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giovedì 23 luglio 2015
.
Francesco interviene all’incontro dei sindaci su cambiamenti climatici e schiavitù moderne
Stanziati oltre due miliardi di dollari
Ecologia totale
Per dare un futuro
alla Nigeria
Ed esprime le proprie speranze per l’esito del vertice di Parigi
La «cultura della cura dell’ambiente
non è un atteggiamento solamente
“verde”; significa avere un atteggiamento di ecologia umana. L’ecologia
è totale». Ha esordito così Papa
Francesco parlando a braccio in spagnolo, martedì pomeriggio 21 luglio,
durante l’incontro che riunisce in
Vaticano i sindaci delle grandi città
del pianeta. Scopo del simposio è
individuare strategie per contrastare
cambiamenti climatici e schiavitù
moderne. Nel suo intervento il Pontefice ha richiamato l’enciclica Laudato si’, sottolineando «che non si
può separare l’uomo dal resto», perché — ha detto — «c’è una relazione
che incide in maniera reciproca, sia
dell’ambiente sulla persona, sia della
persona nel modo in cui tratta l’ambiente». E, ha aggiunto, «una delle
cose che più si nota quando la creazione non è curata, è la crescita a dismisura delle città», le quali si ingrandiscono di continuo «con cordoni di povertà e di miseria». In tale
contesto, ha continuato Francesco, è
inoltre «coinvolto il fenomeno migratorio», poiché «il mondo rurale
non dà opportunità» a chi ci vive,
obbligando ad abbandonare le campagne. Tra le cause individuate dal
Papa per questa situazione c’è
«l’idolatria della tecnocrazia», che a
sua volta «porta a distruggere il lavoro», creando disoccupazione.
Un’altra ripercussione del maltrattamento dell’ambiente ha a che fare
con la salute. È in aumento infatti,
ha ricordato, «la quantità di “malattie rare” che provengono da elementi
usati per fertilizzare i campi»; senza
trascurare poi le conseguenze nefaste
delle carenze di ossigeno o di acqua,
ha aggiunto accennando anche alla
«desertificazione di grandi zone».
Connessa con il problema occupazionale e con il fenomeno migratorio, c’è poi la questione della tratta,
che può assumere il volto del lavoro
nero, ma anche quello della riduzione in schiavitù, fino allo sfruttamento sessuale dei bambini nei Paesi di
guerra. Da qui l’auspicio — riecheggiato nel documento finale sottoscritto anche dal Pontefice — che nel
prossimo vertice di Parigi «si raggiunga un accordo fondamentale e
di base». Il Papa ha assicurato di
nutrire molta speranza. «Tuttavia —
ha detto — l’Onu deve interessarsi
con forza di questo fenomeno».
Una famiglia fuggita dalle violenze di Boko Haram (Ap)
ABUJA, 22. Di fronte al susseguirsi
delle violenze perpetrate dai fondamentalisti islamici di Boko Haram,
anche la Banca mondiale ha deciso
di intervenire, stanziando circa 2,1
miliardi di dollari per ricostruire il
nord-est della Nigeria, devastato
dalla piaga dei terroristi. Lo ha annunciato l’ufficio del presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, al
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Autobombe dell’Is a Baghdad e nel sud del Paese
Il terrore non abbandona l’Iraq
BAGHDAD, 22. Il terrore non abbandona l’Iraq. Almeno 19 persone sono rimaste uccise ieri nell’esplosione
di due autobombe a Baghdad. La
polizia — secondo quanto riferisce
France24 — ha precisato che il primo attacco è avvenuto in una strada
commerciale nel quartiere sciita di
Al Jadida, e ha ucciso 17 persone ferendone 43, per la maggior parte civili. Altre due persone sono morte e
nove rimaste ferite nel secondo attacco che ha avuto luogo a Zafaraniya, nel sud del Paese. La pista più
probabile — secondo le autorità irachene — è quella del cosiddetto Stato islamico (Is).
Da alcune settimane l’Iraq è più
intensamente nel mirino degli uomini di Al Baghdadi. Il 17 luglio oltre
cento persone sono morte per un attentato suicida avvenuto in concomitanza con la fine del Ramadan a
Khan Bani Saad, a pochi chilometri
dalla capitale. L’azione era stata successivamente rivendicata dall’Is, la
cui avanzata nel Paese è contrastata
dalle forze irachene, supportate dalle milizie sciite e dalla coalizione internazionale a guida statunitense.
Ma il conflitto con l’Is in Iraq sta
avendo anche pesanti ricadute sul
piano umanitario. Secondo i dati
diffusi ieri dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim),
sono oltre tre milioni gli iracheni
sfollati a causa del conflitto dall’inizio del 2014. Il dato comprende gli
oltre 250.000 sfollati da Ramadi, la
capitale del governatorato di Anbar,
e più di 75.000 persone che, dall’8
luglio, hanno lasciato la zona di Fallujah, dopo che le forze di sicurezza
irachene hanno intensificato le operazioni per riprendere il controllo
della città. L’Oim precisa che la
maggioranza degli sfollati iracheni
(67 per cento) hanno trovato rifugio
in strutture private quali alloggi in
affitto presso famiglie o alberghi.
Un numero «inferiore ma significativo», ovvero il venti per cento, vivono invece in condizioni critiche come edifici incompiuti, edifici religiosi, insediamenti informali e scuole.
L’otto per cento vive nei campi.
«L’Oim continua a lavorare con il
team umanitario delle Nazioni Unite, in particolare attraverso il suo
meccanismo di risposta rapida, il
Governo iracheno e altri partner per
fornire assistenza ai più vulnerabili».
Con il drastico aumento delle temperature «la consegna rapida ed efficace di aiuti significa salvare vite
umane», ha sottolineato in una nota
il capo della Missione dell’Oim in
Iraq, Thomas Lothar Weis.
Intanto, violenze e combattimenti
proseguono anche in Siria, dove
Centinaia di migranti soccorsi nel Mediterraneo
ROMA, 22. A meno di ventiquattro
ore dall’accordo europeo sulla ridistribuzione dei migranti nei Paesi
membri, non accennano a diminuire gli sbarchi sulle coste italiane.
Questa mattina sono arrivati nel
porto di Palermo 370 migranti salvati al largo delle coste libiche. So-
no 75 donne (13 in gravidanza), 280
uomini, 15 minori accompagnati e
nove non accompagnati. Le provenienze sono in gran parte africane,
ma anche mediorientali: Nigeria,
Ghana, Sudan, Eritrea, Liberia, Senegal, Bangladesh, Somalia, Marocco, Siria, Libia, Etiopia e Paki-
y(7HA3J1*QSSKKM( +\!"!/!$!@!
Umanesimo a Shanghai
A PAGINA
4
Due documenti ecologici ante litteram
Brevi pontifici scomparsi
FRANCISCO JAVIER FROJÁN MADERO
A PAGINA 5
al corrente della situazione e sta lavorando sul caso», hanno indicato
fonti diplomatiche spagnole. I tre
hanno dato notizie dalla Siria per
l’ultima volta sabato 11 luglio. Non
è chiaro per ora quando siano stati
rapiti. La zona di Aleppo è controllata in buona parte dall’Is e da altre
milizie jihadiste. I tre giornalisti erano arrivati da poco ad Aleppo. Uno
dei tre, Pampliega, aveva collaborato
fra l’altro alla realizzazione di un reportage dedicato ai cittadini spagnoli arruolati nelle milizie jihadiste in
Siria.
Visita del presidente Mattarella a Malta
Tra cristianesimo e confucianesimo
ANTOINE GUGGENHEIM
l’offensiva dell’Is si fa sempre più
intensa. Ma qui, a differenza che in
Iraq, la coalizione internazionale a
guida statunitense non collabora
con il Governo locale del presidente
Al Assad.
Tre giornalisti spagnoli sono stati
sequestrati nella zona di Aleppo, come ha riferito ieri la Federazione nazionale delle Associazioni di giornalisti (Fape). I tre cronisti indipendenti Antonio Pampliega, José Manuel Lopez e Angel Sastre sono stati
catturati da presunti affiliati all’Is. Il
ministero degli Esteri di Madrid «è
Migranti appena sbarcati a Palermo (Ap)
stan. I migranti sono stati accolti
dalla task force organizzata dalla
prefettura che vede impegnati i volontari della Caritas e della Croce
Rossa, personale sanitario e delle
forze dell’ordine.
Quello di Palermo è però soltanto l’ultimo di una lunga serie di
sbarchi avvenuti negli ultimi giorni.
Ieri la Guardia costiera italiana ha
soccorso al largo della Libia quattro gommoni alla deriva con a bordo 96 migranti.
E intanto, oggi l’immigrazione è
il nodo centrale della visita del presidente della Repubblica italiana,
Sergio Mattarella, a Valletta, nella
sua prima visita ufficiale a Malta.
Mattarella ha incontrato il presidente maltese, Marie Louise Coleiro Preca, e il primo ministro, Joseph
Muscat.
«La
decisione
dell’Unione di distribuire, seppur
su base volontaria, le quote di immigranti è un primo passo importante per la condivisione di un problema che non è solo dell’Italia o
di Malta ma di tutta l’Europa» ha
detto il capo dello Stato. Nel pomeriggio Mattarella visiterà anche il
Parlamento. La collaborazione tra
l’Italia e Malta è oggi eccellente sia
sul piano politico che su quello navale, come sta dimostrando il sup-
porto garantito all’operazione europea Triton. Ma l’obiettivo dell’Italia — dicono gli analisti — rimane
sempre quello di tenere alta l’attenzione sul Mediterraneo e sulle conseguenze dell’espansione del terrorismo fondamentalista che sta penetrando in varie parti della Libia.
Per parlare di questo si terrà proprio a Malta nel prossimo novembre un’importante conferenza internazionale che vedrà la presenza di
numerosi capi di Stato e di Governo dell’area.
Nel frattempo, sul piano interno
italiano, si fa sempre più teso il
confronto politico sul tema dell’accoglienza ai migranti. Dopo le proteste di Roma e Treviso, e l’annuncio della rimozione del prefetto di
Treviso, i prefetti hanno chiesto un
incontro con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «I prefetti, i
rappresentanti del Governo sul territorio sono lasciati soli ad applicare le direttive del Governo in tema
di immigrazione, spesso in totale
opposizione con altri rappresentanti
dello Stato, in particolare i sindaci.
Siamo diventati bersagli, il Governo ci tuteli» ha detto Claudio Palomba, presidente del sindacato più
rappresentativo dei prefetti.
termine, ieri, di un incontro a Washington con i rappresentati della
Banca mondiale e dell’O rganizzazione mondiale della sanità.
Poche ore prima Buhari aveva
avuto un colloquio nello Studio
ovale della Casa Bianca con il presidente Barack Obama, che aveva
confermato l’impegno di Washington per sconfiggere i terroristi.
I fondi stanziati dalla Banca
mondiale serviranno a intensificare
gli interventi, anche militari, per
fronteggiare l’avanzata, in Nigeria
e nei Paesi vicini, degli jihadisti responsabili di una lunga scia di sangue. E poche ore dopo l’annuncio
della Banca mondiale, gli estremisti
islamici hanno attaccato armi in
pugno Buratai, il villaggio d’origine del capo dell’esercito nello Stato settentrionale di Borno, uccidendo due persone e dando fuoco a
diverse case. Secondo i residenti,
diversi uomini armati sono giunti
nella cittadina dov’è nato il generale Tukur Yusuf Buratai sparando
all’impazzata e costringendo la popolazione a rifugiarsi nelle campagne. L’attacco è stato seguito da
un fallito attentato suicida contro
un posto di controllo dell’esercito a
Biu, vicino a Buratai, che già ad
aprile aveva subito un’altra incursione ancora più sanguinosa, con
venti civili uccisi.
Boko Haram è un gruppo fondato nel 2002 a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, dall’imam
radicale Mohammed Yusuf. Il suo
nome significa “L’educazione occidentale è peccato” ed è nato inizialmente come movimento anticorruzione. Da subito si è accattivato il favore della popolazione denunciando la presunta corruzione
dei vari Governi nigeriani, l’eredità
del colonialismo britannico e l’incapacità di porre fine alla povertà
dilagante, nonostante i proventi
milionari del petrolio.
Nel tempo, l’obiettivo principale
dei fondamentalisti è diventato, però, quello di rimettere in piedi il
vecchio califfato di Sokoto e imporre come legge la sharia, allontanando dal nord prevalentemente
musulmano tutti i cristiani. Dal
2009, per raggiungere questo scopo, l’organizzazione ha cominciato
a usare il mezzo terroristico. Soprattutto sotto l’attuale leadership
di Abubakar Shekau.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Vescovo Eparchiale di Satna dei
Siro-Malabaresi (India) il Reverendo Padre Joseph Kodakallil,
finora Parroco della Saint Vincent’s Cathedral.
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giovedì 23 luglio 2015
Le bandiere europea e greca di fronte
alla sede del Parlamento ellenico (Reuters)
Intervento della Santa Sede
ATENE, 22. «È estremamente importante chiudere queste prime azioni
per far partire le trattative venerdì».
Questa l’opinione del ministro delle
Finanze greco, Euclid Tsakalotos,
nel giorno in cui il Parlamento greco
vota il secondo pacchetto delle misure chieste dai creditori internazionali quali condizioni per il salvataggio del Paese da circa 86 miliardi.
Il pacchetto include riforme del
codice civile per accelerare i processi
in vista dell’adozione della direttiva
europea sulla risoluzione bancaria.
Rimangono per ora fuori dal pacchetto la riforma delle pensioni e
quella della tassazione sugli agricoltori. La portavoce del Governo, Olga Gerovasili, ha spiegato che, non
appena il Parlamento avrà approvato
le misure, inizieranno i negoziati con
i creditori che andranno avanti fino
al 20 agosto.
Si fa sempre più duro, intanto, lo
scontro interno a Syriza, il partito
del premier, Alexis Tsipras, dopo
che molte importanti figure del movimento hanno votato contro le nuove misure. Ieri Tsipras ha attaccato i
dissidenti accusandoli di «nascondersi dietro la sua firma».
E nel frattempo, otto giorni dopo
il summit della zona euro che ha
concluso i negoziati tra la Grecia e i
suoi creditori, il presidente della
Commissione europea, Jean-Claude
Juncker, per la prima volta ha tracciato in un’intervista il suo bilancio
sulle trattative. «L’aspetto morale
non è la cosa meno importante, però
abbiamo evitato il peggio e lo abbiamo evitato non perché siamo stati
particolarmente saggi, ma perché
avevamo paura: è la paura che ha
permesso l'accordo» ha spiegato l’ex
premier lussemburghese. «Abbiamo
evitato il peggio. Ma su questo punto, come sull’immigrazione, ho constatato una rottura di fatto, che fino
a quel momento era virtuale, dei legami di solidarietà in Europa. E
dunque esco da questa esperienza
contento, ma non felice. Ne esco
molto preoccupato per il futuro.
Non parlo solo della Grecia, c’è un
Ancora disagi
per le agitazioni
degli allevatori
francesi
PARIGI, 22. Ancora disagi in Francia
per il terzo giorno di dure proteste e
blocchi stradali da parte degli allevatori, che manifestano contro i prezzi
troppo bassi praticati dalla grande
distribuzione su carne e latte.
Il Governo francese tenta di aprire la strada verso una mediazione e
ha promesso che nell’odierno consiglio dei ministri saranno presentate
misure straordinarie per il settore,
messo in crisi dai prezzi molto bassi
di carne e latte. Ieri pomeriggio, dopo una riunione ministeriale convocata d’urgenza dal premier Manuel
Valls, è stato il ministro dell’Agricoltura Stéphane Le Foll a intervenire,
annunciando una visita agli allevatori in protesta a Caen, capoluogo della Bassa Normandia. Il ministro
dell’Agricoltura ha inoltre anticipato
che sono allo studio «16 o 17 proposte» d’intervento per il settore, e garantito il suo «rispetto profondo per
la situazione degli allevatori» e la
«mobilitazione delle autorità».
I manifestanti, però, non sembrano al momento intenzionati ad abbassare i toni. Anzi, il numero di città e luoghi turistici bloccati è aumentato, con la diffusione della protesta dalla Normandia alle vicine regioni della Bretagna e del Perigord.
Oltre alla citata Caen, i blocchi stradali con trattori o mucchi di letame
sono comparsi ieri anche a Rouen,
Evreux e Quimper, oltre che sulla
strada che porta alla riproduzione
della grotta di Lascaux, sito turistico
che attira ogni estate decine di migliaia di visitatori.
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Una nuova idea
di sviluppo
NEW YORK, 22. Occorre rafforzare
l’integrazione delle tre dimensioni
fondamentali di uno sviluppo sostenibile: l’economia, la società e
l’ambiente. «Senza dubbio non si
può affrontare un pilastro indipendentemente dall’altro. Per esempio,
privilegiare la protezione dell’ambiente o della crescita economica,
senza considerare la dignità della
persona umana e il bene comune
della società come un tutto, sarebbe contrario alla vera natura
dell’agenda».
Questo il punto centrale dell’intervento della Santa Sede, lunedì
20 luglio, durante i negoziati intergovernativi relativi all’agenda sullo
sviluppo post-2015, un documento
che deve tracciare le future linee di
azione dell’Onu su tutta una serie
di temi cruciali: dall’istruzione
all’ambiente, dall’energia all’acqua,
dal cibo alla lotta contro le disuguaglianze sociali (il testo integrale
dell’intervento è disponibile sul sito del nostro giornale).
La Santa Sede ritiene che l’attuale bozza dell’agenda «porti la
comunità internazionale nella giusta direzione, verso la realizzazione
All’esame del Parlamento greco il pacchetto di misure imposte dai creditori
Fino all’ultimo voto
Per Juncker l’accordo è positivo ma l’Europa ha rotto i legami di solidarietà
insieme di elementi che ci fanno
preoccupare molto. Ad ogni modo
l’accordo è buono perché esiste».
Così Juncker, per la prima volta,
parla degli equilibri che hanno consentito di arrivare alla trattativa e
all’intesa: «A un certo punto avevo
detto che il nuovo Governo greco si
stava per suicidare per paura di morire. Abbiamo evitato la morte e abbiamo fatto di tutto per evitare il
suicidio. Mi sono detto che se l’eurozona si fosse spaccata a quel punto tutto si sarebbe potuto disintegrare». Per questo «credo sinceramente
che la Grecia non abbia alcuna ragione di sentirsi umiliata perché la
Commissione europea ha fatto di
tutto per smussare gli angoli tenendo conto delle preoccupazioni, delle
paure e delle aspettative degli uni e
degli altri».
La Commissione — ha aggiunto
Juncker, difendendo il proprio operato — «è una delle tre istituzioni,
con Fmi (Fondo monetario internazionale, ndr) e Bce (Banca centrale
europea, ndr), che ha preparato l’accordo finale, ma noi l’abbiamo fatto
con maggiore entusiasmo e cuore.
La Commissione ha fatto un buon
lavoro e in me resiste l’ammirazione
per la Nazione greca».
di un’agenda universale, ambiziosa
e trasformativa che metta fine alla
povertà e raggiunga uno sviluppo
sostenibile per l’umanità e il pianeta». In particolare, la delegazione
della Santa Sede ai negoziati giudica positivamente «il riconoscimento che lo sradicamento della povertà è la più grande sfida globale e la
decisione di liberare l’umanità dalla tirannia della povertà in tutte le
sue forme».
Pur riconoscendo il valore del lavoro svolto per arrivare alla bozza
attuale, la delegazione della Santa
Sede ha voluto dare alcune indicazioni per possibili miglioramenti.
Nessun Paese dev’essere lasciato indietro: l’agenda dell’Onu deve rivolgersi ai bisogni di tutti, senza
fare discriminazioni. La bozza deve
poi sottolineare «più direttamente»
la necessità di un approccio che
metta al centro la persona umana e
per questo «incoraggiamo la mobilitazione di risorse finanziarie e
non finanziarie, attraverso tutti i
canali» incluse la scienza, la tecnologia, l’innovazione, guardando in
particolare alle popolazioni più povere e colpite dalla crisi.
Il virus dell’Hiv
arretra
senza cure
Vertice a Parigi in preparazione alla conferenza dell’Onu di fine anno
Passi in avanti
verso un’intesa sul clima
PARIGI, 22. A quattro mesi dalla
cruciale conferenza (Cop21) sul clima di Parigi, si comincia a intravedere qualche concreto passo in
avanti per arrivare a un accordo
contro il surriscaldamento globale.
I rappresentanti di una quarantina di Paesi, tra i quali una trentina
di ministri, hanno partecipato ieri a
una sessione di negoziati informali
a porte chiuse, sempre nella capitale francese, per tentare di allentare
le differenze e facilitare la firma di
un accordo in vista della Cop21, da
molti considerata un’ultima spiaggia per salvare la Terra. La riunione
è stata presieduta dal presidente
francese, François Hollande.
«Ci sono stati passi in avanti»,
ha annunciato la negoziatrice francese, Laurence Tubiana, sottolineando che i partecipanti al summit hanno fatto progressi su diversi
fronti. «Hanno partecipato solo
quarantasei Paesi ed ora è necessario unirne altri», ha precisato Tubiana. Erano presenti, comunque,
tutti i Paesi maggiormente responsabili dei gas a effetto serra, ad eccezione della Russia.
I partecipanti hanno concordato,
in particolare, sul principio di arrivare un accordo duraturo, perenne,
con un meccanismo di revisione regolare ogni cinque anni che escluda
qualsiasi marcia indietro. Il tentativo è anche quello di coinvolgere i
Bloccati i lavori
del Parlamento
indiano
NEW DELHI, 22. L’opposizione
indiana, guidata dal partito del
Congresso I, ha bloccato per
protesta la ripresa dei lavori del
Parlamento, in seduta fino al 13
agosto. I parlamentari chiedono
a gran voce le dimissioni della
ministro degli Esteri, Sushma
Swaraj, per la vicenda che ha
coinvolto Lalit Modi, ex presidente del campionato di cricket,
in fuga dalla giustizia indiana
dal 2010.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
politici con sufficiente anticipo, in
modo da evitare un fallimento come quello al vertice di Copenaghen
nel 2009. La prossima conferenza
sul clima riunirà sotto l’egida delle
Nazioni Unite i suoi centonovantacinque Paesi membri, dal 30 no-
Gaetano Vallini
in mancanza di un accordo, potrebbe provocare un impatto grave e irreversibile sulla Terra. Per gli esperti, dopo la Cop21, ci saranno poche
altre opportunità per intervenire
sulle cause umane che concorrono
al surriscaldamento.
Agente nel centro di Pechino caratterizzato dall’alto tasso d’inquinamento
Ucciso a Kabul un membro
dell’alto Consiglio per la pace
KABUL, 22. Ancora violenza in Afghanistan. Un membro dell’alto
Consiglio per la pace (Hcp) afghano, originario della provincia di
Maidan Wardak, è stato ucciso la
notte scorsa uscendo da una moschea di Kabul. Lo scrive oggi
l’agenzia di stampa Pajhwok.
Il portavoce del Governo provinciale, Attaullah Khogyani, ha reso
noto che il Maulvi Saleh Mohammad Hottak è stato ucciso a colpi
d’arma da fuoco da sconosciuti nel
distretto di Paghman della capitale
afghana. La vittima, si è appreso,
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
segretario di redazione
vembre all’11 dicembre a Le Bourget, a nord di Parigi. La comunità
internazionale si è data come obiettivo prioritario quello di limitare a
2 gradi centigradi l’innalzamento
della temperatura causata dalle
emissioni di gas a effetto serra, che,
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
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era un eminente religioso e da sei
anni faceva parte della branca di
Maidan Wardak dell’Hcp. La polizia cerca di risalire ai responsabili
dell’omicido che per ora non è stato rivendicato.
Intanto, un attentatore suicida si
è fatto esplodere oggi in una affollata zona di mercato della provincia
settentrionale afghana di Faryab,
causando la morte di almeno quindici civili e il ferimento di altre 14
persone, fra cui alcuni agenti. Lo
ha appreso l’agenzia di stampa Ansa da fonti della polizia.
Segreteria di redazione
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
PARIGI, 22. Non ha un volto e
nemmeno un nome. Ma tutti già
parlano di lei definendola un caso
«unico al mondo», «inedito», «eccezionale» in materia di lotta
all’Aids. Contagiata dal virus
dell’Hiv quando era ancora nel
grembo della mamma sieropositiva,
una ragazza francese di 18 anni
non presenta più tracce del virus
da 12 anni. Appena nata, venne subito sottoposta a trattamenti antiretrovirali, e questo senza interruzione per i primi sei anni di vita. Oggi nel suo sangue l’Hiv è presente,
ma in quantità molto basse e senza
danni per la salute.
La ragazza «non è considerata
ancora guarita, ma è in buona salute pur non prendendo più i farmaci» ha affermato Asier Saez-Cirion
dell’Istituto Pasteur di Parigi, che
ha presentato ieri il caso all’International Aids Society di Vancouver. Si tratta della prima paziente
sieropositiva — evidenzia l’Istituto
in una nota — che è in remissione
dalla malattia per un periodo di
tempo così lungo. Anche se non si
conoscono nel dettaglio i motivi
della regressione, si tratta comunque di «un fatto clinico importante
che apre nuove prospettive». Si sta
facendo largo la convinzione della
necessità di somministrare il più
presto possibile a tutti i neonati
sieropositivi trattamenti antiretrovirali in modo da permettere al corpo di «controllare la malattia».
Pyongyang amplia
una rampa di lancio per missili
PYONGYANG, 22. La Corea del
Nord ha costruito una rampa di
lancio per missili a lungo raggio
più grandi di quelli finora sperimentati. Lo riporta l’agenzia sudcoreana Yonhap, secondo cui il regime comunista di Pyongyang ha avviato a fine 2013 i lavori di estensione della rampa di Dongchang-ri da
50 a 67 metri di altezza.
Esperti militari ritengono ora
possibile il lancio di vettori doppi
rispetto ai 30 metri dell’Unha-3,
usato a dicembre 2012 per mettere
un satellite in orbita. «Crediamo
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
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che la Corea del Nord utilizzerà la
struttura di Dongchang-ri per lanciare un missile a lungo raggio più
grande dell’Unha-3», ha rilevato la
fonte governativa sudcoreana che
ha ipotizzato una mossa “provocatoria” intorno al 10 ottobre con il
settantesimo anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori.
Alla Corea del Nord è vietato,
dopo le risoluzioni ad hoc del Consiglio di sicurezza dell’Onu, di tenere i test di vettori utilizzando la
tecnologia dei missili balistici.
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giovedì 23 luglio 2015
pagina 3
Abitanti del villaggio di Buye
in fila per votare (Afp)
La prima dall’inizio del conflitto nello Yemen
Nave con aiuti umanitari
attracca ad Aden
SANA’A, 22. Una nave da carico con
le insegne delle Nazioni Unite ha
attraccato ieri nel porto di Aden per
consegnare aiuti di prima necessità
alla popolazione stremata: lo ha annunciato il governatore Nayef Al
Bakri, sottolineando che si tratta
Il Parlamento
iraniano esamina
l’accordo
sul nucleare
TEHERAN, 22. Intervenendo ieri
davanti al Majlis, il Parlamento
monocamerale di Teheran, il ministro degli Esteri iraniano
Mohammad Javad Zarif ha difeso l’accordo in materia nucleare
firmato l’11 luglio scorso a Vienna
con il gruppo cinque più uno.
Accordo che Zarif ha definito
«equilibrato», e nel quale «gli
obiettivi chiave dell’Iran sono
stati raggiunti».
Ora spetterà allo stesso Majlis,
così come al Congresso degli
Stati Uniti sul versante opposto,
ratificare l’intesa: un adempimento che non rischia di saltare,
stante il pieno appoggio già manifestato dall’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema della rivoluzione islamica e, in quanto tale,
massima autorità anche istituzionale.
L’ala più conservatrice potrebbe però rallentare l’iter di approvazione: un espediente le cui avvisaglie sono visibili nella decisione di creare una commissione
speciale incaricata di studiare il
testo e di emettere pareri, i cui
quindici membri debbono però
ancora essere designati.
Nel frattempo, il segretario alla
Difesa statunitense, Ashton Carter, sta cercando di rassicurare gli
alleati di Washington in Medio
oriente sull’accordo nucleare concluso con Teheran. Dopo la tappa in Israele — dove ieri ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu e ha ammesso l’esistenza
di divergenze sull’intesa nucleare
con l’Iran — Carter è giunto in
Giordania e successivamente si
recherà in Arabia Saudita.
E sempre ieri Netanyahu ha
incontrato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, ribadendo che quello
sul nucleare è «un cattivo accordo» che si traduce in una «grave
minaccia per il Medio oriente».
Renzi invece ha difeso l’intesa di
Vienna, sostenendo anche che la
sicurezza di Israele è «un dovere
e un diritto». Oggi Renzi si sposterà nei Territori palestinesi per
l’incontro con il presidente
Mahmoud Abbas.
della prima volta che i soccorsi riescono a raggiungere la città, la seconda dello Yemen e la più importante al sud, «dall’inizio della
guerra».
L’arrivo del cargo è stato confermato da Reem Nada, portavoce del
Pam, il Programma alimentare mondiale responsabile della spedizione,
tentata più volte nelle ultime settimane ma sempre fallita a causa dei
violentissimi combattimenti.
Ad accogliere i soccorsi c’era tra
l’altro una delegazione del Governo
yemenita in esilio fedele all’ex presidente Abd Rabbo Mansour Hadi,
deposto alla fine di gennaio dagli
huthi e fuggito proprio ad Aden. I
miliziani sciiti avrebbero espugnato
la città meno di due mesi dopo per
esserne infine scacciati a metà luglio.
Il cargo comprende «4.700 tonnellate di prodotti alimentari e farmaceutici», ha indicato il ministro
dei Trasporti, Badr Balsameh, presente al porto, aggiungendo che arriverà ad Aden anche una seconda
nave carica «di aiuti medici per
Duro commento di Washington
Elezioni in Burundi non credibili
BUJUMBURA, 22. Le contestate elezioni presidenziali di
ieri in Burundi, contraddistinte da diversi episodi di
violenza, «sono carenti di credibilità» e «l’insistenza del
Governo nel farle comunque svolgere lo screditerà ulteriormente, mettendone a repentaglio la legittimità agli
occhi dei suoi stessi concittadini e della comunità internazionale». È questo il duro commento dell’Amministrazione statunitense sulla consultazione, che — dopo
due rinvii — vede il presidente uscente, Pierre
Nkurunziza, in cerca del terzo mandato consecutivo,
malgrado la Costituzione burundese ne ammetta al
massimo due. «La legittimità dell’intero processo elettorale — precisa il portavoce statunitense, John Kirby — è
stata macchiata dagli abusi del Governo ai danni di
esponenti d’opposizione e dei civili».
L’affluenza alle urne si profila comunque molto bassa. A sostenerlo non sono soltanto le forze dell’opposizione, che in blocco hanno boicottato il voto, ma anche
alcuni esponenti della commissione elettorale indipendente per la provincia centrale di Gitega, una delle roccheforti di Nkurunziza. Per gli analisti, il presidente
uscente dovrebbe vincere a mani basse la consultazione.
La caotica situazione nel Paese accentua le rivalità fra le tribù tubu e tuareg nel Paese
Sanguinosi scontri nel sud-ovest della Libia
TRIPOLI, 22. Violenti scontri intertribali, iniziati lo scorso 14 luglio, a Sabha, località a 750 chilometri dalla
capitale libica, hanno causato almeno 40 morti e decine di feriti. Lo
hanno riferito fonti mediche.
Giovedì scorso era stato siglato
dalle tribù tubu e tuareg — rivali già
Operazione contro il terrorismo islamico
in Lombardia
ROMA, 22. Nuova operazione antiterrorismo in Italia. La polizia di
Milano ha arrestato oggi a Brescia
due persone accusate di «associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale e di eversione
dell’ordine democratico». Le indagini, condotte dagli uomini della
Digos e del servizio della polizia
postale, hanno permesso di accertare che gli indagati, sostenitori del
cosiddetto Stato islamico (Is), diffondevano in internet messaggi in
cui esaltavano la causa del terrorismo di matrice islamica e minacciavano azioni a Roma e a Milano.
In manette sono finiti un cittadino tunisino di 35 anni e un pakistano di 27 anni. Tutti e due avevano i
documenti in regola e vivevano in
Italia da anni; lavoravano come manovale uno e come addetto in una
ditta di pulizie l’altro. L’italiano era
la lingua comune che i due usavano
2.135 tonnellate, inviata dagli Emirati Arabi Uniti». D’altra parte, oltre
l’80 per cento della popolazione necessita di aiuti umanitari.
E, intanto, si fa sempre più drammatico il bilancio delle vittime del
conflitto nello Yemen: almeno 165
civili, tra cui 53 bambini e 23 donne,
sono morti uccisi tra il 3 e il 15 luglio nel corso degli intensi combattimenti. Altri 210 civili sono stati feriti nello stesso periodo, ha
affermato ieri a Ginevra l’ufficio
dell’alto commissario Onu per i Diritti umani.
Il bilancio totale delle vittime civili nello Yemen dal 26 marzo, data
dell’avvio dell’offensiva della coalizione saudita contro l’avanzata dei
ribelli huthi, è ora salito ad almeno
1.693 morti e 3.829 feriti.
«La maggior parte delle vittime
risultano causate da attacchi aerei,
ma i civili sono anche regolarmente
feriti e uccisi da colpi di mortaio e
combattimenti nelle strade», ha aggiunto il portavoce Onu Rupert
Colville.
per comunicare tra loro, come rivelano anche le intercettazioni telefoniche che sono state disposte dagli
investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli.
«Il nostro sistema di controllo dimostra ancora una volta la sua efficacia» ha dichiarato il ministro degli Interni italiano, Angelino Alfano.
Il tunisino aveva creato anche un
account Twitter e, insieme al complice pakistano, progettava azioni
terroristiche nel territorio italiano.
Messaggi deliranti a firma dell’Is
erano messi in rete, scritti a penna
su un foglio e con, sullo sfondo, le
immagini di alcuni luoghi come il
Colosseo, il Duomo o la stazione di
Milano. Immortalati con la stessa
tecnica anche mezzi della polizia di
Stato e della polizia locale, fermate
della metropolitana, tratti autostradali e bandiere dell’Expo.
all’epoca del regime di Gheddafi —
un accordo per un cessate il fuoco
di una settimana, che però è durato
solo fino a ieri quando sono ripresi i
combattimenti. Oussama El Wafi,
portavoce dell’ospedale di Sabha, ha
lanciato un appello agli abitanti a
proteggere la struttura.
Miliziani jihadisti
braccati
in Tunisia
TUNISI, 22. Si è intensificata in
Tunisia la lotta al terrorismo dopo
l’attentato del mese scorso al resort di Sousse, in cui sono morti
38 turisti, in maggioranza britannici. L’esercito tunisino è ancora
impegnato in operazioni antiterrorismo, questa volta nei pressi del
Monte Mghila, nella delegazione
di Jelma a Sidi Bouzid (centrosud del Paese). Bombardamenti
intensivi sono stati segnalati da
media locali della zona, che ritengono le forze armate tunisine
all’inseguimento di quattro presunti terroristi (Said Karoui, Saifeddine Jamali, Mohamed Basdouri, Issam Afi) per i quali il
ministero dell’Interno tunisino
nella giornata di ieri aveva emesso
un avviso di ricerca, probabilmente rifugiatisi in quelle zone.
I notabili delle due tribù hanno
rivolto un appello ai responsabili
militari di Tripoli a intervenire per
ripristinare l’ordine, ma senza ricevere finora nessuna risposta. Quest’ondata di violenze ha provocato la fuga di centinaia di famiglie, secondo
fonti di Sabha.
D ell’accordo di pace firmato una
settimana fa dal Governo di Tobruk
e alcune fazioni libiche ha intanto
ieri parlato a Roma l’inviato speciale
dell’Onu, Bernardino León. «È la
luce in fondo al tunnel — ha detto —
di una crisi che ha davanti a sé ancora molte giornate buie». León ha
incontrato il ministro degli Esteri
italiano, Paolo Gentiloni, per fare il
punto su una situazione che vede
l’Italia in prima linea e non solo per
il rapimento dei quattro tecnici della
Bonatti.
«Senza l’Italia l’accordo firmato
in Marocco non sarebbe stato possibile, è un passo molto importante.
Ora c’è una Road Map», ha detto
León che, in conferenza stampa con
il titolare della Farnesina, ha per un
attimo tirato un sospiro di sollievo
dopo mesi di lunghe e difficili trattative. Ma, ha subito avvertito,
«dobbiamo essere realisti. Ci sono
ancora molte cose da fare».
In primis, continuare a lavorare
per la creazione di un Governo di
unità nazionale che, in altre parole,
vuole dire convincere l’Esecutivo di
Tripoli — controllato dalle milizie
islamiche ma non riconosciuto dalla
comunità internazionale — a firmare
l’intesa. Su questo punto l’inviato
dell’Onu è possibilista. «Il Congresso nazionale generale non è un blocco monolitico e ci sono posizioni favorevoli a sostenere l’accordo se saranno fatti alcuni cambiamenti».
Decisivo ruolo del Marocco
per la stabilità del Mediterraneo
RABAT, 22. «È l’Unione europea
che ha bisogno del Marocco, più di
quanto il Marocco non abbia bisogno di noi». Federica Mogherini,
alto rappresentante per la Politica
estera e di sicurezza comune
dell’Ue, in una conferenza stampa a
Rabat, ha sottolineato l’importanza
strategica del Paese maghrebino per
fare dello spazio euro-mediterraneo
una zona di pace e per risolvere i
conflitti regionali.
Terrorismo, migrazioni, conflitto
libico sono stati al centro degli incontri tra il ministro degli Esteri
marocchino, Salaheddine Mezouar,
e il capo della diplomazia europea,
arrivata ieri a Rabat per la sua prima visita ufficiale nel Paese.
Federica Mogherini non ha esitato a definire il Paese strategico e il
legame con l’Ue basato su un rapporto di fiducia. «Insieme — ha
detto — condividiamo la stessa re-
gione che è quella del Mediterraneo, che è forse, al momento, la zona più difficile del mondo. Lavoriamo insieme sulle crisi in atto per
assicurare una migliore stabilità ai
nostri cittadini e permettere di immaginare un futuro migliore alle
generazioni future».
L’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune
dell’Ue ha a lungo ringraziato il
Marocco per il suo ruolo fondamentale giocato nel dialogo libico
(i negoziati con la mediazione
dell’Onu si svolgono a Skhirat, nei
pressi di Rabat). «Un passo avanti
che è salutare non soltanto per
l’Africa del Nord e per l’Unione
europea, ma anche per tutta la comunità internazionale». Quanto alla lotta contro il terrorismo, ha concluso Federica Mogherini, il Marocco «è essenziale nello scacchiere europeo e internazionale».
Offensiva
dell’esercito
congolese
KINSHASA, 22. Violenti combattimenti sono in corso nel territorio
di Beni, nel nord Kivu, nella provincia orientale della Repubblica
Democratica del Congo. A fronteggiarsi — informano giornalisti
sul posto — sono le truppe
dell’esercito di Kinshasa e i ribelli
jihadisti ugandesi delle Forze democratiche alleate (Adf-Nalu).
La vasta operazione militare,
denominata Sokola, ha spiegato il
tenente Make Hazukay, portavoce
del’esercito, è iniziata la scorsa
settimana, con i combattimenti
che si stanno concentrando nelle
ultime ore tra i villaggi di
Hatukaka e di Bilimani.
Secondo lo stesso portavoce, le
forze armate congolesi avrebbero
ripreso il controllo della valle di
Mutara, posizione strategica situata a circa ottanta chilometri da
Beni. Non è stato ancora fornito
un bilancio ufficiale delle vittime.
I ribelli delle Adf-Nalu sono tra
l’altro accusati dal Governo di essere autori degli attacchi all’arma
bianca che, sempre nel territorio
di Beni, hanno provocato negli ultimi mesi la morte di oltre quattrocento civili.
L’ultimo assalto si è verificato
martedì scorso nel villaggio di
Kakuka, con nove vittime, molti
feriti e diverse abitazioni saccheggiate e poi date alle fiamme.
Arrestati in Mali
quindici
fondamentalisti
BAMAKO, 22. Truppe del Mali
hanno distrutto due campi di jihadisti e hanno arrestato 15 militanti
islamisti nel corso di operazioni
condotte nella regione meridionale
di Sikasso, al confine con la Costa
d’Avorio. Lo hanno riferito ieri
fonti militari. Tra gli islamisti arrestati, figura un predicatore radicale giunto dalla Costa d’Avorio per
costruire una sua moschea in un
villaggio del Mali. In un altro raid
nei pressi della città frontaliera di
Fakola, razziata il 28 giugno scorso in un’incursione rivendicata dal
gruppo fondamentalista Ansar Dine, l’esercito maliano ha sequestrato armi, esplosivi e motociclette. Nella scorsa settimana, l’esercito maliano aveva ucciso molti
jihadisti e aveva distrutto il loro
campo, nella foresta di Sama.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 23 luglio 2015
Un tempio
di Confucio in Cina
Un costruttivo dialogo interculturale
tra Europa e Cina
può aiutare a fare luce
sulla concezione dell’uomo
Inteso nella sua individualità
e come elemento della società e della storia
Tra cristianesimo e confucianesimo
di ANTOINE GUGGENHEIM
n occasione di una conferenza
all’università di Nanchino ho
avuto l’opportunità d’incontrare
studenti cinesi che si preparavano a partire per la Francia per
sostenere la loro tesi e i loro colleghi
francesi di scienze politiche, che erano
in Cina per un anno di full immersion
linguistica e culturale. L’antica capitale
di sei dinastie cinesi, situata oggi
nell’area economica di Shanghai, è a
un’ora e mezza da quella megalopoli
cosmopolita di 24 milioni di abitanti.
Nanchino attira perciò sempre molti
stranieri. La Cina non ha più remore a
ricostruire continuamente i suoi monumenti, perché continuino a rendere la
loro testimonianza storica, di quante ne
abbia a promuovere l’insegnamento
universitario in altre lingue oltre al cinese, per favorire gli inviti di docenti e
l’incontro di studenti di diversi Paesi.
«Europa-Cina; genesi dell’umanesimo» il titolo della conferenza. Si tratta
di riunire e analizzare alcuni punti nodali della storia europea, o euro-mediterranea, per comprendere il significato
e l’attualità dell’umanesimo così tipico
dell’Europa e di esaminare le basi di un
dialogo interculturale con l’umanesimo
confuciano.
Si tratta di chiarire e orientare la globalizzazione e il cambiamento tecnologico in corso attraverso ricerche e azioni, comuni ai cattolici e ai non cattolici,
attente alle interazioni delle diverse dimensioni di un’esperienza nuova: l’essere umano nel XXI secolo. Oltre ai seminari che tengo, su Tommaso d’Aquino o sull’etica, posso così seguire gli insegnamenti sul pensiero tradizionale cinese, le tre sorgenti che fanno una via
(dao) — taoismo, confucianesimo e
buddismo — e partecipare a ricerche sul
suo incontro con l’occidente (“confucianologia e cristianologia”) così come
vengono generalmente proposte nei dipartimenti di filosofia comparata, come
il centro Xu-Ricci per il dialogo di
Fudan.
Dopo due ore di conferenza e un’ora
di dibattito con gli studenti, uno di loro, un francese, mi chiede: «Si può parlare di umanesimo cinese quando la Cina ha una concezione olistica dell’uomo e l’umanesimo europeo consiste nel
confidare nelle capacità degli individui
di realizzarsi?». Il dibattito permette in
definitiva di giungere alle domande vere, quelle in cui i pregiudizi personali,
o semplicemente il sapere acquisito al
di fuori del dialogo interculturale, sia
Umanesimo a Shanghai
I
esso giusto o sbagliato, si rivelano un
ostacolo intellettuale ed effettivo per
l’acquisizione di nuove conoscenze
sull’altro.
Rispondo che tale era più o meno il
mio pensiero alcuni anni fa. Non aggiungo che in questo giudizio si trasmette l’insegnamento del disprezzo di
cui l’Ottocento europeo aveva circondato la storia del pensiero cinese. Il Sei
e il Settecento avevano un altro atteggiamento nei loro rapporti con l’Impero di mezzo. Matteo Ricci e Leibniz
non hanno mai pensato che la civiltà
europea avesse il monopolio dell’umanesimo. Il pensiero cinese era per loro
la controparte di un dibattito leale con
Il confronto è una sfida
che assume un profilo peculiare
al tempo della globalizzazione
e del cambiamento tecnologico
ciò che avevano di più caro. Per rispondere al mio interlocutore e agli altri
miei lettori che la pensano in modo simile, riprendo alcuni elementi della discussione contestualizzandola.
L’umanesimo, nella storia dell’Europa, è legato ai tempi di crisi. È un tentativo di rispondere alla domanda: come trasformare le crisi in occasioni di
rinascita? In momenti di sconvolgimento, legati a un accumulo di mutamenti
tecnologici, alla scoperta di nuovi spazi, o di modi di pensare diversi, oppure
all’indebolimento dei pilastri del consenso sociale — la verità, la giustizia, la
saggezza di vita — la trasmissione delle
tradizioni e la continuità storica, che
inseriscono normalmente ognuno in
una società e ogni generazione in una
storia, rischiano d’interrompersi.
Quando c’è una rottura di tradizione
o una frattura sociale, una generazione
morirà in un mondo diverso da quello
in cui è nata. Non avendo più le chiavi
per capire i cambiamenti e neppure per
orientarli in un senso che le sembra
È morto lo scrittore E.L. Doctorow
Uno sguardo (d’amore) sull’America
Amava raccontare il passato collocando
personaggi di finzione in contesti storici
realmente esistiti: un registro narrativo
che ruotava sempre intorno a un unico
fulcro, l’uomo, con il corredo di sogni,
delusioni, contraddizioni. È morto
martedì 21, all’età di 84 anni, lo
scrittore statunitense E.L. Doctorow,
assurto alla fama con le opere Ragtime
(1975), uno sguardo a ritmo di jazz sulla
New York dei primi anni del ventesimo
secolo, e Billy Bathgate (1989) che vede
il giovane Billy, durante l’epoca del
proibizionismo, prendere lezioni per
diventare il perfetto gangster. Ma già
nel 1971 lo scrittore aveva lasciato il
segno con il libro The Book of Daniel,
romanzo di formazione, con il
protagonista che è figlio di attivisti di
sinistra giustiziati con l’accusa di
spionaggio: dalla sua storia personale e
familiare Daniel riuscirà, attraverso un
profondo travaglio interiore, a trarre un
senso e a forgiarsi una solida identità.
Doctorow aveva esordito come
sceneggiatore: amava il cinema dal
quale però, per sua stessa ammissione,
si sentì sempre «tradito». Aveva
insegnato in varie università
statunitensi, tra cui Princeton e Yale.
Venne poi maturandosi il desiderio di
raccontare l’America, tra paure ataviche
e ambizioni di gloria. In questo
contesto s’inserisce The March (2005),
narrazione della celebre campagna
militare del generale William Sherman
attraverso il sud, da Atlanta fino al
Nord Carolina, durante la guerra di
secessione. E la sua risposta agli
attentati dell’11 settembre è Lamentation,
un’opera che raccoglie riflessioni
dolenti sull’umanità lacerata nei suoi
affetti. Grande apprezzamento
riscossero i saggi su Jack London ed
Ernest Hemingway. Aveva ricevuto
numerosi premi letterari, tra cui il
National Book, due volte il
Pen/Faulkner Award e tre volte il
National Book Critics Circle Award.
Per gli Stati Uniti era ormai diventato
un’istituzione, come testimoniano le
parole del presidente Barack Obama
che, nell’esprimere anche a nome dei
connazionali il proprio cordoglio, ha
dichiarato: «I suoi libri mi hanno
insegnato molto». E c’è anche spazio
per un vezzo: la E di E.L. Doctorow
sta per Edgar Allan Poe, amatissimo
dai suoi genitori. (gabriele nicolò)
coerente con i suoi punti di riferimento
più profondi, essa rischia di essere sacrificata sull’altare dei “domani che
cantano”. Il pericolo genera la paura e
la paura è una cattiva consigliera.
L’umanesimo europeo è la filosofia che
cerca di trasformare le rotture storiche
in occasioni di rinascita. Teilhard de
Chardin ha osservato come i progressi
tecnologici propongano sfide etiche
nuove che invitano a un approfondimento di umanità. Un rapido excursus
storico lo conferma.
L’eredità dell’antichità greca consiste
nel fare della parola e della ragione la
luce della vita comune nella città.
All’epoca dell’impero romano universale, i filosofi stoici inventano
il cosmopolitismo per accompagnare i cittadini che
non trovano più la pace in
una città particolare. Perciò
universalizzano il lògos che
regola la vita di una città,
estendendolo all’oikoumene.
Il diritto romano traduce
questa visione alla vita quotidiana. Che cambiamento
spirituale! «Nulla di ciò che è umano
mi è estraneo», se il lògos che mi guida
è quello che anima il kòsmos. Eppure la
schiavitù rimane…
È un’altra dimensione dell’umanesimo europeo a nascere dalla crisi
dell’uscita dalla schiavitù del popolo
d’Israele. Nell’Esodo la liberazione del
popolo e la scoperta della sua identità
non derivano dall’affermazione della
sua forza contro l’altro, ma dalla rivelazione dell’Altro, il Soggetto assoluto,
grazie al quale ognuno diviene anche
un “Io” e impara a dire “Io sono”.
L’umanesimo cristiano propone una
sintesi particolare tra umanesimo greco
e umanesimo ebraico. Ripercorrendo
tutta la condizione umana, dall’incarnazione all’ascensione, Gesù Cristo rivela
la dignità di ogni persona, fonte di
gioia. Come Dio è uno e trino, così
l’umanità è una e plurale. La redenzione per mezzo della croce significa che
il perdono reciproco è la fonte dell’agire morale di tutti. Paolo iscrive la storia
nella condizione umana, riassumendo
l’atteggiamento spirituale dei credenti
attraverso la fede in Colui che ha compiuto queste meraviglie, la carità che
ispira un’arte di vivere e la speranza
che discerne i segni dei tempi a venire.
I Padri della Chiesa, seguendo il
Nuovo Testamento, avranno l’ingegno
di riavvicinare l’affermazione della Genesi sull’uomo e sulla donna creati «a
immagine di Dio», ovvero in relazione,
da eguale a eguale nell’amore, a quella
della salvezza universale per mezzo di
Cristo. Alla base dell’umanesimo dei
cristiani si trova la speranza che l’umanità salvata divenga il corpo di Cristo.
Eppure ci sono stati i pogrom, le crociate e i tribunali dell’Inquisizione.
È giusto — almeno come speranza —
valutare
il
contributo
dell’islam
all’umanesimo europeo. L’uomo è vicario di Dio sulla terra. Il che significa
che è il suo portavoce nell’ordine religioso e teologico e al tempo stesso autonomo nell’ordine filosofico e scientifico. Averroè propone una chiave di lettura possibile di questa armonia nella
separazione, che non è poi tanto lontana dalla concezione moderna della separazione tra sfera politica e sfera religiosa, anche se non è realizzata nei fatti: la verità non si contraddice da sola.
Maimonide e Tommaso d’Aquino diranno lo stesso: la rivelazione e la fede
non si contraddicono perché sono due
scienze, due ali della conoscenza del
reale. Ma chi può vederlo? Per questo
la fede è inseparabile dalla misericordia: tutte e due sono necessarie per organizzare la città terrena e trovare il paradiso.
Perché ci sia umanesimo ed «esistenzialismo musulmano» come chiede Ab-
Questo celebre testo di Confucio a
carattere autobiografico può darcene
un’idea: «A quindici anni mi impegnai
a imparare, a trenta mi sono retto in
piedi. A quarant’anni sono cessati i
dubbi. A cinquant’anni ho conosciuto
la volontà del Cielo. A sessanta l’orecchio si è fatto obbediente. A settanta,
posso seguire i desideri dell’animo, senza infrangere regole» (Lun Yu II, 4). Ci
vorrebbero ore per commentare questo
testo che propone la maturazione e l’interiorizzazione umana come il progetto
più grande dell’umanità, fino a una
completa libertà del cuore che ricorda
alcune pagine di Agostino sulla resurrezione nel Civitate Dei.
Per la sua particolare posizione nel
mondo delle religioni — è o non è una
religione? — il confucianesimo antico
aiuta a capire quanto possa essere naturale e fecondo il dialogo tra le due forme religiose e secolari dell’umanesimo.
La Cina, in alcuni momenti della sua
storia, forse precede l’occidente su questa via. La differenza di punti di vista
e, sotto certi aspetti, la rottura tra pensiero religioso e pensiero secolare non
deve diventare un’amnesia. Nell’incontro, l’uno è sempre l’interlocutore e il
contesto dell’altro. Si può parlare del
loro duo come della legge del nuovo
umanesimo. Umanesimo chiuso, umanesimo aperto, comunque li si chiami,
hanno la loro autorevolezza, la loro
consistenza, la loro debolezza. Credo
che il loro dialogo sia volontà di Dio,
un segno dei tempi.
Le nostre questioni oggi sono fondamentalmente più culturali che politiche
o economiche. Giovanni Paolo II l’ha
ricordato nella sede dell’Unesco a Parigi nel 1980. Universalità e differenza,
tradizione e modernità, credere e sapere, post-umanesimo o nuovo umanesimo: il concilio Vaticano II ci fornisce,
per questi grandi dibattiti del nostro
tempo, strumenti che possono orientare
i cammini dell’azione
pastorale e della ricerca ecclesiale.
«Cresce sempre più — si legge nella Gaudium et spes
(55) — il numero degli uomini
e
delle
donne
di
ogni gruppo
o
nazione
che prendono coscien-
dennour Bidar, occorre solo che i fedeli, i filosofi e i teologi dell’islam da parte loro approfondiscano i cammini
dell’intimo e dell’alterità, all’ascolto
delle loro fonti e delle altre tradizioni,
affinché la trascendenza ardente di Allah, l’eternità del Corano increato, e le
leggi del destino non ostacolino, bensì
liberino la libertà umana e la pluralità
delle culture.
L’umanesimo dell’età dei Lumi propone un metodo di fondazione
dell’umanesimo e della società politica
che si fonda non su una metafisica religiosa, ma su una spiritualità “laica” o
secolare. Esso ha influenzato l’ordine
del mondo e le istituzioni politiche e
culturali più importanti che l’organizzano dalla fine della prima e soprattutto della seconda guerra mondiale. Il filosofo Marcel Gauchet esprime la sua
ricerca di una «antropo-sociologia trascendentale». Il genetista Axel Kahn
organizza la sua riflessione su una morale metafisica. Henri de Lubac medita
a fondo su Il dramma dell’umanesimo
ateo, ma si può anche chiamare questo
umanesimo una fede nell’uomo che
unisce credenti e non credenti su molti
temi.
Giovanni XXIII e Paolo VI, come ricorda Papa Francesco nella bolla d’indizione del giubileo della misericordia,
hanno indicato solide prospettive per
questo dialogo di verità senza il quale
entrambi gli umanesimi ci perderebbero. L’agnosticismo aperto, ha ricordato
Benedetto XVI ad Assisi nel 2012, accompagna i credenti nel loro pellegrinaggio
verso
la
verità
e
la
pace.
La sfida che il dialogo tra queste due forme dell’umanesimo
rappresenta, assume un profilo
nuovo al tempo della globalizzazione e del cambiamento tecnologico in corso. Il suo
campo non si limita, come
nel Cinquecento, nel Settecento, o ancora nel Novecento, all’Europa e alla sua
influenza nel mondo. La
globalizzazione delle questioni politiche e tecnologiche e della crisi del senso
antropologico, sono eventi
policentrati, al contempo
locali e globali. Le risposte
da elaborare sono quindi al
contempo locali e mondiali. Esse richiedono un
ascolto reciproco e la creazione di reti di persone e
di istituzioni su scala internazionale. Si pone allora il
delicato problema dell’interculturalità.
Che cosa può offrire la
storia del pensiero cinese
per alimentare l’incontro
interculturale di quanti credono nell’uomo? Due idee
confuciane mi sembrano
particolarmente importanti
e opportune oggi. La prima: la conoscenza dell’uomo è il cammino e la chiave dell’armonia della socieMiniatura raffigurante Matteo Ricci con vesti cinesi tradizionali
tà umana. L’uomo è anche
la misura di ogni sapere
umano della natura e di
ogni azione giusta su di essa. La misu- za di essere artefici e promotori della
ra, o se si vuole il metro, non il «pa- cultura della propria comunità. In tutto
drone e proprietario», come rivendica il mondo si sviluppa sempre più il senCartesio sfigurando il messaggio della so dell’autonomia e della responsabilità, cosa che è di somma importanza
Genesi.
Il senso dell’umano nella sua duplice per la maturità spirituale e morale
dimensione individuale e sociale: è la dell’umanità. Ciò appare ancor più
seconda idea. Le due idee non si op- chiaramente se teniamo presente l’unifipongono, come simboleggia il fatto che cazione del mondo e il compito che ci
il carattere cinese che denota la virtù si impone di costruire un mondo midell’umanità include il segno della dua- gliore nella verità e nella giustizia. In
lità. Ma, per Confucio, il senso tal modo siamo testimoni della nascita
dell’umano non implica l’esaltazione d’un nuovo umanesimo, in cui l’uomo
del genio dell’individuo, così come il si definisce anzitutto per la sua responQuattrocento l’ha immaginata e insce- sabilità verso i suoi fratelli e verso la
storia».
nata nel bene e nel male.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 23 luglio 2015
pagina 5
Le lastre commemorative con i due brevi
sul muro della Mata
Martin West nel ricordo del suo allievo più illustre
Il testo
prima di tutto
di NICHOLAS RICHARDSON
artin West, uno dei
più illustri esponenti degli studi
classici della sua
generazione, è morto improvvisamente il 13 luglio
2015, all’età di 77 anni.
Dopo avere frequentato l’università al Balliol College di Oxford
(1955-59), divenne ricercatore al St
John’s (1960-63) e poi professore di
materie classiche allo University
College di Oxford (1963-74). Da
Oxford, si trasferì alla University of
London come professore di greco
(Royal Holloway e Bedford New
College, dal 1974 al 1991). Nell’ultima parte della sua carriera, tornò a
Oxford come senior research fellow
all’All Souls’ College (dal 1991 al
2004). Rimase legato all’All Souls
anche dopo il pensionamento e
venne nominato professore emerito
nel 2014.
La produzione accademica di
West è fenomenale.
Dichiarò di recente
che i suoi interessi
principali vertevano su
«la lingua, la letteratura e la musica greche,
la poesia e i miti indoeuropei, e il primo zoroastrismo». È stato
autore di molte edizioni di opere fondamentali della letteratura
greca, specialmente nel
campo della poesia da
Omero alla fine del V
secolo, e di numerosi
libri e articoli su altri
argomenti relativi alla
letteratura, alla lingua,
ai testi critici, alla metrica e alla musica del
periodo classico.
Ma sviluppò anche
un interesse nella relazione che le culture
classiche, greca e latina, intrattenevano con
il più vasto contesto delle altre civiltà indoeuropee e anche del Vicino Oriente (o, come preferiva dire
lui, dell’Asia occidentale). Le sue
due opere principali su questi argomenti sono The East Face of Helicon.
West Asiatic Elements in Greek Poetry
and Myth (1997) e Indo-European
Poetry and Myth (2007).
Da questo punto di vista, l’opera
di Martin West potrebbe forse essere paragonata a quella di alcuni antropologi di un secolo fa, in particolare sir James Frazer, che ne Il
ramo d’oro tentava di collocare la religione e i miti greci in un ben più
ampio contesto comparativo. Come
Frazer, egli univa l’abilità di raccogliere una vasta quantità di materiale, tratto da altre culture, alla competenza e alla precisione dimostrate
M
mente di quelli che «hanno l’ambizione di costruire dei ponti che
vanno dall’opera in discussione al
resto della letteratura antica». I
suoi commenti ai poemi di Esiodo
costituiscono un esempio eccellente
di questo principio.
Nella storia letteraria, come nel
lavoro testuale, West insisteva sul
bisogno di riconsiderare, in maniera
fresca e critica, i tradizionali resoconti tramandati dall’antichità e di
essere pronti ad avanzare nuove
ipotesi, anche ardite. Come egli
stesso ammetteva, le sue speculazioni e conclusioni furono spesso oggetto di accesi dibattiti, ma lui difendeva questo approccio affermando che «bisogna a volta usare la
propria immaginazione, continuando a mantenere uno spirito critico
(e autocritico)». È stata questa miscela di acume critico e vasta immaginazione a rendere originale il suo
lavoro.
West era l’uomo più felice del
mondo quando si trovava all’All
Souls’ College, che gli offriva tutta
la libertà di cui aveva bisogno per
perseguire la sua ricerca, indisturbato dalle seccanti pressioni che possono essere di ostacolo al lavoro di
uno studioso nell’ambiente accademico contemporaneo. I suoi risultati sono stati riconosciuti con il conferimento di molte onorificenze, in
patria e all’estero, specialmente l’International Balzan Prize for Classical Antiquity (2000) e la Kenyon
Medal for Classical Studies della
British Academy (2002). L’apice fu
raggiunto con il conferimento
dell’Order of Merit, un’onorificenza
riservata a personalità «di grande
merito», che può essere concessa
esclusivamente dal sovrano britannico. Solo 24 membri viventi del
Commonwealth possono vantare un
simile riconoscimento.
Quando è morto, stava
lavorando a una nuova
È stata una miscela di acume critico
edizione critica dell’Odise vasta immaginazione
sea, come complemento
di quella che aveva scritto
a rendere originale il suo lavoro
per l’Iliade, e progettava
Fatto di studio dei classici
ulteriori edizioni di altri
e di reinterpretazioni ardite
antichi testi poetici greci.
In compagnia Martin
poteva essere un uomo di
nei compiti tradizionali dello stu- poche parole. Anzi, quando era più
dioso di discipline classiche.
giovane i suoi silenzi erano leggenScrivendo (nel 2000) dei suoi dari. Ma aveva un buon senso
obiettivi e successi come studioso, dell’umorismo ed era arguto. Un
West descrisse l’impatto che ebbe esempio del suo spirito e della sua
su di lui e su altri giovani classicisti ingegnosità si trovano nelle due
il grande studioso profugo Eduard versioni esametriche pubblicate nel
Fraenkel, arrivato a Oxford dalla 1964 di Jabberwocky, la poesia nonGermania
negli
anni
Trenta. sense di Lewis Carroll, fatte nello
Nell’insistere che «il testo deve ve- stile di Omero e del poeta greco
nire prima di tutto», Fraenkel sot- tardoantico Nonno di Panopoli.
Anche sua moglie Stephanie è
tolineava l’importanza primaria di
approntare testi riveduti degli auto- una ben nota studiosa di materie
ri antichi, mediante una scrupolosa classiche (si conobbero a un semianalisi di tutte le prove documenta- nario di Fraenkel). A lei e a tutta la
rie, piuttosto che accettare senza di- loro famiglia vanno le espressioni di
scutere le scelte dei curatori prece- profondo cordoglio di tutti gli amidenti. West diceva di avere seguito ci e colleghi per questa morte imle orme di Fraenkel apportando provvisa. È una perdita che sarà
molti miglioramenti testuali di que- acutamente sentita anche in tutto il
sto tipo. Sottolineava anche il valo- mondo degli studi classici internare di un buon commento, special- zionali.
Due documenti ecologici ante litteram per il Portogallo del Seicento
Brevi pontifici scomparsi
di FRANCISCO JAVIER FROJÁN
MADERO
ella recente enciclica
Laudato si’, firmata
il 24 maggio 2015,
solennità di Pentecoste e pubblicata il 18
giugno successivo, Papa Francesco, in 172 citazioni a piè di pagina, allude a numerosi documenti
che fanno riferimento al pianeta
Terra
e
alla
conservazione
dell’ecosistema.
Tra di essi, oltre al Cantico delle
creature di san Francesco di Assisi
e ad altre encicliche dei suoi predecessori, ci sono diversi testi conciliari, il Catechismo della Chiesa
cattolica, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, la Summa
Teologica di san Tommaso d’Aquino e altri scritti rilevanti, come la
Dichiarazione di Rio sull’ambiente
e lo sviluppo del 1992, la Commedia di Dante Alighieri, e perfino
un testo del maestro spirituale
musulmano
Ali
Al-Khawwas.
L’enciclica rinvia inoltre a significative dichiarazioni pubblicate da
varie conferenze episcopali, tra cui
quella del Portogallo, e di raggruppamenti ecclesiali di diversi
Paesi, quali la Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano
e dei Caraibi, la Federazione delle
conferenze dei vescovi dell’Asia, e
i vescovi della regione PatagoniaComahue.
N
Nel 1628 i frati carmelitani scalzi
fondarono un convento in una foresta
al centro del Paese
Gregorio XV e Urbano VIII
intervennero per tutelarla
Nel capitolo IV, riflettendo sul
mondo attuale, in cui «tutto è intimamente relazionato» (n. 137),
riprende un testo della lettera pastorale Responsabilidade solidária
pelo bem comum, pubblicata dalla
Conferenza episcopale portoghese
il 15 settembre 2003, per rivolgere
un appello a custodire e a trasmettere alle prossime generazioni
la «casa comune» che abbiamo
ereditato. Si propone la «solidarietà intergenerazionale» come un
ineludibile dovere di giustizia, nel
quale «l’ambiente si situa nella logica del ricevere». Il patrimonio
naturale, infatti, è «un prestito
che ogni generazione riceve e deve
trasmettere alla generazione successiva» (n. 159).
Si tratta, in definitiva, di un
compito che implica una «conversione ecologica». Questa metanoia
è una responsabilità individuale e
sociale che comporta un cambiamento radicale del pensare e
dell’agire, un umanesimo concreto
e un’antropologia che concepiscono l’uomo come essere in relazione e interdipendente, aperto al
mistero, al mondo che lo circonda
e agli altri uomini.
Di questa etica ambientale si è
fatta portatrice, oltre alla tradizione teologico-mistica, anche la dottrina sociale della Chiesa. Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che il settimo comandamento
esige il rispetto dell’integrità della
creazione. Papa Benedetto XVI, in
occasione dell’Agorà dei giovani
italiani del 2007, esortava le nuove gnore, provvedere alla conserva- 1622 e 1643, appena citati, purgenerazioni ad adottare scelte co- zione e al mantenimento degli al- troppo non si trovano nell’Archiraggiose e a lavorare con urgenza beri del convento di Santa Cruz vio Segreto Vaticano. Sarebbe innella difesa del pianeta, davanti di Bussaco dei carmelitani scalzi teressante verificare se ve ne sia
agli evidenti segni di squilibrio. del vescovado di Coimbra e con- traccia, invece, in qualche archivio
Una emergenza che deve com- cedere speciali grazie e favori al portoghese.
prendere non soltanto l’ambiente priore e agli altri religiosi assolIl Portogallo diviene, in questo
naturale, ma anche quello umano. vendoli da qualsiasi sentenza di modo, uno dei Paesi pionieri della
Al riguardo san Giovanni Paolo II scomunica eccetera. Proibiamo causa ecologica integrale. Un’ecoesortò a prestare attenzione sotto pena di scomunica ipso facto logia che, concepita in modo amall’ambiente naturale senza però incurrenda, che da qui in avanti pio ed esaustivo, deve possedere
disprezzare l’impegno per salva- nessuna persona, di qualsiasi au- naturalmente una marcata dimenguardare quella che lui stesso de- torità, osi senza il permesso espli- sione di solidarietà intergenerazionominò «ecologia umana» (Cente- cito del priore, che a suo tempo nale.
simus annus, 38).
Il Buçaco con la sua ricca colleha fondato questo convento, enSebbene la sensibilità e il senti- trare nella clausura al fine di ta- zione di cedri, abeti, sequoie, acamento della responsabilità ecolo- gliare alberi, di qualsiasi tipo essi cie, tigli, palme, rododendri e con
gica siano una nuova conquista siano, o fare altro danno. Nono- gli enormi esemplari di “cedro del
sempre crescente, bisogna ricono- stante qualsiasi costituzione apo- Buçaco” (Cupressus Lusitanica) tescere che esisteva già prima degli stolica o del convento o del sud- stimonia che la salvaguardia e traanni Settanta del Novecento, in detto ordine in contrario. Voglia- smissione di questi spazi unici e
cui apparve con forza il movimento ecologista in difesa della natura
e ancora prima del secolo XIX, in
cui fu creato il neologismo “ecologia” da Ernst Haeckel (1866).
In effetti, lungo la storia, orizzonti e paraggi ricchi di bellezza,
armonia, calma e silenzio — reminiscenze di un paradiso immaginato — sono stati riconosciuti, difesi e valorizzati dall’umanità.
È il caso della Mata nazionale
del Buçaco, foresta d’incomparabile bellezza che si localizza
nell’area nord della Serra dello
stesso nome, nella Beira Litoral,
regione del centro del Portogallo.
Si tratta di 105 ettari di monti ripidi, di affioramenti rocciosi e di
vallate profonde e umide, strapieni di frondosa vegetazione. Questo spazio fu creato dai frati carmelitani scalzi. Nel 1628, al centro
del bosco, fu messa la prima pietra per la costruzione di un piccolo e umile convento consacrato al
culto della Santa Croce e fu eretto
Un angolo della Mata nazionale del Buçaco (Portogallo)
un alto muro che recintava tutta
la proprietà.
Lì si stabilì una comunità di
carmelitani dediti alla vita ascetica mo che una copia di questa proi- speciali anche nella loro dimensioed eremitica in un ambiente domi- bizione si conservi affissa alle por- ne immateriale, è stata già una efnato dal silenzio. L’importanza di te del convento o in un altro luo- fettiva preoccupazione per gli amquesto cenobio e il riconoscimento go visibile a tutti. Dato a Roma, a ministratori ecclesiastici di quei
esplicito dei valori materiali, spiri- San Pietro, sotto l’anello del pe- territori nel secolo XVII.
tuali e culturali vincolati a questo scatore, il 28 marzo 1643, Anno XX
Fortunatamente, alla fine del XX
e agli inizi del XXI secolo, i valori
spazio naturale si evidenziano gra- del Nostro Pontificato».
zie a due brevi pontifici del secolo
Con il documento, si proibisce immateriali sono stati di nuovo riXVII. Entrambi attestano inequivopertanto l’ingresso al recinto reli- scoperti, grazie agli interventi di
organismi internazionali. Così,
cabilmente la preocl’Organizzazione delle Nazioni
cupazione “ecologiUnite per l’educazione, la scienza
ca” e il valore imLa conversione ecologica
e la cultura (Unesco), esalta i vamateriale di questo
lori culturali e integra anche
spazio. Questa perè una responsabilità
l’aspetto immateriale e spirituale
cezione, al più alto
prima di tutto individuale
della natura, e l’Unione internalivello delle istanze
ecclesiastiche, mette
che comporta un cambiamento radicale zionale per la Conservazione della
natura (Iucn) riconosce l’alleanza
in rilievo l’impordel
pensare
e
dell’a
g
i
re
salutare dei valori culturali e spiritanza della Mata
tuali di ogni patrimonio naturale
del Buçaco e dimodell’umanità.
stra, anche in maVivere in un permanente ed
niera evidente, come erano consi- gioso con il fine di causare quaderati questi luoghi.
lunque tipo di danno in quell’am- equilibrato contatto con l’ecosisteNel 1622, Gregorio XV fece un biente colmo di bellezza naturale. ma consente di meravigliarsi dapubblico
riconoscimento
del- Volle il Santo Padre che l’editto si vanti alla creazione, di scoprire atl’obiettivo fondamentale della Ca- pubblicasse sulle porte del con- traverso il mondo visibile lo spettacolo dell’invisibile ed entrare in
sa do Ermo del Buçaco. Nel 1643, vento o in un altro posto leggibile
un dialogo contemplativo col traun nuovo breve apostolico, di Ur- a tutti. E così fu. E grazie a ciò
scendente, con l’altro e con noi
bano VIII, costituisce probabil- conserviamo oggi le lastre comme- stessi.
mente uno dei primi documenti morative di epoca remota con i
La foresta nazionale della Serra
dell’età moderna che, con forza di due brevi sul muro della Mata. del Buçaco, posto magico di enorlegge, protegge la natura, in un Ambedue sono la forte attestazio- me valore naturalistico e ricco di
periodo di post-espansione ultra- ne dell’interesse secolare dell’esse- storia, arte, cultura e spiritualità, è
marina in cui predomina una certa re umano e concretamente della attestazione di come un patrimodegradazione e inefficacia delle Chiesa, per la custodia dei valori nio naturale, con la sua doppia dipolitiche.
materiali e immateriali vincolati mensione, materiale e immateriale,
Dice il breve di Papa Barberini, alla natura.
sia un prezioso tesoro che ogni
a perpetua memoria: «Volendo
Una recente e attenta ricerca ri- generazione deve trasmettere a
noi, per quanto possiamo nel Si- leva che i due brevi pontifici del quelle future.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 23 luglio 2015
Per i giudici di Montpellier il presepe nel municipio di Béziers non viola il principio di laicità
Nessuno
si senta offeso
di GIOVANNI ZAVATTA
Il primate anglicano alla John Moores University
Giustizia e sviluppo sostenibile
per combattere il terrorismo
LIVERPO OL, 22. «Negli ultimi 18
mesi sono centinaia, se non addirittura migliaia, gli anglicani che hanno perso la vita. In tutto il mondo
ci troviamo ad affrontare questa triste realtà. I nostri vescovi dialogano
con coloro che attaccano, rischiando
la propria vita nel dialogo». È
quanto ha affermato l’arcivescovo di
Canterbury e primate della Comunione anglicana, Justin Welby,
durante un convegno svoltosi a Liverpool presso la John Moores University.
«Nel nostro Paese, la Chiesa agisce, non parla soltanto. La Church
of England — ha ricordato Welby —
ha investito ingenti risorse di persone e di tempo, con il gradito sostegno del Governo che ha varato il
Near Neighbours Programme, per
cercare di dialogare e aiutare le mi-
noranze. Non siamo ingenui, sappiamo che per affrontare certe situazioni ci vuole tanta determinazione.
La comprensione delle reciproche
tradizioni e un chiaro approccio alla
riconciliazione ci aiuterebbero a trasformare la violenza distruttiva in
una sorta di “cortese disaccordo”».
Secondo il primate anglicano,
«l’islam non è nostro nemico, ma è
una fede con la cui teologia, come
cristiano, sono in disaccordo.
L’esperienza di centottanta anni di
guerra di religione europea dimostra
che la differenza teologica o ideologica non va affrontata con la forza
ma con il dialogo. Questa è la lezione più importante della pace di Westfalia del 1648».
Welby non ha dubbi nell’affermare che «lo Stato islamico (Is), gruppo terroristico perverso, deve essere
Iniziativa del vescovo di Hyderabad
In Pakistan
una festa comune
HYDERABAD, 22. In occasione delle
celebrazioni per la fine del Ramadan, il mese sacro di digiuno e
preghiera islamico, il vescovo di
Hyderabad in Pakistan ha aperto
le porte della propria casa «ai nostri fratelli e sorelle musulmani»
per un momento di festa comune.
Monsignor Samson Shukardin,
nominato di recente nella diocesi
del Sindh, provincia a sud del Pakistan, ha voluto promuovere in
occasione dell’Eid al Fitr (ovvero
Eid, che in arabo significa “festa”
e Fitr, “fine del digiuno”), una delle feste più importanti della religione islamica, un momento di in-
Dalla Corte suprema
Sospesa la pena
di morte
per Asia Bibi
LAHORE, 22. La Corte Suprema
del Pakistan ha accettato di riesaminare il caso di Asia Bibi, la
donna cristiana condannata a
morte per blasfemia. Conseguentemente, la pena decisa nel
precedente grado di giudizio è
stata sospesa. La decisione del
più alto tribunale del Paese è
arrivata al termine di un’udienza svoltasi questa mattina a
Lahore. A darne notizia è stato
uno degli avvocati difensori della donna, il musulmano Saiful
Malook.
Presente in aula, Joseph Nadeem, capo della “Renaissance
Education Foundation” — che
cura le spese legali e assiste la
famiglia di Asia Bibi — ha raccontato all’agenzia Fides che
l’udienza si è svolta in un clima
sereno: «Quello di oggi — ha
detto Nadeem — è un passo
avanti importante. Siamo molto
soddisfatti. Ora è il momento
di pregare insieme» perché «sia
fatta giustizia e Asia venga rilasciata».
contro e dialogo interreligioso in
una nazione spesso teatro di violenze confessionali.
L’incontro si è svolto la settimana scorsa, il giorno 27 del Ramadan, meglio conosciuto come la
“Notte del destino”, in cui,
secondo gli islamici, Allah ha rivelato i primi versi del Corano al
profeta Maometto. Voluto con forza dal neovescovo, esso ha visto la
partecipazione
di
funzionari,
leader religiosi, amici e personalità
di primo piano di entrambe le fedi. Al termine del digiuno giornaliero si è tenuta una preghiera comune, cui è seguito un momento
conviviale.
Accogliendo i presenti, monsignor Shukardin ha letto il messaggio pubblicato dal cardinale JeanLouis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in occasione dell’inizio
del Ramadan: “Cristiani e musulmani: insieme per contrastare la
violenza perpetrata in nome della
religione”. Il documento è stato
letto in inglese, poi riassunto in
urdu perché tutti potessero comprenderlo. Al termine della lettura,
i partecipanti hanno applaudito
mostrando di apprezzare le parole
del cardinale, intavolando poi una
discussione sui temi e i passaggi
più importanti del testo.
Fra gli obiettivi comuni, il desiderio di rafforzare i legami fra musulmani e cristiani e la condanna
netta e senza distinzioni delle
violenze commesse in nome della
religione nel mondo, perché “i
terroristi non hanno fede” alcuna.
Per prevenire gli abusi, è stata
l’opinione condivisa, servono unità, tolleranza e capacità di accettare l’altro.
I leader musulmani e le personalità politiche presenti hanno accolto con particolare favore gli auguri di Papa Francesco al mondo
islamico per la festa di Eid al Fitr,
sottolineando al contempo come
l’incontro di Hyderabad possa essere il punto di partenza per «rafforzare la cooperazione futura».
Per il vescovo Shukardin si è trattato di «un raggio di speranza
perché si possano costruire rapporti di armonia e amore fra esponenti di fedi diverse e promuovere la
pace fra le comunità».
affrontato e contenuto in una sorta
di azione di polizia» internazionale:
«I loro terribili attacchi contro migliaia di persone di fede sono un
pericolo letale per i valori umani da
cui dipende la convivenza civile».
Per l’arcivescovo di Canterbury
occorre «dare priorità allo sviluppo
e lavorare sempre a favore dei poveri, sia a livello nazionale che internazionale» anche per scoraggiare i
giovani ad avvicinarsi a gruppi
estremisti.
«L’imminente incontro di Parigi
sul clima — ha ricordato — è un momento di svolta per la comunità
mondiale. Papa Francesco nella sua
recente enciclica sottolinea la centralità della fede in Gesù Cristo per la
cura dell’ambiente e in molte altre
affermazioni ricorda la centralità
dell’amore per i poveri. Porre fine
alla povertà estrema e mitigare il
cambiamento climatico, che colpisce
in modo sproporzionato i più poveri del pianeta, sono priorità del
prossimo futuro. Come per la lotta
alla povertà e il cambiamento climatico — ha concluso Welby — i Governi — e solo i Governi — possono
svolgere un ruolo significativo nella
lotta al riciclaggio di denaro e alla
corruzione che finanziano le organizzazioni violente. Ciò è particolarmente evidente nei maggiori centri
finanziari del mondo, quelli in cui il
volume di attività rende più facile
nascondere gli illeciti».
Dalla Chiesa caldea
aiuti umanitari
ai musulmani in Iraq
BAGHDAD, 22. Grande gesto di solidarietà e fratellanza della Chiesa
caldea in Iraq nei confronti della
comunità musulmana. Nei giorni
scorsi, infatti, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, accompagnato dal vicario patriarcale monsignor Basel Yaldo, dal
suo segretario padre Thomas Benham e da alcuni esponenti della
Caritas Iraq, ha personalmente portato aiuti alimentari e farmaceutici a
250 famiglie di profughi musulmani
delle province di Anbar e Salahuddin in un campo lungo il fiume Eufrate, nei pressi della città di Ramadi in occasione della festa di Eid al
Fitr che segna la fine del mese di
Ramadan.
Dopo aver espresso gli auguri per
la festa, il patriarca — riferisce il sito
baghdadhope — ha augurato alle famiglie del campo di poter far ritorno al più presto nelle proprie case.
Si tratta della sesta volta che il patriarcato caldeo e la Caritas Iraq
portano aiuti alle famiglie di profughi musulmani.
In occasione dell’inizio del Ramadan, il patriarca Sako aveva inviato
un messaggio alla comunità musulmana nel quale aveva sottolineato
«l’urgenza di una riconciliazione nazionale che, attraverso la realizzazione delle riforme politiche necessarie,
non escluda nessuna delle componenti della società irachena. Il vero
eroismo — ha detto il patriarca caldeo — non è quello di chi combatte
guerre e uccide di più. Il vero eroe
è colui che opera per la pace, a favore della libertà e della dignità di
tutti».
Il presepe di Béziers è salvo. Il sindaco, Robert Ménard, ha già annunciato che per il prossimo Natale
ne allestirà uno ancora più bello e
più grande all’entrata del municipio
«per rendere omaggio alla nascita di
Cristo». Il 16 luglio il Tribunale amministrativo di Montpellier gli ha
dato ragione. Quel presepe — nel
dicembre scorso al centro di aspre
polemiche e di un ricorso presentato
dalla Ligue des droits de l’homme —
potrà restare al suo posto, ovvero la
hall del Comune di Béziers, nel dipartimento di Hérault (LanguedocRoussillon).
Nessun attentato ai principi di
laicità, libertà di coscienza e neutralità del servizio pubblico, nessuna
violazione dell’articolo 28 della legge del 9 dicembre 1905 (sulla separazione fra le Chiese e lo Stato) che
proibisce di «elevare o apporre
qualsiasi segno o emblema religioso
sui monumenti pubblici o su qualsiasi luogo pubblico, con l’eccezione
degli edifici che servono al culto,
dei terreni di sepoltura nei cimiteri,
dei monumenti funerari, e dei musei
od esposizioni». Per i giudici la riproduzione della scena della nascita
di Gesù di Nazareth ha sì «soprattutto e necessariamente un significato religioso» ma il divieto previsto
dal suddetto articolo non riguarda
l’insieme degli oggetti aventi un significato religioso ma solo quelli
che «simbolizzano la rivendicazione
di opinioni religiose». Il tribunale
di Montpellier ha in pratica fatto riferimento all’idea di una separazione «flessibile ed equilibrata» fra il
culto e la sfera pubblica, conforme
allo spirito che guidò il legislatore
nel 1905 e in particolare il relatore
del provvedimento, Aristide Briand,
per il quale solo gli oggetti aventi
un carattere chiaramente simbolico
rientrano
nell’ambito
dell’interdizione.
I giudici inoltre constatano che
l’installazione del presepe all’entrata
del municipio di Béziers è stata
sempre presentata come un’esposizione nel quadro di animazioni culturali organizzate in occasione delle
feste natalizie, «senza alcun elemento che riveli un’intenzione differente
o la manifestazione di una preferen-
Il sindaco di Béziers accanto al presepe esposto nel dicembre scorso all’entrata del municipio
za per le persone di confessione cristiana». Insomma, quell’installazione non aveva caratteristiche di
«ostentazione di simboli della religione cristiana» e non rientrava
nell’ambito dei divieti imposti
dall’articolo 28 della legge del 1905.
Il tribunale, quindi, non rilevando
fra l’altro nell’acquisto dei personaggi del presepe alcun finanziamento
di un progetto o di un’attività di carattere cultuale, ha respinto il ricorso. Questa decisione si è posta sulla
stessa linea adottata dal Tribunale
amministrativo di Melun (nell’Îlede-France) che, il 22 dicembre scorso, ha considerato il presepe come
una tradizione più che un emblema
religioso.
«Una sentenza storica contro tutti
i laicisti che vogliono imporsi a ogni
costo», ha commentato il sindaco
Ménard che a dicembre si è rifiutato
di smontare il presepe malgrado
una lettera del prefetto lo invitasse a
riconsiderare la sua iniziativa. Non
era andata allo stesso modo nella
Loira quando il tribunale di Nantes
ha imposto al consiglio generale
della Vendée (terra di antica tradizione cattolica) di togliere la scena
della Natività allestita ogni anno
nella hall della sede del dipartimento. I giudici di Montpellier, nella
loro sentenza, citano anche il parere
dell’Osservatorio della laicità (organismo in seno al Governo) che a dicembre ha precisato che, «se il presepe è considerato come un “emblema religioso” ed è installato in un
locale dell’amministrazione statale,
allora ciò contravviene la legge del
1905. Ma — si sottolinea — spetta al
magistrato esaminare ogni situazione, caso per caso, poiché le tradizioni locali culturali (i santons in Provenza per esempio) possono essere
argomenti da presentare davanti ai
giudici».
Anche nel pieno delle polemiche i
vescovi hanno mantenuto sulla questione riserbo e prudenza. Solo una
dichiarazione, ma efficace, del portavoce della Conferenza episcopale
francese, monsignor Bernard Podvin: «La Chiesa cattolica rispetta la
neutralità dello Stato ma bisogna
essere “ciechi” per non vedere che il
presepe tocca la popolazione da un
punto di vista affettivo, molto più
del suo significato religioso».
Studio del Center for Applied Research in the Apostolate di Washington
Mancano preti e parrocchie
dove cresce il numero dei cattolici
WASHINGTON, 22. La popolazione
cattolica mondiale sta crescendo così rapidamente che il numero attuale dei sacerdoti e delle parrocchie
non basta più. È la principale conclusione di uno studio condotto dal
Center for applied research in the
apostolate (Cara) della Georgetown
University di Washington. Tale realtà — spiega Aci Prensa che attraverso un’intervista a Mark Gray, ricercatore associato al Cara, dedica un
servizio all’indagine — comporta
una sfida da affrontare: con un aumento globale del numero dei fedeli, specialmente in Africa e in Asia,
ma con una crescita insufficiente del
numero delle parrocchie e dei sacer-
doti, i cattolici hanno minori opportunità di ricevere i sacramenti e di
partecipare alla vita comunitaria.
Lo studio, intitolato Global catholicism. Trends & forecasts, ha considerato statistiche fornite dal Vaticano
o provenienti da altre inchieste, a
partire dal 1980, per scoprire i luoghi dove la Chiesa cattolica è cresciuta o diminuita a livello parrocchiale e per prevedere i dati demografici dei prossimi anni.
Sono state analizzate le cifre relative a cattolici, sacerdoti, religiosi,
parrocchie, ricezione dei sacramenti,
seminaristi e istituzioni cattoliche
(come ospedali e scuole) in Africa,
Asia, Europa, Oceania e America.
Gray spiega che una delle problematiche emerse dalla ricerca è che la
maggioranza delle parrocchie si
concentra in Europa e in America
dove la Chiesa sperimenta un declino o una stagnazione nella popolazione. In altri continenti invece, come Africa e Asia, i cattolici crescono
ma non ci sono chiese sufficienti
per servirli.
Altro dato riguarda la partecipazione ai sacramenti della Chiesa che
cala con il crescere dell’età. Accanto
a un numero molto alto di battesimi, ce n’è uno inferiore di comunioni, e cifre via via minori per cresime
e matrimoni.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 23 luglio 2015
pagina 7
Concluso a Taiwan l’incontro dei giovani cattolici
Protagonisti
di una missione più grande
TAIPEI, 22. Da Tainan a Tainan.
Dopo nove anni la giornata della
gioventù di Taiwan è tornata quest’anno nella diocesi dove nel 2007
si svolse la prima edizione. Dal 15 al
20 luglio l’evento, sotto lo slogan
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio», ha riunito più di trecento giovani cattolici con l’obiettivo della condivisione, per conoscere
nuovi amici, porsi in relazione con
fedeli di altre generazioni ed entrare
in contatto con ragazzi di altre parrocchie e con le associazioni ecclesiali impegnate nel sociale.
L’iniziativa — informa AsiaNews
— è stata presa dai vescovi dell’isola
sulla scia della più famosa giornata
mondiale della gioventù. Sebbene la
popolazione cattolica taiwanese non
sia molto numerosa (quasi trecentomila fedeli), i giovani sono attivi ed
entusiasti. «La cosa più importante
è vedere l’entusiasmo dei giovani, è
mettere insieme le energie per costruire qualcosa tutti insieme», dichiara il vescovo di Tainan, Bosco
Lin Chi-nan. «Abbiamo cominciato
nove anni fa questa esperienza estiva, proprio qui a Tainan, e ora siamo tornati al luogo dove tutto è cominciato, perché abbiamo visitato
tutte le diocesi dell’isola, ogni anno
una diversa».
Nel 2007 a Tainan il tema fu
«Amatevi come io vi ho amato», nel
2008 a Taipei «Ricevete la forza
dello Spirito e siate miei testimoni»,
nel 2009 a Taichung «Giovani alzatevi, siate la speranza di Taiwan».
Nel 2010 a Hsinchu al centro della
riflessione c’era la domanda «Signo-
re, cosa devo fare per ottenere la vita eterna?», quindi a Kaohsiung nel
2011 «Amore e solidarietà, ricapitolare tutto in Gesù», a Kiayi nel 2012
«Rallegratevi nel Signore sempre».
Il tema scelto a Hwalien nel 2013 è
stato «Andate e fate discepoli tutti i
popoli», mentre l’anno scorso a Taipei «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto». Nel 2016 la decima giornata della gioventù taiwanese si terrà a Taichung; durante i
prossimi mesi verrà rivelato il nuovo
tema.
«Dopo le grandi giornate mondiali della gioventù — spiega monsignor Lin Chi-nan — ci siamo accorti
che i nostri partecipanti tornavano a
Taiwan entusiasti e rinvigoriti. Così
abbiamo deciso di organizzarci anche tra noi per dare la possibilità ai
nostri giovani di conoscersi a vicenda e di sentirsi incoraggiati dall’essere una grande comunità». I giovani, come Fargy, intervistata da una
televisione locale, confermano: «Il
messaggio del Vangelo è molto bello e attraente, ci sentiamo parte di
una missione più grande e vogliamo
contagiare anche i nostri coetanei»,
ha affermato.
«Lavorare con i giovani e con i
ragazzi significa seminare per il futuro», sottolinea il vescovo di Kiayi,
Thomas Chung An-zu, secondo il
quale «le giovani generazioni si faranno carico del futuro di Taiwan e
non dovranno dimenticarsi di prendersi cura dei più deboli e degli anziani». Proprio per questa ragione
la settimana scorsa, durante l’evento, sono state organizzate diverse vi-
site di aiuto e di volontariato agli
ospedali cittadini e alle case di riposo, per offrire anche solo un po’ di
compagnia a chi è più solo, soprattutto agli anziani che non hanno familiari che vanno a visitarli durante
la settimana.
Nei mesi scorsi i giovani della
parrocchia del Sacro Cuore a Taipei
sono stati protagonisti di un’originale missione: mettere in scena le parabole di Gesù presenti nel Vangelo,
raccontare la vita di Cristo attraverso una rappresentazione teatrale e
coinvolgere il numero maggiore di
fedeli nella performance. Come riferito da AsiaNews, è iniziato tutto
l’anno scorso in occasione degli incontri settimanali fra un gruppo di
studenti e il parroco. I giovani hanno manifestato il desiderio di
“drammatizzare” il Vangelo del
giorno, «per renderlo più comprensibile e più nostro», in pratica di
sottolineare l’importanza delle parabole di Gesù, delle storie e dei racconti della Bibbia, collegandole con
i problemi affrontati dal gruppo e
con le scelte personali di ognuno.
Sono stati quindi studiati i dettagli
della pagina del Vangelo prevista
dalla liturgia della domenica e i ragazzi hanno cominciato a metterla
in scena. Grazie all’entusiasmo che
ha provocato, da poche decine si è
arrivati presto al centinaio di presenze. L’arcidiocesi di Taipei e le altre diocesi di Taiwan hanno invitato
il gruppo del Sacro Cuore a offrire
durante l’estate giornate di formazione e approfondimento.
Il cardinale Bo per la Giornata dei genitori in Myanmar
Un Paese
a modello familiare
YANGON, 22. «Ci aspettiamo che i
nostri governanti siano buoni genitori per tutta la nazione. Nella nostra cultura, i genitori sono venerati
come divinità. Secondo le nostre
tradizioni, i nostri governanti hanno
il diritto e il dovere di promuovere
il benessere di tutti»: è l’appello rivolto dal cardinale Charles Maung
Bo, arcivescovo di Yangon, ai leader
della nazione birmana. In un messaggio diffuso in occasione della
“giornata dei genitori”, il cardinale
— riferisce l’agenzia Fides — ha affermato che «per cinquant’anni, nei
giorni bui della dittatura, il popolo
non ha avuto famiglia. Quando è
venuta la democrazia, abbiamo sperato che avrebbe portato lo spirito
di famiglia in tutti noi. Grandi
aspettative sono riposte sui nostri
leader: la nazione guarda a loro per
rendere questo Paese una vera famiglia». In numerose occasioni il porporato ha ribadito quanto sia importante per il Myanmar l’unità e la
pace proprie dell’istituto famigliare.
L’arcivescovo di Yangon ha evidenziato, però, le forti difficoltà in
questo tortuoso cammino. «Il nostro sistema economico sta disgregando le famiglie. Milioni di nostri
giovani — ha spiegato il porporato
— sono lontani dai loro genitori.
Ciò ci ha reso poveri; l’integrità della famiglia viene erosa dalla povertà
del Paese. Lo spirito famigliare è
debole. La maggior parte dei figli
e delle figlie del Myanmar sono poveri».
Il recente censimento — ha ricordato il cardinale — fornisce un quadro doloroso: il 40 per cento della
popolazione birmana, infatti, vive al
di sotto della soglia di povertà e negli Stati di Chin e Rakhine la povertà tocca addirittura il 70 per cento. Ciò genera e alimenta il fenomeno della migrazione, e in molti villaggi vivono soltanto persone molto
anziane e bambini molto piccoli.
Molto spesso i genitori sono costret-
ti ad emigrare lasciando i propri figli in affidamento ai nonni. «Le famiglie — ha proseguito il porporato
— sono ulteriormente divise per la
tratta degli esseri umani nelle città
di confine. Le famiglie si disgregano
per mancanza di istruzione, per minacce di droga, o per i conflitti armati». Per questo il cardinale Bo si
è rammaricato nel sottolineare che
«i nostri governanti non sono stati
all’altezza delle nostre aspettative
come genitori. Sono diventati protettori di un capitalismo clientelare,
come ha avvertito il Papa in Sud
America, in un’economia che ha il
profitto come unico movente».
L’arcivescovo di Yangon ha ricordato nel suo messaggio: «Il mondo
si pone una domanda: i nostri governanti sono capi per tutti o solo
per pochi? Per secoli abbiamo vissuto insieme come fratelli e sorelle. Le
diverse fedi vivevano in armonia.
Per cinque decenni il Myanmar è
stato modello di una società compassionevole, anche se il popolo era
oppresso da uomini malvagi. Ma a
partire dal 2010 — ha spiegato — i
nostri leader, che sono come i nostri
genitori, non sono riusciti a controllare le manifestazioni di odio diffuse
da frange religiose estremiste», che
destabilizzano
l’equilibrio
del
Myanmar.
«La guerra va avanti in varie parti del Paese. Nostri fratelli e sorelle,
di tutte le religioni e razze, sono
colpiti da questo odio. Più di duecentomila nostri fratelli sono ora
sfollati interni. Sapranno i governanti di questo Paese evitare ogni
tentazione di discriminare le persone per razza o religione? Sapranno
accettare l’uguaglianza e costruire
una nazione unita come una sola famiglia? A prescindere dalla loro volontà — ha concluso il cardinale Bo
— i nostri leader hanno bisogno delle nostre preghiere. Preghiamo,
quindi, per i nostri genitori: i governanti».
Denuncia del Global Council of Indian Christians
Ancora
conversioni forzate in India
Messaggio della Conferenza episcopale delle Filippine sulla tutela dell’ambiente
Custodi e non padroni
MANILA, 22. «Agire sui cambiamenti
climatici è una questione di giustizia
sociale»: per questa ragione i vescovi
delle Filippine ritengono necessario
e urgente un intervento da parte di
tutti i leader di Governo, in occasione dell’imminente conferenza sul clima di Parigi (Cop21), affinché si
ponga maggiore attenzione alla salvaguardia del creato.
In un messaggio della Conferenza
episcopale, a firma dell’arcivescovo
di Lingayen-Dagupan e presidente
della Conferenza episcopale, monsignor Socrates B. Villegas, che cita
l’enciclica di Papa Francesco Laudato
si’, i presuli esortano i cristiani ad essere «appassionati nella custodia
dell’ambiente e a essere custodi e
non padroni». Ciò è possibile con
un impegno quotidiano e con la sensibilizzazione di tutti.
Da qui l’appello dei vescovi a tutti
i credenti e agli uomini di buona volontà a focalizzare l’attenzione sulla
prossima Conferenza mondiale di
Parigi. «La Laudato si’ ci insegna che
il nocciolo della questione del
cambiamento climatico è la giustizia» fanno notare i vescovi, ricordando che «la nozione di bene comune
si estende anche alle generazioni future».
Riprendendo i concetti di “sviluppo sostenibile” e di “solidarietà inter-
generazionale”, il messaggio dei vescovi sottolinea che «cominciando a
pensare al tipo di mondo che stiamo
lasciando alle generazioni future,
guardiamo le cose in modo diverso;
ci rendiamo conto che il mondo è un
dono che abbiamo ricevuto gratuitamente e che dobbiamo condividere
con gli altri. Non possiamo più vedere la realtà in modo puramente
utilitaristico — hanno proseguito —
in cui l’efficienza e la produttività
sono interamente orientate al beneficio individuale. La solidarietà intergenerazionale non è un optional, ma
piuttosto una questione fondamentale della giustizia».
I presuli filippini si impegneranno
anche a promuovere una formazione
pastorale sui temi del cambiamento,
per
garantire
una
conoscenza
adeguata del problema e i giusti
orientamenti per un «discernimento
collettivo».
La riflessione della comunità ecclesiale sul bene comune — conclude
il testo — «dovrebbe influenzare i responsabili politici e tradursi in azione».
Intanto, il prossimo 29 luglio si
procederà alla benedizione e alla
successiva consegna di 132 nuove
abitazioni ad Ajuy, nella provincia di
Iloilo, che verranno destinate ai sopravvissuti del tifone Yolanda. Ad
annunciarlo è il Jaro Archdiocesan
Action Center (Jasac), secondo cui la
cerimonia di consegna inizierà alle 8
del mattino con una solenne concelebrazione
eucaristica
presieduta
dall’arcivescovo di Jaro, monsignor
Angel N. Lagdameo.
Il nuovo complesso abitativo,
chiamato “Caritas Village” consiste
in 66 case bifamiliari, costruite su un
terreno di 1,6 ettari nel rione di Malayu-an. Assieme alle abitazioni,
l’area offre anche un sistema di strade, fognature e impianto idrico, un
luogo dedicato ai bambini, un edificio multifunzionale, un campo da
basket, e tutta una serie di servizi e
di programmi per lo sviluppo
dell’area.
Il progetto si è reso possibile grazie all’impegno di Caritas Austria attraverso Caritas Internationalis, Nassa/Caritas Filippine, la Chiesa locale
e, in particolare, l’arcidiocesi di Jaro
attraverso il comitato per la pastorale
sociale. Il centro ospiterà 132 famiglie, le cui case sono state completamente distrutte dal tifone e che non
sono state ricostruite perché i proprietari dei terreni non hanno concesso il nulla osta o perché erano entro la zona dove è stata vietata la riedificazione, secondo il provvedimento emanato dopo il tifone.
Con il passaggio di Yolanda — ha
spiegato il direttore del Jasac, Meliton Oso — «questa gente non ha
perso solo le proprie case, ma anche
ogni mezzo di sostentamento. Per
questo è importante aiutare le famiglie a riguadagnare i mezzi per vivere e rendere le loro comunità di nuovo funzionali. Non possiamo permetterci — ha concluso Oso — di ridurre questa gente allo stato di mendicanti».
La Chiesa nelle Filippine ha già
stanziato circa 9,7 milioni di euro in
progetti di recupero, assistenza, riabilitazione, a favore di oltre due milioni di persone colpite dal tifone.
Questo, abbattutosi sulle isole Visayas l’8 novembre 2013, ha colpito
con modalità diverse e diversi livelli
di gravità almeno undici milioni di
persone, sparse in 574 fra municipalità e città; per un ritorno alla normalità sarà necessaria una spesa di almeno otto miliardi di dollari.
Ancora oggi i dispersi risultano oltre 1.700. L’estensione del territorio,
la sua frammentazione e la difficoltà
nell’accedere ad alcune aree hanno
rappresentato un serio ostacolo agli
interventi. Nelle settimane successive
alla tragedia anche il Pime (Pontificio istituto missioni estere) ha lanciato una raccolta fondi per aiutare i
sopravvissuti.
THIRUVANANTHAPURAM, 22. «Queste sono conversioni forzate, che si
realizzano grazie ai vantaggi che
vengono concessi ai dalit indù, sikh
e buddisti». Con queste parole Sajan George, presidente del Global
Council of Indian Christians (Gcic)
ha commentato la conversione di
trentanove dalit (senza casta) appartenenti a undici famiglie cristiane, organizzata dal partito fondamentalista indù The Viswha Hindu
Parishad (Vhp), nel Kerala.
La cerimonia di riconversione
all’induismo — riferisce l’agenzia
AsiaNews — si è svolta nei giorni
scorsi nel tempio di Nallaveetil
Bhadrakali, nei pressi di Cheriyanadu. Preghiere tradizionali sono
state pronunciate come rito purificatore.
«Noi andiamo avanti con la nostra iniziativa — ha detto Prathap
G. Padickal, capo del Vhp e organizzatore dell’evento — e molte altre famiglie di altre religioni verranno presto convertite all’induismo. Veniamo contattati da molte
persone che voglio tornare alla loro fede d’origine».
I dalit cristiani — gran parte dei
quali proviene da comunità pentecostali e da altre confessioni non
cattoliche — sono esclusi dai vantaggi di cui godono le comunità
dalit induiste, e sono quindi un
obiettivo facile per il partito del
Vhp.
«Gli uomini del Viswha Hindu
Parishad — ha spiegato Sajan
George — hanno preso di mira i
dalit perché appartengono alla
classe più bassa della piramide sociale. Garantire vantaggi ai dalit
indù, sikh e buddhisti (e non ai
cristiani) — ha ricordato il presidente del Gcic — è discriminatorio
e va contro la Costituzione dell’India, che garantisce agli articoli 14,
15 e 16 un trattamento equo per
tutte le religioni. Un altro aspetto
importante è che queste riconversioni sono causa di disarmonia
nelle comunità e alimentano discordia tra la gente».
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