidato da Scajola
comprende le strutture dell’ex
Ministero delle Attività produttive,
dell’ex Ministero delle Comunicazioni
e dell’ex Ministero del Commercio
internazionale. Il Ministero dello
Sviluppo economico ha una funzione
strategica per l’economia reale del
Paese, in rapporto diretto con le
imprese e con i consumatori. In
questo ambito si pone la visita al
Brasile della delegazione di imprese
italiane, guidate dalla presidente di
Confindustria, Emma Mercegaglia
(prima donna a ricoprire il ruolo di
presidente di Confindustria).
Obiettivo primario del Ministro
Scajola è quello di stare a fianco
delle imprese: il Piano triennale
di sviluppo varato dal governo
Berlusconi comprende fra l’altro,
per quanto riguarda il Ministero
dello Sviluppo economico, una seria
riduzione degli oneri burocratici per
le aziende, una nuova politica per
contenere i costi energetici, che
comprende il ritorno all’energia
nucleare,
liberalizzazioni
vere,
nell’interesse dei consumatori, e
con il consenso delle categorie
interessate. Tra le varie iniziative
intraprese dal Minstro Scajola, la
più recente è quella di mercoledì
28 ottobre, sulle “Zone Franche
Urbane”, ZFU, firmando i relativi
contratti con i sindaci dei 22 Comuni
interessati.
L’iniziativa, che si inserisce
nell’ambito del piano straordinario
del Governo per il Sud, è volta a
rilanciare quartieri caratterizzati
da
degrado
socio-economico
stimolando la nascita di piccole e
microimprese attraverso esenzioni
fiscali e previdenziali per vari anni,
favorendo così la formazione di
migliaia di posti di lavoro.
opinione
O “made in Italy”
triunfa no e xterior
D
ebochar da Itália é, desde sempre, um tipo de
esporte muito praticado
fora dos confins italianos.
A tendência a forçar o descredito é,
ao contrário, um típico produto nacional, sem data de vencimento! A
Itália tem um único, porém imperdoável defeito: não tem em conta a
realidade, possui evidentes pontos
de fraqueza (um dívida pública astronômica, forte dependência energética, lentidão burocrática etc.),
mas, ao mesmo tempo, pontos de
força inegáveis. Vamos ver quais
são.
Acusar o declínio do sistema industrial italiano, significa atribuirlhe uma incapacidade competitiva.
Ao contrário, as empresas italianas
sabem se manter no cenário internacional, apesar da forte concorrência asiática e a força do euro,
graças às restruturações efetuadas
nos anos passados e à capacidade de trabalhar com lucros sempre
menores. São cerca de seis mil as
empresas tricolores que exportam
para o mundo inteiro: antes que
a crise sufocasse a demanda externa, a exportação tinha crescido
entre o final de 2005 e agosto de
2008, chegando quase a 70 bilhões
de euros, contra os 43 da França e
os 10 da Grã Bretanha. Em outubro de 2008 o ativo comercial era
de 61 bilhões, um recorde. É verdade, a Itália possui poucas grandes
empresas. Poucas, mas boas: a Fiat
conseguiu sarar as contas e projetado novos modelos até conquistar
a gigante Crysler; Luxottica, gigante na indústria dos óculos (dona,
entre outras, da marca Ray Ban)
é um caso digno de ensinamento,
devido à capacidade de se expandir
fora dos confins; já a Finmeccanica,
construtora dos helicópteros Agusta, de sistemas aerospaciais e dos
maiores navios de cruzeiro, ocupa
uma prestigiosa posição nos seto-
res aerospacial e maritimo internacionais.
Os bancos italianos foram afetados pela crise de forma menos
pesada, com respeito aos bancos
internacionais, muitos deles falidos
ou nacionalizados. Uma política de
gestão prudente conseguiu evitar o
pior assim como recorrer a pesadas
ajudas por parte do Estado. Mais
que um sustento ao sistema de crédito, os assim ditos, Tremonti-bonds* foram uma ajuda oferecida às
empresas.
*Os Tremonti-bonds são fundos
aos quais os bancos podem recorrer exclusivamente para financiar
as empresas e foram criados pelo
Ministro da Fazenda italiano, Giulio
Tremonti.
O péssimo hábito de se endividar, com causa, alias, do crescimento econômico drogado de muitos
países, não atingiu as famílias italianas. Enquanto que, entre os anos
2001 e 2007, a dívida dos americanos cresceu 6.200 bilhões de euros,
a dos cidadãos italianos não chegou
a 250 bilhões. À baixa dívida privada, a península pode somar o alto
nível de poupança, sem o qual não
há crescimento.
Estes tres pontos tornaram possível o sensível avanço da economia
italiana, como vem constatado pelo
superíndice (composite leading indicators) da OCSE (Organização para
a Cooperação e o Desenvolvimento
Econômicos) do mês de agosto. A
Itália, entre os países mais indutrializados, teve o maior aumento
do superíndice, emparelhada com a
França, tanto que a OCSE fala de
possível expansão da economia italiana, ao contrário dos outros países
nos quais existe apenas a previsão
de uma retomada do crescimento.
Talvez seja por isso que a confiança
dos italianos no governo Berlusconi
esteja crescendo, cada vez mais.
Edoardo Pacelli
“Articolo pubblicato sul
giornale brasiliano
Monitor Mercantil”
11
O
O MUNDO
Europa sem
símbolos
totalitários
A força dos símbolos totalitários é representada até os
dias de hoje.
Edoardo Pacelli
O
debate sobre proibição de
símbolos nazistas na UE
começa a ampliar-se. Deputados do Leste Europeu
insistem em que uma eventual proibição inclua todos os símbolos totalitários. Também a foice e o martelo.
A discussão a respeito de uma
eventual proibição de símbolos nazistas em toda a Europa foi deflagrada através do escândalo gerado
pelo príncipe Harry, na Grã-Bretanha. Numa festa a fantasia, ele
compareceu vestido de oficial nazista, com uma suástica no braço.
O incidente gerou indignação
em quase toda a Europa e muitos políticos passaram a defender uma proibição de tais símbolos em todos os países-membros
da União Européia, a exemplo da
proibição já existente – por óbvias
razões históricas – na Alemanha.
O debate, contudo, logo se ampliou. Deputados europeus de países
do extinto bloco soviético começaram
a reivindicar a proibição de símbolos comunistas, argumentando que
também as populações do Leste Europeu sofreram sob o jugo soviético.
Símbolos
totalitários
A força dos símbolos
totalitários é representada
até os dias de hoje.
S
12
egundo o deputado estoniano Tunne Kelam, a reivindicação de banimento dos
símbolos comunistas vem de toda
uma "frente unida de antigas vítimas soviéticas". Com isso, ele faz
alusão às experiências pessoais de
inúmeros deputados democratacristãos e conservadores do Parlamento Europeu, provenientes de
antigos países do bloco soviético.
Sua reivindicação é clara: caso
se decida por uma proibição dos
símbolos nazistas em toda a Eu-
ropa, então é preciso proibir também outros símbolos de ideologias
totalitárias, como foice e martelo.
Esta opinião é defendida também, por exemplo, pelo deputado húngaro Josef Szajer. Mas, ao
contrário de alguns colegas democrata-cristãos, Szajer acha que a
questão pode perfeitamente ser
regulamentada em legislação nacional, não havendo necessidade
absoluta de um regulamento unitário em todos os países da UE.
Falta de
sensibilidade
M
as não se trata apenas dos
símbolos. Os deputados do
Leste Europeu queixam-se
da falta de sensibilidade em nível
da UE em relação aos regimes comunistas. Só se indeniza ou se faz
homenagem à memória das vítimas
do nazismo, enquanto milhões de
vítimas do jugo soviético no Leste
da Europa e na Rússia são vistas
como vítimas de segunda importância, reclama o deputado estoniano
Tunne Kelam.
Para o deputado letão Vladis Dombrowski, no entanto, "o assassinato
daqueles milhões de pessoas, mortos pelo ódio social dos comunistas
que os classificavam de inimigos de
classe, não representa um crime
menor do que a morte daqueles que
foram assassinados por motivos racistas".
Diferenciação
discriminadora
A
questão já foi tratada preliminarmente no último encontro
dos ministros do Interior e da
Justiça da União Européia. Mas uma
abordagem mais ampla é esperada
para o dia 24 de fevereiro, quando o
Conselho de Ministros da UE tratará
a respeito de diretrizes básicas para
a luta contra o racismo.
O comissário europeu da Justiça, o
italiano Franco Frattini, pronunciouse favorável à proibição de símbolos
nazistas. Isso fez com que o ex-presidente da Lituânia e hoje deputado
ao Parlamento Europeu, Vytautas
Landsbergis, chamasse a atenção, num ofício dirigido a Frattini,
que "iniciativas para a proibição de
símbolos nazistas poderiam levar a
uma diferenciação discriminadora
quanto à tolerância em relação a
dois regimes criminosos com ideologia desumana".
OS CRIMES DO
COMUNISMO
NA EUROPA
OS CRIMES DO
NAZISMO
A EUROPA
1918-1922
1921
Fuzilamento de dezenas de milhares de pessoas, presas sem
julgamento, e chacina de centenas de milhares de trabalhadores e camponeses que se rebelaram
Nasce o partido nacional-socialista dos trabalhadores alemães
1920
1933
Deportação e eliminação dos
cossacos do rio Don
Hitler é eleito chefe do governo
alemão
1921-1923
1938
Carestia russa que provocou a
morte de 5 milhões de pessoas
1918-1930
Assassinato de dezenas de milhares de pessoas nos Gulags
(Campos de concentração soviéticos)
1930-1932
Um jovem judeu polonês atirou
contra Ernst vom Rath, diplomata alemão em Paris, matando-o. Como vingança, foram
incendiadas, na Alemanha, as
sinagogas e quebradas as vitrines das lojas de judeus (esta
foi. a assim dita, “noite dos
cristais).
Deportação e eliminação de 2
milhões de “kulak” (camponeses, em russo)
1932-1933
1939
Extermínio de 6 milhões de
ucranianos por carestia causada intencionalmente por Stalin,
um verdadeiro genocídio “Holodomor” (em ucraniano, “morrer de fome”)
Pacto de não agressão Ribbentrop-Molotov, entre a União
Soviética e a Alemanha, com a
partilha da Polônia, entre estas
duas potências
1937-1938
1939
Eliminação de cerca de 690 mil
pessoas durante as grandes
expurgações
Alemanha e União Soviética invadem a Polônia; tem início a
segunda guerra mundial
1939-1945
1943
Deportação de centenas de
milhares de poloneses, ucranianos, bálticos, moldávios,
bessarábios, alemães, tátaros,
tchetchenos e inguches para
os Gulags.
Assim nasce a famigerada
“Operação final”, com a eliminação de 6 milhões de judeus
1940
1945
O politburo dos Soviets – Stalin,
Vyacheslav Molotov, Kliment
Vorošilov, Anastas Mikojane
Beria – assinaram ordem de
execução dos ativistas “nacionalistas e antirrevolucionários”
que comportou o fuzilamento
de 22 mil prisioneiros, a maioria deles oficiais poloneses.
Fim da segunda guerra mundial
que causou 50 milhões de mortos no mundo. Fim do nazismo
13
TURISMO
Pádua
A capela dos Scrovegni
Edoardo Pacelli
14
www.italiamiga.com.br
A
capela dos “Scrovegni”,
meta da nossa viagem, encontra-se no centro histórico da cidade de Pádua. A
capela abriga um celebérrimo ciclo
de afrescos de Giotto, considerado
uma das obras-primas da arte ocidental.
Dedicada a Santa Maria da Caridade, a capela foi construída e decorada com afrescos, entre 1303 e
1305, em beneficio próprio e da população patavina, por Enrico Scrovegni, riquíssimo banqueiro paduano. Este, em fevereiro de 1300,
tinha comprado a área da antiga
arena romana de Pádua e ai construiu um luxuoso palácio, do qual
a capela era o oratório privado e
futuro mausoléu da família. Enrico
encarregou o florentino Giotto da
Bondone, de pintar a capela. Giotto, depois de ter trabalhado com os
franciscanos de Assis e de Rimini,
encontrava-se em Pádua, convidado pelos frades menores conventuais para pintar seus afrescos na
Basílica de Santo Antonio.
Giotto pintou a superfície interna
inteira com um projeto iconográfico
e decorativo unitário, inspirado por
um teólogo agostiniano de refinada
competência - Giotto representou
um ciclo sobre o tema da salvação, dividido em 40 cenas. Aqui, ele
quebra as tradições da narração de
cenas medievais. A cena da morte
de Cristo foi admirada por muitos
artistas renascentistas pela força
dramática da cena em seu trabalho.
Michelangelo, que estudou a obra
de Giotto, inspirou-se nesse traba-
lho para a pintura da Capela Sistina. O ciclo inicia pela luneta (meia
lua) no alto sobre o arco triunfal,
onde Deus dá inicio à reconciliação
com o homem. A pintura se estende
pela parede norte com as histórias
de Joaquin e Ana, pais de Jesus. Na
parede oposta Giotto pintou a vida
da Virgem Maria, desde o nascimento até o casamento com José. No
outro arco triunfal o artista retratou
a cena da Anunciação e o quadro
da Visitação. Sobre o segundo registro da parede norte tem inicio
os acontecimentos da vida terrestre de Jesus, que se desenvolvem
ao longo dos registros centrais das
paredes, com uma cena, representando a traição de Judas. O ultimo
quadro apresenta a descida do Espírito Santo (Pentecostes) sobre os
Apóstolos.
Como era comum na decoração
do período medieval, a porção oeste da parede é dominada pelo Julgamento Final.
Logo em baixo surge o percurso
do quarto registro, constituído por
quatorze alegorias monocromáticas, alternadas a “espelhos” em
falso mármore, que simbolizam os
Vícios e as Virtudes.
São muitos os painéis famosos
da Capela, incluindo um com a Adoração dos Magos, em que aparece
uma Estrela de Belém semelhante
a um cometa. Giotto viu o Cometa
Halley em sua aparição, em 1301,
no céu italiano e é bem provável
que esse objeto astronômico tenha
influenciado a estrela da Adoração.
Giotto di Bondone
Giotto di Bondone, mais conhecido simplesmente por
Giotto, (Colle Vespignano,
1266 — 1337) foi um pintor e
arquiteto italiano. Nasceu perto de Florença, foi discípulo de
Cinni di Pepo, mais conhecido na história da arte por seu
apelido, Cimabue, e o introdutor da perspectiva na pintura,
durante o renascimento.
Devido ao alto grau de inovação de seu trabalho (ele é
considerado o introdutor da
perspectiva na pintura), Giotto é julgado, por Bocaccio, o
precursor da pintura renascentista. Ele representa o elo
entre o renascimento e a pintura medieval e a bizantina. A
característica principal do seu
trabalho é a identificação da
figura dos santos como seres
humanos de aparência comum.
15
B
Giuseppe Arcimboldo
G
G
16
Grandes nomes
Italianos
Giuseppe
Arcimboldo
1527-1593
G
iuseppe Arcimboldo foi
pintor italiano nascido
em Milão, de grande influência em futuros surrealistas, como o espanhol Salvador Dali. Iniciou a carreira aos 22
anos, como desenhista dos vitrais
da catedral milanesa, ao lado do
pai, Biagio, seu primeiro mestre.
Combinou o trabalho, com o estudo das gravuras de Leonardo da
Vinci, especialmente os de veia
caricaturesca, cuja marca se evidenciaria em sua produção posterior. Mudou-se para Praga (1562),
onde se tornou pintor favorito da
corte, realizando vários cenários
para o teatro imperial, trabalhando sucessivamente para os imperadores Fernando I, Maximiliano
II e Rodolfo II. Morreu em Milão
e em diversos museus europeus
encontram-se obras desse famoso artista. Seu trabalho mais conhecido é a série As quatro estações (1573), série de cabeças
formadas por uma infinidade de
elementos vegetais como flores,
folhas etc. Outros trabalhos foram
Água (1566), Fogo (1566), Terra
(1570), Auto-retrato (1575), Flora
(1591), entre vários mais.
17
C
CULTURA
Adolfo
Celi
A trajetória de um grande cineasta no Brasil.
Adolfo Celi
Um dos principais
fundadores do
cinema e do teatro
modernos brasileiros,
ator e diretor de
grande prestígio
internacional,
faleceu em 1986
deixando grande
saudade.
Adolfo Celi e Simon
Khoury caminhando
por Copacabana
18
O
cinema brasileiro recebeu,
desde o seu nascimento,
uma enorme participação
de diretores, atores, atrizes, roteiristas, fotógrafos e músicos italianos. Os primeiros filmes
brasileiros exibidos, aqueles que
marcam o nascimento do nosso cinema foram, segundo as pesquisas
mais recentes, filmados e mostrados pela primeira vez ao público
pelo napolitano Vittorio di Maio em
1o de maio de 1897, no Cassino
Fluminense, em Petrópolis. Até há
pouco tempo atrás, essa primazia
era dada aos irmãos Afonso e Pascoal Segreto, também napolitanos.
De uma forma ou de outra, portanto, os nossos primeiros passos no
cinema foram dados por italianos
de origem e brasileiros de adoção.
O piemontês Vittorio Capellaro, um
dos pioneiros mais importantes do
nosso cinema, aqui viveu e morreu
após ter feito sete longa-metragens, construído um estúdio completo em São Paulo e ter sido vítima de uma das maiores injustiças
que temos notícia jamais feita a um
cineasta brasileiro. Aliás, a vida e a
obra de Capellaro merece um artigo especial, que ficaremos devendo
aos leitores da ITALIAMIGA.
Com o passar dos anos, os créditos que apareciam nas telas eram
um desfilar sem fim de nomes como
Amico, Andalò, Attili, Basaglia , Belli
, Bonfioli, Campogalliani, Cardinali, Carmineo, Carrari, Castelaneto, Cerri, Civelli, Comelli, Dandini,
D’Aversa, Del Pichia, De Robertis,
Lambertini, Lazaro, Lazzarini, Lombardi, Magliani, Mancini, Marracini,
Marzullo, Mastroianni, Meliande,
Molo, Napolitano, Padovani, Pichi,
Carlos Brandão
Pieralisi, Remani, Rogatto, Rossi,
Salce, Steno, Talamo, Tebaldi, Tonacci e Traversa, todos nascidos na
península ; milhares de outros, esses já "oriundi", filhos, netos e bisnetos de imigrantes vindos de toda
a Itália são hoje nomes que, de tão
familiares, já os pensamos de origem nativa.
Gianni Ratto, por exemplo, um
milanês com sólida formação intelectual e artística, vem para o Brasil a convite de Maria Della Costa
; aqui , ele ajuda até a criar um
Departamento de teatro no MAM
de São Paulo e, após alguns anos
de enorme contribuição para a nossa vida cultural, volta para a Itália.
Como ele, muitos outros artistas
para cá vieram : ficaram alguns, foram-se outros. Esse é o caso de um
dos maiores talentos que o teatro
e o cinema italianos já nos mandaram em qualquer época: o siciliano
Adolfo Celi , paulista por adoção,
mesmo que somente temporária.
Celi , nascido em Messina em
1922, teve a sua formação teatral
na Academia Nacional de Arte Dramática de Roma, onde diplomou-se
em 1945. Logo começou a trabalhar como ator e diretor teatral,
mas também voltou-se para o cinema, tendo atuado em Un Americano in Vacanza, de Luigi Zampa,
em 1946 e Proibito Rubare, o filme
de estréia de Luigi Comencini, que
veio a ser um dos diretores mais
importantes do movimento neorealista italiano.
O Teatro Brasileiro de Comédia
– TBC – que Franco Zampari havia
fundado em 1948 em São Paulo,
de imediato "importa" ou contrata profissionais da qualidade de
Luciano Salce, Ruggero Jacobi, o
polonês Ziembinski e, entre eles,
Adolfo Celi, que logo se tornou
um dos nossos diretores teatrais
mais importantes : encenou peças que mudaram a gramática do
teatro brasileiro, como Arsênico e
Alfazema, Antígona , Seis personagens à procura de um ator e A
longa jornada de um dia para dentro da noite, de O’Neil. Não demorou muito para formar sua própria
companhia de teatro, junto com
Paulo Autran e Tônia Carrero, a
Tônia-Celi-Autran.
Em 1949, o mesmo Franco
Zampari, apoiado por diversos industriais paulistas, resolveu criar
um estúdio cinematográfico brasileiro que modernizasse a nossa
produção, elevando-a aos mesmos
níveis do cinema de Hollywood.
Importou técnicos, roteiristas e
equipamentos de última geração,
construiu um enorme estúdio em
São Bernardo do Campo e iniciou
a maior aventura que o nosso cinema já havia testemunhado. Alberto Cavalcanti , o brilhante diretor brasileiro residente na Europa,
onde era reconhecido como um
dos melhores documentaristas do
cinema, foi designado como uma
espécie de "gerente artístico" do
novo estúdio paulista.
Mesmo assim, o prestígio de
Adolfo Celi junto a Zampari e aos
demais membros da Vera Cruz
era tal, que ele foi escolhido para
dirigir Caiçara (1950), o primeiro
filme feito pela Vera Cruz. Locado em Ilhabela e trazendo Eliane
Lage no papel principal, Caiçara
não escondia em sua estética toda
uma influência neo-realista. Em
1952, Celi voltou a dirigir um filme para a Vera Cruz, Tico-tico no
fubá, com Tônia Carrero e Anselmo Duarte, este no papel de Zequinha de Abreu. Apesar da fraca
estrutura de distribuição/exibição
– razão principal da falência em
que a Vera Cruz iria cair em 1955
, esse filme de Adolfo Celi talvez
tenha sido, junto com Os Cangaceiros e Sinhá-Moça , o filme de
maior sucesso da frustrada experiência da Vera Cruz.
Em 1961, Celi retornou para a
Itália, onde retomou o seu trabalho de ator e diretor de teatro; ao
mesmo tempo, iniciou uma carreira internacional de sucesso, com
participação em filmes como Este
mundo é dos loucos (1966), de
Phillipe de Broca, Brancaleone nas
cruzadas (1970), de Mario Monicelli, O fantasma da liberdade
(1974), de Luis Buñuel e como um
arqui-vilão em 007 contra a chantagem atômica(1965), de Terence
Young. Em 1968, co-dirigiu, com
Vittorio Gassman, O Álibi.
Adolfo Celi, fonte de uma das
maiores contribuições para o teatro e para o cinema brasileiros
morreu em 1986, na Itália. Seu
nome, no entanto, está para sempre ligado às artes brasileiras.
19
G
GASTRONOMIA
Artigiano
Pois nos interessa apenas uma
coisa: dar prazer ao cliente
H
20
á muito desejo de degustar os sabores da Itália de
senti-los, nos pratos, de
uma certa Itália que vem
do passado, como se pedir um prato italiano em qualquer restaurante,
no exterior, significasse, apenas, pizza e spaghetti, sem pensar na inovação. O que deveria ser cobrado é
o modo de se perpetuar, na melhor
maneira, as lembranças das férias
e das viagens à Itália, com excelentes matérias primas, grandes
vinhos e um serviço perfeito, para
criar momentos de alegria e lazer.
Esta cobrança se deve ao fato que,
dos italianos, se pretende a genialidade outrora usada em outros setores, na arte, na moda e no design.
Ponto de força do Artigiano,são
as matérias primas que são todas
importadas da Itália, ou ainda feitas artenasalmente, na hora, pelos “artesãos” que se encontram
na cozinha. Assim são preparados
os “garganelli” e a escultura dos
“fiorellini emilani”. Os chefes prestão sua colaboração há vinte anos,
crescendo e aprendendo sempre
mais, demonstrando ter um excepcional dom natural. Às vezes, tratase de verdadeira “arqueologia” de
Edoardo Pacelli
Ana Lúcia, a alma do restaurante,
com o irmão João Carlos, sempre
à busca das antigas receitas emilianas (da região da Emília), pátria
de seus ancestrais italianos. A tradição é boa em si, não apenas por
ser tradição, fiel ao passado, pois
há passado e passado. Deveríamos
precisar qual é o passado, pois a
Itália possui milhares de passados.
A boa e grande cozinha emiliana em
todas suas manifestações, encontra
no Restaurante Artigiano seu lugar
certo, nele a comida não é simples
comida, mas é sabor e torna-se
quase arte. O luxuoso restaurante
nos revela uma vida de outrora e
de sempre com sua decoração bem
inspirada na arte italiana, um modo
de viver, e nos faz companhia além
de emocionar. No final, como num
grande romance, aguardamos uma
certa nostalgia quando se encerra o
agradável momento passado e passamos a desejar um retorno breve.
A originalidade e a riqueza dos pratos
fazem do Artigiano um ponto de referência do que acontece de novidade
na cozinha italiana em geral, como
expressão de conceitos e idéias inovadoras, segundo um binômio bem
consolidado: qualidade e inovação.
r
A
g
i
t
a
i
o
n
Dizia Oscar Wilde: “Única maneira
de se livrar de uma tentação é sucumbir”; este é o melhor conselho
para quem visita o restaurante Artigiano!
Av. Epitácio Pessoa, 204 Jardim de Alah
Tel. (021) 2512 6107
21
Gastronomia
com Eunice Khoury Pacelli
Fa r f a l l e a l l e m e l a n z a n e
Macarrão “gravatinha” com berinjelas
Como fazer:
Ingredientes para 5 pessoas:
Escolha berinjelas negras, luzidias e
500 gramas de macarrão “gravatinha”
sem furinhos. Lave-as, enxugue-as e
4 berinjelas grandes ou 6 menores
corte-as em pequenos cubos. (Se de-
½ copo pequeno de azeite extra-virgem
sejar que percam o ligeiro amargor,
(ou 5 colheres de sopa)
cubra-as com um pouco de sal e dei-
Queijo parmesão ralado, à vontade,
xe-as numa peneira durante uns vin-
para acrescentar ao prato depois de pronto.
te minutos, para que o sabor amargo
2 colheres de sopa de orégano,
escorra). Cozinhe-as no azeite, duran-
2 ou 3 colheres de sopa de sal grosso e pimenta do reino.
te trinta minutos. Enquanto as berinjelas estão sendo preparadas, cozinhe,
numa panela própria para massas,
água em bastante quantidade. Quando
estiver fervendo, acrescente 2 colheres
A berinjela é rainha!
de sopa de sal grosso e, em seguida,
acrescente a massa chamada “farfalle”
(a que tem o aspecto de borboletas),
até que esteja al dente (não muito macia), como o bom italiano a aprecia.
Coloque numa travessa funda, uma
camada de berinjelas, salpique com
uma colher de orégano e um pouco da
pimenta, acrescente as “farfalle” (as
borboletas), nova camada de berinjelas, orégano e pimenta do reino e mais
uma camada de “farfalle”. Dê uma ligeira misturada, borrife com o queijo
parmesão e sirva.
A berinjela e a saúde
Um dos maiores riscos para o desenvolvimento das doenças cardiovasculares é o elevado nível de colesterol no sangue, conhecido como hipercolesterolemia.
Os mecanismos envolvidos na redução da mortalidade por doença coronária ocorrem quando há diminuição do colesterol
plasmático, recuperação dos estragos das paredes das artérias
causados pela placa de gordura e a estabilização do quadro. Tal
situação é mais importante do que aumentar o diâmetro da artéria entupida com a placa de gordura.
Diante desses fatos é importante reduzir o colesterol plasmático
e proteger as paredes das artérias para prevenir ou controlar a
doença arterosclerótica, que pode ser feito com medicamentos
ou com alimentos.
O suco de berinjela ingerido duas ou três vezes ao dia tem mostrado ser efetivo em reduzir o colesterol do sangue. E mais: ajuda a diminuir o peso corporal, os triglicérides e as LDL-colesterol
(mau colesterol).Tal quadro foi obtido em um estudo com animais
realizado nas Faculdades de Ciências Médicas da Universidade de
Campinas de São Paulo.
22
PONTO FINAL
O G8 sobre o clima.
Desvendamos quem está logrando com os gases-estufa.
Antonino Zichichi, Presidente da World Federation of Scientists,
(Emeritus Professor of Advanced Physics, University of Bologna,
Italy), nos enviou sua opinião sobre as últimas novidades científicas concernentes o efeito estufa.
A
Itália presidiu, em Siracusa, cidade situada na ilha
da Sicília, o G8 do clima;
sendo centro da atenção no
mundo, a responsabilidade dos Governos sobre escolhas que influem
pesadamente na economia mundial.
É bom lembrar que até agora
ninguém conseguiu estabelecer,
com rigor científico, o elo entre as
atividades humanas e o aumento
da temperatura média da atmosfera
(Global Warming). As únicas certezas são as medidas de concentração
crescente, na atmosfera, da porcentagem de ácido carbônico (CO2)
e de outros gases com efeito estufa como o metano, por exemplo. O
problema a ser resolvido são as origens deste incremento. De fato, no
balanço global, existem “fontes” e
“poços” naturais para estes.
A atmosfera é um grande fole
que absorve e expele ácido carbônico. Este mecanismo é acionado por
três bombas: o oceano global (superfície líquida da terra duas vezes
maior que a sólida), a terra sólida
(plantas e solo) e o homem. As três
bombas possuem diferentes potências. As duas primeiras são muito
mais poderosas que a atividade
humana. Calcula-se que o oceano
global imita na atmosfera cerca de
48% de CO2; o respiro do solo, imite 24%; o das plantas outros 24%.
As atividades humanas, incluindo
o desmatamento, contribuem com
apenas 4%.
Passamos à absorção. O oceano global absorve pouco mais de
50%. A foto-síntese absorve pouco
menos de 50%. No balanço entre
emissão e absorção de CO2, sobra
uma quantidade que corresponde a
cerca de três bilhões de toneladas
de CO2. Atenção: esta sobra está
no balanço global. Torna-se importante, portanto, conhecer muito
bem as “fontes” e os “poços” naturais de CO2 e gases-estufa.
Eis uma novidade sobre a qual
a mídia fica calada. Ninguém tinha
pensado, até agora, que as calotas polares pudessem participar do
balanço dos gases-estufa também.
Demonstrar que embaixo das calotas polares as bactérias podem estar ativas com 40° abaixo de zero é
uma novidade absoluta.
Dois cientistas americanos, Vladimir Romanosky da Universidade
de Alaska e Nicolai Panikov, do Ins-
tituto tecnológico do New Jersey,
descobriram que, embaixo das calotas polares, é como se as bactérias
estivessem dormindo, continuando,
porém, a produzir ácido carbônico e
metano. Esta descoberta abre uma
nova frente na pesquisa das fontes
naturais de gases-estufa. As áreas
permanentemente geladas da superfície terrestre (um quinto do total) eram consideradas eficientíssimos poços para os gases-estufa.
Se as descobertas de Panikov
e Romanosky fossem confirmadas,
estes poços se tornariam poderosas
fontes, reduzindo o efeito das atividades humanas a níveis mínimos.
Mas há outra novidade sobre a
qual a mídia fica calada. Como
todo mundo sabe, este último inverno no hemisfério norte viu um
forte rebaixamento da temperatura
acompanhado por enormes quedas
de chuva e neve em diversas zonas
do mundo, incluindo a Europa, cujo
clima depende, fortemente, da extensão setentrional do assim dito
Gulf-Stream, que chega até as frias
águas da Groenlândia. Num artigo
da revista Nature GeoScience, um
grupo de especialistas americanos
e franceses demonstra que, no último inverno, as correntes marinhas
– depois de terem circulado na superfície atlântica esquentando-se
– voltaram a mergulhar nas frias
águas da Groenlândia. Este fenômeno determina o equilíbrio dinâmico enquanto contribui na redistribuição do calor entre as regiões
polares e equatoriais. Neste inverno
voltou a verificar-se um mecanismo
de mergulho das águas superficiais
e quentes do Atlântico, que tinha
desaparecido fazia muitos anos,
sem que estivessem entendidos
os motivos. O desaparecimento do
mergulhar das correntes oceânicas
poderia explicar o Global Warming,
em quanto o retorno a este mergulho explicaria o frio dos últimos
invernos. Eis outro exemplo que coloca em crise as origens do Global
Warming!
A Ciência do clima é um campo
de pesquisa apresentando, ainda,
um enorme campo a ser descoberto. Considerar cientificamente estas
temáticas, excluindo os que fizeram
delas instrumento indispensável
para satisfazer ambições que nada
têm a ver com a verdade científica,
seria a prova de uma grande e nova
aliança entre Política e Ciência
23
ITALIAMIGA
MENO MALE CHE SILVIO C'È
24
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Fevereiro 2010