Indice Editoriale • Cerimonia di apertura dell’anno scolastico 2009-2010 ............ 0 3 • Omaggio al Dott. Socrate Mattoli ................................. 0 5 • La Scuola ................................................................. 0 7 • In crescendo .......................................................... 0 8 • Il Giorno della Memoria ........................................... 0 9 • Italiani – Popolo Antico e Civilizzato ........................ 1 1 • O Holocausto e as canções do Gueto .................... 1 2 • Riflessioni degli alunni sul Giorno della Memoria .......... 1 4 • GOMORRA - Il libro e il film ............................................ 1 5 • La Mostra di Scienze al Liceo ................................... 1 6 • Progetto 3º Liceo: Questione Ambientale ............. 1 6 • Mostra di Scienze alla Scuola Media ........................ 1 7 • Cronaca .................................................................. 1 8 • Ubatuba - Viaggio d’Istruzione ................................ 1 8 • Mostra Artistica e Cultural .......................................... 2 0 • L’iliade" alla Montale ........................................................ 2 2 • Gemellaggio ............................................................. 2 2 • Nella terra di Maradona e del Tango! ..................... 2 3 • L’indifferenza secondo me ...................................... 2 5 • Sobre o ensino da História ..................................... 2 5 • Recensione ............................................................. 2 7 • Visita alla Pinacoteca: Matisse .................................... 2 7 • In ricordo della prof.ssa Anita Salmoni ............................ 2 8 • IX Settimana della lingua italiana nel mondo ............. 2 9 • Book Review .......................................................... 3 0 • “Ciclo Era Digitale” .................................................. 3 0 • Crise econômica e desenvolvimento sustentável ..... 3 0 • Férias agitadas ........................................................ 3 0 • Centenário da descoberta da Doença de Chagas ..... 3 1 • Medo de dirigir ................................................................ 3 1 • Iniziative dell’italianistica brasiliana ............................. 3 2 • Cinedidattica ........................................................... 3 3 • Educação Musical na Escola .................................... 3 4 • Experiência Musical na Itália... ................................ 3 5 • Momentos poéticos ............................................... 3 6 • Una lettrice ci scrive direttamente da Roma ............. 3 6 • Il convitto Umberto I - Torino ........................................ 3 7 • Ringraziamento ....................................................................... 3 7 • Lettura per le vacanze ........................................................... 3 7 • Autorità, Fondatori, Direzione e Rappresentanti .................... 3 8 Bollettino informativo e culturale della Scuola Italiana "Eugenio Montale" ANNO 7 – N. 15 – Dicembre 2009 Direzione: Carlo Alberto Dastoli ([email protected]) Revisione dell'italiano: Carlo Alberto Dastoli e Victor Vallerini Revisione del portoghese: Carlo Alberto Dastoli Correttori di bozze: Carlo Alberto Dastoli e Victor Vallerini Giornalista Responsabile: Lizandra Magon de Almeida (MTb 23.006) Composizione grafica: www.casadartecomunicacao.com.br Tiratura: 1000 copie 2 Carissimi soci e amici dell’Eugenio Montale, A rrivati alla fine del 2009 vorrei trasmettervi qualche buona notizia sulla nostra Scuola. È stato un anno molto impegnativo per quanto riguarda l’amministrazione e la didattica. Come ben sapete, la nostra Scuola è considerata una scuola internazionale poiché più del 75% delle lezioni viene fatto in italiano, con l’obbligo di avere professori di madre lingua italiana e laureati in Italia. Non è facile trovare questa disponibilità in Brasile, anche se oggi il Brasile è molto ammirato in tutto il mondo. Queste caratteristiche della nostra Scuola creano qualche scompenso che viene corretto dalle nostre direttrici didattiche Paola Capraro e Leila Andrade, ora assecondate anche dal prof. Vallerini, ritornato di recente nella nostra Scuola. Tanti progetti importanti, alcuni dei quali potrete vedere in queste pagine preparate dal prof. Dastoli per Il Girasole, sono stati svolti dai nostri professori nei vari ordini di studio: Fiera di Scienze, discussioni su temi importanti, Settimana della Lingua Italiana, Mostra Culturale, Viaggi d´Istruzione, visite guidate e tanti altri. Per quanto riguarda l’amministrazione, il nostro responsabile Fabio Bordi, con grosso impegno, è riuscito a riassestare le finanze, a fare dei lavori importanti di pittura delle strutture metalliche e finitura di soffitti e, principalmente, liquidare parte dei nostri debiti dell’INSS e rateizzarne altri tramite il programma del REFIS. Ovviamente per raggiungere queste vittorie ci è voluto molto impegno dei nostri dirigenti, professori, personale amministrativo e ausiliare, con la ferma supervisione del Comitato Gestore. Il Comitato, come sapete, è composto da sei rappresentanti dei fondatori e benemeriti (Arcari, Benedetti, Bezzi, D’Anna, Fabbriziani, Papaiz), sei rappresentanti dei genitori (Arpino, Castro, Funari, Pravadelli, Santello, Saraiva e Oliva) e un rappresentante degli ex alunni (Lacava). Tutti lavorano in forma volontaria. Un ringraziamento speciale va a Papaiz , Udinese, Mantecorp e Pollastri per le donazioni. Auguriamo buona fortuna a Saraiva e Arpino, che sono andati a studiare e a lavorare nell’emisfero nord. Ci mancherà tantissimo il nostro fondatore Socrate Mattoli, scomparso nel mese di luglio. Finalmente un grosso ringraziamento va al nostro Ambasciatore Valensise, partito dal Brasile e andato in Germania, ed un benvenuto al nuovo ambasciatore La Francesca, e a tutte le autorità consolari di San Paolo, che ci appoggiano quotidianamente. Auguro a tutti un Buon Natale in famiglia e che il 2009 ci porti ogni bene. Sandra Papaiz presidente del Comitato Gestore Apertura Cerimonia di apertura dell’anno scolastico 2009-2010 fotos WRTC Digital I l 17 agosto 2009, alle ore 9:00, si dà il via al ventisettesimo anno scolastico della Scuola Italiana Eugenio Montale. Presenti alla cerimonia di apertura: il Console Generale d’Italia Min. Plen. Marco Marsilli, il Dirigente dell´Ufficio Scuola del Consolato Dott. Alessandro dell´Aira, il presidente del Comitato Gestore Dott.ssa Sandra Papaiz, il presidente della Camera di Commercio Italo-Brasiliana Dott. Edoardo Pollastri, il presidente dell’ICIB (Instituto Cultural Italo-Brasileiro) Dott. Marcio Arcari, Padre Giorgio Cunial, le Direttrici Dott.ssa Paola Capraro e la Prof.ssa Leila Andrade, i docenti, gli alunni e i genitori. Padre Giorgio Cunial rivolge un saluto a tutti e pronuncia la preghiera di benedizione: “Padre della luce, fa’ di noi, alunni e docenti, i discepoli di quella sapienza che ha come libro, cattedra e maestro il Cristo tuo Figlio; assisti e proteggi tutti i membri della comunità educante perché le nuove generazioni siano promosse nella scuola e nella vita; aiutaci a dare un valido contributo all’edificazione della civiltà dell’amore a lode e gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen.” Il prof. Gemma saluta le autorità presenti ed invita la Dott.ssa Sandra Papaiz a salire sul palco. “Eccoci qui riuniti per l’apertura dell’anno scolastico 2009-2010 – esordisce la Dott.ssa Sandra Papaiz – un’apertura che è slittata di una settimana per cause involontarie. Come sarà quest’anno? Sarà questo l’anno in cui il mondo uscirà dalla crisi finanziaria? Ci sarà una vera preoccupazione per l’ambiente e per lo sviluppo sostenibile? I professori magari saranno più buoni e daranno ottimi voti? Ragazzi, io a sin: il Console Marco Marsilli, la prof.ssa Pollastri, il Dott. Dell'Aira, la Dott.ssa Papaiz, il Padre Cunial, il Dott. Pollastri e il prof. Dastoli 3 la sig.ra Nicoletta Mattoli e la Dott.ssa Sandra Papaiz; in fondo: il Dott. Angelo Vecchi e consorte. non vi prometto niente. Vi assicuro che sarà un anno molto impegnativo. Vorrei ricordare qui l’esempio di due grandi uomini che purtroppo sono deceduti di recente: l’ing. Socrate Mattoli, il nostro più grande fondatore e il Dott. Amedeo Bobbio, fondatore dell’ICIB con il quale abbiamo firmato un accordo di collaborazione. Ma il prof. Dastoli e il Dott. Arcari ci parleranno in modo più specifico di questi due personaggi che tanto hanno fatto per la cultura italiana a San Paolo. Dobbiamo seguire le orme di questi fondatori che non sono più con noi e che hanno dimostrato con la loro vita e il loro impegno che si può e si deve servire tanto alla collettività italiana quanto alla terra che li ha gentilmente ospitati. L’ospitalità brasiliana e la cultura italiana hanno creato un bellissimo binomio del quale la Montale è un grande esempio. Spero che l’anno scolastico 2009-2010 sia l’anno in cui riusciremo a sviluppare il nostro Progetto con l’A.E.D.A. (Associazione degli ex alunni del Collegio Dante Alighieri) e con la Dante Alighieri. Ringrazio il Consiglio dei Benemeriti, il Il saluto di Padre Giorgio Cunial C arissimi amici del nostro caro “Eugenio Montale”, per me è sempre motivo di allegria essere presente agli inizi di un nuovo anno scolastico, perché posso constatare il cammino della scuola. Abbiamo iniziato con poche e gremite sale dell’Avenida Angélica, ho benedetto la prima pietra della nuova Scuola (al Morumbi) e ho sempre celebrato il Natale e la prima “Comunione” degli alunni. Come assistente religioso della Comunità Italiana di San Paolo dal 1970, ho visto tutte le difficoltà e gli ostacoli che la scuola ha dovuto superare fin dall’inizio. Abbiamo potuto contare con amici che ci hanno lasciato come Luigi Papaiz e Socrate Mattoli, solo per citare due nomi, ma con la forza delle autorità consolari e persone amiche della comunità, abbiamo potuto vedere l’entusiasmo del bel gruppo presente all’inaugurazione del nuovo anno. Gli alunni alle volte scarseggiano e quindi pure i mezzi per mantenere la scuola, le imprese assumono sempre di più maestranze brasiliane e l’emigrazione italiana è finita, e ora è l’Italia ad accogliere come tutta l’Europa, emigranti in cerca di lavoro. Mi dice l’amico Padre Marius che anche la scuola francese “Pasteur” passa per le stesse difficoltà. Ma bisogna andare sempre avanti con coraggio. La mia benedizione ha avuto come motivazione principale che Dio non farà mancare la sua presenza, perché come dice la Bibbia, la promessa della sua assistenza sempre viene garantita e attuata tramite la benedezione divina. La vita di una scuola lungo l’arco di un anno è intessuta di tanti episodi e situazioni da interpretare e vivere intensamente. Momenti di gioia o dolore, accoglienza o congedo. Alunni e comunità educante si sentiranno con certezza felici di trascorrere e vivere assieme per un altro anno scolastico. Un saluto e un grande abbraccio a tutti da Padre Giorgio Cunial. A rriva il turno del Dott. Arcari che ci ricorda brevemente ed intensamente la personalità del Dott. Amedeo Bobbio deceduto a luglio “Bobbio – dice Arcari – aveva un carattere frizzante e molto forte. Uomo eclettico ed aperto al dialogo, Bobbio passava con estrema capacità da un argomento all’altro. È stato portiere titolare del Genova negli anni cinquanta. Dotato di profonda cultura e rispettoso delle idee degli altri, ascoltava tutti meno i presuntuosi. Gli piaceva parlare e scrivere e ha sempre fatto molto per la cultura italobrasiliana. Lui si riteneva un uomo felice, poiché amava la famiglia, il vino e il cibo.” La prof.ssa Raffaella Baratta rivolge un saluto a tutti a nome del corpo docente. “Sono commossa – dice – e sarò breve. La Paola (direttrice) mi ha chiesto di dire due parole a nome del corpo docente. Io sono 4 qui come insegnante e ex-alunna. Sono molto onorata di essere in questa scuola, che è unica e speciale. Spero che insieme riusciremo a farla crescere. Voglio dare un abbraccio a Nicoletta (Mattoli) e ricordare gli insegnanti che non ci sono più: il prof. Berardi, il prof. Coccioli, la prof.ssa Dehò, la prof.ssa Maria Helena. Vi porto i saluti della prof.ssa Celia che è convalescente. Vorrei dare il benvenuto a tutti gli alunni e soprattutto ai nuovi arrivati. Infine mi riporto ad una filastrocca di Gianni Rodari, il cui tema è il viaggio augurandovi un bellissimo viaggio attraverso il mondo della conoscenza.” Nel dare continuità alla cerimonia il prof. Gemma chiama sul palco la sig.ra Tatiana Moschetta Assef che rivolge un bellissimo saluto a nome di tutti i genitori: “Primeiramente um bom dia a todos. Gostaria de agradecer a direção da Scuola Italiana Eugenio Montale pelo convite para que eu representasse os pais dos alunos na abertura do ano letivo 2009-2010. Confesso que me surpreendi com o convite e que fiquei um pouco apreensiva com a “responsabilidade” de falar como representante dos pais, já que meus filhos estudam na escola apenas há 6 meses. No entanto, tenho a convicção que fiz a escolha correta ao optar pelo Eugenio Montale para educá-los. Digo isso não só pela proposta pedagógica da escola, mas acima de tudo pelo comprometimento de seus dirigentes e educadores que compartilham conosco desse desafio da educação nos dias de hoje. Muito me surpreendi desde a primeira vez que estive na escola para conhecer suas dependências e saber um pouco mais sobre a proposta pedagógica adotada. Isso porque ao questionar uma das diretoras sobre o conteúdo pedagógico e o vestibular (algo que tanto preocupa a maioria dos pais Memoria Omaggio al Dott. Socrate Mattoli (1923-2009) di Carlo Alberto Dastoli Comitato Gestore, i docenti, gli alunni, genitori e i dipendenti. Vorrei ringraziare soprattutto la Mantecorp per i fondi donati al nostro laboratorio di scienze.” atualmente) fui surpreendida com uma resposta sincera e bastante profunda, mais ou menos assim: “nós não educamos para o vestibular, nós educamos para a vida”. Naquele momento eu tive a certeza de que queria meus filhos na Eugenio Montale. Não que eu não me preocupe com o vestibular, como a maioria, mas porque penso que o vestibular não é o fim da história dessas crianças, mas sim apenas um breve capítulo de suas longas e prósperas jornadas. Naquele dia eu tive a convicção de que preparar para a vida seria muito mais válido do que possuir um extenso conteúdo para algumas horas de testes e provas que, ao final, dirão sim ou não àquele candidato. Penso que a vida não é tão simples como um aprovado ou reprovado e que todos nós, crianças, jovens ou adultos, temos as nossas próprias convicções e valores que importam muito mais do que uma chancela de um diploma das melhores universidades do país. Não que isso não seja válido, entendamme, mas não é o propósito da vida. Felizmente, todos ou pelo menos a maioria de nós aqui presentes, tiveram a oportunidade de cursar uma universidade que nos abriram os horizontes para um futuro que certamente não teríamos visto se não fosse pelos olhos da educação. E nessa jornada aprendemos muitas coisas que hoje compõem o ser humano que somos. É evidente que recebemos diversas informações que nos possibilitaram ingressar na universidade, mas garanto que muitas lições de vida, não questionadas em provas de múltiplas escolhas, só foram privilégio daqueles que tiveram grandes mestres em suas vidas. Posso dizer que eu tive alguns que me ensinaram muito sobre o que hoje sou e que são lembrados sempre com carinho. Espero que meus filhos também possam dizer o mesmo, desta instituição e de todos aqueles que assim como eu privilegiam não só o ser, mas também o saber ser. Muito obrigada e um bom dia a todos. Tatiana Moschetta Assef “La persona che ‘perdiamo’ porta con sé qualcosa di noi attraversando la soglia della morte. Porta con sé tutta la gioia e il dolore che abbiamo condiviso con lei.”1 C onsiderate come è strana la vita, imprevedibile, inafferrabile, ineffabile... Ci sfugge tra le dita. È un flusso continuo che non si arresta mai... Il 13 dicembre del 2008 eravamo tutti qui riuniti non solo per la tradizionale festa di Natale, ma anche per partecipare alla cerimonia di conferimento dell’onorificenza l’Ordine della “Stella della Solidarietà Italiana” al nostro socio fondatore Dott. Socrate Mattoli. Aprendo la cerimonia il Console Generale d’Italia Marco Marsilli ha detto: “non poteva esserci un posto migliore per dare al Dott. Socrate questa onorificenza.” E ha aggiunto: “Mattoli ha donato vari anni della sua vita alla Scuola. La Montale è anche una sua creazione. Ci voleva molta forza di volontà per attivare la Scuola nel 1982. Ho visto negli anni Ottanta come anche la A.E.D.A (Associazione degli ex alunni della Dante Alighieri) sia stata una componente importante per la nascita della Scuola. Sono passati gli anni e le difficoltà non sono diminuite. La Montale è perfettamente inserita nel panorama brasiliano. Il vostro sogno, Nicoletta e Socrate, si è realizzato!” Oggi invece siamo di nuovo quasi tutti qui non solo per la consueta cerimonia di apertura di un nuovo anno scolastico, ma anche per rendere commosso omaggio alla memoria del Dott. Socrate Mattoli, che ci ha lasciati il 10 luglio u.s. e “non c`è un posto migliore per farlo”, anche perché la Montale era il suo fiore all’occhiello. Questo nuovo edificio che ospita la Scuola dal 1994 è stato realizzato fin dalle fondamenta, in senso letterale, dall’ Ing. Socrate Mattoli, che l’ha progettato e ha reperito i fondi per la sua costruzione fisica, assieme al Dott. Angelo Vecchi e la sig.ra Lucia Papaiz, con sostegno dell’Italia e di molti imprenditori italiani in Brasile tra cui spicca il nome del Cav. del Lavoro Luigi Papaiz (1924-2003). Questo è il nostro ventisettesimo anno scolastico, ma è il primo anno in cui il Dott. Socrate non è qui, e siamo noi quindi a rievocarlo, a ricordarlo in questa che sarà d’ora in 5 poi, per citare il poeta Ugo Foscolo, una “corrispondenza d’amorosi sensi” o “eredità d’affetti”. Ho avuto il piacere di conoscere il Dott. Mattoli nella primavera del 1991. All’epoca la prof.ssa Anita Salmoni (1915-2009), coordinatrice dei corsi di lingua e cultura italiana della Scuola Eugenio Montale, mi ha fatto sapere che la sig.ra Nicoletta Mattoli, allora direttrice didattica della scuola, cercava un insegnante di storia e filosofia. Mi sono precipitato alla Montale e, dopo un breve periodo di prova, sono stato assunto. Sia il Dott. Socrate, quale presidente dell’Ente Gestore, che la sig.ra Nicoletta, quale direttrice didattica, hanno sempre apprezzato e riconosciuto il mio lavoro accogliendomi con animo schietto e sincero. La Scuola rispecchiava i loro ideali di giustizia e libertà, cultura e civiltà, patria e solidarietà. Insomma, il loro concetto unitario di cultura dava un significato all’insieme della loro opera. Loro avevano un particolare punto di vista sull’Italia e sulla sua vicenda storica. Erano portatori degli ideali repubblicani, garibaldini, dell’Italia unita, civile e democratica. E subito ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda. Socrate Mattoli è nato nel 1923 a Foligno. “La vita non era stata facile”, scrive Nicoletta Mattoli in un articolo inedito sulla vita del marito. “Egli ha attraversato un lungo periodo di guerra, alla quale aveva partecipato come comandante partigiano delle Brigate Garibaldi sull’appenino umbromarchigiano. Alla fine della seconda guerra mondiale si laurea in ingegneria tra le difficoltà economiche della vita quotidiana. “Non so cosa spinse – continua Nicoletta – il giovane ingegnere Socrate Mattoli, nel 1953, a lasciare la piccola silente cittadina umbra dove era nato ed intraprendere l’avventura nella lontana America: forse fu un desiderio di libertà, per scoprire nuovi orizzonti o per raggiungere nuove mete.” E aggiunge: “Aveva appena incominciato la sua vita professionale nelle ferrovie dello stato italiano, quando ricevette una offerta in fondo a sin. Marco Mattoli; a sin: il Console Marco Marsilli, il Dott. Socrate Mattoli, la sig.ra Nicoletta Mattoli, la Dott.ssa Sandra Papaiz e la giovane Linda Mattoli. di lavoro dalla Sade (Sul Americana de Eletrificacíon) ditta di origine italiana che operava nel campo dei montaggi di centrali, linee elettriche e complessi industriali in Argentina: accettò immediatamente. “Dopo un anno di permanenza in Argentina gli fu proposto di organizzare la stessa società in Brasile: ricevette con entusiasmo l’incarico e a trent’anni conobbe il Brasile che dal primo giorno considerò come la sua seconda patria. Dedicò la sua capacità imprenditoriale alla Sade, che all’inizio era formata da lui, da un ingegnere brasiliano, da un disegnatore e da un commercialista. La ditta diventò una società con più di quindicimila dipendenti.” Artefice dello sviluppo economico e tecnologico prima in Argentina e poi in Brasile fin dagli anni’50, il Dott. Socrate ha contribuito in particolare alla realizzazione della diga di Iguaçu, al confine tra Brasile, Paraguay e Argentina. E non solo. Il suo nome è legato – afferma Nicoletta Mattoli - “all’ampliamento dell’industria siderurgica brasiliana, che fino allora contava solo con Volta Redonda, partecipando alla realizzazione delle fabbriche di Cubatão e Vitória.” “Ma Socrate non è propriamente un imprenditore, è piuttosto un tecnico di grandi qualità e totalmente atipico nel panorama dei manager di quegli anni e anche di quelli a venire: la sua è una cultura fondamentalmente francescana, la finalità della sua attività è l’opera in sè ed i suoi positivi effetti, mai il profitto”, così si esprime Rodolfo Ricci (Coordinatore Nazionale FILEF – Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie). Il Dott. Socrate Mattoli è stato un grande operatore sociale. Il suo interesse per la collettività lo ha portato a far parte come consigliere del Circolo Italiano, a fondare il Circolo Umbro di San Paolo, ad assumere l’oneroso incarico di presidente dell’Ospe- prendenza non solo per fondare la Scuola Eugenio Montale, ma anche per superare tutte le sfide con animo sereno e coraggioso. Il suo amore per l’Italia è strettamente collegato al suo amore per il Brasile. Ha sempre cercato di creare uno scambio tra le due culture. A lui si deve l’espansione dell’attività di promozione della lingua italiana, attraverso l’organizzazione e la direzione della FE.C.I.B.E. SP. (Federazione dei corsi di italiano do Estado de São Paulo) una confederazione di oltre 60 enti dedicati a gestire corsi di lingua e cultura italiana. Assieme alla Filef (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie) promuove corsi di formazione professionale per valorizzare le competenze interculturali dei giovani italo-brasiliani in diversi settori. “La sua ultima visita alla Scuola in occasione dell’onorificenza è stata per lui e per tutta la famiglia emoziante, per le dimostrazioni di affetto e di simpatia ricevute ed è stata un degno coronamento della vita di un uomo che ha dedicato al lavoro con gli altri e per gli altri tutta la vita.” (Nicoletta Mattoli). dale Umberto Primo, che gli è costato impegno e sacrifici procurandogli non pochi grattacapi finanziari. Ha rappresentato gli italiani di San Paolo nel “Consiglio Riepilogando in dieci punti: Nazionale degli Italiani All’Estero” per tre legislature. 1. Socrate ha adempiuto la sua missione “La sua vita – ha detto il presidente come uomo e come cittadino. Ha comdell’Assemblea legislativa dell’Umbria – battutto la buona battaglia, ha terminato rappresenta un luminoso esempio di la sua corsa, ha conservato la fede nei valori genialità imprenditoriale e di profondo e nei principi irrinunciabili della libertà, impegno sociale a favore, sia degli emigrati della giustizia e della cultura. che del popolo ospitante (...) Ma parte del suo impegno fu anche rivolto alle attività di sostegno allo sviluppo dei ceti più poveri del suo paese di adozione”. “Socrate ha lavorato fino ad oltre ottant’anni nella sua amata Sade – dice Nicoletta – ricevendo in cambio l’amicizia dei suoi collaboratori e molti riconoscimenti ufficiali per la sua dedizione. L’istituto di ingegneria di San Paolo gli ha conferito il titolo di ingegnere dell’anno 2007.” Ma Socrate ut supra diximus era un uomo polivalente. il Dott. Socrate Mattoli e la Dott.ssa Sandra Papaiz La sua attività andava oltre l’aspetto prettamente imprendito2. Ingegnere, grande professionista, riale, sociale o tecnico-scientifico. Lui aveva personaggio unico e sui generis, dotato di una forte passione in fondo al cuore. Ed è grande sensibilità, acuta intelligenza, stata questa passione, questo slancio vitale, profonda umanità, notevole impegno etico questo istinto creativo e dinamico, dionie civile, nonchè amante della lingua e della siaco ed apollineo al tempo stesso, che gli cultura italiana. ha dato energia, lungimiranza ed intra3. Ha messo su una bella famiglia, ha 6 Opinione La Scuola di Nicoletta Arcamone Mattoli D Il Console Marco Marsilli consegna l'Onorificenza al Dott. Socrate Mattoli avuto figli e nipoti meravigliosi, di cui è stato sempre molto fiero. 4. È stato cittadino di tre mondi (Italia, Argentina e Brasile), accolto e rispettato per la sua intelligenza, intraprendenza e professionalità. 5. Ha lavorato senza posa, come tutti gli emigrati italiani all’estero, ha fatto del bene, si è arricchito di opere buone, è stato generoso, non è stato orgoglioso, non ha riposto la speranza sull’incertezza delle ricchezze, anzi non ha accumulato ricchezze né profitto. 6. Ha saputo diffondere, onorare e tenere alto il nome dell’Italia in Brasile; di quell’Italia civile, democratica, repubblicana, fondata sul lavoro, perché solo il lavoro crea vera ricchezza!!! 7. Ha difeso e protetto i più deboli. 8. Ha costruito una rete di amicizia sia in Italia che in Brasile. 9. Ha contribuito allo sviluppo economico e sociale del Brasile. 10. Ha fondato “questo gioiello educativo di integrazione culturale”, che è la Scuola Italiana Eugenio Montale. Consentitemi infine un ricordo personale dell’ing. Mattoli. In occasione del conferimento dell’onorificenza l’Ordine della “Stella della Solidarietà Italiana”, allorquando mi sono avvicinato per salutarlo nell’aula gremita del Salone della Scuola dell’Infanzia in quel caldo dicembre 2008, lui mi ha accarezzato il viso domandandomi: “Ma da quanti anni insegni alla Montale?” Alla mia risposta, ha aggiunto: “Ma gli anni sono passati e tu sei sempre così giovane. Non demordere, continua pure la tua nobile missione.” È questo tenero ma fermo invito che il Dott. Socrate avrebbe voluto forse rivolgere a tutti. Dobbiamo continuare a seguire le sue orme, a portare avanti il suo progetto educativo, ampliandolo e arricchendolo sempre più con nuovi elementi, affinchè questa comunità scolastica, che è frutto di un sogno, di un’idea, di un progetto, possa “impazzire di luce” la società paulistana, il Brasile, l’Italia, il mondo. La Scuola Italiana Eugenio Montale rende commosso omaggio al Dott. Socrate Mattoli che ha saputo testimoniare con la sua vita e le sue opere i valori più autentici e profondi dell’italianità, dell’etica del lavoro, della solidarietà e della cultura. Testimonianza del Dott. Angelo Vecchi su Socrate Mattoli “Socrate era un uomo del passato. Era anche un uomo capace di occuparsi degli altri in cambio di niente. Era un idealista coraggioso. Non aveva nessun vincolo con il possedere e con il sembrare. Voleva solo tentare di essere. Lui e Nicoletta sono state due persone della stessa pasta. Un Italiano all’estero che ha onorato il nome dell’Italia. Un Umbro che ha sempre amato la sua terra.” 1 Anselm Grün, teologo benedettino, priore dell’Abbazia di Muensterschwarzach, in Germania. 7 opo molto tempo sono tornata a scuola e mi sono commossa quando l’ho vista piccola e semplice in mezzo agli alti e lussuosi palazzi, che si sono moltiplicati in questi ultimi anni nel quartiere del Morumbi. Questa piccola scuola rappresenta lo sforzo, di una parte della comunità italiana e brasiliana, che generosamente ha contribuito per costruirla e rappresenta inoltre lo slancio, lo sforzo, lo spirito di iniziativa di un corpo docente che ne ha fatto una scuola italiana, degna della importante cultura che rappresenta. Questo è stato uno dei motivi per cui un gruppo di giovani coppie formato da italiani legati all’insegnamento, con una buona “conoscenza” del Brasile quale il dottor Edgardo Croso, la prof.ssa Edda Pezzilli, mio marito Socrate ed io decidemmo di fondare una scuola tale da ottenere il riconoscimento ufficiale del governo italiano e brasiliano. Nel protocollo del gruppo di lavoro che organizzava la scuola, si costatava come nella città di San Paolo non esistesse una scuola fondata sull´affermazione e sulla trasmissione dei valori della cultura italiana e nella quale venisse usata come lingua veicolare l’italiano, e che perseguisse i fini della scuola statale italiana dall´alfabetizzazione al Liceo. Ipotizzava inoltre corsi caratterizzati da un insegnamento individualizzato particolarmente necessario in una scuola bilingue con un ampio curriculo. Doveva essere inoltre una scuola che desse buone basi scientifiche curando anche le materie umanistiche, prima fra tutte la filosofia, e tale da essere una scuola formativa dove la “antiqua virtus” fosse rielaborata e servisse ad arricchire la mente degli alunni. Tutto ciò avrebbe comportato un impegno maggiore da parte dei giovani ai quali si chiedeva di abituarsi allo studio anche oltre le lezioni in classe. La scuola ha ormai più di venticinque anni e tenacemente lotta per essere fedele ai suoi principi educativi: può confortare il fatto che buona parte degli alunni che l’hanno frequentata la ricordano con rispetto e nostalgia. Mi permetto infine di osservare che anche il poeta che dà nome alla scuola non fu un “poeta facile”, ma un poeta puro che mai si piegò a compromessi. Calcio IN CRESCENDO Attilio Fania F inalmente,....dopo una settimana di rinvio è iniziato anche all’Eugenio Montale l’anno scolastico 2009-2010. Ritardo dovuto a questa brutta pandemia che da gravi preoccupazioni anche in Brasile. Cartelle fiammanti, divise ancora inamidate per i più piccoli, libri sotto il braccio per gli alunni della media e del liceo, ma tutti presenti con maestri e professori alla rituale riunione d’inizio anno scolastico che quest’anno ha assunto un particolare significato commemorativo. Il “viaggio continua” per molti di noi, come ci ricorda il grande scrittore per l’infanzia Gianni Rodari, ma purtroppo per qualcuno si è giunti al capolinea. Due italiani ci hanno Lasciato, e così pur con grande tristezza li abbiamo commemorati in questa occasione. Il ricordo dell’ ing. Socrate Mattoli e il dott Amedeo Bobbio che Il Girasole ospita in altre pagine, compito certamente non facile, è stato eseguito con molta bravura e pertinenza dal Prof. Carlo Dastoli e dall’ Avv. Marzio Arcari. Tocca a me il compito molto più semplice e lieto di entrare un poco nel merito dell’ ottima notizia diffusa dall’ amico alpino prof. Lorenzo Gemma, dopo lo splendido intervento di una mamma che ha esplicitato molto le filosofie dell’ Eugenio Montale, dove il traguardo va oltre il diploma e prepara gli allievi alla vita, come obiettivo vero da raggiungere. In questo percorso i ragazzi della scuola hanno saputo collocare anche lo svago ed in questo caso il gioco del calcio. Gli antichi romani ripetevano ad ogni occasione “mente sana in un corpo sano”. Il Girasole vuole dedicare a questi giovani atleti queste poche righe quale riconoscimento dell’impegno profuso. Il drappello che è partito verso il Nord Europa e precisamente diretto in Finlandia e Svezia partecipando alla Helsik-Cup e alla Gothia-Cup dal 4 al 20 luglio 2009, formato da 19 studenti sotto la direzione del professore di Educazione Fisica, Fabio Debiaggi, ha portato a casa buoni risultati. Alla Helsink-Cup su 64 partecipanti la compagine dell’ Eugenio Montale è risultata al 9º. posto, mentre nel GothiaCup su 256 squadre partecipanti è risultato 8 33º. Su 12 partite giocate complessivamente, i nostri ragazzi hanno avuto 5 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte. Indubbiamente la soddisfazione maggiore è d’aver giocato in qualche caso con squadre composte da semi professionisti con più esperienza e con maggiore età. Una sorte di Davide e Golia, ma alla fine come tutti sappiamo ha prevalso Davide. Bene! Ma l’appetito vien mangiando, per questo anno scolastico chiediamo ancora più impegno, dimostrazione della potenzialità della nostra scuola. Al professor Fabio vanno i nostri elogi, ricordando che un buon preparatore fisico vale la metà della squadra. Auguri, e forza Montale! Se quest’anno abbiamo portato a casa il titolo di “squadra rivelazione” al GothiaCup, il prossimo anno è necessario avanzare nella classifica. Attilio Fania è il responsabile del Centro Formativo della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di San Paolo. Storia IL GIORNO DELLA MEMORIA I l 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria, che è stato istituito dal Parlamento italiano il 20 luglio 2000 con la legge n. 211. La data è stata scelta, quale anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, in ricordo della Shoah (lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico nel corso della seconda guerra mondiale), e per “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”. La stessa ricorrenza ha assunto rilevanza mondiale, in seguito alla risoluzione approvata dall’ONU il 1° novembre 2005. Per ricordare questa data la scuola ha programmato il 27 gennaio 2009 una serie di eventi che si sono svolti nel salone della Scuola dell’Infanzia, a cura del prof. Carlo Alberto Dastoli, docente di storia e filosofia. Alle ore 11,00 c’è stata la presentazione in anteprima dell’Archivio Virtuale sull’Olocausto e l’Antisemitismo (www.arqshoah. com.br) del Progetto LEER (Laboratorio di Studi su Etnicità, Razzismo e Discriminazione) a cura della professoressa Maria Luiza Tucci Carneiro del Dipartimento di Storia dell’Università di San Paolo (USP). Hanno presentato il programma in powerpoint la professoressa Rachel Mizrahi, Phd in Storia presso il Dipartimento di Storia della USP e ricercatrice del LEER, e la dott.ssa Lilian Souza, laureata in Storia e stagista presso il LEER. Alle ore 11:15, la prof.ssa Anna Rosa Campagnano Bigazzi Gorla ha tenuto una conferenza sul tema “Le leggi razziali e il collaborazionismo”. La conferenza sfata il mito dell’italiano “brava gente” e sostiene la tesi dell’antisemitismo in Italia prima e dopo la proclamazione delle leggi razziste del 1938, mentre invece la conferenza del giornalista, scrittore e traduttore Edoardo Coen sul tema “La campagna razziale in Italia” ridà vita e vigore alla tesi secondo cui in Italia non c’era affatto antisemitismo. È scoppiata la polemica!!! Alle ore 12,15 l’ing. Samuel Belk, Master in Lettere presso la Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane dell’Università di San Paolo (USP) ha presentato il tema dell’Olocausto attraverso canzoni del ghetto (programma di musica idishe). E la prof.ssa Genia Migdail (USP) ha letto la traduzione delle canzoni. Infine non possiamo dimenticare l’importante partecipazione del rabbino Alexandre Leone, nonchè l’impegno della prof.ssa Raffaella Baratta nella preparazione degli alunni di III Media e la collaborazione della prof.ssa Adriana Grasso e del prof. Carlo Alberto Dastoli nella preparazione degli alunni della IV Liceo, i quali hanno preparato un interessante materiale (video) sui genocidi dimenticati, e cioè quelli degli zingari, degli omosessuali, dei testimoni di Geovà e degli oppositori politici, che è stato poi presentato nella Mostra Culturale del 4 aprile. Le leggi razziali e il collaborazionismo di Anna Rosa Campagnano Vorrei fare un elogio alla Scuola Italiana Eugenio Montale che, secondo la legge italiana, celebra il Giorno della Memoria. Penso che questo sia l’unico istituto non ebraico privato in Brasile, che mantiene questa commemorazione dal 2001. Un elogio particolare al Prof. Carlo Dastoli, docente di Storia e Filosofia presso questa scuola e responsabile di questo evento, che, tutti gli anni, offre agli studenti (e anche ai professori) un programma differente per questa commemorazione. Non è un compito semplice quest’anno commemorare il Giorno della Memoria, in un periodo di guerra tra Israele e Gaza dove, conforme la maggioranza degli articoli che si leggono sui principali giornali e riviste, Israele è il Villano e i palestinesi le Vittime. Sono convinta che le principali vittime siano i palestinesi e non solamente d’Israele ma soprattutto dei paesi arabi, che usano la Striscia di Gaza come strumento per mettere in cattiva luce Israele. I paesi arabi non vogliono un accordo di pace tra Israele e i palestinesi, tra l’altro non hanno mai fatto niente per aiutarli a partire dal 1948. Per poter riuscire a parlare della Memoria della Shoah, senza creare discussioni inutili, dobbiamo innanzitutto fare una distinzione tra i seguenti termini: ebrei (un popolo), israeliti (coloro che professano la religione israelita) e israeliani (coloro che posseggono un passaporto d’Israele). Bisogna però soffermarci sul Giorno in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz (27/12/1945). Non dimentichiamo che l’Olocausto fu il motivo della fondazione dello Stato d’Israele, cioè dare ai sopravvissuti di tanto orrore una terra dove riunirsi e cominciare una nuova vita. Noi ci riferiremo agli ebrei, religiosi e non religiosi. Vorrei proporre due temi innovativi, anche se non celebrativi, che favoriscano una riflessione sul Giorno della Memoria e che possano servire ai giovani studenti per 9 lo studio di uno spaccato della Storia d’Italia: La proclamazione delle leggi razziali e una delle sue conseguenze: Il collaborazionismo. Leggi razziali Inizierò con alcune parole sulla Proclamazione delle leggi Razziali delle quali il 14 dicembre 2008 si sono ricordati i 70 anni dalla loro effettuazione. Dobbiamo ricordare che gli ebrei vennero discriminati e perseguitati in tre tappe distinte: 1- Dal 1922 al 1936, con la persecuzione della parità dell’ebraismo. Infatti il 16 novembre 1922, presentando alla Camera la propria compagine ministeriale, Mussolini pronunciò parole assai chiare sui diritti riconosciuti dal governo alle varie religioni: a - TUTTE LE FEDI RELIGIOSE SARANNO RISPETTATE, CON PARTICOLARE RIGUARDO A QUELLA DOMINANTE CHE È IL CATTOLICESIMO. b – La svolta politica del 1922 venne affiancata e seguita da una certa diffusione in Italia della propaganda antiebraica e da alcuni episodi di violenza, che si verificarono a Tripoli, agosto 1923, e a Padova fra il 1 e il 2 novembre 1926. c- L’11 febbraio 1929 venne stipulato un trattato (Patti Lateranensi) tra la Santa Sede e il Regno d’Italia che definì il cattolicesimo come LA SOLA RELIGIONE DELLO STATO e l’insegnamneto della dottrina cristiano-cattolica obbligatoria nelle scuole pubbliche. Gli altri culti erano AMMESSI nel Regno e sottoposti a controlli, limitazioni e divieti, subordinando la nomina dei ministri di culto delle altre fedi all’approvazione dell’autorità governativa. 2- La persecuzione dei diritti degli ebrei iniziò il 13 luglio con il documento Il fascismo e i problemi della razza (più noto come Manifesto degli scienziati razzisti), seguita il 25 luglio dal comunicato del PNF che annunciava ufficialmente la svolta razzista e antiebraica del fascismo. Il censimento degli ebrei del 28 agosto 1938 allo scopo di identificare i potenziali perseguitanti e la fondazione della Demorazza, un Ufficio che si occupava del problema della razza. Vennero in seguito elaborati i Decreti Leggi antiebraici e la loro trasformazione in Leggi che iniziarono a funzionare a partire dai primi di settembre (EBREI STRANIERI E SCUOLA) e continuarono fino alla fine del 1938, e negli anni successivi. Con tutto questo gli ebrei non poterono più servire nell’esercito, andare a scuola, lavorare nella pubblica amministrazione, nel teatro e nell’editoria, frequentare circoli sportivi, ecc. Iniziò l’emigrazione verso le Americhe, la Palestina, ecc. 3- Il periodo della persecuzione delle persone, iniziata dopo l’8 settembre 1943 e terminata con l’apertura dei cancelli di Auschwitz il 27 gennaio 1945. In Italia si è cominciato a parlare della persecuzione piuttosto tardi, e questo ha ostacolato l’elaborazione di una coscienza collettiva delle atrocità che si perpretarono, presente invece in altri paesi. È dagli anni 80 che il CDEC (Centro Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano) lavora perchè venga creata una consapevolezza di quello che è stato, intendendo per consapevolezza una combinazione di Memoria e Conoscenza. A questo punto è lecito domandarsi se Mussolini debba essere considerato razzista e antisemita. È questo un argomento contrastatato ancora da molti. A questa domanda si può rispondere solamente attraverso il revisionismo storico degli ultimi decenni, intendendo come revisionismo un approccio critico che riconsidera periodi ed eventi della storia europea moderna e contemporanea, in particolare il nazionalsocialismo tedesco e il fascismo italiano. Dobbiamo considerare che, prima dell’elaborazione delle leggi razziali contro gli ebrei, nel 1938, il preconcetto contro l’”Altro” ebbe i suoi fondamenti nella predisposizione psicologica già fomentata contro i negri in Africa durante l’Impero Fascista. Il sentimento di superiorità della razza bianca rafforzò le ambizioni e le aspirazioni della politica estera fascista, alimentando i suoi ideali di prestigio e i suoi miti di potenza. Anche nella campagna contro gli ebrei venne applicata la stessa idea ossessiva della “contaminazione”, che avrebbe avuto come conseguenza la perdita del valore della razza italiana a causa della mescolanza di popoli di origini differenti. L’esperienza coloniale italiana viene interpretata, anche, come un avvenimento su cui vennero esercitate le prime teorie razziali che diedero le basi alla discriminazione razzista contro i popoli africani. In questo contesto divenne abituale fra gli italiani il discorso razziale che, circolando in testi scritti e oralmente, indusse la popolazione a considerare il razzismo come un fatto normale. Per Roberto Maiocchi 1, specialista di questo tema, l’immagine del negro, universalmente diffusa fra gli italiani, si trasformò nel Cavallo di Troia attraverso il quale il razzismo anti-semita venne introdotto in Italia.2 Per lo scrittore Enzo Collotti è fondamentale stabilire un legame tra razzismo coloniale e antiebraico per capire il ruolo indiretto della Germania nella proclamazione delle leggi fasciste. Questa offrì una cornice europea nella quale poteva essere inserita la persecuzione in Italia, non per um semplice opportunismo del regime davanti al più potente partner dell’Asse, ma per una scelta politica consapevole e come espressione di una mentalità secolare ereditata dalla Chiesa Cattolica. Anche se non possiamo minimizzare l’influenza e la ripercussione delle teorie e azioni antisemite del Terzo Reich, che, nel 1938, portava avanti un piano di esclusione della “razza ebraica” dalla società tedesca. Su Mussolini razzista e antisemita, De Felice ha sostenuto nel suo libro dedicato alla storia degli ebrei italiani sotto il fascismo che Mussolini non era intrinsecamente razzista. Per Sarfatti invece “le leggi di novembre del 1938, che tramutarono i decreti legislativi in atti legislativi, non solamente discriminarono ma perseguitarono. Basti ricordare ad esempio l’espulsione dagli impieghi pubblici o dalle forze armate. Le leggi tradussero in pratica lo spirito del Gran Consiglio del Fascismo: colpire gli ebrei perseguendoli ben oltre la discriminazione. Esentare qualcuno significa essere razzisti a metà, se così si può dire, perché non tutti sono uguali; prevedere per tutti la persecuzione significa invece essere pienamente razzisti”. Un tipo di revisionismo storico, il negazionismo, rifiuta il fatto storico che quasi sei milioni di ebrei vennero sterminati dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il negazionismo italiano, in particolare, afferma che la Shoah sia stata una vicenda che aveva caratterizzato la politica del regime nazista e da cui era del tutto immune il regime fascista. Parliamo adesso di collaborazionismo, e cioè del fenomeno della collaborazione prestata alle potenze occupanti da singoli o da sezioni di apparati politici e istituzionali appartenenti al contesto statuale occupato. Bisogna dire però che assieme ai collaborazionisti è esistita una grande quantità d’italiani, privati o facenti parte di istituzioni laiche e religiose, che hanno aiutato gli ebrei a nascondersi il più delle volte a rischio della propria vita. Grande aiuto è stato dato dalle famiglie contadine che nascondevano intere famiglie di ebrei. Il collaborazionismo, quando attuato da parte di singoli, aveva come scopo il profitto personale; nel caso degli apparati pubblici questi sarebbero stati voltati a salvaguardare le esigenze vitali della popolazione soggetta a regime di occupazione. Il collaborazionismo con i nazisti in Italia, soprattutto con i fascisti della Repubblica di Salò, trovò ampie zone di complicità e di aiuto concreto. Ogni città italiana ha avuto la sua Villa Triste, vale a dire il centro nel quale operavano i “collaborazionisti” accanendosi sugli antifascisti e sugli ebrei con particolare ferocia e crudeltà. Nel sito www.romacivica.net (La Sicilia on line, 16/01/2002), il politico, scrittore e giornalista Massimo Lomonaco, commenta due libri importanri: quello di Michele Sarfatti (Gli ebrei nell’Italia Fascista, Einaudi) e quello di Liliana Picciotto (Il libro della Memoria, Mursia), che demoliscono due miti: - il preteso non razzismo di Mussolini, sostenuto da Renzo de Felice e- la mancata 10 collaborazione tra italiani e tedeschi. Liliana Picciotto, nell’aggiornamento del Libro della Memoria, oltre a riscrivere le cifre della deportazione, ha aggiunto nuove conoscenze al meccanismo della deportazione. Su questo ultimo argomento la storiografa è convinta, basandosi sulle circolari che i nazisti inviavano sempre più spesso alle autorità italiane, che tra i due Ministeri degli Interni ci fosse un accordo preciso: gli italiani avrebbero pensato alle ricerche domiciliari, agli arresti e alla traduzione nei campi di transito; i tedeschi, alla deportazione ai campi di sterminio. Il collaborazionismo è stato confermato attraverso un documento poco conosciuto, il Rapporto Generale della Commissione Anselmi: un rapporto che mette in evidenza il collaborazionismo italiano con i nazisti, dopo il 1943, attraverso la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati. La Commissione, instituita il primo dicembre 1988, presieduta dall’on. Tina Anselmi, presidente onoraria dell’Insmli (Istituto nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), ha trovato i termini della mediazione attraverso il linguaggio eloquente delle cose sottratte, sequestrate, confiscate, rubate, saccheggiate, razziate. E, dietro tutto questo, si profila la realtà delle persone, vittime e persecutori. Inoltre l’analisi dei riflessi culturali e dei meccanismi sociali e burocratici che resero possibile la deportazione rappresenta l’occasione per ridiscutere un’immagine consolidata come quella degli “italiani brava gente”, specchio accomodante ed ostacolo reale per una effettiva assunzione di responsabilità. In 28 mesi di lavoro è emersa la vastità e l’ampiezza delle spoliazioni attraverso un’impressionante produzione legislativa ed amministrativa: centinaia e centinaia di provvedimenti, del periodo 1938-43 e 1943-45 e dei quasi 8000 decreti di confisca emanati a seguito della legislazione della Repubblica di Salò. Non fu risparmiato nessuno: nè i ricchi, nè i poveri, nè i commercianti, nè le aziende industriali, nè chi aveva pacchetti azionari, nè chi disponeva di un modesto conto bancario. Nei decreti di confisca venivano elencati di tutto: pezzi di argenteria, immobili, proprietà terriere, opere d’arte e tappeti di valore, ma anche poveri oggetti di casa, oggetti personali sbattuti negli odiosi elenchi di confisca con sfacciataggine tale da indurre qualche autorità a disporre che si avesse maggiore sobrietà nella pubblicazione degli elenchi. (...) E ció senza valutare le scorribande dei manipoli fascisti, dei nuclei razzisti e delle autorità tedesche delle zone di occupazione che – al di fuori di qualsiasi copertura legale – operarono vere e proprie razzie e ordinarono sequestri assolutamente gratuiti per grande parte dei quali non fu successivamente possibile ottenere il recupero. In un momento in cui riemergono esplosioni razziali e antiebraiche, la conoscenza dei documenti della discriminazone e dello sterminio, rintracciati e esaminati dalla Commissione Anselmi, rappresenta un approccio razionale e non semplicemente emotivo a queste brutali deviazioni costituendo un elemento fondamentale nel percorso formativo delle giovani generazioni. Sul collaborazionismo, invito alla lettura del libro di Amedeo Osti Guerrazzi (Prof. di Storia presso l’Università degli Studi di Roma “la Sapienza”): – Caino a Roma. I complici romani della Shoah, che definitivamente cancella il mito che tutti gli italiani non abbiano partecipato alle deportazioni. Il professor Guerrazzi, “attraverso una scrupolosa ricerca, basata sui documenti dei processi contro collaborazionisti e delatori, riapre la questione della responsabilità dei nostri connazionali nella persecuzione antiebraica. Perché sono stati molti gli italiani che, motivati da antisemitismo o per fini di lucro, hanno portato alla cattura degli ebrei. Ma è diffusamente conosciuto che tra l’amnistia del 1946 e i racconti di gratitudine di quanti erano stati salvati, si è continuato ad alimentare il citato mito degli “italiani brava gente”, creando una precoce rimozione delle reali connivenze e colpevolezze”. Nelle parole di Guerrazzi, nella conclusione al suo libro : Non si può dare la responsabilità di tutto ciò al solo Mussolini, oppure all’alleato occupante nazista; troppi furono i complici che parteciparono senza che nessuno li costringesse, troppi furono gli uomini comuni che si distinsero per l’accanimento e la ferocia con la quale si scagliarono volontariamente contro gli ebrei. Sul rapporto tra ideologia e antisemitismo, Guerrazzi conclude che pochissimi furono i fascisti che colpirono gli ebrei per convinzione politica: quasi tutti si diedero alla caccia all’ebreo soprattutto per tornaconto personale. Nella disastrata situazione economica romana della primavera del 1944, i beni degli ebrei rappresentavano una tentazione fortissima per molti soggetti che ne approfittarono per guadagnare cifre anche notevoli. Anna Rosa Campagnano Bigazzi Gorla è Master in Lettere presso la Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane dell’Università di San Paolo (USP) e Phd in Storia presso il Dipartimento di Storia della USP 1 Roberto Maiocchi (Milano, 1947) si è laureato in ingegneria elettronica (1971) e in filosofia (1975) presso l’Università di Milano. È co-autore dell’Enciclopedia Multimediale di Scienze Filosofiche ed è docente di Storia della Scienza presso l’Universtià di Milano. 2 COLLOTTI, Enzo, op. cit., p. 38. ITALIANI – POPOLO ANTICO E CIVILIZZATO di Edoardo Coen Q uando nel 1946 giunsi in Brasile avevo compiuto da poco i 16 anni. Ero reduce di aver trascorso il periodo bellico in Italia, in qualità di “ebreo arianizzato”, termine questo con il quale venivano denominati gli ebrei figli di matrimonio misto, battezzati prima di una certa data. Anche se teoricamente potevo sgusciare, al contrario di molti miei parenti, fra i quali anche mio nonno materno, attraverso le maglie delle leggi razziali, emanate nel ’38 dal governo fascista dell’epoca, per mettersi al passo con quelle di Norimberga, di puro stampo nazista, il mio cognome Coen, di chiarissima origine ebraica molte volte sorprendeva suscitando dubbi. Malgrado l’età, in Italia avevo avuto l’opportunità di poter verificare che queste leggi non ebbero il successo che si proponevano, dovuto più che altro alla poca inclinazione dei piccoli funzionari governativi italiani per applicarle, come anche, e principalmente per la posizione contraria della popolazione a queste misure razziali, che come disse Galeazzo Ciano (genero di Mussolini e ministro degli Esteri) “avevano provocato un problema che felicemente non esisteva”. L’umanità in forma di aiuto concreto da parte della popolazione italiana, si fece presente principalmente quando, dopo l’armistizio dell’8 settembre, il nord ed il centro della penisola furono occupati militarmente dai tedeschi, che da alleati si trasformarono in invasori, potendo fra i vari soprusi mettere in atto anche la loro “soluzione finale” (ossia il genocidio del popolo ebraico) anche in Italia, sino a quel momento preclusa dal governo fascista italiano che si negava di attuarla, come dichiarò chiaramente il generale Roatta: “che: era incompatibile con l’onore dell’esercito, consegnare gli ebrei del territorio di occupazione italiano in Iugoslavia, alle autoritá tedesche competenti”. Ebbene, quando esprimevo questi fatti ai miei parenti che erano giunti in Brasile già nel ’39, venivo tacciato senza tanti complimenti di “antisemita” e “fascista”, questo perché non volevo ammettere, come loro pensavano, che il popolo italiano “con il suo innato antisemitismo” aveva attivamente collaborato al genocidio del popolo ebraico. E se io mi permettevo d’insistere sul mio punto di vista, giá che avevo avuto l’opportunitá di provare sulla mia persona, tagliavano corto affermando: “Sarà stato un caso isolato. Queste cose tu non puoi saperle.Noi invece abbiamo avuto informazioni precise...!”. Il bello fu che, gli epiteti di “antisemita” e “fascista” nei miei riguardi, furono anche divulgati nel seno della “Colonia Mussolini” (la comunitá formata da ebrei italiani emigrati nel 38/39), con il risultato di essere messo 11 al bando, come un individuo da tenere alla larga....! Con il passare del tempo, molte cose apparvero nella loro vera luce e valore, ma molti, e non so perché, rifiutarono di ammettere che certi concetti sui quali si erano fissati, dovevano essere rivisti. La luce completa “sull’antisemitismo italiano” si fece, come se ci fosse stato bisogno, nel corso del processo Eichmann a Gerusalemme nel 1962, a tal punto che un mio zio (in Brasile dal’39) dovette ammetterlo dicendomi: “Lo sai che gli italiani, in relazione agli ebrei si sono comportati come veri gentiluomini?”. Cosa potevo rispondergli? Appena dissi: “Strano, non lo sapevo davvero...”. Dicono che il tempo fa si che gli avvenimenti accaduti possano assumere nella storia il vero posto che gli compete. E questo è vero, come è anche vero che certi pregiudizi alle volte si incrostano nella mentalità dell’uomo come una muffa, difficile da estirparsi. Eccone una prova: Ultimamente dall’Editore Atheneu è stato pubblicato il volume: “A milenária Presença de Judeus na Itália” delle storiografe Anna Rosa Campagnano e Sema Patragnani. L’opera è divisa in due parti. Nella prima parte vi è una rapida carrellata sulla presenza ebraica in Italia, dall’Impero romano sino all’ultima Guerra mondiale. Nella seconda parte vi sono alcune notizie sull’influenza fascista in Brasile, e sull’era Vargas, e 34 testimonianze di ebrei (figli principalmente) che qui giunsero prima della guerra (38-39). Ebbene tra questi c’è anche la mia testimonianza, unica di chi aveva trascorso il periodo bellico in Europa. Nel corso dell’intervista ho voluto, anche per un dovere di riconoscenza, mettere in risalto, e nella sua vera luce, l’aiuto dato agli ebrei perseguitati principalmente durante l’occupazione tedesca, da parte della popolazione, come anche quello di certe autorità italiane che avvisavano, o tentavano avvisare prima delle retate, affinché ci si potesse proteggere. A parte un velenosetto “secondo la sua opinione” che corollava i fatti da me riportati, il che dimostra come la “muffa”, alla quale alludevo, sia difficile da scrostare, tutto ciò che fu trascritto risponde a quello che era stato dichiarato. Ma la vera bomba, e questa al vitriolo, è quella lanciata nelle “conclusioni” (pag.316), e esplode quando dichiara: “L’unico caso che ci ha sorpreso per contrastare con tutti gli altri , è stato quello dell’intervistato Edoardo Coen. Quando la guerra esplose, era un ragazzo di 10 anni, figlio di un perseguitato dalle leggi razziali. Malgrado questo è un convinto difensore degli italiani dell’epoca. Crediamo che il caso dia l’esempio di fino a che punto il fascismo ha influenzato la mente della maggioranza della popolazione”. Infatti le due storiografe hanno perfettamente ragione. Il fascismo aveva un così forte potere di persuasione, che inoltre ad influenzare la stragrande maggioranza degli italiani, fra i quali il sottoscritto, pesce peró ben piccolo, ha avuto anche la capacità di influenzare pesci ben più corposi, come per esempio Hanna Arendt, già che nel suo libro: Eichmanna em Jerusalem (pag. 194/5/6/7/8/9 ) tratta delle persecuzioni condotte in Italia. Lo spazio non permette riportarle. Mi limito per questo ad appena tradurre il suo finale: “Ciò che in Danimarca fu il risultato político, in una comprensione innata delle esigenze e responsabilitá della cittadinanza e dell’indipendenza – per i danesi [...] la questione ebraica era politica e non umanitaria (Leni Yahil) - in Italia è stata la decorrenza dell’umanità generale, quasi automatica di un popolo antico e civilizzato”. Un altro “contaminato” dall’influenza fascista, senza nessun dubbio, é Johm Cornwell già che nel suo libro “O Papa de Hitler – História Secreta de Pio XII”, dimostra “l’influenza fascista” ricevuta quando a pagina 340 afferma: “Fino al settembre del 1943, non era stato deportato un unico ebreo dal settore di occupazione italiana in Iugoslavia, Sudest della Francia e Grecia. Come Johathan Steimberg ha dimostrato nel suo trattato sull’olocausto nell’Italia fascista “All or nothing”, non era della natura degli italiani, appoggiare o collaborare nello sterminio degli ebrei, al contrario, ci sono prove irrefutabili che fecero tutto il possibile per porre ostacoli e intralciare il processo”. E cosí, insieme ad Hanna Arendt, John Cornwell e al sottoscritto (quale onore essere incluso in così somma pleiade), possiamo anche includere Jonathan Steimberg, fra coloro che hanno avuto la mente “influenzata” e obliterata dalla propaganda fascista. Senza contare poi che anche Sergio Piperno, presidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche, in una cerimonia in Campidoglio a Roma nel 1956, diede atto a tutti gli italiani quando dichiarò: “Tutti si prodigarono, tutti quelli che in qualche modo erano in grado di seguire le mosse dell’occupante e dei suoi sgherri, furono solleciti ad avvertire le innocenti vittime predestinate; tutti gli amici, i conoscenti, i vicini di casa, furono pronti a riceverli, a nasconderli, ad aiutarli, tutti si affannarono a procurare agli ebrei falsi documenti e a sviare le ricerche.” Ma c’è di più. Nel novero di coloro che hanno sofferto un lavaggio celebrale da parte della propaganda fascista, possiamo anche includerci lo storiografo Renzo De Felice, autore della “Storia degli Ebrei italiani sotto il fascismo”, dove a pagina 532 scrive: “La massa degli ebrei italiani e rifugiati in Italia dovettero la sua salvezza, soprattutto alla solidarietà e all’aiuto della popolazione italiana dopo l’8 settembre, si può dire veramente che ogni ebreo dovette la sua salvezza ad un italiano”. A questo punto però è necessario avere un pizzico di comprensione e di indulgenza, principalmente per gli ultimi due personaggi citati. Erano italiani, ed appunto per questo il lavaggio celebrale è stato realizzato in loco ed ad arte. Potrei continuare, credo però che sia inutile, perchè come disse Einstein: “Solo la verità é insopprimibile!” O HOLOCAUSTO E AS CANÇÕES DO GUETO Samuel Belk H itler e Goebels promoveram a doutrina nazista, cujo objetivo era propagar a idéia de uma raça pura, da qual os alemães seriam descendentes e transformando como alvo principal os judeus que representariam, numa escala decrescente, uma raça inferior. Na década de 30, os nazistas iniciaram as primeiras discriminações contra os judeus alemães, afastando professores das universidades, proibindo-os de exercer funções públicas, exercer atividades comerciais, profissões liberais, inclusive a medicina, e ainda de frequentar lugares públicos, manter telefones e rádios em suas residências e outras consideradas inimagináveis para um país civilizado e em pleno século 20. Em 15 de novembro de 1935 foram editadas as Leis de Nuremberg, que proibiam os judeus de realizar matrimônios com alemães a fim de preservar a “pureza do sangue ariano”. A transgressão era punida com a morte. Todos os estabelecimentos judeus foram confiscados e entregues a comissários alemães, privando-os assim de toda e qualquer sustentação econômica. Por volta de 1938, membros das SS e grupos nazistas deram início a uma série de pogroms em toda Alemanha, com incêndio de sinagogas, casas comercias, depredação e saque de residências judaicas, prisões e segregação de judeus em guetos. Foram destruídas cerca de 7.500 lojas e fábricas no que resultou em 90 mortes e centenas de feridos. Nesta ocasião milhares de judeus conseguiram emigrar, mas não puderam levar nenhum de seus bens, despojados que foram pelos alemães, tendo emigrado com a coragem e a roupa do corpo. No dia 1º de setembro de 1939 eclodiu a Segunda Guerra Mundial, como parte do plano de expansão da Alemanha e de domínio do mundo, projeto de um psicopata do qual até então os países europeus não tinham tomado conhecimento. Os nazistas iniciaram seus primeiros ataques contra a Polônia. Uma semana antes, a Alemanha tinha assinado um pacto de não agressão com a União Soviética onde ficou firmado que a Polônia seria dividida entre os dois parceiros. Após a agressão à Polônia e quando se deram conta da queda deste país e seu significado, a França e a Inglaterra declararam guerra à Alemanha em 3 de setembro de 1939. Os nazistas tomaram sem mui- 12 to esforço a Noruega, a Bélgica, a França, e logo em seguida a Bulgária, Iugoslávia e também a Grécia. Em junho de 1941, a Alemanha declarou guerra à União Soviética. Imediatamente tomou posse da outra metade da Polônia e avançou em uma grande extensão do seu território tendo alcançado a cidade de Tula, situada a 25 quilômetros de Moscou. Com a dominação quase total dos países europeus, inclusive de toda Polônia e ainda parte da União Soviética, os nazistas tomaram em suas mãos a maioria dos judeus da Europa e iniciaram progressivamente a colocar em prática seu plano sinistro de aniquilamento desta população. Nos países dominados, os nazistas iniciaram um verdadeiro terror contra a população judaica. Foram organizados pogroms, com assassinatos indiscriminados, perseguições, pilhagens de bens e destruição de sinagogas. Logo eles começaram concentrar os judeus em locais restritos para maior facilidade de controle. Assim criaram os guetos, em grandes cidades polonesas, em bairros paupérrimos, para onde levaram também judeus trazidos de outros países ocupados da Europa. A vida nos guetos tornou-se insuportável pelas precárias condições de higiene, desordem, excesso de população, falta de alimentos e de fontes de sustento. Assim, por exemplo, no gueto de Varsóvia, criado em novembro de 1939, foram concentradas 500.000 pessoas, onde cabiam somente 35.000, em condições normais de habitação. Esta primeira fase consistiu na exploração de mão de obra escrava para a indústria nazista, alem de um aniquilamento lento das pessoas através da fome, doenças, frio e simples assassinatos efetuados ao acaso. Numa segunda fase os judeus foram transferidos dos guetos para os Campos de Concentração. Estes eram constituídos de enormes barracões de madeira em terrenos dotados de cercas de arame farpado eletrificadas. Nesta ocasião os judeus eram despojados de suas roupas, sapatos e a maioria dos objetos pessoais, recebendo um uniforme tipo presidiário e a tatuagem de um número no braço, que servia de identificação. A terceira fase, conhecida como a “Solução Final” foi a transferência para os Campos de Extermínio onde as pessoas eram assassinadas mediante a utilização de gases tóxicos e incineradas em fornos crematórios. As canções do gueto De um modo geral, as canções que surgiram nos séculos 18, 19 e no começo do século 20 podem ser classificadas como: canções de amor, pobreza, dramas pesso- ais, alegria, esperança por dias melhores, tragédias, costumes, emancipação da mulher, canções de ninar, perseguições sofridas e outras. Entretanto as canções produzidas nos guetos, no século XX, foram de temática mais restrita, uma vez que refletiam a vida limitada que os judeus ai levavam, descrevendo assuntos como: superpopulação, falta de alimentos, anormalidades, humilhações, canções sarcásticas, bem como de esperança por dias melhores. Este macabro programa de um poder militar organizado, numa brutal guerra contra uma população de milhões de pessoas desarmadas, é revelada em centenas de canções escritas por homens, mulheres, crianças, velhos e jovens num desesperado esforço de sobreviver”. Assim, o que restou mesmo, foram as canções, através das quais os judeus nos transmitiram sua coragem, sua luta pela sobrevivência e seus anseios de vida. A Conferência de Wannsee Em 20 de janeiro de 1942 a alta cúpula nazista se reuniu em Am Gossen Wannsee, num subúrbio de Berlim, na conhecida Conferência de Wannsee, para decidir o modo operacional de implantação da assim chamada Solução Final. O triste significado das duas palavras era simplesmente o extermínio total da população judaica, de acordo com as ordens do Führer. A reunião não durou mais do que uma hora e meia, em seguida foram servidos drinks e almoço. “Uma íntima reunião social”, como a consideraram os chefes nazistas, destinada a fortalecer os contatos pessoais, necessários para implementação do “grandioso” programa. O termo Solução Final foi por eles utilizado como regra de linguagem, para encobrir diante da opinião pública mundial e das próprias vítimas, os termos extermínio, assassinato ou eliminação. De acordo com as diretrizes traçadas nesta Conferência, em setembro deste mesmo ano, os nazistas iniciaram a deportação das crianças com menos de dez anos e dos anciãos com mais de sessenta e cinco anos de idade, do gueto de Lodz, para os campos de extermínio. Um observador do gueto de Lodz escreveu em 16 de setembro posteriormente à deportação: “A evacuação das crianças e dos anciãos se tornou uma triste realidade. A retirada das pessoas de suas casas, filhos arrancadas das mães e pais dos filhos, foi executada por ordem do chefe nazista Bibow. As crianças eram carregadas em carretas puxadas por cavalos. Eles nunca tinham visto cavalos de verdade e esperavam um passeio alegre.” Muitas crianças se salvaram utilizando esconderijos. Outras foram levadas por suas mães para fora do gueto e entregues para orfanatos ou famílias polonesas, instruídas para esquecer seus nomes judaicos e se manterem discretas. Muitas vezes eram abandonados à própria sorte junto à porta de casas polonesas. Este trágico acontecimento foi descrito numa canção, “Uma Criança Judia”, de autoria de Chana Weinstein, uma sobrevivente dos campos de concentração. UMA CRIANÇA JUDIA Num povoado lituano distante In a litvish derfl vait Há uma casa isolada . Shteit a shtibl in a zait. Através de uma janela pequena Duch a fenster nit kein grois Crianças observam a rua, Kukn kinderlech arois, Meninos com mentes vivas, Ingelech mit flinke kep, Meninas com tranças loiras, Meidelech mit blonde tzep, E lá junto com eles Und tsuzamen dort mit zei Dois olhos negros observam Kukn oign shvartse tsvei. Olhos negros cheios de charme, Shvartse oign ful mit chein, Tem um nariz pequeno, Hot a nezele a klein, Lábios prontos para beijar, Lipelech tzum kushn nor, Shtark gelokte shvatze hor, A mãe o trouxe aqui S’hot di mame im gebracht Envolto na escuridão da noite, Aingeviklt in der nacht, Beija-o fortemente e lamenta, Shtark gekusht un geklogt, Ela lhe diz baixinho Shtilerheit tzu im gezogt: Aqui meu filho, será tua morada, Do main kind, vet zain dain ort, Preste atenção na palavra de tua mãe Her je tzu dain mames vort Eu te escondo aqui, porque Ich bahalt dich do derfar, Sua vida se acha em perigo, Vail dain lebn drot gefar, Brinque tranqüilo com estas crianças, Mit di kinder shpil zich fain, E permaneça quieto e comportado, Shtil gehorchzam zolstu zain, Nem mais uma palavra ídiche ou canção Mer kein idish vort, kein lid Porque você não é mais judeu. Vail du bist nit mer kein id. A criança pede insistentemente para ela Bet zich shtark dos kind bai ir Mãe, quero somente ficar com você Mame, ch’vil nor zain mit dir Não me deixe aqui sozinho Loz nit iber mich alein A criança desaba num choro. S’kind fargeit zich in gevein. Ela lhe dá muitos beijos Git zi kushn im a sach Porem não adianta nada Ober s’helft ir nit kein zach A criança protesta: não e não S’kind nor tained:-nein un nein Não quero ficar aqui sozinho Ch’vil nit blaibn do alein. Ela o toma nos braços, In di orems nemt zi im, 13 E com suavidade de sua voz Un mit veichkeit in ir shtim Ela canta: filhinho meu Zingt zi: ingele du main, E assim ela o adormece, Un zi vigt im azoi ain. Depois disso chora à vontade Noch dem veint zi frai zich ois E então ela abandona a casa Un zi tret fun shtub arois Cheia de preocupação e medo Ongefilt mit zorg un shrek E desaparece no meio da noite. Un zi geit in nacht avek. Lá fora faz frio e venta, Kalt in droisn un a vint, Ouve-se uma voz: Oh! meu filho, Hert a kol zich: oi main kind, Deixei- te em mãos estranhas, Dich gelost oif fremde hent, Eu não tinha outra solução. Andersh hob ich nit gekent. Vai a mãe, falando sozinha, Geit a mame, mit zich redt, E lá fora é tarde e faz frio, Un in droisn-kalt un shpet, O vento lhe bate no rosto S’veit in punem ir der vint“Deus, proteja meu único filho” “Got, bashits main eintsik kind” Casa estranha cheia de gente, Fremde shtub mit mentshn fil, O menino permanece mudo e quieto, S’ingele iz shtum un shtil, Não fala, não pede, não tem desejos, Redt nit, bet nit, vil kein zach, Raramente ele dá um sorriso, Zeltn ven er tut a lach, Não há dia e nem noite para ele, Nit kein tog un nit kein nacht, Não dorme e nem fica acordado. Nit er shloft un nit er vacht. Vasilko, um nome estranho Vasilko, a nomen fremd Que lhe faz doer o coração. Oif zain hertsl drikt un klemt. A mãe anda meio perdida, Mame voglt vu arum, Calada, como seu Iossele, Vi ir Iossele oich shtum Ninguém a conhece nem se preocupa, Keiner veist nit, keinem art Ela espera, espera, espera... Un zi vart, un vart, un vart... Como Yocheved *ela se assemelha, Tsu Yocheved iz zi glaich Que deixou Moisés no rio Vail vi Moishe oifn taich Sozinho, desamparado ao vento Elnt, ainzam oifn vint E perdeu seu único filho. Iz farlozt ir eintzik kind Samuel Belk é Engenheiro de Segurança, Engenheiro Civil e Mestre na área de Letras pela Faculdade de Filosofia, Letras e Ciências Humanas da USP Riflessioni degli alunni sul Giorno della Memoria (27 gennaio 2009) “La parola più pronunciata in tutta la giornata è stata ‘antisemitismo’ volendo indicare i pregiudizi e gli atteggiamenti persecutori nei confronti degli ebrei. Il discorso degli esperti ha suscitato discussioni e polemiche tra gli alunni, particolarmente Leonardo Calò che si è espresso in maniera efficace difendendo la storia del nonno Franco Calò, un sergente ebreo, che purtroppo è stato declassato nel 1938 a causa delle leggi razziali in Italia [...] Il marterdì 27 gennaio è stato un giorno indimenticabile che ci ha fatto capire l’importanza dello studio dell’antisemitismo e la sofferenza dei 6 milioni di ebrei che oggi vengono ricordati e celebrati...” (Yasmin Steinle Lopes, III Liceo) “La scuola ci ha fornito diversi dati, opinioni e conclusioni in modo tale da poter farci riflettere sulla storia e le atrocità fatte al popolo ebraico. È stata rilevante la discussione durante l’evento, perché ci ha fatto vedere la vera società attuale divisa in due: quella che cerca di ridurre gli effetti di un passato oscuro, rifiutando di accettare la realtà e quella dove si prova a cambiare e migliorare il mondo attraverso l’assunzione degli errori dei fascisti e dei nazisti.” (Theodora Toldo, III Liceo) “Per me la parte più interessante è stata quando il rabbino Alexandre Leone ha parlato sulla vita di suo padre nella seconda guerra mondiale e sulla persecuzione degli ebrei.” (Fernando Oliva, III Media) “Per me questa presentazione è stata troppo interessante, perché abbiamo potuto osservare varie opinioni su questo argomento e gli alunni hanno partecipato al dibattito.” (Mariana Bugelli, III Media) “L’evento è durato dalle 11,00 alle 13,15 e mi è piaciuto molto, perché ho imparato molte cose che non sapevo sull’Olocausto.” (Luigi Innocente, III Media) “Ieri è stata una giornata molto diversa. Sono venuti alcuni professori alla scuola per una conferenza sull’Olocausto degli ebrei. [...] La presentazione è stata molto bella, ma sono rimasto molto triste di sapere che le persone possono arrivare a questo punto di crudeltà.” (Lucas Saraiva, III Media) “Il ‘Giorno della Memoria’ è un giorno in cui si ricorda [...] le vittime dell’Olocausto e quelli che sono stati uccisi per accogliere gli ebrei nelle loro case. [...] Ieri, il giorno 27 gennaio 2009, è venuto a scuola un gruppo di studiosi per spiegarci più dettagliatamente l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, la collaborazione del governo italiano e brasiliano con i nazisti. [...] La prof.ssa Anna Rosa Bigazzi ha letto un testo attuale di un vescovo inglese che negava l’esistenza dell’Olocausto. [...] Il rabbino Alexandre Leone ci ha presentato una domanda che alcuni facevano nell’epoca del nazismo: ‘Dove era Dio?” Ma secondo lui, bisogna chiedersi dove era l’uomo.” (Fabrizio Fancio, III Media) “Il rabbino ha detto una frase che mi ha colpito molto: ‘Tutti si chiedevano dove era Dio nell’Olocausto, ma la vera domanda è dove era l’Umanità?’” (Catalina Bergues, III Media) “Questo evento è stato davvero interessante e sono sicura che è piaciuto a tutti e che abbiamo imparato molte cose.” (Giuliana Furlanetto, III Media) “Edoardo Coen ha sostenuto la tesi secondo la quale gli italiani non erano antisemiti, mentre la prof.ssa Bigazzi ha detto che c’è stato collaborazionismo da parte degli italiani. Il rabbino invece si chiedeva perché, all’epoca, tutti osservavano cosa stava accadendo e non facevano niente, ed è ciò che mi chiedo anch’io. [...] In generale è stato interessante ma alcuni professori parlavano troppo rendendo un po’ noioso l’evento. [...] Alla fine, Samuele Belk e la prof.ssa Midgai hanno recitato canzoni in portoghese e poi in idische.” (Claudia Mazzaferro, III Media) “Ieri l’alunno Leonardo Calò ha effettuato un intervento commovente raccontando la storia di suo nonno in contrapposizione alle tesi di Coen, che sosteneva che gli italiani e Mussolini non erano antisemiti. Franco Calò (ebreo) infatti ha sofferto un antisemitismo puro, è stato declassato e umiliato in piazza pubblica e così obbligato a fuggire in Brasile. Questo giorno è molto importante, molte persone non danno l’importanza dovuta a questi massacri, molti non sanno neanche cosa sia successo. Secondo me, è giusto ricordare perché queste cose non si ripetano...” (Giovanni Bartolini, III Liceo) “Il 27 gennaio 2009 ha avuto luogo presso la scuola Montale un evento per ricordare l’Olocausto. Preceduto da un dibattito sulla partecipazione effettiva dell’Italia nell’uccisione di ebrei, il rabbino Alexandre Leone iniziò un’interessantissima riflessione sul tema “Dio nell’Olocausto”. Con la Shoah, infatti, tantissime persone, ebree e di altre religioni, si domandavano come Dio abbia potuto lasciare che tali atrocità continuassero ad accadere, giorno dopo giorno. A tale domanda si sono posti tre correnti di pensiero nella comunità ebraica: una ortodosso estremista, una sionista e una umanistica. 14 La visione Ortodossa si assomiglia all’ideologia del famoso motto cattolico del “Mea Culpa”, affermando che i 6 millioni di morti nell’Olocausto hanno solamente pagato i propri peccati di quella o di vite passate, visione che è priva di qualsiasi referenza alla vera causa: i regimi antisemiti nazisti e fascisti. Il segmento Sionista afferma che tale strage, anche se un disastro per l’intera umanità, portò a conseguenze positive, poichè fece capire al mondo la necessità della creazione di uno stato per gli ebrei. Nel 1948 abbiamo appunto la creazione dello stato di Israele. Questo tipo di ragionamento cerca di vedere il lato positivo di una delle maggiori stragi della storia, come se cercasse di vedere il bicchiere mezzo pieno invece di mezzo vuoto. Ma in un bicchiere di sangue, morte e sterminio, non ha molto senso ragionare in questa maniera. Il terzo punto di vista, quello più interessante interessante secondo il rabbino e anche secondo me, è quello Umanistico di filosofi moderni come Heschel. All’inizio ci si chiedeva: “Dov’era Dio nell’Olocausto, e come ha permesso che tutto ciò accadesse” al che Heschel risponde con un’altra domanda “Dov’era L’UMANITÀ nell’Olocausto, e come NOI abbiamo permesso che tutto questo accadesse?” Non trovo necessario aggiungere altro.” (Leonardò Calò, III Liceo) “Il giorno della memoria è un giorno importante per tutta l’Italia ed è per questo motivo che alla Montale facciamo un omaggio ogni anno a chi ha sofferto o è morto nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Quest’anno sono stati invitati alcuni studiosi e specialisti sull’Olocausto. La prof.ssa Rachel Mizrahi, specialista in Shoah, fece una presentazione con vari documenti e foto di famiglie che sono state nei campi di concentramento e tra queste, alcune che si sono salvate. Interessante è stata anche la discussione fra l’ingegnere Edoardo Cohen e il nostro compagno di classe Leonardo Calò, che lo contraddiceva affermando che in Italia c’era antisemitismo. Infatti, Cohen sosteneva la tesi che in Italia non c’era mai stato l’antisemitismo; e quando Calò potè esprimersi, il signore evidentemente si arrabbiò. Ci è stata pure la recita del poema “se questo è un uomo”, di Primo Levi, da parte delle nostre colleghe di classe Rafaela Pastore, Theodora Toldo e Yasmin Lopes. Concludendo la giornata di conferenze abbiamo ascoltato alcune musiche in idisch con messaggi commoventi e immagini della guerra. È trascorso così un altro Giorno della Memoria, pieno di informazioni nuove, interessanti e tanta, tanta cultura. Questa data non sarà mai scordata da noi studenti.” (Giovanna Perin Nahhat) Cultura GOMORRA Il libro e il film di Loredana Caprara P er parlare del libro Gomorra (Milano, Mondadori, 2006), grande successo mondiale di vendita e di critica e vincitore di molti premi letterari, è il caso di cominciare dall’autore, Roberto Saviano, un giovane di trent’anni che così si presenta: Sono nato in terra di Camorra, nel luogo con più morti ammazzati d’Europa, nel territorio dove niente ha valore se non genera potere. Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale. Figlio di un medico che è dovuto emigrare in Romania per aver fatto il suo dovere professionale di salvare la vita di un giovane gravemente ferito dai camorristi, Roberto Saviano non si arrende facilmente di fronte alle difficoltà. Laureato in filosofia, scrittore e giornalista, ama la letteratura ed ha grande fiducia nel valore della parola letteraria. Parola che, dice, entra nella ferita della ragione ... deve capire la struttura molecolare, il fegato delle cose, capire dove stiamo andando. Capire e far capire. Far capire per sensibilizzare quante più persone è possibile sulla natura e i pericoli del fenomeno camorristico. Impresa non facile per cui non basta denunciare giornalisticamente la realtà e i procedimenti perversi della camorra, come la chiamiamo noi, o del Sistema, come lo chiamano gli addetti ai lavori. Bisogna far rivivere questo tale Sistema agli occhi di quelli che vorrebbero non vedere o che vedendo non si rendono conto dell’enormità del fenomeno che hanno davanti agli occhi o in cui sono coinvolti, sempre in bilico tra legalità e illegalità, tra grande imprenditorialità e criminalità, tra creazione di ricchezza, una ricchezza che in qualche modo dà lavoro a tanti disoccupati disperati e li disumanizza fino a ridurli in schiavitù. Bisogna far rivivere agli occhi dei lettori i pericoli di questo grande Comitato d’affari che persegue potere e ricchezza, mediante controllo capillare dell’ambiente locale, avvelenamento delle terre e delle persone, costruzioni abusive, e contatti commerciali internazionali di droga e di altri beni, stabilendo rapporti che vanno dall’America ai paesi dell’Europa orientale, fino in Cina. Bisogna che questo universo affaristicocriminale appaia vivo e tanto drammaticamente reale da ispirare orrore. Per riprodurne gli echi dolorosi e tragici, la parola dello scrittore deve pescare nel profondo dell’anima e parlare con gli strumenti che solo il lungo contatto con la letteratura può dare. Finiti gli studi il giovane Saviano passa alcuni anni di vita immerso nella realtà camorristica, lavora ai suoi margini come l’ultimo degli addetti ma con occhi e orecchi bene aperti, e alla fine, riecheggiando la denuncia pasoliniana anche lui può gridare: Io so ... io so e ho le prove ... dopo che si fa una carriera da killer, da estorsore o da palo, si finisce nell’edilizia o a raccogliere spazzatura... potrebbe essere interessante prendere i nuovi affiliati e portarli a fare un giro per i cantieri mostrando il destino che li attende. Se galera e morte dovessero risparmiarli staranno su un cantiere, invecchiando e scatarrando sangue e calce. Mentre imprenditori e affaristi che i boss credevano di gestire avranno committenze milionarie...Io so e ho le prove. Gomorra è un libro sulla criminalità, sul potere di un’economia con radici di illegalità e violenza e sulla condizione dell’uomo reso schiavo in tale gioco economico. Saviano ha rappresentato questo mondo con la forza della sua parola e ora paga un alto prezzo: è stato “condannato a morte” ed è costretto a vivere isolato da famiglia e amici, sotto scorta di polizia. Alcuni premi Nobel si sono mobilitati in suo favore e hanno lanciato un appello allo Stato italiano perché non desista dal garantire la libertà del giovane scrittore, magari a costo di trasferirlo in un altro paese. La camorra per Saviano è un male peggiore del terrorismo islamico che a tutti fa tanta paura. Come il fondamentalismo islamico, la camorra si impadronisce delle anime, lo fa per lo strapotere di pochi, ben sapendo che quando uno ha perso l’anima diventa una marionetta facilmente manovrabile e, a comando, può commettere qualsiasi crimine. Questa condizione di plagio appare in tutta evidenza nella lettera di un bambino. Tutti quelli che conosco o sono morti o sono in galera. Io voglio diventare un boss. Voglio avere supermercati, negozi, fabbriche, voglio avere donne. Voglio tre macchine, voglio che quando entro in un negozio mi devono rispettare, voglio avere magazzini in tutto il mondo. E poi voglio morire. Ma come muore uno vero, uno che comanda veramente. Voglio morire ammazzato. Se già da bambini, gli abitanti delle zone di camorra, ragionano con tanto cinismo, non sorprende che, in età adulta, quando più uno sente lo stimolo eccitante del guadagno e del potere, vivendo nel mezzo di una realtà violenta che esige la partecipazione di tutti al Sistema, si lasci irretire in pratiche criminali per ottenere quello che altri, per un periodo per lo meno, sembrano 15 ottenere facilmente. Arrendersi al potere della criminalità è più facile che opporsi ad essa. Come giudicare? Nessuno di noi può farlo se non è stato messo alla prova dei fatti ed è riuscito a superarla. Però non tutti si arrendono. Alla fine del libro l’agnostico Saviano indica una luce all’uscita del tunnel, parlandoci di uomini come don Peppino Diana, sacerdote, figlio di borghesi benestanti, che aveva studiato a Roma e aveva davanti una brillante carriera ecclesiastica. Ma don Peppino non è contento, sente un’inquietudine che lo porta a lasciare la sua vita tranquilla e ritornare in paese ad aiutare la sua gente. Aveva d’improvviso deciso di tornare a Casal di Principe ... come chi ha perennemente la sensazione smaniosa di dover fare qualcosa e di non trovar pace fino a che non la realizza o almeno tenta di farlo ... Aveva deciso di interessarsi delle dinamiche del potere ... non voleva solo nettare la ferita, ma comprendere i meccanismi della metastasi, bloccare la cancrena, fermare l’origine di ciò che rendeva la sua terra una miniera di capitali e un tracciato di cadaveri. Così decide di parlare: “per amore del mio popolo, non tacerò”, è l’inizio di un documento distribuito il giorno di Natale. Don Peppino cercava di capire la potenza che la parola pubblica ... poteva ancora concedere ... cercava una parola necessaria... un urlo... con la volontà di farlo esplodere. Provò a negare i sacramenti ai boss che ci tenevano ad atteggiarsi come buoni cattolici, ma presto capì che sul piano della religione non si poteva ottenere molto da quelle persone che pur mostravano comportamenti religiosi. Però la sua parola aveva un’eco che riusciva ad andare oltre il tracciato religioso... questa parola fu la sua condanna a morte. Aveva preparato un sermone che non arrivò a pronunciare, ma che un amico conservò e che Saviano poté leggere e che riporta. Non permettiamo che le nostre terre diventino un’unica grande Gomorra da distruggere! Non permettiamo uomini di camorra, e non bestie, uomini come tutti ... allora il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco; egli distrusse quella città, tutta la pianura, tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo. Come don Peppino anche Saviano vuol capire la realtà e vuole che anche altri capiscano e reagiscano. Dopo la morte del Eventos sacerdote, nonostante i tentativi di screditarlo per evitare di farne un martire, tentativi a cui nessuno crede, i ragazzi di Casal di Principe decidono di condurre la loro battaglia per una vita onesta, lo fanno con un cortometraggio e altri film sull’ambiente. Da allora la denuncia continua, attraverso gli anni. Lo Stato non può più omettersi, arresta, processa, incarcera, ma la camoora sempre si rinnova, come una piovra che non muore mai. Sempre nuovi leader subentrano ai vecchi. L’attività del Sistema non si ferma, richiede una lotta senza quartiere da parte delle forze dell’ordine. Saviano col suo libro ha contribuito e contribuisce ad illuminare quest’orrenda realtà, a mantenere l’attenzione di tutti su questo così grave problema e costringe lo Stato a continuare nell’opera di pulizia. La televisione italiana ha dedicato allo scrittore alcuni grandi dibattiti e talk show, come Anno zero e Che tempo che fa. Di Saviano, delle sue vicende, del suo libro, tutti parlano in Italia e in altri paesi. La camorra è conosciuta, sono conosciuti i suoi intrallazzi, i legami con la droga, con l’edilizia abusiva, con le industrie, con la raccolta dei rifiuti e non solo di quelli italiani. La piaga non si può più nascondere, ma non vuol dire che sia vinta. La notizia dell’anno scorso, diffusa dalla TV in molti paesi, dell’invasione di immondizia a Napoli, è stata opera di camorra. Un modo per colpire il turismo e l’immagine dell’Italia, facendo opera di intimidazione contro lo stato, così che cessino i processi e gli arresti dei grandi boss e lo smantellamento del sistema. Dal libro sono stati tratti uno spettacolo teatrale e un film, ambedue di grande successo. Il film di Matteo Garrone, omonimo al romanzo, nel maggio 2008 ha ricevuto a Cannes il Grande Premio della Giuria. L’Italia lo aveva presentato per l’indicazione all’Oscar come film straniero, ma non è stato indicato, forse perché, pur mostrando la violenza, non è un documentario sulla violenza come molti si aspettavano, è una testimonianza sulla condizione umana, sul tragico modo di vivere di una popolazione sottomessa e schiavizzata dalla violenza quotidiana. Di questa violenza è simbolo nel film la bruttezza a cui è stato ridotto il paesaggio campano, una volta tanto bello, gli sconfinati depositi di spazzatura, l’architettura abusiva delle orribili Vele, enormi edifici dove vivono ammucchiati gli abitanti. Anche le persone ci appaiono particolarmente brutte, abbruttite dalla vita che fanno, tra una sopravvivenza sempre precaria e la probabile morte per omicidio che li aspetta. La maggior parte dei protagonisti del film muoiono ammazzati. Vere e proprie carneficine si succedono, nell’assenza quasi totale della polizia. Violenza senza limiti che ti prende alla gola. Neanche i ragazzi si salvano. Neanche i bambini troppo presto immersi nella violenza subita e praticata. Un film molto violento, ma non possiamo confrontarlo con film brasiliani come Cidade de Deus o Tropa de Elite, anche là la violenza esplode e distrugge i giovani protagonisti. Nel film di Garrone però la matrice della violenza sta tutta da una sola parte, non è la lotta a cui ognuno partecipa come può, in cui vince o più spesso perde e viene sopraffatto. Qui è la rassegnazione alla violenza, l’accettazione passiva di una realtà invivibile da parte di troppe persone che pur senza volerlo sono costrette alla criminalità. E i due ragazzini che si ribellano, pensando non a un riscatto, ma di poter affermarsi nel mondo del crimine con le loro forze, ci appaiono piccoli visionari che non capiscono la realtà che vivono, le sue connessioni, i rapporti di potere. E noi fin dall’inizio sappiamo che sono destinati a soccombere. A contrario del libro, nel film sembra non esserci speranza di riscatto al dilagare della criminalità. Eppure, a pensarci meglio, anche questo film è una bandiera che fa riflettere e, chissà, possa far trovare alla gente di quelle terre, un po’ alla volta, la forza di rifiutare il male ancora oggi imperante. La Mostra di di Susanna Battaglio L a mostra di scienze è un evento che crea un’effervescenza meravigliosa durante le lezioni che la precedono. Sia i professori sia gli alunni, entrambi preoccupati con gli esami, non desiderano ritardare il programma di fisica ma, allo stesso tempo vogliono preparare qualcosa di interessante. Le discussioni coi ragazzi sulla scelta dell’argomento da portare alla mostra sono molto ricche e stimolanti. Quest’anno siamo andati all’esposizione di Einstein, che ha fornito materiale a due gruppi. Lo “Show da Física” ha dato spunti a un altro gruppo ancora e così via, alcuni argomenti che sono particolarmente piaciuti ai ragazzi sono stati approfonditi e dimostrati con esperimenti ai visitatori della mostra. Direi che la mostra è un campione di ciò che i ragazzi hanno vissuto in aula e fuori di essa, la sintesi di un lavoro che inizia con uno studio individuale, si propaga e coinvolge un gruppo, i professori, tante volte i genitori e infine tutta la scuola. Mostra di Scienze alla Scuola Media di Anna Andreotti S iete venuti alla Mostra di Scienze di quest’anno? Se sì, avete visto che ancora una volta i nostri alunni si sono dati da fare per presentare i loro lavori e hanno gradito tantissimo le visite e i commenti ricevuti. Se invece non siete potuti venire, vi racconto qualcosa del nostro operato. Già da molto tempo (da 14 anni, per la precisione), viene presentata agli alunni una proposta di lavoro un po’ più impegnativa e più seria del solito: si chiede loro di scegliere un argomento scientifico e di approfondirlo, studiandone i vari aspetti e presentandolo corredato da qualche esperimento, da modelli o da qualsiasi altra risorsa che venga loro in mente. È un modo di farli mettere in pratica quello che imparano durante le lezioni, tenendo presente, come sempre, che il metodo scientifico è rigoroso ma Loredana Caprara - Docente USP in pensione Collabora col Programma di Pós-Graduação in Lingua Italiana 16 Scienze al Liceo PROGETTO 3º LICEO: QUESTIONE AMBIENTALE http://sites.google.com/ site/energiamundi A degradação do planeta é um dos temas mais recorrentes da atualidade. A discussão sobre o meio ambiente partiu da mídia e tornou-se interesse de todos, inclusive nas conversas cotidianas e nos conteúdos abordados nas matérias escolares. Imersos em um clima de sustentabilidade e consciência ambiental e aproveitando o tema interdisciplinar do ano letivo 2009-2010 sobre o meio ambiente, com a ajuda do professor Lorenzo Gemma, o III Liceu elaborou um site em que há notícias frequentemente atualizadas, imagens, curiosidades, vídeos, músicas e gráficos sobre a questão. A intenção do site é não só a de propor soluções para os problemas ambientais, mas a de alertar e educar os visitantes sobre a situação em que se encontra o planeta. São bem-vindas propostas e sugestões dos leitores! da sin.: Fancio, Castro, Piatti e Loyola da sin.: Galvez, Nahhat, Martins e la prof.ssa Battaglio da sin.: Matrone, Bartolini, Montanari e Pieroni da sin.: Buso, prof. Bianchini e Susini I da sin.: Pastore, Toldo, prof.ssa Battaglio, Inglese e Lopes applicabile ai diversi aspetti della scienza. E così, ci sono state delle belle presentazioni, creative e svolte con la dovuta serietà: non si possono citare tutte, ma i due lavori sugli alimenti, la gravidanza, lo studio del suolo e l’effetto dello sport sul corpo umano sono validi esempi di ciò che è stato detto. Se la presentazione di ciascun lavoro richiede sforzo, abilità e una costante diplomazia all’interno del gruppo, dovreste vedere quanto è ardua la scelta del lavoro da presentare; l’immaginazione si sbriglia e vola, ma ahimè, spesso viene delusa dalla realtà. Si può fare esplodere qualcosa? No!!! Si può tagliuzzare qualche animale per farne vedere gli organi...? No!!! E se portassimo dei mortaretti? Certo che no!!! Così, con tutti questi limiti, la scelta diventa piuttosto povera dal loro punto di vista, ma poi si adeguano e trovano l’argomento preferito dalla maggior parte del gruppo. La Mostra di Scienze è un modo di mostrare agli alunni che studiare è impegnativo, ma studiando ci si può anche divertire. Eseguire di persona gli esperimenti che hanno fatto la storia della scienza o seguire da vicino l’evolversi della vita, oppure vedere come gli elementi reagiscono, sono tutte esperienze che possono riuscire entusiasmanti e che richiedono abilità e competenze al di fuori della routine scolastica. Ci auguriamo che l’entusiasmo e l’impegno dimostrato dai nostri alunni continui anche durante le lezioni..... e chissà, per qualcuno potrebbe anche essere l’inizio di una bella carriera! 17 l degrado del pianeta è uno dei temi più dibattuti dai mass media, è diventato un interesse di tutti, presente anche nella vita quotidiane e perció presente nei contenuti delle discipline scolastiche. Impegnati in un clima di sosteniblità e di coscienza ambientale e aproffitando del tema interdiscliplinare dell’ anno scolastico 2009-2010 (l'ambiente) noi, la terza liceo della Scuola Italiana Eugenio Montale, con l'aiuto del prof. Lorenzo Gemma, abbiamo creato un sito nel quale ci sono: notizie frequentemente aggiornate, immagini, curiosità, video, musiche e grafici su questo tema. Lo scopo del sito non è solo proporre soluzioni per i problemi ambientali ma anche educare e sensibilizzare i visitatori circa la questione ambientale utilizzando diversi linguaggi. Sono benvenuti commenti, proposte e suggerimenti da parte dei lettori! Viaggio foto Lopes Cronaca di Giovanni Bartolini G iorno 4 marzo 2009, ore 7:00. Destinazione Ubatuba. Questo è quello che c’era scritto sul programma del viaggio del liceo. Quel giorno è finalmente arrivato, tutti ansiosi anche se con espressioni stanche appunto perché nessuno è abituato a svegliarsi prima delle sei. Il viaggio è trascorso tranquillo, rispettando gli orari. Abbiamo pranzato a Ubatuba e siamo andati a visitare una tribù indigena. Secondo me questa tribù è stata la cosa più deludente di questo viaggio. Al momento mi si è svanita l’idea di una gita proficua; abbiamo percorso una grande distanza sotto un sole scottante ma con la speranza di trovare una nuova cultura totalmente diversa dalla nostra: gente che abita nelle capanne, che suona strumenti strani presi dalla natura, con balli, miti, pensieri diversi dal nostro quotidiano. Invece, siamo arrivati e abbiamo trovato una decina di case, indiani vestiti come noi e che dicevano che volevano preservare la loro cultura ma nelle case c’erano poster di bande musicali, simboli di marche famose come nike e puma, disegni di cartoni animati americani e nipponici. Delusione totale è quello che si vedeva stampato sul volto di molti compagni. Ma la gita aveva molto più da offrire, molte altre cose bellissime ci aspettavano. Come per esempio la centrale nucleare di Angra dos Reis. Approfittando più di questa energia il mondo futuro ci ringrazierà, perché l’inquinamento si ridurrà notevolmente per una grande produzione di energia di cui abbiamo bisogno. Questa secondo me è stata la cosa più importante e interessante successa nella gita, in attesa di emozioni fortissime con l’adrenalina alle stelle grazie all’arborismo; sport radicale che produce forti emozioni in cui il protagonista sta appeso a un cavo d’acciaio che può arrivare a 30 metri di altezza e scende ad una velocità altissima, non raccomandato a gente che soffre di vertigini o che ha problemi di cuore. Nel complesso la gita è stata molto divertente e istruttiva e ha approssimato in qualche modo gli alunni del liceo. Persone che non si conoscevano hanno avuto l’opportunità per stringere rapporti di amicizia. L’organizzazione è stata impeccabile e non vedo l’ora che arrivi l’anno prossimo per fare il tour delle città storiche di Minas Gerais. I nostri eroi Viaggio d’Istruzione di Gabriella Fancio * S icuramente sarebbe stato un viaggio unico. E lo è stato. Stare insieme agli amici al di fuori dell’ambito scolastico è davvero speciale, anche perché ci conosciamo da circa 12 anni. In quel mercoledì, appunto 4 Marzo, non ci credevo quando la sveglia è suonata: 6 a.m.! Finalmente era arrivata l’occasione, dovevo soltanto cogliere l’attimo. Durante il percorso l’autobus era ricco di gioia e vivacità: un’aria di unità, di allegria e di amicizia caratterizzava gli allievi, i quali anche se si erano svegliati presto senza quasi aver dormito si divertivano con le carte, con la musica. L’inizio della nostra programmazione è stato realizzato in una tribù indigena. È stato interessante poter conoscere gli usi e i costumi degli indios e il loro quotidiano: ogni mattina gli uomini si svegliano presto e vanno a coltivare la terra, a volte vanno anche a caccia; le donne invece restano a casa, curando i figli. La visita si è conclusa con una entusiasmante presentazione musicale realizzata da alcuni giovani indios. Soltanto quel breve contatto con la natura mi aveva rilassata, e di fronte alla sua immensità e bellezza mi sono resa conto dell’equiIl prof. Lorenzo Gemma 18 fotos: Nahhat librio di ogni essere, sia fisico che mentale. In questo modo, il primo giorno si è praticamente concluso: i due professori Lorenzo Gemma e Battaglio, i 3 accompagnatori e tutti gli allievi si sono diretti all’albergo, dove la maggioranza del gruppo si è tuffata in una piccola e calda piscina. Infatti per fortuna ci è stato concesso un momento dedicato al divertimento. Il secondo giorno è anch’esso iniziato presto, alle sette e mezza dovevamo essere già pronti per partire; destinazione: Centrale Nucleare Angra I Angra II. La notte purtroppo è stata insufficiente a contenere tutte le chiacchiere e le storie che volevamo scambiarci, perciò il silenzio era assoluto dentro l’autobus, visto che il sonno ha coinvolto quasi tutti. Arrivati alla centrale Nucleare, abbiamo assistito a due brevi filmati e successivamente abbiamo partecipato ad una conferenza. Durante il pomeriggio invece siamo andati a fare “arvorismo”, percorsi di legno tra un albero e l’altro. Ancora una volta, la natura svolgeva un ruolo particolare, ci faceva riflettere sull’importanza dell’essenziale, poiché dovuta alla vita stressante e contrassegnata dalla frenesia urbana, ci dimentichiamo semplicemente che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Il tempo stava trascorrendo molto veloce, e purtroppo il venerdì è arrivato; ci mancava soltanto una bella e lunga camminata e la visita al progetto “Tamar” (di tartarughe). Durante il percorso ci siamo divertiti molto: infatti nell’ambiente si percepiva chiaramente la tranquillità e la purezza dell’aria, la dolcezza, la natura, il cinguettare degli uccelli, la perfezione di un fiore, ricco di colori, con una forma delicata; e anche la grandiosità di un albero. I miei pensieri svolazzavano nel cielo blu, come un gruppo di gabbianelle, che a seconda del vento si disperdevano nello spazio infinito. Per poter rinfrescarci, c’era una bella cascata, dove abbiamo potuto fare il bagno. La nostra penultima programmazione si è concretizzata ad Ubatuba, dove abbiamo fatto un’intervista ai pescatori, il che mi ha fatto piacere. È stato interessante l’opportunità di conoscere personalmente la vita e la realtà di un pescatore. Dopo un breve ma intenso bagno in mare, abbiamo pranzato e abbiamo visitato le tartarughe del progetto “Tamar”, le quali erano ansiose perché stavano aspettando il cibo. Verso le 4 del pomeriggio, ci siamo riuniti nell’autobus per poter ritornare a San Paolo. Si sentiva che oltre alla stanchezza il viaggio ne era valso la pena ed era stato stupendo. Gite come queste sono importanti per poter convivere di più con i propri amici, ma convivere in un quotidiano diverso, tranquillo e più “zen”; vorrei concludere dicendo che mi piacciono tanto queste uscite perché si fanno sempre nuovi amici. 19 Artes Mostra Artistica Cultura di Carlo Alberto Dastoli S abato 4 aprile 2009, dalle ore 9:00 alle ore 13:00, ha avuto luogo la Mostra Artistica Culturale nella Scuola Eugenio Montale. Sono state presentate le produzioni letterarie e artistiche realizzate dagli alunni di tutti gli ordini di studio: Scuola dell’Infanzia, Primaria, Scuola Secondaria di Iº Grado (Media) e Scuola Secondaria di II Grado (Liceo Scientifico). Gli alunni della Primaria (III, IV e IV|) e della Media (I, II e III) hanno eseguito dei veri e propri concerti di flauto accompagnati alla tastiera dalla prof.ssa e musicista Renata Pereira. Il repertorio musicale, dal classico al popolare, passando per il folclorico, comprendeva opere di Mozart, di Toquinho, di Chico Buarque, di Gilberto Gil e del folclore americano. Gli spettacoli teatrali hanno reso la giornata culturale ricca di emozioni, sorprese e dionisiache scoperte. Gli alunni di I Media hanno praticamente cantato e interpretato l’Iliade a cura della prof.ssa Raffaella Baratta. Ma anche il Liceo ha esordito con delle bellissime rappresentazioni teatrali quali “Il sacrificio di Ifigenia” presentato dagli alunni della II Liceo e coordinato dal prof. Roberto Petrosillo e “O Auto da Barca do Inferno” presentato dagli alunni di III Liceo e coordinato dalla prof.ssa Helenice Schiavon. I lavori di arte visuale coordinati dalla prof.ssa Anna Dorsa e eseguiti dagli alunni hanno accolto e affascinato i numerosi visitatori lungo gli stand allestiti nel campo polisportivo della Montale. Ne citiamo soli alcuni titoli che hanno riscosso un grande successo di pubblico: “Riflessioni sul Rinascimento”, “Riproduzioni di Van Gogh”, “Ritratto di Leonardo Da Vinci”, “Prospettiva Accidentale”, “Desacralizzazione di opere rinascimentali”. Alla Mostra sono state coinvolte tutte le discipline umanistische e letterarie. Il prof. Fiori, di lingua e letteratura spagnola, ha curato assieme agli alunni di II Liceo un’antologia spagnola che va dal sedicesimo al ventesimo secolo con autori quali Cervantes, Quevedo, Borges, Neruda, Otavio Paz, mentre, invece, con gli alunni di III Liceo ha organizzato un lavoro in power point su “Don Chischiotte’ per approfondire e discutere, tra l’altro, i seguenti temi: la visione del Medioevo nell’opera di Cervantes, il tragico e il comico, la coppia di personaggi Don Chischiotte e Sancio Panza, la follia alla luce della psicologia sperimentale del sedicesimo secolo, ecc. Gli alunni di IV Liceo hanno presentato un bellissimo lavoro dal titolo “Voci del mondo antico: Seneca e Fedro”, a cura della prof. ssa Adriana Grasso. Si è trattato di una recitazione delle favole di Fedro e di alcuni aforismi di Seneca, recitazione con accompagnamento musicale e consegna di foglietti e monete dell’epoca. Su uno di questi foglietti estratti da chi scrive vi è una frase di Seneca che dice: ‘Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità e che ne perdiamo molto.” 20 La IV Liceo ha inoltre prodotto un documentario sui “Genocidi Dimenticati” che doveva essere presentato il 27 gennaio, in occasione del “Giorno della Memoria”, dedicato al ricordo dell’Olocausto, ma per mancanza di tempo è stato invece rimandato a questa occasione. Il documentario diretto dall’allievo Matteo Vignanelli mette a fuoco il genocidio degli omosessuali, degli zingari, dei rom e dei disabili durante il regime nazista. Il prof. Alessandro Dell’Aira, direttore dell’Ufficio Scuola del Consolato Generale d’Italia, ha apprezzato il lavoro e ne ha inviato una copia al Ministero degli Affari Esteri. Bravi ragazzi!!! La Scuola dell’Infanzia ha presentato un bellissimo lavoro su “Cappucetto Rosso e il Lupo Pauroso”, mentre la Scuola Primaria ha presentato “Poesie e fiabe”, “Ritratto e Autoritratto”, “Vacanze e Indovinelli”, “Scambio di lettere con i bambini di una scuola di Milano” “Rassegna dei libri”, “Miti ed Immagini”. Dalla Primaria alla Scuola dell’Infanzia abbiamo un interessante stand dal titolo “Il coccodrillo come ale alla Montale fa” a cura della maestra Fulvia. Se dall’Infanzia andiamo a visitare lo stand della II Media curato dalla prof.ssa Raffaella Baratta ci imbatteremo con un ricco lavoro sul Diario di Anne Frank. A questo punto diamo la parola al prof. Roberto Petrosillo che si domanda: “Qual’è il viaggio più interessante che potremmo mai fare? L’Africa nera coi suoi animali? Caraibi con acque calde e trasparenti? Città d’arte europee e castelli della Loire? Stati Uniti prima rampanti e poi decadenti con degustazioni di Macdonaldsiana memoria? Maldive e Laccadive??? No, miei cari amici, l’unico viaggio verso un mondo parzialmente conosciuto non è quello nei fondali marini o nello spazio siderale ma, quello che possiamo fare a piacimento e senza spendere neanche paperoniane fortune; gli unici attrezzi di cui abbiamo bisogno sono: piccone, pala e sì, una lente d’ingrandimento. Pala e piccone per scavare metaforicamente dentro il nostro io, profondo io, petrarchiano io e la lente d’ingrandimento per ammirare dettagliatamente ciò che troveremo laggiù. Chi ha tutto, proprio tutto, lo sa. Il denaro non dà la felicità! La domanda quindi, quella vera è: chi siamo e cosa vogliamo essere? O meglio, “Essere o avere? Questo è il dilemma!”, che è anche il nome della iniziativa per la quale abbiamo realizzato il progetto dello ‘appiattimento generazionale’, che ha riscosso tanto successo nel corso della Mostra presso la Scuola Italiana Eugenio Montale nella quale mi pregio di lavorare come professore d’italiano della terza media e prima, seconda e terza liceo.” Sono state esposte durante la Mostra 20 opere grafiche donate alla Scuola dalla Stamperia D’Arte Busato, di Giancarlo Busato & C., stampate a Vicenza. Il prof. Giancarlo Busato ha visitato la nostra Scuola nel mese di gennaio 2008 assieme all’artista Vico Calabrò. 21 PLURAL Por Helenice Schiavon Ortigosa As primeiras apresentações não tardam a iniciar: o som doce da flauta se une à imponência das teclas do piano... Vozes uníssonas, sons e cantares não tardam a se juntar, harmoniosas. Personagens da literatura surpreendem os passantes, livres da força limitadora do tempo. Camões, Drummond, Shakespeare e Fernando Pessoa circulam poderosos pelos corredores da Escola. Nas arquibancadas, um filósofo estóico e um escravo liberto, contador de fábulas, maravilham as gerações de filhos, pais e avós que, surpreendidas pela ira de Aquiles revivem a Grande Batalha de Tróia... E o que dizer da possibilidade de se defrontar com os supostos tripulantes da Barca do Inferno? Ou de presenciar o Sacrifício de Ifigênia? Ou deparar-se, inadvertidamente, com Sêneca, Fedro, Don Quixote e Sancho Pança? De um lado, compondo o labirinto do conhecimento, estão cartas, textos e poesias que dão um ar confidente aos espaços. De outro lado, fascinando os visitantes, estão as cores e tons das releituras dos grandes mestres da pintura universal; numa exposição de arte majestosa e ímpar. Como fios de ouro, palavras, sons e imagens circulam solenemente pelos ambientes, numa harmonia contagiante. Iniciavase, então, a Feira Artística e Cultural da Scuola Italiana Eugenio Montale 2009. Sábado. Manhã ensolarada de 4 de abril. As cenas descritas acima compõem o primoroso Evento Artístico Cultural da Scuola Italiana Eugenio Montale 2009. Da 1ª. Elementare ao IV Liceo, professores e alunos, direção e funcionários estiveram envolvidos desde a concepção do evento até a sua realização. Esforço consumado pela presença de pais e amigos da comunidade escolar que puderam apreciar as variadas produções culturais ali reunidas: teatro, música, coral, exposição de trabalhos, declamações. Valorizar o potencial do aluno é a tarefa essencial de todo educador. Além disso, é preciso estimulá-lo, instigá-lo para a superação de seus limites e o aprimoramento de suas competências. Neste sentido, o Evento Artístico Cultural da Scuola Italiana Eugenio Montale foi um exercício prático de competência, crítica e autonomia para os alunos de todos os níveis de ensino. O Evento Artístico e Cultural da Scuola Italiana Eugenio Montale 2009 foi um momento precioso de consolidação do projeto pedagógico da Escola: formar integralmente suas crianças e seus jovens para uma visão plural de mundo. Opinione L’ILIADE alla MONTALE di Raffaella Baratta L a prima media ha iniziato a leggere l’Iliade ai primi di febbraio 2009 e, come a tutti accade, potenza del mito, si è rispecchiata negli eroi e nelle eroine, Greci e Troiani, che si confrontano per dieci anni in una guerra come tutte le altre assurda, ma allo stesso tempo tragicamente coinvolgente ed emozionante. Osservando i miei ragazzi durante le lezioni di Epica, gli sguardi trasognati, i fiati sospesi ad ascoltare di Achille l’ira terribile, la supplica di Crise, il pianto di Andromaca, la morte di Patroclo, ho capito che nessun altro argomento sarebbe stato in grado di appassionare la classe in modo così pieno. Non avevo pensato ad un progetto sull’Iliade, devo ammettere che mi sono lasciata trascinare dalla forza delle parole di Omero e ho chiesto ai ragazzi di seguirmi, senza una meta precisa. Sapevo soltanto che la mia, la nostra classe aveva la necessità urgente di agire collettivamente. Avevamo bisogno di rafforzare i nostri vincoli. Dovevamo imparare ad essere tanti, per fortuna tutti diversi, ma capaci di respirare come un corpo unico, parlare ad un’unica voce, solidale. Dovevamo avvicinarci ad un testo antico, apparentemente troppo lontano dalla nostra quotidianità , tradotto in un italiano ben lontano da quello colloquiale. Ho chiesto ad ognuno dei ragazzi di imparare a memoria uno o due paragrafi di un brano tratto dal Libro I dell’Iliade (nell’ottima traduzione di Maria Grazia Ciani). Abbiamo iniziato ad andare ogni venerdì in biblioteca e, seduti in cerchio, “cantavamo” l’Iliade, ciascuno il suo paragrafo. Ciascuna voce a comporre un’unica voce perché se un elemento del gruppo dimenticava il proprio testo non era possibile proseguire. Nel frattempo abbiamo intrapreso un lavoro interdisciplinare con la prof.ssa Alessandra (che in quel periodo sostituiva la prof.ssa Dorsa, di Arte, purtroppo assente per questioni di salute) per dare vita ai personaggi dell’Iliade. Alessandra ha pensato di utilizzare un grosso rotolo di carta e, dopo averlo steso per terra, ha chiesto ai ragazzi che ci si sdraiassero sopra e disegnassero il contorno gli uni degli altri. Le sagome sono state poi ritagliate ed ogni ragazzo/sagoma è stato trasformato in un eroe: Achille, Agamennone, Ulisse, Andromaca o in una GEMELLAGGIO divinità: Afrodite, Ares, Poseidone, ed è chiaro che non potevano mancare le nere navi degli Achei, le mura di Troia e il funesto cavallo. Non ho mai visto la nostra prima media così coinvolta in un’attività: la sala d’arte non è stata sufficiente a contenere l’esuberanza dei ragazzi che hanno occupato persino i corridoi, mani e piedi imbrattanti di colori acrilici. L’Iliade viveva! Rossa, gialla, di fuoco, di guerra, di amicizia, di amore, di coraggio e di conseguenza il nostro canto del venerdì non riusciva più a stare seduto, ad essere soltanto detto. Le parole di Omero chiedevano di essere agite. Ci siamo alzati e messi in cerchio - il cerchio magico, il rito del teatro - e a partire dal cerchio abbiamo iniziato ad esplorare il gesto, il movimento, l’azione. Abbiamo trasformato le parole dell’Iliade in quadri viventi. Ogni ragazzo assumeva una posa di eroe o di divinità che doveva essere messa in relazione con quella di ogni altro componente del gruppo affinché il quadro potesse avere un senso compiuto. Uno. Tutti. Insieme. Come un puzzle caleidoscopico i cui tasselli si sciolgono e si incastrano per formare sempre nuove immagini. Purtroppo non ho fotografato le figurazioni meravigliose alle quali i ragazzi hanno dato vita. Indimenticabile il quadro in cui uno di loro ha assunto la posa dell’arciere Apollo e il resto della classe si è disposta di conseguenza: corpi a terra, colpiti dalle frecce; corpi che proteggevano altri corpi; sguardi attoniti, mani a coprirsi le bocche, eroi increduli alla visione del dio che lancia contro di loro i terribili dardi. Alimentati dalla bellissima musica del “Quinteto da Paraíba” (un quintetto d’archi dello stato della Paraiba...non chiedetemi cosa c’entri la Paraíba con Omero, ma vi assicuro che non avremmo potuto trovare una colonna sonora più adeguata) i ragazzi camminano, spezzano il cerchio, si guardano. Quando la musica si ferma, la classe forma il tableaux vivent e tre attori recitano i loro brani. La musica ricomincia, si ferma, si riforma il quadro vivente, altre tre persone parlano in un crescendo vorticoso che termina con il confronto tra Achille e Agamennone e un brevissimo coro finale. Antichi gesti e antiche parole, cantate e condivise dalla nostra prima media nel cerchio magico del teatro, capaci di attivare ricordi ed emozioni arcaiche, ma ancora vivi dentro ciascuno di noi. 22 Fra la Montale e il Liceo Scientifico Statale “Antonio Pacinotti di Cagliari di Elena Piga Carboni E‘ in corso di attivazione una collaborazione fra la Scuola “Eugenio Montale “di San Paolo e il Liceo scientifico statale “Antonio Paconottii” di Cagliari, in Sardegna. L’attività coinvolgerà ragazzi tra i 15 e i 17 anni.. Il progetto è stato ideato dal prof. Carlo Alberto Dastoli e dalla prof.sa Elena Piga Carboni e ha l’ obiettivo di favorire lo scambio tra studenti che affrontano corsi di studio omologhi , calati in contesti geograficamente e culturalmente diversi. Quale migliore occasione per avviare rapporti di reciproca conoscenza fra giovani che proprio attraverso il confronto e il contatto possono aumentare le chiavi di lettura del proprio mondo? Grazie al WEB la lontananza geografica non costituisce più un ostacolo, ed è proprio tramite questa risorsa che gli studenti del Pacinotti e del Montale collaboreranno alla strutturazione di un giornale on line che permetterà loro di misurarsi con la progettazione e la redazione di articoli su differenti tematiche, tali comunque da stimolare la capacità di scrivere ed esprimersi, di procedere a una esplorazione dei propri spazi e delle proprie abitudini, delle proprie radici e delle proprie aspettative. Viaggio “El andar tierras y comunicar con diversas gentes hace a los hombres discretos” Miguel de Cervantes B uenos Aires, settembre 2009 – Non mi è mai stato facile raccontare la storia dei miei viaggi. Credo che questo avvenga per il semplice motivo che raccontare un viaggio, per me, non significa solo descrivere i luoghi visti o fare il resoconto di ciò che ho fatto o di chi ho incontrato, ma è qualcosa di molto più profondo. Viaggiare per me, inizialmente, significa perdermi per poi ritrovarmi. Il viaggio, qualsiasi viaggio, mi apre il cuore e gli occhi, e mi conduce per mano ad imparare più cose sul mondo di quante possano accoglierne i nostri libri. E’ avvenuto questo ad esempio durante il mio viaggio in Ruanda, in Kossovo, in Brasile, ed ultimamente in Argentina. Viaggio per portare quel pochissimo di cui sono capace, nella mia ignoranza e sapienza, in varie parti del mondo, le cui ricchezze sono indistintamente disperse. Viaggiare, sostanzialmente, mi aiuta a mantenermi ancora bambino e sciocco, rallenta il tempo, mi cattura e mi appassiona per la vita ancora una volta. Il mio viaggio in Argentina mi ha convinto sempre più di quanto la “fortuna” sia proporzionata alle “difficoltá” che la precede. Forse pochi di noi l’hanno notato, ma esiste un nesso latente, occulto, tra viaggio e travaglio, travel e travail, e io credo di viaggiare in parte alla ricerca della sofferenza, la mia, che voglio sentire e riconoscere, e quella degli altri, che posso ed ho bisogno di vedere ed osservare. Per questo cammino, il viaggio in Argentina ha maturato in me un equilibrio fra saggezza e compassione, fra contemplazione ed empatia, fra il vedere il mondo più chiaramente e sentirlo veramente in profondità. Mi ha reso ancora più partecipe della mia sofferenza e di quella di molti. Sì, perchè se quando viaggiamo questo non avviene è perchè il nostro vedere non è accompagnato dal sentire, il che ci rende solo più insofferenti e indifferenti, così come se il sentire non va di pari passo col vedere possiamo diventare ciechi e stupidi. Per me, una delle grandi gioie nel viaggiare consiste nell’opportunitá che si ha di lasciare a casa tutte le proprie convinzioni e le proprie certezze, per rivedere ciò che pensavamo di sapere in una luce totalmente diversa, da una prospettiva nuova. Dunque, tutto durante un viaggio può essere considerato “novità” e “rivelazione”, persino il cammino che facevo quasi tutti i giorni per andare a Nella terra di Maradona e del Tango! scuola, per le strade secondarie della povera e degradata periferia argentina, poteva essere sia una “novità” che una “rivelazione”. L’incontro quotidiano con gente “nuova”, mi “rivelava” la fatica e la sofferenza, la speranza e i sogni scolpiti nei volti di quelle persone reputate “comuni” o “ordinarie”. In Argentina, e questo pochi lo sanno, moltissima gente sarebbe disposta a pagare un mese di stipendio per poter uscire a pranzo o a cena con “Diego” (Maradona), e in molti quartieri suburbani di Buenos Aires, molti ancora acclamano e pregano l’intercessione di Evita Perón come se stessero rivolgendosi ad una grande santa. Nelle piazze o nei bar del quartiere della Boca, ballerini orgogliosi e sensuali mostrano le virtù di quella danza antica e sempre nuova, che coinvolge e trascina tutti coloro che li ammirano con sè, cioè il Tango. E se un ristorante vegetariano può sembrarci esotico a Milano, ne consegue che un McDonald’s ci sembrerebbe altrettanto esotico a Ushuaia (città costiera a sud della Patagonia, in quella regione estremamente fredda e inclemente, paradossalmente denominata “Tierra del Fuego”), o almeno molto distante da tutto quello che ci saremmo aspettati d’incontrare. Quando mi metto in viaggio, devo ricordarmi, oltre a spegnere le luci e a chiudere il gas, di lasciare a casa le mie idee, altrimenti il lamentarsi e il borbottare diventerebbero all’ordine del giorno. Mentre la grande libertá del viaggiare, per me, sta nel fatto che quest’esperienza sempre stravolge e scuote tutto quanto davo per scontato. Ed una delle prime lezioni che ho imparato dai miei viaggi, è quanto erano fragili e provinciali molte delle cose che consideravo universali. Quando misi piede per la prima volta nella città di São Paulo, ed iniziai a dare i miei primi passi in quella “foresta grigia” racchiusa non da Brevi appunti di un viaggio di Victor C. Vallerini Catedral gótica de la Ciudad de La Plata (Buenos Aires) 23 alberi ma da grattacieli, pensai veramente d’essere atterrato su un altro pianeta. La stessa sensazione l’ho avuta quando entrai in auto per la prima volta a La Plata (capitale della Provincia di Buenos Aires), città interamente progettata a tavolino, fatta di lunghissimi viali diagonali che intersecano in lungo e in largo altrettante strade parallele, con le sue piazze magistralmente studiate e create da architetti pignoli e meticolosi e dove le vie non hanno un nome ma un numero, ad esempio la Escuela de Cultura Italica “Leonardo Da Vinci” si trova in calle 44 entre la calle 17 y la calle 18. In alcune piccole e umili città dell’entroterra bonaerense (di Buenos Aires), dove l’asfalto quasi non esiste e i bambini giocano sorridenti accanto a montagne di rifiuti, le mie idee su internet e le moderne e avanzate tecnologie mondiali vengono forzatamente rivedute e Plaza de la “Casa Rosada” – Buenos Aires corrette. Viaggiare è il modo più giovani ed ancora libere ed aperte alla migliore che abbiamo per salvare l’umanità meravilgia e allo stupore, con sommo dai cosiddetti “luoghi comuni” e liberarla rispetto e tenerezza. Citando una frase di dagli sguardi superficiali, dall’astrazione M.Proust: “...un vero viaggio consiste non spicciola e dal preconcetto. E nello stesso nel vedere posti nuovi, ma nel vedere con tempo anch’io so quanto posso dare ai occhi nuovi...”. Ma, continuando la luoghi che visito, e como posso diventare riflessione sulla scia della frase di Proust, una sorta di testimone che trasporta quancredo che una delle bellezze più nascoste to serve a me stesso e all’altro. e raffinate del viaggio è che esso permette, Nei miei viaggi, mi accorgo di avere a coloro che sono attenti, di dare occhi sempre in valigia alcuni libri da cui non mi nuovi alle persone che si incontrano ed separo mai, tra questi la “Divina Comaiuta ad aprire nuovi sguardi ammirati e media”, e i due capolavori di quel magnifico distaccati sul luogo che si visita. E questo filosofo dei nostri giorni che è Eckhart Tolle: “miracolo”, posso dire d’averlo accolto nei “Il Potere di Adesso” e “Parole dalla volti buoni e belli dei miei ragazzi in ArQuiete”. Ma sono pienamente cosciente gentina. Ho avuto il delicato e gioioso comche il viaggio mi offre l’occasione di portare pito di mostrargli di cosa devono rallegrarsi con me soprattutto valori, convinzioni e proprio come io mi sono rallegrato per ciò idee nei luoghi dove vado. In Argentina, che loro hanno mostrato a me. ad esempio, sono diventato per molti dei In questo modo credo, che il mio miei alunni, l’unico canale, o strumento per viaggio in Argentina ha potuto resuscitare farli uscire dai confini sigillati e stretti del o rivitalizzare la mente e lo spirito di alcuni loro paese. Gli ho mostrato che in posti giovani, facendo sí che riconoscessero la chiusi e poveri, come quello che si trova bellezza della propria cultura e del proprio nella “Región del Chaco” chiamato “El paese, e sapendola paragonare con Impenetrable” (a nord dell’Argentina), loro maggior equilibrio ed obiettività ad altri potevano diventare gli occhi e le orecchie luoghi del mondo. Gli incontri tra me ed i delle persone che ivi avrebbero incontrato, miei alunni in Argentina, si muovevano forse sarebbero diventati per quella gente sempre in due direzioni: da una parte, addirittura il loro unico contatto col mondiscutevamo e riflettevamo sulle merado esterno, il loro esclusivo punto di viglie, i valori e i problemi del mondo esavvicinamento a quel tipo di società terno che normalmente avremmo potuto chiamata “moderna e civilizzata”, sempre ignorare, ma al tempo stesso, dall’altra parse sia lecito definirla ancora così! Una delle te, più profondamente ed incisivamente, più grosse sfide del viaggiare, quindi, manifestavamo ed osservavamo alcune rimane per me quella di saper importare, dimensioni interiori di noi stessi che ed esportare, i sogni e le aspirazioni dei altrimenti avremmo potuto dimenticare o cuori più umili ed indigenti, delle menti 24 arrugginire, come la coscienza e l’intelligenza. L’Argentina per me, è stato un luogo “autenticamente straniero” che mi ha condotto inevitabilmente ad entrare in stati d’animo, mentalità e pieghe interiori segrete che in altre condizioni non avrei avuto il coraggio o la forza di visitare. Mi ha donato una più profonda e sincera ricerca di me stesso, e allo stesso tempo dell’anonimato. Sì, poichè in Argentina a volte mi sono ritrovato stupendamente privo di casta, occupazione e status. Mi sono sentito come un “signore in salotto”, a cui la gente non riusciva ad affibbiare un nome o una targa. In questo modo sono venuto a contatto con la parte più essenziale di me e del mondo, avendo modo di “purificarmi” e “liberarmi” dalle tante etichette superflue che ci appiccica addosso la società. L’Argentina mi ha donato la possibilità di nascere un’altra volta, tra il dolore e la gioia, tra il pianto e il sorriso, e di ritrovare in me stesso una persona più aperta e sensibile. Sin da bambino sento, e lo riconosco, che ogni mio movimento significativo è sempre stato interno. Viaggio quando leggo un bel romanzo, quando contemplo mia figlia mentre dorme tra le mie braccia, quando faccio una nuova amicizia, quando accolgo a cuore aperto l’abbraccio e il sorriso di mia moglie, quando mio padre mi telefona dall’Italia e con la voce tremante ed emozionata di un “bambino di settant’anni”, mi dice che gli manco e che mi vuole bene o quando sono affascinato e risucchiato da un aspetto particolare della natura. Il viaggio in Argentina, nella terra di Maradona e del Tango, non si esaurirà mai poichè i passi fisici dati durante il mio “pellegrinaggio” in quel paese, sono tuttora accompagnati da quelli metafisici di una ricerca. La ricerca di un mondo migliore che si trova alla fine di un “viaggio interiore”che ognuno deve fare e che da sempre ce ne mostrano l’esigenza e l’importanza, le grandi epopee di quei meravigliosi viaggiatori presenti nell’Odissea, nella Divina Commedia, nel Don Quijote o nel Nuovo Testamento. Viaggiare è come amare, perchè il viaggio mi fa sperimentare uno stato di matura consapevolezza, non appannata dall’abitudine e con la quale ci si può davvero trasformare in persone migliori. Per questo, i miei viaggi come le grandi storie d’amore, non avranno mai una vera fine. Riflessione Educação Sobre o ensino da História L’indifferenza secondo me* di Giuliano Ziron P er me l’indifferenza è solo una forma acuta di egoismo. All’egoismo si aggiunge la paura e un grande senso di sopravvivenza. La storia stessa ci dà degli esempi (purtroppo ottimi esempi di indifferenza): 1963, lotta per i diritti civili in America, c’erano quelli che non protestavano per paura o per razzismo; 19401945 campi di concentramento nazisti, russi e giapponesi, c’era chi non andava contro per paura, indifferenza e motivi economici; da sempre fino ad oggi, i poveri sono malvisti, è un atteggiamento che fa parte della nostra società. L’indifferenza se si aggrava (date le situazioni di continuo pericolo) diventa addirittura omertà. Anche se l’indifferenza è solo un egoismo accentuato, per me è uno dei tratti o comportamenti che più caratterizza una persona, anzi, intere classi sociali, togliendo alcuni dei sentimenti più umani come la pietà e l’altruismo (antagonista per eccellenza dell’indifferenza). Se continueremo in questo modo, la nostra società da necrofaga, diventerà cannibale e tutto ciò per ottenere vantaggi, per avere più degli altri, per essere più degli altri. È tutta colpa del pezzo di carta verde con numeri e facce impresse su di esso. A volte riusciamo anche a scambiare cose che dovrebbero esserci molto care e preziose come la famiglia, l’amicizia, l’amore per qualcuno, la nostra fede, la nostra serenità, noi stessi, i nostri ideali, le nostre testimonianze ed infine il nostro preziosissimo tempo per un semplice pezzo di carta. Di sicuro voi che state leggendo questo testo , “perdendo” il vostro tempo dandomi la vostra attenzione avete già sentito l’espressione “ il tempo è denaro”. Vi invito a pensare che il tempo è più prezioso del denaro, vi dò un aiuto per decidervi, il tempo non si recupera. Mi dispiace ammetterlo ma l’indifferenza può anche essere qualcosa di positivo come l’indifferenza verso il pericolo e verso l’opinione “di massa”. Infine ho scritto questo testo “perdendo” il mio tempo con l’indifferenza dell’ora (sono esattamente le 23:40, un po’ tardi direi), l’indifferenza del caldo della stanza in cui mi trovo, l’indifferenza del pericolo (vista l’ora se mia madre mi trova scrivendo sono nei guai) e con l’indifferenza verso il dolore che ho nella mano destra per lo scrivere. Insomma, di tutte le somme , era una somma sola, l’indifferenza può anche essere molto positiva e tramutarsi da egoismo a grinta e forza di volontà. * Tema svolto il 27 aprile 2009 nelle ore di lingua e letteratura italiana tenute dal prof. Roberto Petrosillo (http://perobe. blogspot.com) Por Yuri Borges Loyola E studando Maquiavel, surgiramme alguns questionamentos a respeito de situações encontradas hoje na escola, principalmente no que se refere ao ensino da História. Antes de tudo, alguns dados sobre o filósofo: Maquiavel foi um autor italiano do Renascimento, viveu de 1467 a 1527, e, infelizmente, ainda é muito mal interpretado hoje em dia. Uma das falsas-máximas que se atribuem a ele, “os fins justificam os meios”, é extremamente redutiva e preconceituosa, pois descontextualiza historicamente o seu pensamento. A respeito da história, Maquiavel, como bom renascentista, se deparou com o problema da Fortuna (acaso) e as limitações que esta comportava ao agir humano. Maquiavel, porém, consegue conciliar bem as duas forças (do agir humano e da Fortuna): segundo ele, o homem também apresenta um papel determinante na história, enquanto consegue contrastar a Fortuna por meio do próprio conhecimento, adquirido pela experiência. E esta experiência, para Maquiavel, é adquirida através do estudo da história: estudando a história, o homem obtém uma maior capacidade interpretativa da realidade, e com esta pode contrastar eficazmente os imperativos do acaso. Maquiavel foi um grande estudioso da história da Europa, e se inspirou em antigos historiadores latinos, como Tito Lívio, ao escrever suas obras. Para concluir, então, destaco dois aspectos do pensamento de Maquiavel: o senso histórico, ou seja, a percepção da história como algo dinâmico e capaz de explicar os fenômenos contemporâneos; e o uso deste conhecimento histórico como ferramenta para a atuação do homem na realidade. Esta percepção da história como algo dinâmico e humano, que foi a grande superação do renascimento em relação à Idade Média, será desenvolvida mais tarde por outros filósofos, vale citar, Hegel e Marx. Mas não discorrerei sobre a visão deles aqui. Em vez disso me concentrarei na visão atual que temos da história, ou pelo menos na visão dominante que se tem desta. Hoje em dia a história é tratada como algo estático. Mas, diferentemente da Idade Média - na qual esta imobilidade derivava da concepção teocêntrica dominante - na atualidade tal caráter estático não parece ter suporte teórico (racional) nenhum, ao contrá- 25 rio, é uma involução em relação às superações que os estudos humanos trouxeram para a teoria da história. A essência da história é o seu dinamismo, sua evolução e sua continuidade. Negar isto a ela é negar ela mesma. Existem várias maneiras pelas quais o dinamismo da história pode ser negado e posto em seu lugar um caráter estático e repetitivo. Isto pode ocorrer: • Cristalizando a época presente: ou seja, considerando a época presente, ou melhor, o sistema presente, como algo que mesmo com suas contradições é a única alternativa viável e que traz mais avanços para a humanidade. Interessante é que a história serve de sustentação a essa tese. Uma história certamente distorcida e ideologizada, porém. Tratarei do papel da escola nesse processo mais adiante. • Achatando a história: ou seja, encontrando forçadamente padrões contemporâneos de organização social e pensamento em todas as épocas, considerando-os dominantes nestas épocas e anulando outros comportamentos, que passam a ser considerados exceções (é um desdobramento do item anterior). Exemplo disso é a difusa visão de que a lógica de mercado é eterna na história humana e comportamentos atípicos são meras exceções. • Relativizando a realidade: ou seja, proclamando a realidade como um mero encontro casual e desconexo de eventos. A explicação dos fenômenos torna-se volátil e imprecisa, até mesmo desnecessária. Não existe ligação entre os acontecimentos: a História se fragmenta numa miríade de histórias, perdendo seu sentido como ciência, e só é evocada (quando bem distorcida) para dar apoio ideológico aos discursos. Vale ressaltar que algumas características não são privilégios de nossa época: podemos encontrar o achatamento da história também na Idade Média e em outros períodos. Voltarei a este fato posteriormente. Dito tudo isto, retomo a questão central deste texto: como a escola, ou mais especificamente, a matéria história reproduz esta concepção? Bom, de início, vale ressaltar que a escola (falo da escola em geral, não de instituições ou professores que constituam exceções) tem um papel fundamental para a manutenção das relações existentes na sociedade. A escola sempre foi um “ninho”, onde os alu- nos são “chocados” para a sociedade. Assim, é inevitável que a escola não apenas se integre à lógica dominante do sistema, como também dê justificação a esta lógica e prepare os jovens para ela. Em geral, a escola moderna, da maneira mais cínica possível, se diz ser formadora de alunos críticos e engajados socialmente. Isto, além de criar a falsa ilusão de respeito à tradição da escola como lugar de cultura, também pode ser usado com intuitos propagandísticos. Ultimamente, porém, abandonando a tradição da escola como lugar de cultura, têm-se preferido utilizar slogans como “Aqui se ensina, aqui se aprende” ou “As melhores cabeças”, que mostram uma clara concepção de competitividade e expectativa de resultados (trazida da ideologia dominante para a escola). Neste contexto de preparação para a sociedade, vale dizer, para o mercado de trabalho, algumas matérias ficam condicionadas a mero meio de inserção social. Isto explica como matérias extremamente importantes têm suas partes dilaceradas e selecionadas, e como algumas são até mesmo totalmente excluídas (quanto à inclusão recente das matérias filosofia e sociologia no currículo escolar pode-se discutir em outra ocasião; mas vale especular que isto talvez se deva a interesses demagógicos, ou ideológicos). A forma como muitas matérias tornam-se requisitos para o vestibular, tendo seu valor apenas nisso, as priva totalmente de valor pessoal para os alunos: elas aparecem como algo estático, imutável, uma verdade dada à qual se deve conformar. Tudo isto quanto ao papel de ascensão fornecido pelas matérias (principalmente através do vestibular). Quanto ao papel da escola na manutenção ideológica, a estrutura desta como um todo serve a isso. Mas algumas matérias de humanas são mais determinantes neste sentido. Entre elas destaca-se principalmente a história. A manutenção se dá principalmente pela forma como esta é ensinada (ou não ensinada). Ao pensar na metodologia de ensino da História, me vem em mente a imagem de um professor arrancando uma página por vez de um livro e tacando-a aos alunos. Na verdade essa imagem pode ser aplicada a quase todas as matérias, mas especialmente com história o processo é extremamente alienante e destrutivo, devido à própria essência da matéria. Primeiramente, a História vem dividida em aulas fixas, especialmente em escolas com intuitos vestibularescos. Dividir o conteúdo em aulas nada mais é do que congelar uma parte da matéria em uma pequena unidade (justamente a aula), e ainda impor limites de tempo e abordagem ao professor. A história vira conteúdo, o conteúdo vira aula, a aula vira meta de ensino, e a História vira nada. Depois de destroçar a História, quando distribui as migalhas de conhecimento aos alunos, os professores utilizam abordagens bem definidas: primeiramente, o conteúdo da História é selecionado – são ensinados apenas os “fatos mais importantes” (e aqui o peso da ideologia se faz bastante forte, porque os critérios de escolha respeitam exatamente as expectativas da sociedade); prezam-se os acontecimentos em si, dando-se relações de causa apenas quando for imprescindível à compreensão (esperada); a intertextualidade com outros acontecimentos contemporâneos, tais quais descobertas científicas, movimentos filosóficos, manifestações culturais em geral, escolas literárias etc. é muitas vezes inexistente; são criados períodos históricos (Primeiro Reinado, Era Vargas) que se fecham em si mesmos, reduzindo as relações entre diversas épocas a relações de mera continuidade e causalidade (superficial) entre os fatos; a História é reduzida a cronologia dos eventos históricos. Com o uso desta metodologia de ensino, os alunos perdem sua percepção histórica: não percebem as relações de causalidade mais profundas entre os eventos; não percebem a importância das relações econômicas no desenvolver da história; não percebem o papel da história no desenvolvimento da ciência e vice-versa; não percebem como fenômenos culturais, literários, filosóficos estão intimamente ligados aos próprios tempos históricos; não percebem como a aparição de ideologias alternativas, mesmo quando rapidamente suprimidas, são importantes para explicar o devir histórico. A história terá algumas poucas aplicações para os alunos quando saírem da escola: na maioria das vezes estes poderão usá-la como ferramenta de competição no vestibular, ou como pequena amostra de algum saber “erudito” (o que é pouco requisitado hoje em dia). A ideologia, porém, se aproveitará desta falta de percepção histórica para justificar falsamente qualquer evento contemporâneo; e também se aproveitará para apontar a impossibilidade de alternativas ao sistema vigente através da (falsa) experiência adquirida pela história. E aqui retomo os dois conceitos expostos anteriormente, os de cristalização e achatamento, intimamente relacionados. A cristalização da época presente, após o estupro da História feito pela escola, torna-se algo relativamente fácil. Primeiramente porque a própria época presente foi fechada em si mesma – é considerada algo fora do próprio devir histórico, algo sem relações imediatas com o passado, algo estático e imutável: o caos moderno é visto como a resolução da história, e o fim desta (vale citar o autor Francis Fukuyama e seu livro curiosamente chamado “O fim da história”). Além disso, (ainda no âmbito escolar) aproveitandose da incapacidade crítica dos alunos no 26 confronto da história, torna-se fácil inferiorizar as sociedades radicalmente diferentes da vigente e ridicularizar as tentativas de implantação de sistemas alternativos. O sistema presente é apresentado como produto único e final da história, produto ao qual ela sempre tendeu e sempre tenderá quando houver desvios. O tempo presente é assim separado da história, justamente pela perda da percepção do devir histórico. A partir disto é fácil fazer o achatamento da história, que serve como mais uma justificativa para a cristalização do presente: a partir de comparações forçadas e que prescindem totalmente do devir histórico, identificam-se prenúncios da sociedade contemporânea em todas as sociedades da história. Não é porém exclusividade da pós-modernidade este procedimento: encontramo-lo em várias sociedades, como a católica medieval (que conseguiu ver prenúncios de Jesus nas Bucólicas de Virgílio) e a sociedade pré-industrial (com Adam Smith indicando a lógica de mercado capitalista nas mais diversas sociedades, e tomando isto como um fato natural e baseado na psique humana), para citar poucos exemplos. O que por sua vez é privilégio de nossa época é o desinteresse que acompanha este achatamento da história: tanto na ideologia católica medieval quanto no liberalismo smithiano existe um interesse pela história em si - na Idade Média porque esta era expressão da providência divina; em Smith porque este possuía um interesse pelo bem-estar social, inclusive a longo prazo. A ideologia contemporânea não parece se interessar pelo futuro, se crê superior ao passado e absolutamente distante deste. O presente é eterno e insubstituível. A história e seus remotos exemplos servem para forçadamente demonstrar isso, embora até mesmo essa necessidade de justificação esteja se tornando desnecessária. A escola, unida a outras instituições de reprodução, é extremamente importante na formação de um indivíduo que espelhe perfeitamente as expectativas da sociedade – e as expectativas da nossa sociedade, infelizmente, só dizem respeito ao presente imediato e à redenção pessoal, condensada basicamente na redenção material. A dimensão social do indivíduo é abolida, pois a sociedade se apresenta para ele como algo estranho e governado por leis independentes dele; esta percepção só pode ser reproduzida se o conhecimento da história for distorcido. A falta de conhecimento histórico efetivo dos indivíduos impede que eles apreendam as relações históricas que subjazem aos problemas sociais e, conseqüentemente, também os impede de atuar de forma consciente e determinante na criação de uma nova sociedade. Yuri Borges Loyola é aluno do III Liceo Letteratura Museo Visita alla Pinacoteca: MATISSE di Giovanna Perin Nahhat Recensione di Rossella Macchioni Montanari Una giornata nell’antica Roma, saggio di Alberto Angela edito da Mondadori C om’era la vita quotidiana nella Roma Imperiale? Quali volti si incontravano nelle vie o sulle gradinate del Colosseo? Quali atmosfere si respiravano nelle case, nei palazzi? Alberto Angela conduce il lettore nella folla delle strade, all’interno delle case o nel Colosseo ad ascoltare le grida durante uno scontro tra gladiatori. La folla che si accalca attorno al venditore di schiavi. I fasti del banchetto, con arrosto di fenicottero e vino a fiumi. La quiete delle terme e il chiasso delle osterie. Molti libri parlano della storia dell’antica Roma, ma nessuno come questo è in grado di catapultare il lettore nell’atmosfera quotidiana della capitale dell’Impero, dandogli realmente l’impressione di trovarsi nelle case o nelle strade affollate, per scoprire e indagare tutte le curiosità e i piccoli grandi dettagli della vita dei suoi abitanti. La straordinaria esplorazione dura 24 ore e inizia all’alba di un giorno qualsiasi del 115 d.C., quando Roma è al culmine della sua potenza. Ci si sveglia in una casa di ricchi patrizi ed esplorandola si scoprono gli affreschi, l’arredamento, il rituale della vestizione e i segreti del trucco. Si passeggia nello splendore dei Fori ascoltando dottissime arringhe, ma anche le barzellette triviali che si raccontano nelle latrine pubbliche. Si vive un combattimento tra gladiatori dal punto di vista spettacolare di uno dei contendenti. S’incrocia nella folla lo sguardo intenso delle matrone romane e si percepisce la scia dei loro profumi. Si scopre il lavoro dei cuochi che preparano un banchetto, ci si spinge a curiosare tra i vizi e le abitudini di patrizi e plebei. Ne emerge un racconto incredibilmente coinvolgente, ricco tanto di atmosfere quanto di notizie e di spunti. La lettura di queste pagine diventa una vera e propria avventura, una passeggiata in un mondo lontano eppure tanto simile al nostro. I l 26 settembre ’09 noi, della quarta liceo, abbiamo avuto l’opportunità di visitare l’esposizione di Matisse nella Pinacoteca. Le opere presentate ci hanno meravigliato: erano quadri con l’aspetto incompiuto, con pennellate grezze, immagini deformate e temi diversi. L’ obiettivo di Matisse (e anche la sua novità) era rappresentare singolarmente ogni oggetto dell’opera, distinguendoli attraverso l’uso dei colori accesi, di toni puri e saturati, dei disegni e della composizione senza che un oggetto offuscasse l’altro. L’aspetto di incompletezza chiede allo spettatore una maggiore creatività, incentivandolo a fare la propria interpretazione dell’opera e destinando ad essa un “pezzo” originale, del proprio spettatore. Essendo inizialmente espressionista, Matisse non ricerca la conoscenza esterna del reale (come Monet nel quadro “Stagno delle ninfee”, 1899), ma punta sulla violenza della comunicazione interiore e personale, facendo uso di immagini semplici e schematiche. L’artista produce, a volte, una riformulazione dello spazio pittorico in termini decorativi giungendo a una essenzializzazione geometrica. Queste ultime caratteristiche dell’opera di Matisse sono dovute al fatto che lui, assieme a Derain e Vlaminck, fu il fondatore di una variazione all’interno dell’arte espressionista: l’arte Fauves. Infatti, i Fauves erano in una continua ricerca della potenzialità del colore e del raggiungimento della massima concisione del disegno. Inoltre, è necessario sottolineare che Matisse è il primo a usare e ad attribuire grande importanza al colore rosso (come nei quadri “Spagnola con tamburello”, 1909; e, principalmente nell’opera “La stanza rossa”, 1908). Quello che ci ha colpito di più è stato la semplicità delle composizioni anche sculturali. Matisse, infatti, non rispettava regole di proporzione e di forma. Le sue sculture sembrano addirittura delle bozze, anche queste, dando l’impressione di incompiuto. I dipinti fatti in Marocco erano più definiti per quanto riguarda la forma, i temi, le disposizione degli oggetti 27 nell’opera, la finitezza, le pennellate più dolci e le proporzioni. Egli vuole evidenziare i valori e i costumi delle odalische e quindi della società marocchina. Concludendo poi con l’ultima fase di Matisse, egli non è più espressionista né fauvista, ma, con la sua ultima opera (il “Jazz”), mostra di essersi interessato al collage. La gita in sé è durata circa cinquanta minuti. Dopodiché siamo tornati a scuola, anche se con molto traffico. Discutendone più tardi con gli altri colleghi, abbiamo concluso che Matisse aveva un suo modo molto singolare e personale di rappresentare le cose. * Giovanna Perin Nahhat è allieva del IV Liceo. fotos: Giovanna Nahhat ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ PUBBLICAZIONI • Architettura Italiana a São Paulo, in collaborazione con Emma Debenedetti (1953) che diede alle autrici il premio “Pasquale Petraccone” • Corso di Lingua Italiana (Perfezionamento) (1960) • Omero, Iliade per ragazzi (1962) • Corso di Lingua Italiana in collaborazione con Alma Maina (1965) • Impariamo l’Italiano (1974) • Letture per Brasiliani (1976) • Letture italiane per brasiliani, con Ginevra Gambirasio • Corso di Italiano per corrispondenza • Italiano parlato, con il Prof. Edoardo Bizzarri • Em busca das linguagens Perdidas (1979) • “Você Voltaria?” Anche in testo italiano: “Tu torneresti in Italia?” • Sì all’italiano, grammatica, (2000) • Letture Graduali (1995) Collaborò con il Dizionario Biografico degli Italiani, con l’Enciclopedia Treccani e con la Enciclopédia Ambiente. Ha scritto numerosi articoli in italiano e in portoghese per varie testate, fra l’altro “Il Corriere Italo Brasiliano”, Il Corriere”, “La Settimana del Fanfulla” e “O Estado de São Paulo”. RICONOSCIMENTO Per aver contributo alla diffusione della cultura italiana in Brasile le è stato conferito il titolo di Cavaliere dal Presidente della Repubblica Italiana, nel 1988. È mancata a 93 anni nel luglio del 2009 circondata da figli, nipoti e pronipoti. Ha avuto due figli, cinque nipoti e sette pronipoti. Paula Salmoni e Guido Salmoni Biografia ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ H ○ ba presso il “Cemitério Israelita” nel quartiere del Butantã. Man mano che la funzione si svolgeva, io riandavo indietro con i ricordi e vedevo profilarsi davanti a me l’immagine di di Carlo Alberto Dastoli quella che è stata indubbiamente la più brava insegnante che io abbia mai conosciuto. o appreso ad agosto tramite la sig.ra Lilian Ho chiesto ai suoi figli e nipoti che mi Calò la triste notizia della scomparsa della inviassero la sua bio-bibliografia ed alcune mia cara professoressa Anita Salmoni. Mi sono testimonianze per rendere omaggio alla sua recato alla cerimonia di inaugurazione della sua tommemoria. Costretta a lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali (1938), che vietavano agli ebrei di svolgere parecchie attività tra cui l’insegnamento universitario, la prof.ssa Salmoni si è recata in Brasile dove ha vissuto fino all’età di 93 anni. La sua è stata una vita dedicata al sapere, alla cultura italiana e alla famiglia. Ha avuto due figli, cinque nipoti e sette pronipoti. Riportiamo di seguito la bio-bibliografia della prof.ssa Anita che ci è stata gentilmente elaborata dai suoi figli Paula Salmoni Ades e Guido Salmoni. Cogliamo infine l’occasione per ringraziare la famiglia Salmoni che ha da sin; Giuliano Ziron, Alessandro Calò, il prof. Carlo donato oltre mille libri della biblioAlberto Dastoli, la prof.ssa Anita Salmoni, la sig.ra Lilian teca della sig.ra Anita alla nostra biCalò e la sig.ra Adriana Ziron. blioteca. ○ In ricordo della prof.ssa Anita Salmoni ○ Omaggio • Anita Salmoni nasce a Parma nel 1915. Si laurea in Lettere con 110 e lode presso l’Università di Padova (1937). Diventa assistente all’Istituto di Glottologia della Facoltà di Lettere dell’Università di Padova (1937-1938). Emigrata in Brasile nel 1939 per via delle leggi razziali. Insegna Linguistica nella “Escola Livre de Sociologia e Política de São Paulo” dal 1947 al 1949. • Dal 1954 al 1986 lavora prima come insegnante e poi come direttrice dei corsi di Lingua Italiana all’Istituto Italiano di Cultura di São Paulo. Viene nominata addetta culturale dello stesso Istituto dal 1981-1986. Assume l’incarico di docente e coordinatrice del corso post lauream dell’area di Lingua Italiana alla USP (Universidade de São Paulo). Dal 1986 al 1989 organizza e dirige i corsi di lingua e letteratura italiana della Scuola Italiana “Eugenio Montale”. ○ DEPOIMENTO ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Queridos parentes e amigos. Obrigado a todos os presentes pelo apoio no dia de hoje. Imagino que todos aqui presentes conheçam em maior ou menor detalhe as realizações da Dona Anita, ou como nós a conhecíamos, a Nonna. Como seu primeiro neto, gostaria de ressaltar aqui a influência que ela teve na minha vida. Lembro do seu apartamento da Avenida Higienópolis, onde nos ensinou a jogar cartas e outros jogos, onde ganhei meu primeiro autorama, onde eu podia cozinhar e dormia nos fins de semana. Ela nos levava para comprar peças para os aeromodelos e colocar os barcos na lagoa do Ibirapuera. Ela pegava a estrada velha para o Guarujá, sozinha com os netos no banco de trás e mais uma série de coisas que as boas avós fazem. Sem nunca ter se interessado especificamente pelo movimento feminista, ela era um exemplo de mulher moderna e realizadora. Ela fez Faculdade no começo do século, escreveu vários livros, fez inúmeras viagens e participou de muitas iniciativas do Consulado Italiano, dirigiu os cursos de italiano do Instituto Italiano de Cultura e deu aula na pós-graduação da USP. Sua principal qualidade talvez tenha sido a de professora, refletida nas várias gerações de alunos que ela influenciou com seu conhecimento, didática e interesse genuíno pelo aprendizado. Eu também fui seu aluno durante anos e em diversas ocasiões. Através da sua paixão pela cultura e história Italianas, me ensinou o idioma, a arte, a música e finalmente a poesia de Dante Alighieri que tanto me fascinou. (Sabia a “Divina Comédia” de cor) Viúva desde os 50 anos na década de 60, sempre cuidou de si mesma e foi auto-suficiente. Eu me lembro quando ela foi aprender a dirigir e eu na e época com 3 ou 4 anos de idade ficava no banco de trás enquanto ela tinha aulas para tirar carta. A Nonna sempre viveu a vida de maneira intensa. Tudo era importante e tudo valia a pena. Ela acompanhava e participava de todas as minhas atividades acadêmicas e profissionais e estava sempre interessada em conversar sobre os assuntos mais variados. Eu tive a sorte de receber muito amor durante minha vida. Primeiramente dos meus pais e irmãos, depois de amigos e agora também de minha esposa e filhos. Sem duvida, uma das demonstrações mais explicitas de amor, no entanto, aparecia no olhar da Nonna toda vez que ela me via. Ela teve 2 filhos, 5 netos e 7 bisnetos. Amava e se orgulhava de todos e tentava da sua maneira acompanhar a vida de cada um. Por fim, não resta dúvida de que ela teve uma vida longa e bem vivida e que valeu a pena. Que a tristeza da perda da Nonna seja superada pela celebração da sua vida. Alexandre Ades (neto de Dona Anita) ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 28 Lingua IX Settimana della lingua italiana nel mondo Scienza e Letteratura dialogano alla Montale di Adriana Grasso* “(...)Il discorso per immagini tipico del mito può nascere da qualsiasi terreno: anche dal linguaggio più lontano da ogni immagine visuale come quello della scienza d’oggi (...)” (I.Calvino Lezioni americane, Visibilità, 1988). I n occasione della IX Settimana della lingua italiana nel mondo, il cui tema è stato “L’italiano tra scienza, arte e teconologia”, gli alunni del I liceo dell’Eugenio Montale hanno studiato con la prof.ssa Adriana Grasso le idee di Italo Calvino sulla collaborazione tra scienza e letteratura ed hanno dimostrato come il patrimonio scientifico possa servire da stimolo alla fantasia figurale. Sabato 24 ottobre nell’aula magna della scuola gli alunni del I liceo hanno presentato un video sulla teoria del Big Bang e letto contemporaneamente la Cosmicomica “Tutto in un punto” in cui Calvino, partendo dalla teoria astronomica di Hubble sull’allontanamento delle galassie, trasfigura i dati scientifici in una dimensione tra l’immaginario e il quotidiano. L’evento è andato avanti con la presentazione di un lavoro sul Futurismo svolto dagli alunni della IV liceo con l’orienatmento della prof.ssa Helenice Schiavon e del prof. Carlo Alberto Dastoli, che ha poi tenuto una conferenza sul tema: “La guerra ‘come sola igiene del mondo’ nei discorsi dei futuristi”. Infine, è stato offerto un delizioso rinfresco futurista dalla V elementare a cura della prof.ssa Yara Alberio. Tra gli invitati erano presenti la Dott.ssa Sandra Papaiz, il vice-console d’Italia a San Paolo Marco Leone e l’addetto culturale dell’Istituto Italiano di Cultura prof.ssa Clotilde Callocchia, nonchè gli alunni e i genitori. *Adriana Grasso insegna Lingua e Letteratura Italiana e Latina presso il Liceo scientifico della scuola Eugenio Montale. Lucas, Enzo, Bruno, Marco e Fabio Bordi alle prese con gli arancini Tutto è iniziato il giorno in cui la maestra Yara ha appeso un cartellone in classe con scritto FUTURISMO e ci ha chiesto se qualcuno sapeva cos'era > Dopo lei ha diviso la classe in quattro gruppi < ogni gruppo era composto da cinque specialisti = uno in storia < uno in mostre e eventi < uno in poesia < uno in immagini e uno in testi informativi > Ci siamo riuniti poi in biblioteca < ognuno con il resto degli specialisti della stessa categoria < abbiamo letto insieme i documenti ricevuti e scritto sul Futurismo > Abbiamo imparato < come vedi < che i futuristi volevano sostituire la punteggiatura con simboli matematici > Abbiamo inoltre imparato che i futuristi volevano abolire la pastasciutta anche se erano italiani .>.>.> Alla fine siamo ritornati nei nostri gruppi di partenza per raccontare agli altri specialisti che cosa ciascuno aveva imparato > I ragazzi del IV liceo ci hanno anche fatto una presentazione sul futurismo e noi gli abbiamo fatto delle domande > Dovevamo fare una presentazione sulla cucina futurista il 22 ottobre 2009 < nella Settimana della Lingua Italiana < ma la maestra Yara si è ammalata e non abbiamo avuto molto tempo per organizzarci > Abbiamo però fatto lo stesso degli arancini per la presentazione > È stato divertente .>.>.> Aléxia, Malú, Laura, Daphne e Aline alle prese con gli arancini 29 Book Review “Ciclo Era Digitale” 04/12/2009 Of all British writers the most polemic must certainly be Oscar Wilde. Leading a turbulent life, he was always seen as an eccentric character, who showed a rather bitter opinion of the upper classes. In the following lines you will read a student’s review of one of Wilde’s most famous works: The Picture of Dorian Gray. Mario Perniola: ”Miracoli e traumi della comunicazione” Claudia Affonso – teacher of English language and literature W hen Dorian gives his soul to remain beautiful and young forever, as in the portrait painted by his friend Basil Hallward, the reader reaches a turning point in the novel. It is clear at this moment that Gray’s new friend Lord Henry has started to have some influence over him, and from then on Dorian’s beliefs and personality change drastically and somehow very fast. He used be a naïve, gentle and calm man and he wasn’t conscious of his own beauty. As Henry repeats over and over again that beauty and youth are the most important things in life, Dorian not only becomes aware of how wonderful he is but also selfish, rude and always wanting people to be talking about him and, somehow, worshipping him. His desire becomes reality. As the painting starts to grow old instead of him, it also starts to show the corruption of Dorian’s soul, and that’s why he hides it and starts getting mad: he is afraid of anyone discovering who he really is. In the novel we can see one of the main characteristics of Oscar Wilde himself: the bitter look he has of society, especially of aristocracy and its futile beliefs, considering beauty the most important thing in life, for example. Through the characters of Dorian and Henry, Wilde criticises those beliefs revealing the breaches of a decadent society. Tito Jungmann – III Liceo Crise econômica desperta desenvolvimento sustentável Stefano Mazzaferro IV liceo A té há alguns anos atrás conferências sobre mudanças climáticas só atraiam a atenção de cientistas e ONG‘s, não provocavam nas autoridades públicas e privadas o interesse necessário para iniciar um processo de inovação tecnológica neste campo. Mas, com a crise econômica mundial, tudo isso está mudando: governos e autoridades estão se mobilizando para integrar o interesse pela preservação ambiental à retomada econômica; estimulando a criação de tecnologias menos poluentes. Com a crise, a conversão da matriz energética mundial se consolida num campo infinito de novos investimentos, possível motor de desenvolvimento futuro. Inicia-se assim um processo de fusão entre dois adversários históricos: preservação ambiental e progresso econômico. Até na China, onde a economia está crescendo em um processo acelerado, sem que se dê muita atenção às causas ambientais, os novos empreendedores estão enxergando oportunidades de investimento em setores que incentivam a economia “verde”. É o caso, por exemplo, de projetos que prevêem a produção em larga escala de painéis solares ou de aparelhos de geração de energia eólica. O fato é que o desenvolvimento de tecnologias menos poluentes está fortemente ligado à sua rentabilidade e a energia não renovável só será substituída por energia limpa quando esta última gerar mais lucros. Os governos estão percebendo isso aprovando incentivos, como a redução de barreiras econômicas para os investimentos e pacotes de estímulo. Neste campo, as oportunidades de enriquecimento são infinitas e, além de tudo, apoiadas pelos governos. A fusão das questões econômicas com as ambientais resultará na ampliação dos horizontes do crescimento mundial. Um desenvolvimento sustentável, estimulado pela situação da economia global e por incentivos das autoridades e que determinará a coesão de oportunidades, investimentos e o nosso futuro. 30 I l prof. Mario Perniola inizia il ciclo analizzando la relazione tra comunicazione e i principali cambiamenti del mondo contemporaneo, mettendo a fuoco soprattutto la teoria della crisi dell’azione, la comprensione del rapporto tra storia ed estetica con particolare riferimento al nuovo “regime di storicità” inaugurato dalla comunicazione a partire dagli anni Sessanta e all’influenza da questa esercitata sul pensiero, sulla cultura e sulla società italiana degli ultimi quarant’anni. Sará presente al lanciamento dei due suoi libri tradotti in portoghese :”Os Situacionistas” (Ed. Annablume) e “Enigmas: egipcio, barroco e neobarroco” (Ed. Argos) nella Libreria Cultura il giorno 9 dicembre alle ore 18:30. Altra opera tradotta: “O sex appeal do inorgânico”, introduzione Massimo Di Felice, traduzione: Nilson Moulin, São Paulo, Studio Nobel, 2005 Mario Perniola si forma filosoficamente, unitamente ad un gruppo di studiosi tra cui Gianni Vattimo, Umberto Eco e Sergio Givone, sotto la guida del filosofo Luigi Pareyson presso l’Università di Torino. Dal 1976 al 1983 insegna estetica nell’Università di Salerno e successivamente nell’Università degli studi di Roma Tor Vergata dove attualmente esercita la sua attività di docente. Anna Dorsa FÉRIAS AGITADAS A cabaram-se as aulas, os exames terminaram, as férias enfim chegaram, mas no Montale essa foi a senha para que um batalhão de trabalhadores invadisse a escola e desse início a uma verdadeira operação de guerra: aplicar a proteção contra incêndio na estrutura metálica, exigência da legislação do Corpo de Bombeiros do Estado de São Paulo. Proteção executada? Sim, então vamos em frente, instalar o forro de gesso em todas as salas, corredores, biblioteca e pátio coberto. Tudo deve ser feito dentro do prazo, pois dia 10 de agosto a escola deve iniciar o ano letivo 2009/ 2010. Ainda para atender a legislação do Corpo de Bombeiros, 30 funcionários, entre professores e administrativos, passam por um curso teórico de 4 horas sobre Prevenção e Combate a Incêndio. Ufa!! Mais uma batalha vencida... preparem-se, pois outras estão por vir!!! Saúde Livro havia sido picada pelo inseto supracitado. Ao examinar amostras de sangue da menina, verificou a presença do mesmo parasito encontrado no triatomíneo, contendo cinetoplasto e flagelo em constante movimentação. Ainda cético em relação à sua nova descoberta, ele utilizou algumas amostras de sangue contaminado Por Márcio de Oliveira pelo protozoário em animais de laboratório que, algumas semanas mais tarde, apreseno ano de 1907, juntaram os mesmos sintomas que to com uma equipe a pequena Berenice. de pesquisadores, O cientista observou, tamCarlos Chagas chegou à cibém, que a transmissão do T. dade de Lassance, em Minas cruzi se dá quando o inseto Gerais, com o objetivo de “pica” a vítima para se alicombater a Malária. Mudoumentar de seu sangue, defese, em 1909, para a cidade cando sequencialmente no de Corinto, também em Milocal lesionado (chagoma), nas Gerais, onde viveu e insque serve de porta de entratalou o seu próprio laborada ao protozoário. Em seguitório para estudar e combada, o flagelado cai na correnter essa doença. te sanguínea alojando-se em Em seguida, com toda a tecidos musculares, principalcuriosidade de um bom cien- Carlos Chagas recém mente do coração e do sistetista, Carlos Chagas exami- formado em medicina ma digestivo, dando continou as pessoas e os animais nuidade ao seu ciclo de vida. com o objetivo de verificar as causas e efeiApós a inoculação do parasito, os sintotos das principais doenças da região. A parmas que se manifestam na fase aguda são o tir daí, ao examinar uma amostra de sangue sinal de Romaña – edema bipalpebral, unide um macaco da espécie Callithrix penilateral. Já os pacientes que estão evoluindo cillata, Chagas encontrou um protozoário para a fase crônica, não apresentam sinflagelado que denominou Tripanosoma mitomatologia durante nasensi, protozoário anos, o que dificulta exclusivo do macaco. o tratamento. Desde então, com Atualmente, a essa nova descoberta, maioria dos pesquiCarlos Chagas contisadores relatam que nuou a colher amoso tratamento para a tras de sangue para DCA consiste no uso verificar se havia ou de medicamentos não a presença desse como Nifurtimox e parasito. Ao visitar Benzonidazol (Rouma das casas típicas chagan). da cidade, conhecidas O Nifurtimox e o como cafuas ou pauBenzonidazol são a-pique, Carlos Chaindicados para casos gas encontrou insetos Trypanosoma cruzi entre as hemácias de transmissão vetohematófagos, denorial, transfusão sanguínea ou acidental, minados “chupões ou barbeiros” – insetos reagudização devido à outra droga imuque pertencem à subordem Triatominae – e nossupressora, transplantes e transmissão como todos os hemípteros, têm diferentes congênita que resultam em sintomas da fases de desenvolvimento. fase aguda da doença. Através de um estudo minucioso sobre a Por fim, para evitar que o T. cruzi contibiologia e a morfologia desses hospedeiros nue infectando mais pessoas é necessário invertebrados, Chagas descobriu um novo combater o inseto transmissor da doença parasito com a presença de um flagelo e um melhorando as condições sociais de pessoas cinetoplasto em movimento serpenteante. que vivem em zonas rurais principalmente Em homenagem ao cientista brasileiro Oswalem casas de pau-a-pique. As regiões que do Cruz, Chagas denominou esse novo apresentam focos da doença devem ser cuiprotozoário flagelado de Trypanosoma cruzi. dadosamente monitoradas por uma equiCom esta nova descoberta, Chagas deu pe de médicos e pesquisadores com o objecontinuidade à sua pesquisa, colhendo váritivo de evitar a propagação do parasito entre as amostras de sangue de diferentes pessoas as pessoas infectadas e não-infectadas. e animais para verificar se havia a presença desse mesmo parasito. Foi então, no dia 14 Fonte: www.fiocruz.com.br/ de abril de 1909, ao verificar o estado febril Márcio de Oliveira é biólogo e especialista de uma menina chamada Berenice, que Chaem análises clínicas. gas constatou, ao questionar a mãe, que ela Centenário da descoberta da Doença de Chagas N 31 Medo de dirigir Por Regina Pastore T odas as pessoas sentem um pouco de medo de dirigir no início do aprendizado; o problema é quando esse medo fica exagerado e por vezes incontrolável, gerando mal estar físico e mental. As pessoas com muito medo de dirigir são, em geral, muito ansiosas, perfeccionistas e bastante críticas com relação a si mesmas. Elas têm medo de errar e encaram o erro como se fosse o fim do mundo. A cada erro se desmerecem sentindo-se incapazes. A pessoa necessita ser valorizada para ter tranquilidade e conseguir dirigir. A autoconfiança é um processo que vai se desenvolvendo lentamente. Muitas vezes experiências traumáticas ou negativas na infância, na adolescência, ou na idade adulta refletem-se no aprendizado de dirigir. Mas o importante é que os medos, não só o de dirigir, podem levar ao autoconhecimento, e daí a pessoa percebe que vencendo as etapas do medo de dirigir sua vida se abre para novos desafios. A vida é feita de desafios e dirigir é apenas um desafio como outros. As dicas abaixo valem para todos os tipos de medo: 1- respire fundo, sem nervosismo ou ansiedade. Concentre-se na respiração. Inspire e expire pelas narinas 5 vezes fazendo a respiração completa, trabalhando o abdome, diafragma e peito. 2- se estiver dirigindo e ficar nervoso, pare o carro em algum lugar e faça os exercícios de respiração até se acalmar. 3- quando chegar em casa, relaxe após o banho, com uma música suave e faça respirações calmas, por 10 minutos. 4- pratique exercicios físicos de sua preferência: ginástica, caminhada ou cooper, yoga, natação, bicicleta, isso ajuda a dirigir melhor e com mais tranquilidade. Regina Pastore é autora do livro Sem medo de dirigir, Ed. Alaúde (www.alaude.com.br) www.reginapastore.blogspot.com Italianistica Iniziative dell’italianistica brasiliana nel 2009 e prospettive future D al 1980, anno di creazione dell’ABPI, l’Associazione Brasiliana dei Professori di Italiano, l’italianistica brasiliana ha il suo momento privilegiato di incontro ogni due anni, durante congressi organizzati puntualmente in varie città del Brasile. Nel settembre scorso è stata la volta di Belém di ospitare il XIII Congresso dell’ABPI, VII Incontro Internazionale di Studi Italiani e II Giornata di Italianistica dell’America Latina. Nonostante la lontananza dai centri più tradizionali degli studi dedicati all’italianistica (l’asse Rio-San Paolo, le università di Minas e del Sud), il congresso ha attratto un gran numero di studiosi e di studenti di italiano nella bella capitale paraense, che, durante la settimana di durata dell’evento, si sono incontrati e riuniti in conferenze, minicorsi, tavole rotonde, tavole tematiche, dibattiti ecc. L’evento ha inoltre potuto contare sulla prestigiosa presenza della professoressa Nicoletta Maraschio, presidente dell’Accademia della Crusca, invitata dall’ABPI a inaugurare il congresso. L’idea dell’ABPI di voler organizzare il convegno in un luogo privo di una forte tradizione di studi legati alla cultura italiana si deve all’ambizioso proposito di realizzare un primo radicamento di questa tradizione anche in terre amazzoniche, dando inizio ad una vera e propria strategia di diffusione culturale da parte dell’italiano che riguardi tutto il territorio brasiliano. I primi positivi risultati si son visti subito, ancora durante la realizzazione del congresso: il rettore dell’Universidade Federal do Pará, le cui strutture hanno ospitato il convegno, si è impegnato con l’ABPI ad aprire un corso di italiano presso quella università. Tale esempio, così favorevole agli sviluppi dell’italianistica considerata nel suo complesso in Brasile, ha rafforzato l’idea di realizzare il prossimo convegno dell’ABPI a Brasilia, in un anno, il 2011, in cui si celebrerà il centocinquantenario dell’unità italiana, e che perciò potrà contare su un appoggio speciale da parte dell’ambasciata italiana per le celebrazioni. Dopo il congresso di Belém, altre im- portanti iniziative concernenti l’italianistica sono state organizzate dall’area di italiano dell’Università di San Paolo: nel mese di ottobre il convegno “O italiano no Brasil”, un seminario di due giorni dedicato a questioni relative alla lingua italiana in Brasile, per il quale sono stati invitati a San Paolo numerosi docenti da varie università brasiliane e italiane. Nello stesso mese di ottobre, nell’ambito della IX Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, è stata inaugurata negli spazi della Facoltà di Lettere dell’USP la mostra dell’areopittore futurista Mino Delle Site, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura con la collaborazione dell’area di italiano dell’Università di San Paolo. La mostra di areopittura è venuta ad essere l’evento inaugurale dei festeggiamenti dedicati al centenario della nascita del Futurismo, culminati a inizio novembre nell’Encontro Internacional de Estudos sobre o Futurismo, seminario di due giorni organizzato dall’area di italiano dell’Università di San Paolo. Il seminario è stata una delle iniziative volte a festeggiare il centenario del futurismo anche in Brasile; altre ve ne sono state, a carico di università (UFSC, UFRJ,USP) e dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo. Il seminario paulista si è proposto l’obiettivo di presentare alcuni degli studi più recenti che si svolgono attualmente sul Futurismo in Italia e in Brasile e di promuovere il dibattito sulle interrelazioni fra il Futurismo e la cultura brasiliana. Presentando una prospettiva comparata fra gli studi italiani e brasiliani riguardanti il Futurismo, l’Encontro ha aperto uno spazio per un significativo dibattito interculturale fra il Brasile e l’Italia, contribuendo così ad aggiornare e ampliare la riflessione critica riguardo al Futurismo e alla propria avanguardia in Brasile. Si è trattato di un’occasione che ha mostrato l’attualità della lezione futurista per la cultura contemporanea e che ha reso possibile un proficuo scambio di notizie e informazioni fra gli studiosi, permettendo al contempo al pubblico brasiliano di seguire alcuni degli 32 ultimi dibattiti sul tema. Sono intervenuti vari docenti, italiani e brasiliani, nonché il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo e il dirigente scolastico del Consolato Generale d’Italia a San Paolo. Per l’apertura ufficiale è stata invitata la professoressa Ernestina Pellegrini, docente di Letterature Comparate presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze ed esperta delle avanguardie storiche. La professoressa Pellegrini ha presentato una conferenza intitolata “Francesco Cangiullo e Marinetti, storia di un rapporto”, a partire dalla pubblicazione del volume F.T. Marinetti-F.Cangiullo, Lettere (1910-1943) da essa curato. La conferenza ha messo in luce aspetti meno noti del Futurismo italiano, quelli assunti da esso nel meridione d’Italia, specialmente a Napoli. La conferenza di chiusura, “Economia (e política) do Tempo: algumas considerações sobre Futurismo e Modernismo”, è stata tenuta dal professor Ettore Finazzi-Agrò, docente di Letterature portoghese e brasiliana all’Università “La Sapienza” di Roma, studioso della letteratura modernista brasiliana e della narrativa del Novecento. Nel corso delle due giornate vi sono state quattro tavole rotonde, dedicate alle differenti codificazioni del Futurismo in rapporto alle arti, alle avanguardie internazionali, alla tecnica ecc.; è stata presentata una lettura drammatizzata di brani del libro Il codice di Perelà e registrazioni in video di declamazioni e musica futurista; è stato lanciato il libro Cozinha futurista. A refeição que evitou um suicídio, traduzione del libro La cucina futurista, scritto da Marinetti e Fillía nel 1932 e riedito quest’anno in Italia in occasione del centenário; sono stati mostrati due documentari usciti recentemente: “Il Futurismo a Firenze 19091916”, di Leandro Giribaldi, e “Mino Delle Site, volofuturista”, quest’ultimo ad accompagnare la mostra omonima. A conclusione dell’”Encontro”, infine, si è voluto ricordare che il Futurismo non è stato soltanto un fenomeno culturale esclusivamente legato all’accademia; si è organizzata quindi una cena futurista, con ricette tratte direttamente dal libro La cucina futurista, con pubblicazione di un menu speciale. Prof.ssa Cecilia Casini Docente di Lingua Italiana presso la FFLCH/USP Film CINEDIDATTICA ALLA MONTALE L‘ insegnamento della storia non può ormai fare a meno di una filmografia seria che affronta temi e problemi di ieri e di oggi. Per approfondire la discussione sul tema del nazismo, gli alunni della IV Liceo hanno visionato il film “L’architettura del caos”, di Peter Cohen (Svezia 1989). Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni dei nostri studenti sul documentario. Questo documentario collega la traiettoria di Hitler all’arte: il dittatore, infatti, era um artista frustrato, perché non è riuscito ad accedere all’Accademia di Vienna. Le sue acquerelle sono state usate, più tardi, come modelli in lavori architettonici.” (Giovanna Perin Nahhat) Si tratta di un film in cui l’arte ha un ruolo fondamentale. ‘L’architettura del caos’ ci mostra la scottante ossessione che Hitler aveva nei confronti delle rappresentazioni artistiche. Ma non un’arte qualsiasi: si tratta soprattutto dell’arte greco-romana. Il futuro impero nazista doveva essere una proiezione dell’impero romano. Un film storico, ricco di verità nascoste, da vedere.” (Ezio Jara Ziron) Il documenario mostra questo intenso rapporto di Hitler con l’arte usata principalmente come propaganda. Hitler stesso sognava diventare un grande pittore, però non è stato mai accettato nelle accademie “ (Theodora Toldo) Il film ci presenta un’analisi estremamente originale del regime nazista e degli ideali posti alla base del Terzo Reich. Hitler come artista frustrato, scalzato dal successo dell’arte moderna vede la necessità di purificare la nazione attraverso l’eliminazione fisica degli elementi impuri, storpi e imperfetti della società.” (Stefano Mazzaferro) ...fu l’arte della propaganda ad avere un ruolo fondamentale nello sviluppo del nazismo in Germania.” (Pierluigi Papaiz) In contrapposizione all’Espressionismo considerata come arte ‘degenerata’, i nazisti imponevano un ideale di bellezza come sinonimo di salute e l’eliminazione di tutte quelle malattie che potrebbero deformare il ‘corpo’ della società. L’eliminazione degli ebrei faceva parte del processo di purificazione, non solo razziale, ma anche culturale.. È interessante notare come durante la guerra i progetti architettonici continuavano a funzionare a tutto spiano.” (Yasmin Steinle Lopes) Nuove città dovevano essere costruite in modo da accompagnare la grandezza di tutta la nazione, riprendendo le caratteristiche dell’antichità di Atene, Roma e Sparta. Gli ebrei erano considerati colpevoli della decadenza della Germania e questa idea veniva diffusa dalla propaganda che giustifica poi il genocidio come rimedio ideale per l’igiene il miglioramento della società” (Isadora Martins) ... secondo Hitler, l’architettura della nuova Berlino avrebbe lasciato Parigi nelle ombre (...) La politica di sterminio praticata dal nazismo inizia proprio con l’eugenia, la teoria razziale, le idee di pulizia, il concetto di salute e di bellezza per culminare poi nello stermino degli ebrei” (Rafaela Pastore) 33 Prendendo spunto dalla bizzarra ossessione per l’arte e l’estetica di Adolf Hitler, il documentario ci fa conoscere il progetto nazista di avvicinamento alle arti e ai modelli classici.” (Dario Dragone) Albert Speer era l’incaricato di Hitler di strutturare la nuova Germania con un’architettura che mostrasse la grandezza dell’impero.” (Giovanni Bartolini) Il film è molto interessante e ne sono rimasto molto soddisfatto perché ho imparato molte cose nuove. Ho imparato che Hitler trovava nell’arte un fascino particolare per cui durante la sua vita ha acquistato più di duemila quadri che dovevano rispecchiare i suoi ideali e principi estetici. Sono rimasto colpito dal fatto che la ‘purezza’ tedesca era basata sull’ideologia della razza. Questo periodo storico è stato caratterizzato da una politica scellerata e disperata dei dittatori Hitler e Mussolini.” (Emanuele Montanari) Música Educação Musical na Escola, instrumento para a construção do conhecimento Música para saber ouvir, música para saber conviver, música como passaporte para outras relações. lunos me questionam o porquê de se estudar música na escola como matéria obrigatória. Pais me questionam como essa disciplina é desenvolvida na escola. E no ano em que todas as escolas devem se organizar para a inserção da disciplina no currículo escolar, penso ser importante refletirmos sobre a proposta aplicada em nossa escola. A Comunicação e Forma Podemos entrevistar qualquer músico profissional, ou mesmo qualquer outro profissional que tenha experimentado o estudo musical, para termos a certeza de que o contato com a linguagem musical proporciona um grande diferencial em nossas vidas. Conteúdos desenvolvidos Pensando numa escola bilíngüe e bi-cultural como a Eugenio Montale, o desenvolvimento da percepção auditiva é prioridade. Um ‘ouvido aguçado’ facilita a aprendizagem de outras linguagens. A ação da percepção de nuances e sutilezas aliada a uma memória auditiva desenvolvida contribui para a construção e relação de informações que geram o conhecimento. Como isso é possível? Em sala de aula trabalhamos as 4 habilidades do estudo musical: prática musical, percepção, relação com os elementos da grafia musical e história da música. A prática musical compreende o ‘fazer musical’ individual e coletivo, sempre relacionado à prática instrumental (formal ou informal) e à prática vocal. O desenvolvimento da percepção auditiva é relacionado tanto ao reconhecimento de elementos específicos da linguagem musical quanto ao ouvir individual crítico. A relação com os elementos da linguagem musical se dá de forma natural como meio auxiliador à prática e à percepção musical. Por fim, todos os elementos de pesquisa e fatos históricos são apresentados aos alunos de forma a construir relações para a construção e fixação do conhecimento. Relato um dos muitos trabalhos realizados no ano letivo 2008-2009 com a atual quarta série (quarto ano), como exemplo da educação musical para saber ouvir, para saber conviver, para estabelecer relações. A proposta estimula a pesquisa e a experimentação envolvendo a criação individual e coletiva e a apreciação de obras de tradições diversas. É dada a ênfase à experiência musical ativa, privilegiando-se a notação gráfica e apresentando, oportunamente, a notação tradicional. Tema: Quadrinhos História, cores, sonoplastia, poemas, músicas, gestos, quadros, áudio-partituras, apreciação, criação e performance. Modalidades: notação musical alternativa a experiência sonora com os quadros de Mondrian O Início Tudo começou através dos questionamentos... - O que é cinema mudo? - O que é sonoplastia? - O que são HAIKAIs? - Quais as diferentes maneiras de se contar histórias? Dos quadros de Mondrian aos de Bezerra... para cada quadrado, agora, uma história. Escolher cenas e representá-las com sons, foi o que fizemos. Porém o mais difícil foi descobrir as cenas escolhidas pelos colegas apenas ouvindo a história sonora. E por fim, depois de contar tantas histórias sonoras baseadas em quadros, fizemos uma Partimos de uma história em quadrinhos, porém, com apenas desenhos, onde cada aluno usou a sua imaginação para representar a história utilizando apenas sons. Em seguida, buscamos elementos sonoros nas revistas em quadrinhos para criar e contar histórias sonoras. Mais tarde, utilizamos minipoemas (Haikais) para enfeitar com gestos e sons. Em outro momento, passamos para a apreciação sonora e vimos que é possível uma música, apenas instrumental, nos contar grandes histórias. Em seguida exploramos a apreciação visual e sonora, onde descobrimos que muitos compositores reproduzem histórias através da música. (exemplo utilizado: Suíte “O Quebra-Nozes”, compositor P. Tchaikovsky). Deixando a união da música com a dança (ballet) e a união da música com a arte dramática, fomos para o universo da música com as artes plásticas. Descobrimos que a leitura de um quadro pode ser como a leitura de uma partitura. Mondrian foi o nosso ajudante nessa pesquisa. Piet Mondrian (1872-1944) dizia que não via quadrados em seus quadros, e nós? Nós vimos uma partitura onde cada cor foi representada por um som. E o branco? Este sugeriu o silêncio. Das cores primárias às cores misturadas, para cores misturadas, sons combinados... 34 apreciação de uma história sonora baseada em quadros de uma exposição. A composição “Quadros de uma exposição” de Modest Mussorgsky baseada nos quadros de Viktor Hartmann nos revelou a sua percepção desses quadros. Experiência Musical na Itália... N “Ballet des Petits Poussins dans leurs Coques” (Bailado dos Pintinhos em suas Cascas de Ovos) Viktor Hartmann “La Grande Porte de Kiev” (A Grande Porta de Kiev) Viktor Hartmann Ao final de tantas experiências, cada aluno escolheu os trechos mais interessantes para elaborar uma áudio-partitura. Qual o resultado de todo esse processo? Vai ser impossível colocá-lo nessa edição do Il Girasole porque ele está presente na atitude de escuta musical de cada aluno da quarta série. Esses trabalhos foram expostos na Mostra Cultural de abril de 2009 e no mural do corredor da escola primária. o mês de outubro, a professora de música Renata Pereira esteve em turnê pela Europa com o seu quarteto Quinta Essentia. Renata foi à Itália à convite da italiana Giada Ruspoli que reside no Brasil e que mantém vivas as tradições artísticas de seu Castelo em Vignanello – VT. A família Ruspoli, com o seu principal representante Francesco Maria Ruspoli, grande mecenas das artes do século 17 e 18, foi muito importante para a história da música. “Para mim, que estudo Jacques Martin Hotteterre – Le Romain, um flautista do século 18, estar no Castelo em Vignanello foi extremamente importante”, diz Renata Pereira. E acrescenta: “conhecer a sala e os ambientes que receberam a música de Hotteterre e saber que as orquestras do século 18 que tocavam em Vignanello eram forçadas por Francesco Maria a incluir flautas doces em sua formação em função da presença de Hotteterre, foi interessantíssimo.” O Quinta Essentia realizou um concerto na Chiesa degli Angeli Custodi, construída por Francesco Maria Ruspoli, além de outros dois concertos na França e um na Alemanha onde teve a oportunidade de encontrar e trocar informações com um dos maiores flautistas da atualidade: Paul Leenhouts. Mais informações sobre a turnê e o grupo em www.quintaessentia.com.br Concerto em Vignanello – VT – Itália. Chiesa degli Angeli Custodi stand da exposição dos trabalhos na mostra cultural de Abril de 2009 áudio-partituras criadas pelos alunos através da percepção da música “Quadros de uma exposição” de Mussorgsky. Fica aqui registrado o convite para prestarmos mais atenção em nossas ‘escutas’. Muita música a todos! Professora Renata Pereira Quinta Essentia e Paul Leenhouts (flautista do Amsterdam Loeki Stardust Quartet, um dos mais importantes quartetos de flautas doces da Europa) em EbenhofenAlemanha 35 Il poeta, scrittore e traduttore Sergio Romanelli, che è diventato ormai uno dei nostri più assidui collaboratori, ha appena pubblicato un nuovo libro di poesie intitolato “Libere Fenici” (www.lietocolle.it). Pubblichiamo di seguito una delle sue poesie inedite. 1) VAGALUMEAR (a V. S.) La vita è un cammino sconosciuto verso il mare per sentieri già tracciati, segui le orme sulla sabbia per non perderti nella notte silenziosa e straordinaria che inaspettatamente ti regala un’esperienza di luce: fra lucciole e stelle. E ritorni fiducioso ed appagato lungo la strada. 2) L’INNATO Come le formiche che dal nulla appaiono mosse da un meccanismo innato così ci volgiamo ciechi a ritmi variabili verso l’origine dell’attimo e non lo spieghiamo. foto: dedé-color Momentos poéticos “Libere Fenici” Romanelli Sergio Una poesia ricca di elementi anche molto originali, quali una vis auraticocosmologica, animata da un’intensità orfica e gnomica che viene controbilanciata e addirittura alleggerita da punte di ironia e di disincanto. Colpisce soprattutto la rotta di collisione, volutamente esibita fra etica ed esteticità. Avviene lo spostamento delle immagini (e del dialogo ininterrotto con una figura d’amore) nello spazio puro dell’inattualità e della lontananza. Una vita anatomizzata in istanti brucianti, partoriti quasi artificialmente “nel grembo dell’attimo”, attraverso una lente che avvicina o allontana i reperti di realtà, una voce che confonde i tempi e ricuce strani patchwork di memorie e meditazione. Con sicurezza e eleganza si compone un quadro esatto di emozioni, sentimenti e pensieri di un io lirico che vuole guardare alla propria vita da una distanza estrema, come da un altro mondo. [dalla prefazione di Ernestina Pellegrini] Una lettrice ci scrive direttamente da Roma C ogliamo l’occasione per scusarci con i tanti lettori che ci hanno scritto in questi ultimi mesi, ma per motivi di spazio non possiamo pubblicare la marea di lettere che abbiamo ricevuto. Comunque continuate a scriverci ([email protected]), perché le vostre lettere sono uno stimolo permanente per l’esito positivo della nostra attività. Caro Carlo Alberto, ho ricevuto or ora le riviste (e non giornalini, come li chiami tu: è riduttivo). In effetti non hanno un’aria “casareccia” come accade il più delle volte per le pubblicazioni scolastiche. È bella la carta, l’impaginazione, la distribuzione degli articoli, le foto (finalmente ti rivedo: stai benissimo!) e non ultima, la qualità e la varietà degli argomenti trattati. Certo, avendo messo tu”le mani in pasta” ... non poteva essere diversamente. Complimenti vivissimi: ho già letto qualcosa, a parte tutto quello che mi avevi mandato via mail; le foto sono stupende. Dunque si tratta di Peruibe, da quel che ho capito e, a leggere il tuo articolo, si capisce perché hai sempre l’aria di fanciulletto. Il paese dell’eterna giovinezza! Ma allora devo proprio decidere a venire a”rinverdirmi”! Costi quel che costi, è un buon investimento! Scherzi a parte devo ancora una volta accantonare l’idea. (Adele Zanni) La cucina di Adele Ricetta per una pasta asciutta, facile e rapida come tutta la mia cucina. Ingredienti: pasta corta (lumachine o pennette) Pomodoro a pezzetti, funghi secchi,vino bianco, peperoncino piccante, prezzemolo. Metti olio e spicchio d’aglio nudo in una casseruola; fa’ imbiondire l’aglio, togli dal fuoco e aggiungi il vino, fa’ evaporare e metti il pomodoro; dopo qualche minuto aggiungi i funghi che avrai fatto rinvenire in acqua tiepida per una ventina di minuti,il peperoncino,il sale e il prezzemolo. Cuoci la pasta e buon appetito! Adele Zanni 36 Peruíbe que te quero Peruíbe Peruíbe aqui o ar ainda circula livremente Peruíbe lugar onde você solta sua mente Peruíbe é a cidade da eterna Juventude Peruíbe ainda é cidade de paz e quietude Peruíbe o Portal de Juréia Peruíbe lugar de onça e azaleia Peruíbe ainda tem mata e natureza Peruíbe cidade de luz e beleza Peruíbe que quer o progresso Peruíbe que pode perder o apreço Peruíbe que quer um porto Peruíbe que pode ter um mar morto Peruíbe que quer evoluir Peruíbe que pode regredir Peruíbe que quer inspirar Peruíbe que pode expirar Peruíbe que eu acredito Peruíbe que seja bendito Peruíbe de vento galerno Peruíbe que seja eterno Marcos Caramico é Presidente da Academia Peruibense de Letras e descendente de italianos. Mora em Peruíbe há 14 anos é administrador de empresas, jornalista, diretor do Jornal Análise e webmaster do site www.peruibe.com.br. Enchente Meu pensamento é um poço De águas sujas, remadas; São águas frias de inverno Rolando pelas calçadas. Segredos do olhar Olho os falsos, Olho os cegos, Olho os ricos, Olho os negros, Olho os pobres. O meu olhar é um tumor profundo, Carregado das injustiças do mundo. Ensaio Estrelas negras dos montes, Estrelas cheias de dores, Estrelas cegas das pontes, Estrelas dos meus horrores. Juramento Levo uma vida de desespero silencioso, Que não pode ficar no esquecimento; Tenho um passado repleto de tormento, Como um mar aberto, proceloso; Minha angústia reflete os mandamentos De um deus cruel e rancoroso; Se escapo do universo serpentoso, Persegue-me da morte o juramento. Aluisius Saturninus Domenicus IL CONVITTO Umberto I - Torino di Gabriella Fancio S in dall’inizio l’idea di poter vivere in Italia mi affascinava tantissimo. Ora sono già passati tre mesi. È quasi finito il primo quadrimestre della quarta liceo. Il tempo è passato molto veloce, i cambiamenti sono avvenuti di Ruben, Gabriella, Marina e Gianluca sicuro, posso viverli. Quando sono arrivata il primo giorno nel convitto nazionale Umberto I, osservavo ogni particolare, ogni viso estraneo, l’architettura stupenda, la mia nuova casa! Le ragazze del convitto sono sempre state molto simpatiche, mi hanno accolto benissimo e mi hanno fatto sentire proprio come se fossi a casa. Si sono dimostrate preoccupate e disposte ad aiutarmi in tutto. Siamo in 52 convittrice, tra cui la maggioranza è costituita da allieve del liceo coreutico o teatrale, e una minoranza che frequenta la scuola del convitto. È strano vivere proprio a scuola. Ma ci si abitua, perché si impara a distinguere la realtà. Ci si scopre quanto dobbiamo ancora scoprire. Ci si rende conto dell’immensità dell’universo e dell’”insignificante” potere grandioso che l’uomo si attribuisce. La mia nuova casa è diversa, abbiamo un regolamento da seguire, e il “ruolo dei nostri genitori” è svolto dalle educatrici (totale di 12). Ogni giorno cambiano le educatrici, le quali tra di esse sono molto diverse. La mia settimana a scuola è molto intensa: i proff. pretendono Marina, Gabriella,Nicholas, Giancarlo, tantissimo da te. Devi farcela per forza, devi assumerti la responsabilità Fabrizio,Thiago, Mikaela. di organizzarti e prefiggerti risultati ben definiti. Sono contenta di poter avere questa opportunità, perché ho potuto conoscere ragazzi unici, fare amicizie che di sicuro rimarranno per sempre! Sto imparando lo spagnolo, sto facendo una materia nuova, aggiunta quest’anno, “Costituzione e Identità Nazionale”, quindi ogni professore approfondisce un argomento riguardo a questo tema. Di italiano, abbiamo fatto Machiavelli e la questione italica e di inglese abbiamo fatto la rivoluzione americana. Gli orari scolastici sono dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18. Sì 10 ore di studio, è una scelta che ho fatto. Comunque i professori ti aiutano, ti danno il supporto necessario e sono sempre molto disponibili. È una vera esperienza, che ne vale tanto la pena! Carissimi della Montale, sappiate che mi mancate e grazie a tutto Manuela, Mara, Mikaela, Lisa, Milena, quello che ho imparato da voi posso essere quella che sono oggi. Gabriella,Karina,Talita e Marina. LETTURA PER LE VACANZE di Susanna Battaglio V orrei suggerirvi un bel libro da leggere durante le vacanze, intitolato “Timeline” di Michael Crichton, che narra le vicende di un gruppo di archeologi che viaggiano nel tempo. Ve lo suggerisco perché le idee di fisica moderna sono spiegate in maniera piacevole, ma è chiaro che c’é bisogno di molta fantasia per poter viaggiare nel tempo. Inoltre, per i patiti di storia, lo scrittore presenta uno scorcio del quotidiano nel medioevo. Se cominciate a sfogliarlo, vi garantisco che non lo mollerete fino alla fine!! RINGRAZIAMENTO L a Scuola Eugenio Montale ringrazia la Direzione della MANTECORP INDÚSTRIA QUÍMICA E FARMACÊUTICA LTDA (www.mantecorp.com) per il contributo concesso per la riforma e modernizzazione del laboratorio di chimica. Fondata dall’imprenditore Gian Enrico Mantegazza, la Mantecorp é stata eletta uno dei maggiori laboratori farmaceutici del Brasile nel 2007. La compagnia ricerca continuamente soluzioni innovatrici che possano contribuire al miglioramento della salute e della qualità di vita delle persone. Con gli uffici nella città di São Paulo e un moderno impianto industriale nella città di Rio de Janeiro con 300 mila m2, l’impresa investe e favorisce progetti di responsabilità sociale e ambientale, preoccupandosi di avere una gestione sempre in linea con il rispetto dell’ambiente. 37 Autorità, Fondatori, Direzione e Rappresentanti CONSOLATO GENERALE D'ITALIA A SAN PAOLO ASSOCIATI FONDATORI MARSILLI MARCO - Console Generale DELL'AIRA ALESSANDRO - Dirigente dell’Ufficio Scolastico • BERTOLINI RICCARDO DIREZIONE DIDATTICA • BERTOLINI ALFONSA • CROSO EDGARDO DIRIGENTE SCOLASTICA ITALIANA • GENTILINI PALMIRO CAPRARO PAOLA • GHERSI LORENZO DIRIGENTE SCOLASTICA BRASILIANA • MATTOLI SOCRATE ANDRADE MOREIRA LEILA MARIA • ROBERTO ALBERTO DIRETTORE AMMINISTRATIVO • ROBERTO PAOLA BORDI FABIO ASSOCIATI BENEMERITI •AEDA • ACETO - VIDROS E CRISTAIS • AGIP DO BRASIL S.A. • ALCAN ALUMINIO DO BRASIL • ALITALIA • ALUFER S.A. • ANSALDO/COEMSA • ARCAMONE M. NICOLETTA • BANCA NAZIONALE DEL LAVORO • BANCO BRADESCO S.A. • BANCO SUDAMERIS BRASIL. • BARRUCI ANNA MARIA • BAUDUCCO & CIA LTDA • BELFORT - GLASS C.A. • BELLONZI LEONARDO • BENEDETTI ISIDORI SANDRO • BUSCAGLIA ANDREA • CAMPARI DO BRASIL • CIA. COM. AGRIC. IND. GRAMA • CIMENTO TUPY S.A • CIRCOLO ITALIANO • COMOLATTI EVARISTO • CRAGNOTTI & PARTNERS • FABIO PERINI S.A. • FIAT AUTOMÓVEIS S. A. • FIAT BRASIL S. A . • FIRPAVI • GD DO BRASIL • GENERALI DO BRASIL • GRAD-FER • GRUPO MASINI • IESA • IMPREGILO S.p.A. • INNOBRA INNOCENTI • ISTITUTO CULT ITALO-BRASILEIRO • ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA • ITALIMPIANTI • LEONETTI Conde RAFFAELE • LEONINI COSTANZO • MAGLIANO RAYMUNDO FILHO • METALCO CONSTR. METAL. • OLIVETTI DO BRASIL S.A. • ORGADE • PALUMBO ARNALDO • PAPAIZ ANGELA • PAPAIZ LUIGI • PARMALAT BRASIL • PATRONATO ASSIST. IMIGR. ITALIANOS • PEDREIRA MARIUTTI LTDA • PIRELLI S. A. • POLLASTRI EDOARDO • PRODEC • REGIONE UMBRIA • RIETER-ELLO • RIVA CALZONI • SBE- SOC. BRAS. DE ELETRIFICAÇÃO • SCAC S.A. • SINCERO ZANELLA • SOALUM • UDINESE • UNICREDITO ITALIANO • UNILEVER BRASIL LTDA • VECCHI ANGELO • VISAGIS S.A. COMITATO GESTORE 2008-2010 RAPPRESENTANTI DI CLASSE • PAPAIZ SANDRA - Presidente • CASTRO NELSON - Vicepresidente • ARCARI MARZIO - ICIB • ARPINO GIUSEPPE • BENEDETTI SANDRO ISIDORI • BEZZI GIUSEPPE - Circolo Italiano • D'ANNA GIUSEPPE - Udinese Ltda • FUNARI EDOARDO PAOLO • LACAVA GIOVANNI - Rappresentante degli ex alunni • FABBRIZIANI PAOLO - AEDA • OLIVA MARIA LUCIA • PRAVADELLI CARLO • SARAIVA MAURO • SANTELLO JOSÉ LUIZ FRANCESCA CORDA .................... Scuola dell´Infanzia - sez. A e B TATIANA MOSCHETTA ASSEF ......... Scuola Primaria - classe 1ª * ................................................................ Scuola Primaria – classe 2ª TATIANNI LOPES DA S. WOLF .......... Scuola Primaria – classe 3ª DAISY ARAKAKI ALLODI ................... Scuola Primaria – classe 4ª * ................................................................ Scuola Primaria – classe 5ª PATRICIA P. PARDINI ............................ Sc.Secondaria I – classe 1ª ALESSANDRA LUGLIO ......................... Sc.Secondaria I – classe 2ª * ................................................................. Sc.Secondaria I – classe 3ª * ................................................................................... Liceo – classe 1ª * ................................................................................... Liceo – classe 2ª RICCARDO VALENTE .............................. Liceo – classe 3ª – alunni YASMIN STEINLE L. DA SILVA .............. Liceo – classe 4ª – alunni 38