Indice
Editoriale
• Cerimonia di apertura dell’anno scolastico 2009-2010 ............ 0 3
• Omaggio al Dott. Socrate Mattoli ................................. 0 5
• La Scuola ................................................................. 0 7
• In crescendo .......................................................... 0 8
• Il Giorno della Memoria ........................................... 0 9
• Italiani – Popolo Antico e Civilizzato ........................ 1 1
• O Holocausto e as canções do Gueto .................... 1 2
• Riflessioni degli alunni sul Giorno della Memoria .......... 1 4
• GOMORRA - Il libro e il film ............................................ 1 5
• La Mostra di Scienze al Liceo ................................... 1 6
• Progetto 3º Liceo: Questione Ambientale ............. 1 6
• Mostra di Scienze alla Scuola Media ........................ 1 7
• Cronaca .................................................................. 1 8
• Ubatuba - Viaggio d’Istruzione ................................ 1 8
• Mostra Artistica e Cultural .......................................... 2 0
• L’iliade" alla Montale ........................................................ 2 2
• Gemellaggio ............................................................. 2 2
• Nella terra di Maradona e del Tango! ..................... 2 3
• L’indifferenza secondo me ...................................... 2 5
• Sobre o ensino da História ..................................... 2 5
• Recensione ............................................................. 2 7
• Visita alla Pinacoteca: Matisse .................................... 2 7
• In ricordo della prof.ssa Anita Salmoni ............................ 2 8
• IX Settimana della lingua italiana nel mondo ............. 2 9
• Book Review .......................................................... 3 0
• “Ciclo Era Digitale” .................................................. 3 0
• Crise econômica e desenvolvimento sustentável ..... 3 0
• Férias agitadas ........................................................ 3 0
• Centenário da descoberta da Doença de Chagas ..... 3 1
• Medo de dirigir ................................................................ 3 1
• Iniziative dell’italianistica brasiliana ............................. 3 2
• Cinedidattica ........................................................... 3 3
• Educação Musical na Escola .................................... 3 4
• Experiência Musical na Itália... ................................ 3 5
• Momentos poéticos ............................................... 3 6
• Una lettrice ci scrive direttamente da Roma ............. 3 6
• Il convitto Umberto I - Torino ........................................ 3 7
• Ringraziamento ....................................................................... 3 7
• Lettura per le vacanze ........................................................... 3 7
• Autorità, Fondatori, Direzione e Rappresentanti .................... 3 8
Bollettino informativo e culturale della Scuola Italiana "Eugenio Montale"
ANNO 7 – N. 15 – Dicembre 2009
Direzione: Carlo Alberto Dastoli ([email protected])
Revisione dell'italiano: Carlo Alberto Dastoli e Victor Vallerini
Revisione del portoghese: Carlo Alberto Dastoli
Correttori di bozze: Carlo Alberto Dastoli e Victor Vallerini
Giornalista Responsabile: Lizandra Magon de Almeida (MTb 23.006)
Composizione grafica: www.casadartecomunicacao.com.br
Tiratura: 1000 copie
2
Carissimi soci e amici
dell’Eugenio Montale,
A
rrivati alla fine del 2009 vorrei trasmettervi
qualche buona notizia sulla nostra Scuola. È
stato un anno molto impegnativo per quanto
riguarda l’amministrazione e la didattica.
Come ben sapete, la nostra Scuola è considerata
una scuola internazionale poiché più del 75% delle
lezioni viene fatto in italiano, con l’obbligo di avere
professori di madre lingua italiana e laureati in Italia.
Non è facile trovare questa disponibilità in Brasile,
anche se oggi il Brasile è molto ammirato in tutto il
mondo.
Queste caratteristiche della nostra Scuola creano
qualche scompenso che viene corretto dalle nostre
direttrici didattiche Paola Capraro e Leila Andrade,
ora assecondate anche dal prof. Vallerini, ritornato
di recente nella nostra Scuola.
Tanti progetti importanti, alcuni dei quali potrete
vedere in queste pagine preparate dal prof. Dastoli
per Il Girasole, sono stati svolti dai nostri professori
nei vari ordini di studio: Fiera di Scienze, discussioni
su temi importanti, Settimana della Lingua Italiana,
Mostra Culturale, Viaggi d´Istruzione, visite guidate
e tanti altri.
Per quanto riguarda l’amministrazione, il nostro
responsabile Fabio Bordi, con grosso impegno, è
riuscito a riassestare le finanze, a fare dei lavori
importanti di pittura delle strutture metalliche e
finitura di soffitti e, principalmente, liquidare parte
dei nostri debiti dell’INSS e rateizzarne altri tramite il
programma del REFIS.
Ovviamente per raggiungere queste vittorie ci è
voluto molto impegno dei nostri dirigenti, professori,
personale amministrativo e ausiliare, con la ferma
supervisione del Comitato Gestore.
Il Comitato, come sapete, è composto da sei
rappresentanti dei fondatori e benemeriti (Arcari,
Benedetti, Bezzi, D’Anna, Fabbriziani, Papaiz), sei
rappresentanti dei genitori (Arpino, Castro, Funari,
Pravadelli, Santello, Saraiva e Oliva) e un rappresentante degli ex alunni (Lacava). Tutti lavorano in
forma volontaria.
Un ringraziamento speciale va a Papaiz , Udinese,
Mantecorp e Pollastri per le donazioni.
Auguriamo buona fortuna a Saraiva e Arpino, che
sono andati a studiare e a lavorare nell’emisfero nord.
Ci mancherà tantissimo il nostro fondatore Socrate
Mattoli, scomparso nel mese di luglio.
Finalmente un grosso ringraziamento va al nostro
Ambasciatore Valensise, partito dal Brasile e andato
in Germania, ed un benvenuto al nuovo ambasciatore La Francesca, e a tutte le autorità consolari di
San Paolo, che ci appoggiano quotidianamente.
Auguro a tutti un
Buon Natale in famiglia e
che il 2009 ci porti ogni
bene.
Sandra Papaiz
presidente del Comitato
Gestore
Apertura
Cerimonia di apertura
dell’anno scolastico 2009-2010
fotos WRTC Digital
I
l 17 agosto 2009, alle ore 9:00, si dà il
via al ventisettesimo anno scolastico
della Scuola Italiana Eugenio Montale. Presenti alla cerimonia di apertura: il
Console Generale d’Italia Min. Plen. Marco
Marsilli, il Dirigente dell´Ufficio Scuola del
Consolato Dott. Alessandro dell´Aira, il presidente del Comitato Gestore Dott.ssa
Sandra Papaiz, il presidente della Camera
di Commercio Italo-Brasiliana Dott.
Edoardo Pollastri, il presidente dell’ICIB (Instituto Cultural Italo-Brasileiro) Dott. Marcio
Arcari, Padre Giorgio Cunial, le Direttrici
Dott.ssa Paola Capraro e la Prof.ssa Leila
Andrade, i docenti, gli alunni e i genitori.
Padre Giorgio Cunial rivolge un saluto
a tutti e pronuncia la preghiera di benedizione: “Padre della luce, fa’ di noi, alunni
e docenti, i discepoli di quella sapienza che
ha come libro, cattedra e maestro il Cristo
tuo Figlio; assisti e proteggi tutti i membri
della comunità educante perché le nuove
generazioni siano promosse nella scuola e
nella vita; aiutaci a dare un valido contributo all’edificazione della civiltà dell’amore
a lode e gloria del tuo nome. Per Cristo
nostro Signore. Amen.”
Il prof. Gemma saluta le autorità presenti
ed invita la Dott.ssa Sandra Papaiz a salire
sul palco. “Eccoci qui riuniti per l’apertura
dell’anno scolastico 2009-2010 – esordisce
la Dott.ssa Sandra Papaiz – un’apertura che
è slittata di una settimana per cause
involontarie. Come sarà quest’anno? Sarà
questo l’anno in cui il mondo uscirà dalla
crisi finanziaria? Ci sarà una vera preoccupazione per l’ambiente e per lo sviluppo
sostenibile? I professori magari saranno più
buoni e daranno ottimi voti? Ragazzi, io
a sin: il Console Marco
Marsilli, la prof.ssa Pollastri, il
Dott. Dell'Aira, la Dott.ssa
Papaiz, il Padre Cunial, il
Dott. Pollastri e il prof. Dastoli
3
la sig.ra Nicoletta
Mattoli e la Dott.ssa
Sandra Papaiz; in
fondo: il Dott. Angelo
Vecchi e consorte.
non vi prometto niente. Vi
assicuro che sarà un anno
molto impegnativo. Vorrei
ricordare qui l’esempio di
due grandi uomini che purtroppo sono deceduti di recente: l’ing. Socrate Mattoli,
il nostro più grande fondatore e il Dott. Amedeo
Bobbio, fondatore dell’ICIB
con il quale abbiamo firmato un accordo di collaborazione. Ma il prof.
Dastoli e il Dott. Arcari ci
parleranno in modo più
specifico di questi due personaggi che tanto hanno
fatto per la cultura italiana
a San Paolo. Dobbiamo seguire
le orme di questi fondatori che
non sono più con noi e che
hanno dimostrato con la loro
vita e il loro impegno che si può
e si deve servire tanto alla
collettività italiana quanto alla
terra che li ha gentilmente
ospitati. L’ospitalità brasiliana e
la cultura italiana hanno creato
un bellissimo binomio del quale
la Montale è un grande esempio. Spero che l’anno scolastico
2009-2010 sia l’anno in cui riusciremo a sviluppare il nostro Progetto con
l’A.E.D.A. (Associazione degli ex alunni del
Collegio Dante Alighieri) e con la Dante Alighieri. Ringrazio il Consiglio dei Benemeriti, il
Il saluto di Padre Giorgio Cunial
C
arissimi amici del nostro caro “Eugenio Montale”, per me è sempre
motivo di allegria essere presente
agli inizi di un nuovo anno scolastico,
perché posso constatare il cammino della
scuola. Abbiamo iniziato con poche e
gremite sale dell’Avenida Angélica, ho
benedetto la prima pietra della nuova
Scuola (al Morumbi) e ho sempre celebrato il Natale e la prima “Comunione” degli
alunni. Come assistente religioso della
Comunità Italiana di San Paolo dal 1970,
ho visto tutte le difficoltà e gli ostacoli
che la scuola ha dovuto superare fin
dall’inizio. Abbiamo potuto contare con
amici che ci hanno lasciato come Luigi
Papaiz e Socrate Mattoli, solo per citare
due nomi, ma con la forza delle autorità consolari e persone amiche della comunità,
abbiamo potuto vedere l’entusiasmo del bel gruppo presente all’inaugurazione del
nuovo anno.
Gli alunni alle volte scarseggiano e quindi pure i mezzi per mantenere la scuola, le
imprese assumono sempre di più maestranze brasiliane e l’emigrazione italiana è
finita, e ora è l’Italia ad accogliere come tutta l’Europa, emigranti in cerca di lavoro. Mi
dice l’amico Padre Marius che anche la scuola francese “Pasteur” passa per le stesse
difficoltà. Ma bisogna andare sempre avanti con coraggio. La mia benedizione ha
avuto come motivazione principale che Dio non farà mancare la sua presenza, perché
come dice la Bibbia, la promessa della sua assistenza sempre viene garantita e attuata
tramite la benedezione divina. La vita di una scuola lungo l’arco di un anno è intessuta
di tanti episodi e situazioni da interpretare e vivere intensamente. Momenti di gioia o
dolore, accoglienza o congedo. Alunni e comunità educante si sentiranno con certezza
felici di trascorrere e vivere assieme per un altro anno scolastico. Un saluto e un grande
abbraccio a tutti da Padre Giorgio Cunial.
A
rriva il turno del Dott. Arcari che ci
ricorda brevemente ed intensamente la personalità del Dott. Amedeo Bobbio
deceduto a luglio “Bobbio – dice Arcari –
aveva un carattere frizzante e molto forte. Uomo eclettico ed aperto al dialogo,
Bobbio passava con estrema capacità da
un argomento all’altro. È stato portiere
titolare del Genova negli anni cinquanta.
Dotato di profonda cultura e rispettoso
delle idee degli altri, ascoltava tutti meno i
presuntuosi. Gli piaceva parlare e scrivere e
ha sempre fatto molto per la cultura italobrasiliana. Lui si riteneva un uomo felice,
poiché amava la famiglia, il vino e il cibo.”
La prof.ssa Raffaella Baratta rivolge un
saluto a tutti a nome del corpo docente.
“Sono commossa – dice – e sarò breve. La
Paola (direttrice) mi ha chiesto di dire due
parole a nome del corpo docente. Io sono
4
qui come insegnante e ex-alunna. Sono molto
onorata di essere in questa scuola, che è unica e
speciale. Spero che insieme riusciremo a farla crescere. Voglio dare un abbraccio a Nicoletta (Mattoli)
e ricordare gli insegnanti che non ci sono più: il
prof. Berardi, il prof. Coccioli, la prof.ssa Dehò, la
prof.ssa Maria Helena. Vi porto i saluti della
prof.ssa Celia che è convalescente. Vorrei dare il
benvenuto a tutti gli alunni e soprattutto ai nuovi
arrivati. Infine mi riporto ad una filastrocca di
Gianni Rodari, il cui tema è il viaggio augurandovi un bellissimo viaggio attraverso il mondo
della conoscenza.”
Nel dare continuità alla cerimonia il prof.
Gemma chiama sul palco la sig.ra Tatiana
Moschetta Assef che rivolge un bellissimo saluto a
nome di tutti i genitori:
“Primeiramente um
bom dia a todos.
Gostaria de agradecer a
direção da Scuola Italiana
Eugenio Montale pelo convite para que eu representasse os pais dos alunos na
abertura do ano letivo
2009-2010.
Confesso que me surpreendi com o convite e
que fiquei um pouco apreensiva com a “responsabilidade” de falar como representante dos pais,
já que meus filhos estudam na escola apenas há 6
meses. No entanto, tenho a convicção que fiz a
escolha correta ao optar pelo Eugenio Montale
para educá-los. Digo isso não só pela proposta
pedagógica da escola, mas acima de tudo pelo
comprometimento de seus dirigentes e educadores que compartilham conosco desse desafio da
educação nos dias de hoje.
Muito me surpreendi desde a primeira vez que
estive na escola para conhecer suas dependências
e saber um pouco mais sobre a proposta pedagógica adotada. Isso porque ao questionar uma das
diretoras sobre o conteúdo pedagógico e o vestibular (algo que tanto preocupa a maioria dos pais
Memoria
Omaggio al
Dott. Socrate Mattoli
(1923-2009)
di Carlo Alberto Dastoli
Comitato Gestore, i docenti, gli alunni,
genitori e i dipendenti. Vorrei ringraziare
soprattutto la Mantecorp per i fondi donati al nostro laboratorio di scienze.”
atualmente) fui surpreendida com uma resposta sincera e bastante profunda, mais ou
menos assim: “nós não educamos para o
vestibular, nós educamos para a vida”.
Naquele momento eu tive a certeza de
que queria meus filhos na Eugenio Montale.
Não que eu não me preocupe com o vestibular, como a maioria, mas porque penso
que o vestibular não é o fim da história dessas crianças, mas sim apenas um breve capítulo de suas longas e prósperas jornadas.
Naquele dia eu tive a convicção de que
preparar para a vida seria muito mais válido do que possuir um extenso conteúdo
para algumas horas de testes e provas que,
ao final, dirão sim ou não àquele candidato. Penso que a vida não é tão simples
como um aprovado ou reprovado e que
todos nós, crianças, jovens ou adultos, temos as nossas próprias convicções e valores que importam muito mais do que uma
chancela de um diploma das melhores universidades do país.
Não que isso não seja válido, entendamme, mas não é o propósito da vida. Felizmente, todos ou pelo menos a maioria de
nós aqui presentes, tiveram a oportunidade
de cursar uma universidade que nos abriram os horizontes para um futuro que certamente não teríamos visto se não fosse pelos olhos da educação.
E nessa jornada aprendemos muitas coisas que hoje compõem o ser humano que
somos. É evidente que recebemos diversas
informações que nos possibilitaram ingressar na universidade, mas garanto que muitas lições de vida, não questionadas em provas de múltiplas escolhas, só foram privilégio daqueles que tiveram grandes mestres
em suas vidas.
Posso dizer que eu tive alguns que me
ensinaram muito sobre o que hoje sou e
que são lembrados sempre com carinho.
Espero que meus filhos também possam
dizer o mesmo, desta instituição e de todos
aqueles que assim como eu privilegiam não
só o ser, mas também o saber ser.
Muito obrigada e um bom dia a todos.
Tatiana Moschetta Assef
“La persona che ‘perdiamo’ porta con sé qualcosa di noi attraversando
la soglia della morte. Porta con sé tutta la gioia e il dolore che
abbiamo condiviso con lei.”1
C
onsiderate come è strana la vita, imprevedibile, inafferrabile,
ineffabile... Ci sfugge tra le
dita. È un flusso continuo che
non si arresta mai...
Il 13 dicembre del 2008
eravamo tutti qui riuniti non
solo per la tradizionale festa
di Natale, ma anche per partecipare alla cerimonia di conferimento dell’onorificenza l’Ordine della “Stella della Solidarietà Italiana” al nostro socio
fondatore Dott. Socrate Mattoli. Aprendo la cerimonia il Console
Generale d’Italia Marco Marsilli ha detto:
“non poteva esserci un posto migliore per
dare al Dott. Socrate questa onorificenza.”
E ha aggiunto: “Mattoli ha donato vari anni
della sua vita alla Scuola. La Montale è anche
una sua creazione. Ci voleva molta forza di
volontà per attivare la Scuola nel 1982. Ho
visto negli anni Ottanta come anche la
A.E.D.A (Associazione degli ex alunni della
Dante Alighieri) sia stata una componente
importante per la nascita della Scuola. Sono
passati gli anni e le difficoltà non sono
diminuite. La Montale è perfettamente
inserita nel panorama brasiliano. Il vostro
sogno, Nicoletta e Socrate, si è realizzato!”
Oggi invece siamo di nuovo quasi tutti
qui non solo per la consueta cerimonia di
apertura di un nuovo anno scolastico, ma
anche per rendere commosso omaggio alla
memoria del Dott. Socrate Mattoli, che ci
ha lasciati il 10 luglio u.s. e “non c`è un posto migliore per farlo”, anche perché la
Montale era il suo fiore all’occhiello. Questo
nuovo edificio che ospita la Scuola dal 1994
è stato realizzato fin dalle fondamenta, in
senso letterale, dall’ Ing. Socrate Mattoli, che
l’ha progettato e ha reperito i fondi per la
sua costruzione fisica, assieme al Dott. Angelo Vecchi e la sig.ra Lucia Papaiz, con
sostegno dell’Italia e di molti imprenditori
italiani in Brasile tra cui spicca il nome del
Cav. del Lavoro Luigi Papaiz (1924-2003).
Questo è il nostro ventisettesimo anno
scolastico, ma è il primo anno in cui il Dott.
Socrate non è qui, e siamo noi quindi a rievocarlo, a ricordarlo in questa che sarà d’ora in
5
poi, per citare il poeta Ugo
Foscolo, una “corrispondenza
d’amorosi sensi” o “eredità
d’affetti”.
Ho avuto il piacere di conoscere il Dott. Mattoli nella
primavera del 1991. All’epoca
la prof.ssa Anita Salmoni
(1915-2009), coordinatrice dei
corsi di lingua e cultura italiana della Scuola Eugenio Montale, mi ha fatto sapere che la
sig.ra Nicoletta Mattoli, allora
direttrice didattica della scuola,
cercava un insegnante di storia
e filosofia. Mi sono precipitato alla Montale
e, dopo un breve periodo di prova, sono stato
assunto. Sia il Dott. Socrate, quale presidente
dell’Ente Gestore, che la sig.ra Nicoletta, quale
direttrice didattica, hanno sempre apprezzato
e riconosciuto il mio lavoro accogliendomi
con animo schietto e sincero.
La Scuola rispecchiava i loro ideali di
giustizia e libertà, cultura e civiltà, patria e
solidarietà. Insomma, il loro concetto
unitario di cultura dava un significato
all’insieme della loro opera. Loro avevano
un particolare punto di vista sull’Italia e sulla
sua vicenda storica. Erano portatori degli
ideali repubblicani, garibaldini, dell’Italia
unita, civile e democratica. E subito ci siamo
trovati sulla stessa lunghezza d’onda.
Socrate Mattoli è nato nel 1923 a Foligno.
“La vita non era stata facile”, scrive Nicoletta
Mattoli in un articolo inedito sulla vita del
marito. “Egli ha attraversato un lungo
periodo di guerra, alla quale aveva partecipato come comandante partigiano delle
Brigate Garibaldi sull’appenino umbromarchigiano. Alla fine della seconda guerra
mondiale si laurea in ingegneria tra le
difficoltà economiche della vita quotidiana.
“Non so cosa spinse – continua Nicoletta
– il giovane ingegnere Socrate Mattoli, nel
1953, a lasciare la piccola silente cittadina
umbra dove era nato ed intraprendere
l’avventura nella lontana America: forse fu
un desiderio di libertà, per scoprire nuovi
orizzonti o per raggiungere nuove mete.”
E aggiunge: “Aveva appena incominciato
la sua vita professionale nelle ferrovie dello
stato italiano, quando ricevette una offerta
in fondo a sin. Marco Mattoli; a sin: il Console Marco Marsilli, il Dott. Socrate Mattoli,
la sig.ra Nicoletta Mattoli, la Dott.ssa Sandra Papaiz e la giovane Linda Mattoli.
di lavoro dalla Sade (Sul Americana de
Eletrificacíon) ditta di origine italiana che
operava nel campo dei montaggi di centrali,
linee elettriche e complessi industriali in Argentina: accettò immediatamente.
“Dopo un anno di permanenza in Argentina gli fu proposto di organizzare la
stessa società in Brasile: ricevette con entusiasmo l’incarico e a trent’anni conobbe il
Brasile che dal primo giorno considerò
come la sua seconda patria. Dedicò la sua
capacità imprenditoriale alla Sade, che
all’inizio era formata da lui, da un
ingegnere brasiliano, da un disegnatore e
da un commercialista. La ditta diventò una
società con più di quindicimila dipendenti.”
Artefice dello sviluppo economico e
tecnologico prima in Argentina e poi in
Brasile fin dagli anni’50, il Dott. Socrate
ha contribuito in particolare alla realizzazione della diga di Iguaçu, al confine
tra Brasile, Paraguay e Argentina. E non
solo. Il suo nome è legato – afferma
Nicoletta Mattoli - “all’ampliamento
dell’industria siderurgica brasiliana, che
fino allora contava solo con Volta Redonda, partecipando alla realizzazione delle
fabbriche di Cubatão e Vitória.”
“Ma Socrate non è propriamente un
imprenditore, è piuttosto un tecnico di
grandi qualità e totalmente atipico nel
panorama dei manager di quegli anni e
anche di quelli a venire: la sua è una cultura fondamentalmente francescana, la
finalità della sua attività è l’opera in sè ed i
suoi positivi effetti, mai il profitto”, così si
esprime Rodolfo Ricci (Coordinatore
Nazionale FILEF – Federazione italiana
lavoratori emigrati e famiglie).
Il Dott. Socrate Mattoli è stato un grande operatore sociale. Il suo interesse per la
collettività lo ha portato a far parte come
consigliere del Circolo Italiano, a fondare
il Circolo Umbro di San Paolo, ad assumere
l’oneroso incarico di presidente dell’Ospe-
prendenza non solo per fondare la Scuola
Eugenio Montale, ma anche per superare
tutte le sfide con animo sereno e coraggioso.
Il suo amore per l’Italia è strettamente
collegato al suo amore per il Brasile. Ha
sempre cercato di creare uno scambio tra
le due culture. A lui si deve l’espansione
dell’attività di promozione della lingua italiana, attraverso l’organizzazione e la
direzione della FE.C.I.B.E. SP. (Federazione
dei corsi di italiano do Estado de São Paulo) una confederazione di oltre 60 enti
dedicati a gestire corsi di lingua e cultura
italiana. Assieme alla Filef (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie)
promuove corsi di formazione professionale per valorizzare le competenze
interculturali dei giovani italo-brasiliani in
diversi settori.
“La sua ultima visita alla Scuola in
occasione dell’onorificenza è stata per lui
e per tutta la famiglia emoziante, per le
dimostrazioni di affetto e di simpatia
ricevute ed è stata un degno coronamento
della vita di un uomo che ha dedicato al
lavoro con gli altri e per gli altri tutta la
vita.” (Nicoletta Mattoli).
dale Umberto Primo, che gli è costato impegno e sacrifici procurandogli non pochi
grattacapi finanziari. Ha rappresentato gli
italiani di San Paolo nel “Consiglio
Riepilogando in dieci punti:
Nazionale degli Italiani All’Estero” per tre
legislature.
1. Socrate ha adempiuto la sua missione
“La sua vita – ha detto il presidente
come uomo e come cittadino. Ha comdell’Assemblea legislativa dell’Umbria –
battutto la buona battaglia, ha terminato
rappresenta un luminoso esempio di
la sua corsa, ha conservato la fede nei valori
genialità imprenditoriale e di profondo
e nei principi irrinunciabili della libertà,
impegno sociale a favore, sia degli emigrati
della giustizia e della cultura.
che del popolo ospitante (...) Ma parte del suo impegno
fu anche rivolto alle
attività di sostegno
allo sviluppo dei ceti
più poveri del suo
paese di adozione”.
“Socrate ha lavorato fino ad oltre
ottant’anni nella sua
amata Sade – dice
Nicoletta – ricevendo in cambio l’amicizia dei suoi collaboratori e molti riconoscimenti ufficiali per la sua dedizione. L’istituto di
ingegneria di San
Paolo gli ha conferito il titolo di ingegnere dell’anno 2007.”
Ma Socrate ut supra diximus era un
uomo polivalente. il Dott. Socrate Mattoli e la Dott.ssa Sandra Papaiz
La sua attività andava oltre l’aspetto prettamente imprendito2. Ingegnere, grande professionista,
riale, sociale o tecnico-scientifico. Lui aveva
personaggio unico e sui generis, dotato di
una forte passione in fondo al cuore. Ed è
grande sensibilità, acuta intelligenza,
stata questa passione, questo slancio vitale,
profonda umanità, notevole impegno etico
questo istinto creativo e dinamico, dionie civile, nonchè amante della lingua e della
siaco ed apollineo al tempo stesso, che gli
cultura italiana.
ha dato energia, lungimiranza ed intra3. Ha messo su una bella famiglia, ha
6
Opinione
La Scuola
di Nicoletta Arcamone Mattoli
D
Il Console Marco Marsilli consegna l'Onorificenza al Dott. Socrate Mattoli
avuto figli e nipoti meravigliosi, di cui è
stato sempre molto fiero.
4. È stato cittadino di tre mondi (Italia,
Argentina e Brasile), accolto e rispettato
per la sua intelligenza, intraprendenza
e professionalità.
5. Ha lavorato senza posa, come tutti
gli emigrati italiani all’estero, ha fatto
del bene, si è arricchito di opere buone,
è stato generoso, non è stato orgoglioso,
non ha riposto la speranza sull’incertezza delle ricchezze, anzi non ha
accumulato ricchezze né profitto.
6. Ha saputo diffondere, onorare e
tenere alto il nome dell’Italia in
Brasile; di quell’Italia civile, democratica, repubblicana, fondata sul
lavoro, perché solo il lavoro crea vera
ricchezza!!!
7. Ha difeso e protetto i più deboli.
8. Ha costruito una rete di amicizia
sia in Italia che in Brasile.
9. Ha contribuito allo sviluppo economico e sociale del Brasile.
10. Ha fondato “questo gioiello
educativo di integrazione culturale”,
che è la Scuola Italiana Eugenio
Montale.
Consentitemi infine un ricordo
personale dell’ing. Mattoli. In occasione
del conferimento dell’onorificenza
l’Ordine della “Stella della Solidarietà
Italiana”, allorquando mi sono avvicinato per salutarlo nell’aula gremita
del Salone della Scuola dell’Infanzia in
quel caldo dicembre 2008, lui mi ha
accarezzato il viso domandandomi:
“Ma da quanti anni insegni alla
Montale?” Alla mia risposta, ha
aggiunto: “Ma gli anni sono passati e
tu sei sempre così giovane. Non
demordere, continua pure la tua
nobile missione.”
È questo tenero ma fermo invito che
il Dott. Socrate avrebbe voluto forse
rivolgere a tutti. Dobbiamo continuare a seguire le sue orme, a
portare avanti il suo progetto educativo, ampliandolo e arricchendolo
sempre più con nuovi elementi,
affinchè questa comunità scolastica,
che è frutto di un sogno, di un’idea,
di un progetto, possa “impazzire di
luce” la società paulistana, il Brasile,
l’Italia, il mondo.
La Scuola Italiana Eugenio Montale rende commosso omaggio al
Dott. Socrate Mattoli che ha saputo
testimoniare con la sua vita e le sue
opere i valori più autentici e profondi
dell’italianità, dell’etica del lavoro,
della solidarietà e della cultura.
Testimonianza del
Dott. Angelo Vecchi
su Socrate Mattoli
“Socrate era un uomo del
passato.
Era anche un uomo capace di
occuparsi degli altri in cambio di
niente.
Era un idealista coraggioso.
Non aveva nessun vincolo con il
possedere e con il sembrare.
Voleva solo tentare di essere.
Lui e Nicoletta sono state due
persone della stessa pasta.
Un Italiano all’estero che ha
onorato il nome dell’Italia.
Un Umbro che ha sempre amato
la sua terra.”
1
Anselm Grün, teologo benedettino, priore dell’Abbazia di Muensterschwarzach, in
Germania.
7
opo molto tempo sono tornata
a scuola e mi sono commossa
quando l’ho vista piccola e
semplice in mezzo agli alti e lussuosi
palazzi, che si sono moltiplicati in
questi ultimi anni nel quartiere del
Morumbi.
Questa piccola scuola rappresenta
lo sforzo, di una parte della comunità
italiana e brasiliana, che generosamente ha contribuito per costruirla e
rappresenta inoltre lo slancio, lo
sforzo, lo spirito di iniziativa di un
corpo docente che ne ha fatto una
scuola italiana, degna della importante cultura che rappresenta.
Questo è stato uno dei motivi per
cui un gruppo di giovani coppie formato da italiani legati all’insegnamento, con una buona “conoscenza”
del Brasile quale il dottor Edgardo
Croso, la prof.ssa Edda Pezzilli, mio
marito Socrate ed io decidemmo di
fondare una scuola tale da ottenere
il riconoscimento ufficiale del governo italiano e brasiliano.
Nel protocollo del gruppo di lavoro
che organizzava la scuola, si costatava
come nella città di San Paolo non
esistesse una scuola fondata sull´affermazione e sulla trasmissione dei valori
della cultura italiana e nella quale
venisse usata come lingua veicolare
l’italiano, e che perseguisse i fini della
scuola statale italiana dall´alfabetizzazione al Liceo. Ipotizzava inoltre
corsi caratterizzati da un insegnamento
individualizzato particolarmente necessario in una scuola bilingue con un
ampio curriculo.
Doveva essere inoltre una scuola che
desse buone basi scientifiche curando
anche le materie umanistiche, prima fra
tutte la filosofia, e tale da essere una
scuola formativa dove la “antiqua
virtus” fosse rielaborata e servisse ad
arricchire la mente degli alunni.
Tutto ciò avrebbe comportato un
impegno maggiore da parte dei giovani ai quali si chiedeva di abituarsi allo
studio anche oltre le lezioni in classe.
La scuola ha ormai più di venticinque anni e tenacemente lotta per essere
fedele ai suoi principi educativi: può
confortare il fatto che buona parte
degli alunni che l’hanno frequentata
la ricordano con rispetto e nostalgia.
Mi permetto infine di osservare che
anche il poeta che dà nome alla scuola
non fu un “poeta facile”, ma un poeta puro che mai si piegò a compromessi.
Calcio
IN CRESCENDO
Attilio Fania
F
inalmente,....dopo una settimana di
rinvio è iniziato anche all’Eugenio
Montale l’anno scolastico 2009-2010.
Ritardo dovuto a questa brutta pandemia
che da gravi preoccupazioni anche in
Brasile.
Cartelle fiammanti, divise ancora inamidate per i più piccoli, libri sotto il braccio
per gli alunni della media e del liceo, ma
tutti presenti con maestri e professori alla
rituale riunione d’inizio anno scolastico
che quest’anno ha assunto un particolare
significato commemorativo.
Il “viaggio continua” per molti di noi,
come ci ricorda il grande scrittore per l’infanzia Gianni Rodari, ma purtroppo per
qualcuno si è giunti al capolinea. Due italiani ci hanno Lasciato, e così pur con grande tristezza li abbiamo commemorati in
questa occasione. Il ricordo dell’ ing. Socrate Mattoli e il dott Amedeo Bobbio che
Il Girasole ospita in altre pagine, compito
certamente non facile, è stato eseguito con
molta bravura e pertinenza dal Prof. Carlo
Dastoli e dall’ Avv. Marzio Arcari.
Tocca a me il compito molto più semplice e lieto di entrare un poco nel merito
dell’ ottima notizia diffusa dall’
amico alpino prof. Lorenzo
Gemma, dopo lo splendido intervento di una mamma che ha esplicitato
molto le filosofie dell’ Eugenio Montale,
dove il traguardo va oltre il diploma e prepara gli allievi alla vita, come obiettivo vero
da raggiungere.
In questo percorso i ragazzi della scuola
hanno saputo collocare anche lo svago ed
in questo caso il gioco del calcio.
Gli antichi romani ripetevano ad ogni
occasione “mente sana in un corpo sano”.
Il Girasole vuole dedicare a questi giovani
atleti queste poche righe quale riconoscimento dell’impegno profuso.
Il drappello che è partito verso il Nord
Europa e precisamente diretto in Finlandia e Svezia partecipando alla Helsik-Cup
e alla Gothia-Cup dal 4 al 20 luglio 2009,
formato da 19 studenti sotto la direzione
del professore di Educazione Fisica, Fabio
Debiaggi, ha portato a casa buoni risultati.
Alla Helsink-Cup su 64 partecipanti la
compagine dell’ Eugenio Montale è
risultata al 9º. posto, mentre nel GothiaCup su 256 squadre partecipanti è risultato
8
33º. Su 12 partite giocate complessivamente,
i nostri ragazzi hanno avuto 5 vittorie, 4
pareggi e 3 sconfitte.
Indubbiamente la soddisfazione maggiore è d’aver giocato in qualche caso con
squadre composte da semi professionisti
con più esperienza e con maggiore età.
Una sorte di Davide e Golia, ma alla fine
come tutti sappiamo ha prevalso Davide.
Bene! Ma l’appetito vien mangiando,
per questo anno scolastico chiediamo ancora più impegno, dimostrazione della
potenzialità della nostra scuola. Al professor Fabio vanno i nostri elogi, ricordando
che un buon preparatore fisico vale la metà
della squadra. Auguri, e forza Montale!
Se quest’anno abbiamo portato a casa il
titolo di “squadra rivelazione” al GothiaCup, il prossimo anno è necessario avanzare
nella classifica.
Attilio Fania è il responsabile del Centro Formativo
della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e
Industria di San Paolo.
Storia
IL GIORNO DELLA MEMORIA
I
l 27 gennaio ricorre il Giorno della
Memoria, che è stato istituito dal Parlamento italiano il 20 luglio 2000 con
la legge n. 211. La data è stata scelta, quale
anniversario dell’abbattimento dei cancelli
di Auschwitz, in ricordo della Shoah (lo
sterminio e le persecuzioni del popolo
ebraico nel corso della seconda guerra
mondiale), e per “conservare nel futuro
dell’Italia la memoria di un tragico ed
oscuro periodo della storia nel nostro Paese
e in Europa, e affinché simili eventi non
possano mai più accadere”. La stessa
ricorrenza ha assunto rilevanza mondiale,
in seguito alla risoluzione approvata
dall’ONU il 1° novembre 2005.
Per ricordare questa data la scuola ha
programmato il 27 gennaio 2009 una serie
di eventi che si sono svolti nel salone della
Scuola dell’Infanzia, a cura del prof. Carlo Alberto Dastoli, docente di storia e filosofia.
Alle ore 11,00 c’è stata la presentazione in
anteprima dell’Archivio Virtuale sull’Olocausto e l’Antisemitismo (www.arqshoah.
com.br) del Progetto LEER (Laboratorio di
Studi su Etnicità, Razzismo e Discriminazione) a cura della professoressa Maria
Luiza Tucci Carneiro del Dipartimento di
Storia dell’Università di San Paolo (USP).
Hanno presentato il programma in powerpoint la professoressa Rachel Mizrahi, Phd
in Storia presso il Dipartimento di Storia
della USP e ricercatrice del LEER, e la dott.ssa
Lilian Souza, laureata in Storia e stagista
presso il LEER. Alle ore 11:15, la prof.ssa Anna
Rosa Campagnano Bigazzi Gorla ha tenuto
una conferenza sul tema “Le leggi razziali e
il collaborazionismo”. La conferenza sfata
il mito dell’italiano “brava gente” e sostiene
la tesi dell’antisemitismo in Italia prima e
dopo la proclamazione delle leggi razziste
del 1938, mentre invece la conferenza del
giornalista, scrittore e traduttore Edoardo
Coen sul tema “La campagna razziale in
Italia” ridà vita e vigore alla tesi secondo cui
in Italia non c’era affatto antisemitismo. È
scoppiata la polemica!!!
Alle ore 12,15 l’ing. Samuel Belk, Master
in Lettere presso la Facoltà di Filosofia, Lettere
e Scienze Umane dell’Università di San Paolo
(USP) ha presentato il tema dell’Olocausto
attraverso canzoni del ghetto (programma
di musica idishe). E la prof.ssa Genia Migdail
(USP) ha letto la traduzione delle canzoni.
Infine non possiamo dimenticare l’importante partecipazione del rabbino Alexandre Leone, nonchè l’impegno della prof.ssa
Raffaella Baratta nella preparazione degli
alunni di III Media e la collaborazione della
prof.ssa Adriana Grasso e del prof. Carlo
Alberto Dastoli nella preparazione degli
alunni della IV Liceo, i quali hanno preparato un interessante materiale (video)
sui genocidi dimenticati, e cioè quelli degli
zingari, degli omosessuali, dei testimoni
di Geovà e degli oppositori politici, che è
stato poi presentato nella Mostra Culturale
del 4 aprile.
Le leggi razziali e il
collaborazionismo
di Anna Rosa Campagnano
Vorrei fare un elogio alla Scuola Italiana
Eugenio Montale che, secondo la legge italiana, celebra il Giorno della Memoria. Penso che questo sia l’unico istituto non ebraico
privato in Brasile, che mantiene questa
commemorazione dal 2001. Un elogio
particolare al Prof. Carlo Dastoli, docente di
Storia e Filosofia presso questa scuola e
responsabile di questo evento, che, tutti gli
anni, offre agli studenti (e anche ai
professori) un programma differente per
questa commemorazione.
Non è un compito semplice quest’anno
commemorare il Giorno della Memoria, in
un periodo di guerra tra Israele e Gaza dove,
conforme la maggioranza degli articoli che
si leggono sui principali giornali e riviste,
Israele è il Villano e i palestinesi le Vittime.
Sono convinta che le principali vittime siano
i palestinesi e non solamente d’Israele ma
soprattutto dei paesi arabi, che usano la
Striscia di Gaza come strumento per mettere
in cattiva luce Israele. I paesi arabi non
vogliono un accordo di pace tra Israele e i
palestinesi, tra l’altro non hanno mai fatto
niente per aiutarli a partire dal 1948.
Per poter riuscire a parlare della Memoria
della Shoah, senza creare discussioni inutili,
dobbiamo innanzitutto fare una distinzione
tra i seguenti termini: ebrei (un popolo),
israeliti (coloro che professano la religione
israelita) e israeliani (coloro che posseggono
un passaporto d’Israele). Bisogna però
soffermarci sul Giorno in cui furono abbattuti i cancelli di Auschwitz (27/12/1945).
Non dimentichiamo che l’Olocausto fu il
motivo della fondazione dello Stato
d’Israele, cioè dare ai sopravvissuti di tanto
orrore una terra dove riunirsi e cominciare
una nuova vita.
Noi ci riferiremo agli ebrei, religiosi e non
religiosi.
Vorrei proporre due temi innovativi,
anche se non celebrativi, che favoriscano
una riflessione sul Giorno della Memoria e
che possano servire ai giovani studenti per
9
lo studio di uno spaccato della Storia
d’Italia: La proclamazione delle leggi
razziali e una delle sue conseguenze: Il
collaborazionismo.
Leggi razziali
Inizierò con alcune parole sulla Proclamazione delle leggi Razziali delle quali
il 14 dicembre 2008 si sono ricordati i 70
anni dalla loro effettuazione. Dobbiamo
ricordare che gli ebrei vennero discriminati
e perseguitati in tre tappe distinte:
1- Dal 1922 al 1936, con la persecuzione
della parità dell’ebraismo.
Infatti il 16 novembre 1922, presentando
alla Camera la propria compagine ministeriale, Mussolini pronunciò parole assai
chiare sui diritti riconosciuti dal governo
alle varie religioni:
a - TUTTE LE FEDI RELIGIOSE SARANNO
RISPETTATE, CON PARTICOLARE RIGUARDO A QUELLA DOMINANTE CHE È IL
CATTOLICESIMO.
b – La svolta politica del 1922 venne
affiancata e seguita da una certa diffusione in Italia della propaganda antiebraica e da alcuni episodi di violenza, che
si verificarono a Tripoli, agosto 1923, e a
Padova fra il 1 e il 2 novembre 1926.
c- L’11 febbraio 1929 venne stipulato un
trattato (Patti Lateranensi) tra la Santa
Sede e il Regno d’Italia che definì il
cattolicesimo come LA SOLA RELIGIONE
DELLO STATO e l’insegnamneto della
dottrina cristiano-cattolica obbligatoria
nelle scuole pubbliche. Gli altri culti erano
AMMESSI nel Regno e sottoposti a
controlli, limitazioni e divieti, subordinando la nomina dei ministri di culto delle
altre fedi all’approvazione dell’autorità
governativa.
2- La persecuzione dei diritti degli ebrei
iniziò il 13 luglio con il documento Il fascismo e i problemi della razza (più noto
come Manifesto degli scienziati razzisti),
seguita il 25 luglio dal comunicato del PNF
che annunciava ufficialmente la svolta
razzista e antiebraica del fascismo. Il
censimento degli ebrei del 28 agosto 1938
allo scopo di identificare i potenziali
perseguitanti e la fondazione della
Demorazza, un Ufficio che si occupava del
problema della razza. Vennero in seguito
elaborati i Decreti Leggi antiebraici e la loro
trasformazione in Leggi che iniziarono a
funzionare a partire dai primi di settembre
(EBREI STRANIERI E SCUOLA) e continuarono fino alla fine del 1938, e negli
anni successivi. Con tutto questo gli ebrei
non poterono più servire nell’esercito, andare a scuola, lavorare nella pubblica
amministrazione, nel teatro e nell’editoria,
frequentare circoli sportivi, ecc. Iniziò
l’emigrazione verso le Americhe, la Palestina, ecc.
3- Il periodo della persecuzione delle
persone, iniziata dopo l’8 settembre 1943 e
terminata con l’apertura dei cancelli di
Auschwitz il 27 gennaio 1945.
In Italia si è cominciato a parlare della
persecuzione piuttosto tardi, e questo ha
ostacolato l’elaborazione di una coscienza
collettiva delle atrocità che si perpretarono,
presente invece in altri paesi. È dagli anni
80 che il CDEC (Centro Documentazione
Ebraica Contemporanea di Milano) lavora
perchè venga creata una consapevolezza di
quello che è stato, intendendo per consapevolezza una combinazione di Memoria e
Conoscenza.
A questo punto è lecito domandarsi se
Mussolini debba essere considerato razzista
e antisemita.
È questo un argomento contrastatato
ancora da molti. A questa domanda si può
rispondere solamente attraverso il revisionismo storico degli ultimi decenni, intendendo come revisionismo un approccio critico che riconsidera periodi ed eventi della
storia europea moderna e contemporanea,
in particolare il nazionalsocialismo tedesco
e il fascismo italiano.
Dobbiamo considerare che, prima dell’elaborazione delle leggi razziali contro gli ebrei,
nel 1938, il preconcetto contro l’”Altro” ebbe
i suoi fondamenti nella predisposizione
psicologica già fomentata contro i negri in
Africa durante l’Impero Fascista.
Il sentimento di superiorità della razza
bianca rafforzò le ambizioni e le aspirazioni
della politica estera fascista, alimentando i
suoi ideali di prestigio e i suoi miti di potenza.
Anche nella campagna contro gli ebrei
venne applicata la stessa idea ossessiva della
“contaminazione”, che avrebbe avuto come
conseguenza la perdita del valore della razza
italiana a causa della mescolanza di popoli
di origini differenti.
L’esperienza coloniale italiana viene
interpretata, anche, come un avvenimento
su cui vennero esercitate le prime teorie
razziali che diedero le basi alla discriminazione razzista contro i popoli africani.
In questo contesto divenne abituale fra gli
italiani il discorso razziale che, circolando
in testi scritti e oralmente, indusse la
popolazione a considerare il razzismo come
un fatto normale.
Per Roberto Maiocchi 1, specialista di
questo tema, l’immagine del negro, universalmente diffusa fra gli italiani, si trasformò
nel Cavallo di Troia attraverso il quale il
razzismo anti-semita venne introdotto in
Italia.2
Per lo scrittore Enzo Collotti è fondamentale stabilire un legame tra razzismo
coloniale e antiebraico per capire il ruolo
indiretto della Germania nella proclamazione delle leggi fasciste. Questa offrì una
cornice europea nella quale poteva essere
inserita la persecuzione in Italia, non per
um semplice opportunismo del regime
davanti al più potente partner dell’Asse, ma
per una scelta politica consapevole e come
espressione di una mentalità secolare
ereditata dalla Chiesa Cattolica. Anche se
non possiamo minimizzare l’influenza e la
ripercussione delle teorie e azioni antisemite
del Terzo Reich, che, nel 1938, portava
avanti un piano di esclusione della “razza
ebraica” dalla società tedesca.
Su Mussolini razzista e antisemita, De
Felice ha sostenuto nel suo libro dedicato alla
storia degli ebrei italiani sotto il fascismo che
Mussolini non era intrinsecamente razzista.
Per Sarfatti invece “le leggi di novembre del
1938, che tramutarono i decreti legislativi in
atti legislativi, non solamente discriminarono
ma perseguitarono. Basti ricordare ad esempio
l’espulsione dagli impieghi pubblici o dalle
forze armate. Le leggi tradussero in pratica
lo spirito del Gran Consiglio del Fascismo:
colpire gli ebrei perseguendoli ben oltre la
discriminazione. Esentare qualcuno significa essere razzisti a metà, se così si può dire,
perché non tutti sono uguali; prevedere per
tutti la persecuzione significa invece essere
pienamente razzisti”.
Un tipo di revisionismo storico, il negazionismo, rifiuta il fatto storico che quasi sei
milioni di ebrei vennero sterminati dai nazisti
durante la seconda guerra mondiale. Il
negazionismo italiano, in particolare, afferma
che la Shoah sia stata una vicenda che aveva
caratterizzato la politica del regime nazista e
da cui era del tutto immune il regime fascista.
Parliamo adesso di collaborazionismo, e
cioè del fenomeno della collaborazione
prestata alle potenze occupanti da singoli o
da sezioni di apparati politici e istituzionali
appartenenti al contesto statuale occupato.
Bisogna dire però che assieme ai collaborazionisti è esistita una grande quantità
d’italiani, privati o facenti parte di istituzioni
laiche e religiose, che hanno aiutato gli ebrei
a nascondersi il più delle volte a rischio della
propria vita. Grande aiuto è stato dato dalle
famiglie contadine che nascondevano intere
famiglie di ebrei.
Il collaborazionismo, quando attuato da
parte di singoli, aveva come scopo il profitto
personale; nel caso degli apparati pubblici
questi sarebbero stati voltati a salvaguardare
le esigenze vitali della popolazione soggetta
a regime di occupazione. Il collaborazionismo
con i nazisti in Italia, soprattutto con i fascisti
della Repubblica di Salò, trovò ampie zone
di complicità e di aiuto concreto. Ogni città
italiana ha avuto la sua Villa Triste, vale a dire
il centro nel quale operavano i “collaborazionisti” accanendosi sugli antifascisti e sugli
ebrei con particolare ferocia e crudeltà.
Nel sito www.romacivica.net (La Sicilia on
line, 16/01/2002), il politico, scrittore e giornalista Massimo Lomonaco, commenta due
libri importanri: quello di Michele Sarfatti (Gli
ebrei nell’Italia Fascista, Einaudi) e quello di
Liliana Picciotto (Il libro della Memoria,
Mursia), che demoliscono due miti:
- il preteso non razzismo di Mussolini,
sostenuto da Renzo de Felice e- la mancata
10
collaborazione tra italiani e tedeschi.
Liliana Picciotto, nell’aggiornamento del
Libro della Memoria, oltre a riscrivere le cifre
della deportazione, ha aggiunto nuove
conoscenze al meccanismo della deportazione. Su questo ultimo argomento la
storiografa è convinta, basandosi sulle
circolari che i nazisti inviavano sempre più
spesso alle autorità italiane, che tra i due
Ministeri degli Interni ci fosse un accordo
preciso: gli italiani avrebbero pensato alle
ricerche domiciliari, agli arresti e alla
traduzione nei campi di transito; i tedeschi,
alla deportazione ai campi di sterminio.
Il collaborazionismo è stato confermato
attraverso un documento poco conosciuto,
il Rapporto Generale della Commissione
Anselmi: un rapporto che mette in evidenza
il collaborazionismo italiano con i nazisti,
dopo il 1943, attraverso la ricostruzione delle
vicende che hanno caratterizzato in Italia le
attività di acquisizione dei beni dei cittadini
ebrei da parte di organismi pubblici e privati.
La Commissione, instituita il primo
dicembre 1988, presieduta dall’on. Tina
Anselmi, presidente onoraria dell’Insmli
(Istituto nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), ha trovato i termini
della mediazione attraverso il linguaggio
eloquente delle cose sottratte, sequestrate,
confiscate, rubate, saccheggiate, razziate. E,
dietro tutto questo, si profila la realtà delle
persone, vittime e persecutori. Inoltre l’analisi
dei riflessi culturali e dei meccanismi sociali e
burocratici che resero possibile la deportazione rappresenta l’occasione per ridiscutere un’immagine consolidata come quella
degli “italiani brava gente”, specchio
accomodante ed ostacolo reale per una
effettiva assunzione di responsabilità. In 28
mesi di lavoro è emersa la vastità e l’ampiezza
delle spoliazioni attraverso un’impressionante
produzione legislativa ed amministrativa:
centinaia e centinaia di provvedimenti, del
periodo 1938-43 e 1943-45 e dei quasi 8000
decreti di confisca emanati a seguito della
legislazione della Repubblica di Salò. Non fu
risparmiato nessuno: nè i ricchi, nè i poveri,
nè i commercianti, nè le aziende industriali,
nè chi aveva pacchetti azionari, nè chi
disponeva di un modesto conto bancario.
Nei decreti di confisca venivano elencati di
tutto: pezzi di argenteria, immobili, proprietà
terriere, opere d’arte e tappeti di valore, ma
anche poveri oggetti di casa, oggetti
personali sbattuti negli odiosi elenchi di confisca con sfacciataggine tale da indurre
qualche autorità a disporre che si avesse
maggiore sobrietà nella pubblicazione degli
elenchi. (...) E ció senza valutare le scorribande
dei manipoli fascisti, dei nuclei razzisti e delle
autorità tedesche delle zone di occupazione
che – al di fuori di qualsiasi copertura legale –
operarono vere e proprie razzie e ordinarono
sequestri assolutamente gratuiti per grande
parte dei quali non fu successivamente
possibile ottenere il recupero.
In un momento in cui riemergono esplosioni razziali e antiebraiche, la conoscenza
dei documenti della discriminazone e dello
sterminio, rintracciati e esaminati dalla
Commissione Anselmi, rappresenta un
approccio razionale e non semplicemente emotivo a queste brutali deviazioni costituendo un elemento fondamentale nel percorso formativo delle
giovani generazioni.
Sul collaborazionismo, invito alla
lettura del libro di Amedeo Osti Guerrazzi
(Prof. di Storia presso l’Università degli
Studi di Roma “la Sapienza”): – Caino a
Roma. I complici romani della Shoah, che
definitivamente cancella il mito che tutti
gli italiani non abbiano partecipato alle
deportazioni.
Il professor Guerrazzi, “attraverso una
scrupolosa ricerca, basata sui documenti
dei processi contro collaborazionisti e
delatori, riapre la questione della responsabilità dei nostri connazionali
nella persecuzione antiebraica. Perché
sono stati molti gli italiani che, motivati
da antisemitismo o per fini di lucro,
hanno portato alla cattura degli ebrei.
Ma è diffusamente conosciuto che tra
l’amnistia del 1946 e i racconti di gratitudine di quanti erano stati salvati, si è
continuato ad alimentare il citato mito
degli “italiani brava gente”, creando
una precoce rimozione delle reali connivenze e colpevolezze”.
Nelle parole di Guerrazzi, nella
conclusione al suo libro : Non si può
dare la responsabilità di tutto ciò al
solo Mussolini, oppure all’alleato
occupante nazista; troppi furono i
complici che parteciparono senza che
nessuno li costringesse, troppi furono gli uomini comuni che si distinsero per l’accanimento e la ferocia con la quale si scagliarono volontariamente contro gli ebrei.
Sul rapporto tra ideologia e antisemitismo, Guerrazzi conclude che pochissimi furono i fascisti che colpirono
gli ebrei per convinzione politica: quasi
tutti si diedero alla caccia all’ebreo
soprattutto per tornaconto personale.
Nella disastrata situazione economica romana della primavera del 1944, i beni
degli ebrei rappresentavano una tentazione fortissima per molti soggetti che
ne approfittarono per guadagnare cifre
anche notevoli.
Anna Rosa Campagnano Bigazzi Gorla
è Master in Lettere presso la Facoltà di
Filosofia, Lettere e Scienze Umane
dell’Università di San Paolo (USP) e Phd
in Storia presso il Dipartimento di Storia
della USP
1
Roberto Maiocchi (Milano, 1947) si è
laureato in ingegneria elettronica (1971)
e in filosofia (1975) presso l’Università di
Milano. È co-autore dell’Enciclopedia
Multimediale di Scienze Filosofiche ed è
docente di Storia della Scienza presso
l’Universtià di Milano.
2
COLLOTTI, Enzo, op. cit., p. 38.
ITALIANI – POPOLO
ANTICO E CIVILIZZATO
di Edoardo Coen
Q
uando nel 1946 giunsi in Brasile avevo
compiuto da poco i 16 anni. Ero
reduce di aver trascorso il periodo
bellico in Italia, in qualità di “ebreo
arianizzato”, termine questo con il quale
venivano denominati gli ebrei figli di
matrimonio misto, battezzati prima di una
certa data. Anche se teoricamente potevo
sgusciare, al contrario di molti miei parenti,
fra i quali anche mio nonno materno, attraverso le maglie delle leggi razziali, emanate nel
’38 dal governo fascista dell’epoca, per mettersi al passo con quelle di Norimberga, di
puro stampo nazista, il mio cognome Coen,
di chiarissima origine ebraica molte volte
sorprendeva suscitando dubbi.
Malgrado l’età, in Italia avevo avuto
l’opportunità di poter verificare che queste
leggi non ebbero il successo che si proponevano, dovuto più che altro alla poca inclinazione
dei piccoli funzionari governativi italiani per
applicarle, come anche, e principalmente per
la posizione contraria della popolazione a
queste misure razziali, che come disse
Galeazzo Ciano (genero di Mussolini e ministro degli Esteri) “avevano provocato un problema che felicemente non esisteva”.
L’umanità in forma di aiuto concreto da
parte della popolazione italiana, si fece presente principalmente quando, dopo l’armistizio dell’8 settembre, il nord ed il centro della
penisola furono occupati militarmente dai
tedeschi, che da alleati si trasformarono in
invasori, potendo fra i vari soprusi mettere in
atto anche la loro “soluzione finale” (ossia il
genocidio del popolo ebraico) anche in Italia,
sino a quel momento preclusa dal governo
fascista italiano che si negava di attuarla, come
dichiarò chiaramente il generale Roatta: “che:
era incompatibile con l’onore dell’esercito,
consegnare gli ebrei del territorio di occupazione italiano in Iugoslavia, alle autoritá
tedesche competenti”.
Ebbene, quando esprimevo questi fatti ai
miei parenti che erano giunti in Brasile già nel
’39, venivo tacciato senza tanti complimenti
di “antisemita” e “fascista”, questo perché non
volevo ammettere, come loro pensavano, che
il popolo italiano “con il suo innato antisemitismo” aveva attivamente collaborato al
genocidio del popolo ebraico. E se io mi
permettevo d’insistere sul mio punto di vista,
giá che avevo avuto l’opportunitá di provare
sulla mia persona, tagliavano corto affermando: “Sarà stato un caso isolato. Queste cose tu
non puoi saperle.Noi invece abbiamo avuto
informazioni precise...!”.
Il bello fu che, gli epiteti di “antisemita” e
“fascista” nei miei riguardi, furono anche
divulgati nel seno della “Colonia Mussolini”
(la comunitá formata da ebrei italiani emigrati nel 38/39), con il risultato di essere messo
11
al bando, come un individuo da tenere alla
larga....!
Con il passare del tempo, molte cose
apparvero nella loro vera luce e valore, ma
molti, e non so perché, rifiutarono di ammettere che certi concetti sui quali si erano fissati,
dovevano essere rivisti. La luce completa
“sull’antisemitismo italiano” si fece, come se
ci fosse stato bisogno, nel corso del processo
Eichmann a Gerusalemme nel 1962, a tal
punto che un mio zio (in Brasile dal’39)
dovette ammetterlo dicendomi: “Lo sai che
gli italiani, in relazione agli ebrei si sono
comportati come veri gentiluomini?”. Cosa
potevo rispondergli? Appena dissi: “Strano,
non lo sapevo davvero...”.
Dicono che il tempo fa si che gli avvenimenti accaduti possano assumere nella storia
il vero posto che gli compete. E questo è vero,
come è anche vero che certi pregiudizi alle
volte si incrostano nella mentalità dell’uomo
come una muffa, difficile da estirparsi. Eccone
una prova: Ultimamente dall’Editore Atheneu
è stato pubblicato il volume: “A milenária Presença de Judeus na Itália” delle storiografe
Anna Rosa Campagnano e Sema Patragnani.
L’opera è divisa in due parti. Nella prima parte
vi è una rapida carrellata sulla presenza ebraica
in Italia, dall’Impero romano sino all’ultima
Guerra mondiale. Nella seconda parte vi sono
alcune notizie sull’influenza fascista in Brasile,
e sull’era Vargas, e 34 testimonianze di ebrei
(figli principalmente) che qui giunsero prima
della guerra (38-39). Ebbene tra questi c’è
anche la mia testimonianza, unica di chi aveva
trascorso il periodo bellico in Europa.
Nel corso dell’intervista ho voluto, anche
per un dovere di riconoscenza, mettere in
risalto, e nella sua vera luce, l’aiuto dato agli
ebrei perseguitati principalmente durante
l’occupazione tedesca, da parte della popolazione, come anche quello di certe autorità
italiane che avvisavano, o tentavano avvisare
prima delle retate, affinché ci si potesse
proteggere. A parte un velenosetto “secondo
la sua opinione” che corollava i fatti da me
riportati, il che dimostra come la “muffa”, alla
quale alludevo, sia difficile da scrostare, tutto
ciò che fu trascritto risponde a quello che era
stato dichiarato.
Ma la vera bomba, e questa al vitriolo, è
quella lanciata nelle “conclusioni” (pag.316),
e esplode quando dichiara: “L’unico caso che
ci ha sorpreso per contrastare con tutti gli
altri , è stato quello dell’intervistato Edoardo
Coen. Quando la guerra esplose, era un
ragazzo di 10 anni, figlio di un perseguitato
dalle leggi razziali. Malgrado questo è un
convinto difensore degli italiani dell’epoca.
Crediamo che il caso dia l’esempio di fino a
che punto il fascismo ha influenzato la mente
della maggioranza della popolazione”.
Infatti le due storiografe hanno perfettamente
ragione. Il fascismo aveva un così forte potere di
persuasione, che inoltre ad influenzare la stragrande maggioranza degli italiani, fra i quali il
sottoscritto, pesce peró ben piccolo, ha avuto
anche la capacità di influenzare pesci ben più
corposi, come per esempio Hanna Arendt, già
che nel suo libro: Eichmanna em Jerusalem (pag.
194/5/6/7/8/9 ) tratta delle persecuzioni condotte
in Italia. Lo spazio non permette riportarle. Mi
limito per questo ad appena tradurre il suo finale:
“Ciò che in Danimarca fu il risultato político, in
una comprensione innata delle esigenze e
responsabilitá della cittadinanza e dell’indipendenza – per i danesi [...] la questione ebraica era
politica e non umanitaria (Leni Yahil) - in Italia è
stata la decorrenza dell’umanità generale, quasi
automatica di un popolo antico e civilizzato”.
Un altro “contaminato” dall’influenza fascista, senza nessun dubbio, é Johm Cornwell già
che nel suo libro “O Papa de Hitler – História
Secreta de Pio XII”, dimostra “l’influenza fascista” ricevuta quando a pagina 340 afferma: “Fino
al settembre del 1943, non era stato deportato
un unico ebreo dal settore di occupazione italiana in Iugoslavia, Sudest della Francia e Grecia.
Come Johathan Steimberg ha dimostrato nel suo
trattato sull’olocausto nell’Italia fascista “All or
nothing”, non era della natura degli italiani,
appoggiare o collaborare nello sterminio degli
ebrei, al contrario, ci sono prove irrefutabili che
fecero tutto il possibile per porre ostacoli e
intralciare il processo”.
E cosí, insieme ad Hanna Arendt, John Cornwell
e al sottoscritto (quale onore essere incluso in
così somma pleiade), possiamo anche includere
Jonathan Steimberg, fra coloro che hanno avuto
la mente “influenzata” e obliterata dalla propaganda fascista. Senza contare poi che anche Sergio Piperno, presidente dell’Unione delle
Comunità Israelitiche, in una cerimonia in
Campidoglio a Roma nel 1956, diede atto a tutti
gli italiani quando dichiarò: “Tutti si prodigarono,
tutti quelli che in qualche modo erano in grado
di seguire le mosse dell’occupante e dei suoi
sgherri, furono solleciti ad avvertire le innocenti
vittime predestinate; tutti gli amici, i conoscenti,
i vicini di casa, furono pronti a riceverli, a
nasconderli, ad aiutarli, tutti si affannarono a
procurare agli ebrei falsi documenti e a sviare le
ricerche.”
Ma c’è di più. Nel novero di coloro che hanno
sofferto un lavaggio celebrale da parte della propaganda fascista, possiamo anche includerci lo
storiografo Renzo De Felice, autore della “Storia
degli Ebrei italiani sotto il fascismo”, dove a pagina 532 scrive: “La massa degli ebrei italiani e
rifugiati in Italia dovettero la sua salvezza,
soprattutto alla solidarietà e all’aiuto della
popolazione italiana dopo l’8 settembre, si può
dire veramente che ogni ebreo dovette la sua
salvezza ad un italiano”.
A questo punto però è necessario avere un
pizzico di comprensione e di indulgenza, principalmente per gli ultimi due personaggi citati.
Erano italiani, ed appunto per questo il lavaggio
celebrale è stato realizzato in loco ed ad arte.
Potrei continuare, credo però che sia inutile,
perchè come disse Einstein: “Solo la verità é
insopprimibile!”
O HOLOCAUSTO
E AS CANÇÕES
DO GUETO
Samuel Belk
H
itler e Goebels promoveram a doutrina nazista, cujo objetivo era propagar a idéia
de uma raça pura, da qual
os alemães seriam descendentes e transformando
como alvo principal os judeus que representariam, numa escala decrescente, uma raça inferior.
Na década de 30, os nazistas iniciaram
as primeiras discriminações contra os judeus alemães, afastando professores das
universidades, proibindo-os de exercer
funções públicas, exercer atividades comerciais, profissões liberais, inclusive a medicina, e ainda de frequentar lugares públicos, manter telefones e rádios em suas residências e outras consideradas inimagináveis para um país civilizado e em pleno
século 20.
Em 15 de novembro de 1935 foram editadas as Leis de Nuremberg, que proibiam os judeus de realizar matrimônios com
alemães a fim de preservar a “pureza do
sangue ariano”. A transgressão era punida com a morte. Todos os estabelecimentos judeus foram confiscados e entregues a comissários alemães, privando-os assim de toda e qualquer sustentação econômica.
Por volta de 1938, membros das SS e
grupos nazistas deram início a uma série de pogroms em toda Alemanha, com
incêndio de sinagogas, casas comercias,
depredação e saque de residências judaicas, prisões e segregação de judeus
em guetos. Foram destruídas cerca de
7.500 lojas e fábricas no que resultou
em 90 mortes e centenas de feridos.
Nesta ocasião milhares de judeus conseguiram emigrar, mas não puderam
levar nenhum de seus bens, despojados
que foram pelos alemães, tendo emigrado com a coragem e a roupa do corpo.
No dia 1º de setembro de 1939 eclodiu
a Segunda Guerra Mundial, como parte
do plano de expansão da Alemanha e de
domínio do mundo, projeto de um psicopata do qual até então os países europeus
não tinham tomado conhecimento. Os
nazistas iniciaram seus primeiros ataques
contra a Polônia. Uma semana antes, a
Alemanha tinha assinado um pacto de não
agressão com a União Soviética onde ficou firmado que a Polônia seria dividida
entre os dois parceiros.
Após a agressão à Polônia e quando se
deram conta da queda deste país e seu
significado, a França e a Inglaterra declararam guerra à Alemanha em 3 de setembro de 1939. Os nazistas tomaram sem mui-
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to esforço a Noruega, a Bélgica, a França,
e logo em seguida a Bulgária, Iugoslávia
e também a Grécia.
Em junho de 1941, a Alemanha
declarou guerra à União Soviética.
Imediatamente tomou posse da outra metade da Polônia e avançou em
uma grande extensão do seu território tendo alcançado a cidade de
Tula, situada a 25 quilômetros de
Moscou. Com a dominação quase
total dos países europeus, inclusive
de toda Polônia e ainda parte da
União Soviética, os nazistas tomaram
em suas mãos a maioria dos judeus
da Europa e iniciaram progressivamente a colocar em prática seu plano sinistro de aniquilamento desta população.
Nos países dominados, os nazistas iniciaram um verdadeiro terror contra a população judaica. Foram organizados
pogroms, com assassinatos indiscriminados, perseguições, pilhagens de bens e
destruição de sinagogas.
Logo eles começaram concentrar os judeus em locais restritos para maior facilidade de controle. Assim criaram os guetos,
em grandes cidades polonesas, em bairros paupérrimos, para onde levaram também judeus trazidos de outros países ocupados da Europa.
A vida nos guetos tornou-se insuportável pelas precárias condições de higiene, desordem, excesso de população, falta de alimentos e de fontes de sustento.
Assim, por exemplo, no gueto de Varsóvia, criado em novembro de 1939, foram
concentradas 500.000 pessoas, onde cabiam somente 35.000, em condições normais de habitação.
Esta primeira fase consistiu na exploração de mão de obra escrava para a indústria nazista, alem de um aniquilamento
lento das pessoas através da fome, doenças, frio e simples assassinatos efetuados
ao acaso.
Numa segunda fase os judeus foram
transferidos dos guetos para os Campos
de Concentração. Estes eram constituídos
de enormes barracões de madeira em terrenos dotados de cercas de arame farpado eletrificadas. Nesta ocasião os judeus
eram despojados de suas roupas, sapatos
e a maioria dos objetos pessoais, recebendo um uniforme tipo presidiário e a tatuagem de um número no braço, que servia
de identificação.
A terceira fase, conhecida como a “Solução Final” foi a transferência para os
Campos de Extermínio onde as pessoas
eram assassinadas mediante a utilização
de gases tóxicos e incineradas em fornos
crematórios.
As canções do gueto
De um modo geral, as canções que surgiram nos séculos 18, 19 e no começo do
século 20 podem ser classificadas como:
canções de amor, pobreza, dramas pesso-
ais, alegria, esperança por dias melhores, tragédias, costumes, emancipação da mulher, canções de ninar, perseguições sofridas e outras.
Entretanto as canções produzidas nos guetos,
no século XX, foram de temática mais restrita,
uma vez que refletiam a vida limitada que os
judeus ai levavam, descrevendo assuntos como:
superpopulação, falta de alimentos, anormalidades, humilhações, canções sarcásticas, bem
como de esperança por dias melhores.
Este macabro programa de um poder militar
organizado, numa brutal guerra contra uma
população de milhões de pessoas desarmadas,
é revelada em centenas de canções escritas por
homens, mulheres, crianças, velhos e jovens
num desesperado esforço de sobreviver”.
Assim, o que restou mesmo, foram as canções, através das quais os judeus nos transmitiram sua coragem, sua luta pela sobrevivência e
seus anseios de vida.
A Conferência de Wannsee
Em 20 de janeiro de 1942 a alta cúpula nazista se reuniu em Am Gossen Wannsee, num
subúrbio de Berlim, na conhecida Conferência
de Wannsee, para decidir o modo operacional
de implantação da assim chamada Solução Final. O triste significado das duas palavras era
simplesmente o extermínio total da população
judaica, de acordo com as ordens do Führer.
A reunião não durou mais do que uma hora
e meia, em seguida foram servidos drinks e
almoço. “Uma íntima reunião social”, como
a consideraram os chefes nazistas, destinada
a fortalecer os contatos pessoais, necessários
para implementação do “grandioso” programa. O termo Solução Final foi por eles utilizado como regra de linguagem, para encobrir diante da opinião pública mundial e das
próprias vítimas, os termos extermínio, assassinato ou eliminação.
De acordo com as diretrizes traçadas nesta
Conferência, em setembro deste mesmo ano,
os nazistas iniciaram a deportação das crianças
com menos de dez anos e dos anciãos com mais
de sessenta e cinco anos de idade, do gueto de
Lodz, para os campos de extermínio.
Um observador do gueto de Lodz escreveu em 16 de setembro posteriormente à deportação:
“A evacuação das crianças e dos anciãos
se tornou uma triste realidade. A retirada
das pessoas de suas casas, filhos arrancadas
das mães e pais dos filhos, foi executada por
ordem do chefe nazista Bibow. As crianças
eram carregadas em carretas puxadas por
cavalos. Eles nunca tinham visto cavalos de
verdade e esperavam um passeio alegre.”
Muitas crianças se salvaram utilizando esconderijos. Outras foram levadas por suas mães
para fora do gueto e entregues para orfanatos
ou famílias polonesas, instruídas para esquecer seus nomes judaicos e se manterem discretas. Muitas vezes eram abandonados à própria
sorte junto à porta de casas polonesas. Este
trágico acontecimento foi descrito numa
canção, “Uma Criança Judia”, de autoria de
Chana Weinstein, uma sobrevivente dos
campos de concentração.
UMA CRIANÇA JUDIA
Num povoado lituano distante
In a litvish derfl vait
Há uma casa isolada .
Shteit a shtibl in a zait.
Através de uma janela pequena
Duch a fenster nit kein grois
Crianças observam a rua,
Kukn kinderlech arois,
Meninos com mentes vivas,
Ingelech mit flinke kep,
Meninas com tranças loiras,
Meidelech mit blonde tzep,
E lá junto com eles
Und tsuzamen dort mit zei
Dois olhos negros observam
Kukn oign shvartse tsvei.
Olhos negros cheios de charme,
Shvartse oign ful mit chein,
Tem um nariz pequeno,
Hot a nezele a klein,
Lábios prontos para beijar,
Lipelech tzum kushn nor,
Shtark gelokte shvatze hor,
A mãe o trouxe aqui
S’hot di mame im gebracht
Envolto na escuridão da noite,
Aingeviklt in der nacht,
Beija-o fortemente e lamenta,
Shtark gekusht un geklogt,
Ela lhe diz baixinho
Shtilerheit tzu im gezogt:
Aqui meu filho, será tua morada,
Do main kind, vet zain dain ort,
Preste atenção na palavra de tua mãe
Her je tzu dain mames vort
Eu te escondo aqui, porque
Ich bahalt dich do derfar,
Sua vida se acha em perigo,
Vail dain lebn drot gefar,
Brinque tranqüilo com estas crianças,
Mit di kinder shpil zich fain,
E permaneça quieto e comportado,
Shtil gehorchzam zolstu zain,
Nem mais uma palavra ídiche ou canção
Mer kein idish vort, kein lid
Porque você não é mais judeu.
Vail du bist nit mer kein id.
A criança pede insistentemente para ela
Bet zich shtark dos kind bai ir
Mãe, quero somente ficar com você
Mame, ch’vil nor zain mit dir
Não me deixe aqui sozinho
Loz nit iber mich alein
A criança desaba num choro.
S’kind fargeit zich in gevein.
Ela lhe dá muitos beijos
Git zi kushn im a sach
Porem não adianta nada
Ober s’helft ir nit kein zach
A criança protesta: não e não
S’kind nor tained:-nein un nein
Não quero ficar aqui sozinho
Ch’vil nit blaibn do alein.
Ela o toma nos braços,
In di orems nemt zi im,
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E com suavidade de sua voz
Un mit veichkeit in ir shtim
Ela canta: filhinho meu
Zingt zi: ingele du main,
E assim ela o adormece,
Un zi vigt im azoi ain.
Depois disso chora à vontade
Noch dem veint zi frai zich ois
E então ela abandona a casa
Un zi tret fun shtub arois
Cheia de preocupação e medo
Ongefilt mit zorg un shrek
E desaparece no meio da noite.
Un zi geit in nacht avek.
Lá fora faz frio e venta,
Kalt in droisn un a vint,
Ouve-se uma voz: Oh! meu filho,
Hert a kol zich: oi main kind,
Deixei- te em mãos estranhas,
Dich gelost oif fremde hent,
Eu não tinha outra solução.
Andersh hob ich nit gekent.
Vai a mãe, falando sozinha,
Geit a mame, mit zich redt,
E lá fora é tarde e faz frio,
Un in droisn-kalt un shpet,
O vento lhe bate no rosto
S’veit in punem ir der vint“Deus, proteja meu único filho”
“Got, bashits main eintsik kind”
Casa estranha cheia de gente,
Fremde shtub mit mentshn fil,
O menino permanece mudo e quieto,
S’ingele iz shtum un shtil,
Não fala, não pede, não tem desejos,
Redt nit, bet nit, vil kein zach,
Raramente ele dá um sorriso,
Zeltn ven er tut a lach,
Não há dia e nem noite para ele,
Nit kein tog un nit kein nacht,
Não dorme e nem fica acordado.
Nit er shloft un nit er vacht.
Vasilko, um nome estranho
Vasilko, a nomen fremd
Que lhe faz doer o coração.
Oif zain hertsl drikt un klemt.
A mãe anda meio perdida,
Mame voglt vu arum,
Calada, como seu Iossele,
Vi ir Iossele oich shtum
Ninguém a conhece nem se preocupa,
Keiner veist nit, keinem art
Ela espera, espera, espera...
Un zi vart, un vart, un vart...
Como Yocheved *ela se assemelha,
Tsu Yocheved iz zi glaich
Que deixou Moisés no rio
Vail vi Moishe oifn taich
Sozinho, desamparado ao vento
Elnt, ainzam oifn vint
E perdeu seu único filho.
Iz farlozt ir eintzik kind
Samuel Belk é Engenheiro de Segurança, Engenheiro Civil e Mestre na área
de Letras pela Faculdade de Filosofia,
Letras e Ciências Humanas da USP
Riflessioni degli alunni sul Giorno della Memoria (27 gennaio 2009)
“La parola più pronunciata in tutta la
giornata è stata ‘antisemitismo’ volendo
indicare i pregiudizi e gli atteggiamenti
persecutori nei confronti degli ebrei. Il
discorso degli esperti ha suscitato discussioni
e polemiche tra gli alunni, particolarmente
Leonardo Calò che si è espresso in maniera
efficace difendendo la storia del nonno
Franco Calò, un sergente ebreo, che
purtroppo è stato declassato nel 1938 a causa
delle leggi razziali in Italia [...] Il marterdì
27 gennaio è stato un giorno indimenticabile che ci ha fatto capire l’importanza
dello studio dell’antisemitismo e la sofferenza dei 6 milioni di ebrei che oggi
vengono ricordati e celebrati...”
(Yasmin Steinle Lopes, III Liceo)
“La scuola ci ha fornito diversi dati,
opinioni e conclusioni in modo tale da
poter farci riflettere sulla storia e le atrocità
fatte al popolo ebraico. È stata rilevante la
discussione durante l’evento, perché ci ha
fatto vedere la vera società attuale divisa
in due: quella che cerca di ridurre gli effetti
di un passato oscuro, rifiutando di accettare
la realtà e quella dove si prova a cambiare e
migliorare il mondo attraverso l’assunzione
degli errori dei fascisti e dei nazisti.”
(Theodora Toldo, III Liceo)
“Per me la parte più interessante è stata
quando il rabbino Alexandre Leone ha
parlato sulla vita di suo padre nella seconda
guerra mondiale e sulla persecuzione degli
ebrei.”
(Fernando Oliva, III Media)
“Per me questa presentazione è stata
troppo interessante, perché abbiamo
potuto osservare varie opinioni su questo
argomento e gli alunni hanno partecipato
al dibattito.”
(Mariana Bugelli, III Media)
“L’evento è durato dalle 11,00 alle 13,15 e
mi è piaciuto molto, perché ho imparato
molte cose che non sapevo sull’Olocausto.”
(Luigi Innocente, III Media)
“Ieri è stata una giornata molto diversa.
Sono venuti alcuni professori alla scuola
per una conferenza sull’Olocausto degli
ebrei. [...] La presentazione è stata molto
bella, ma sono rimasto molto triste di
sapere che le persone possono arrivare a
questo punto di crudeltà.”
(Lucas Saraiva, III Media)
“Il ‘Giorno della Memoria’ è un giorno in
cui si ricorda [...] le vittime dell’Olocausto
e quelli che sono stati uccisi per accogliere
gli ebrei nelle loro case. [...] Ieri, il giorno
27 gennaio 2009, è venuto a scuola un
gruppo di studiosi per spiegarci più
dettagliatamente l’abbattimento dei
cancelli di Auschwitz, la collaborazione del
governo italiano e brasiliano con i nazisti.
[...] La prof.ssa Anna Rosa Bigazzi ha letto
un testo attuale di un vescovo inglese
che negava l’esistenza dell’Olocausto.
[...] Il rabbino Alexandre Leone ci ha
presentato una domanda che alcuni
facevano nell’epoca del nazismo: ‘Dove
era Dio?” Ma secondo lui, bisogna
chiedersi dove era l’uomo.”
(Fabrizio Fancio, III Media)
“Il rabbino ha detto una frase che mi ha
colpito molto: ‘Tutti si chiedevano dove
era Dio nell’Olocausto, ma la vera domanda è dove era l’Umanità?’”
(Catalina Bergues, III Media)
“Questo evento è stato davvero interessante e sono sicura che è piaciuto a tutti e
che abbiamo imparato molte cose.”
(Giuliana Furlanetto, III Media)
“Edoardo Coen ha sostenuto la tesi
secondo la quale gli italiani non erano
antisemiti, mentre la prof.ssa Bigazzi ha
detto che c’è stato collaborazionismo da
parte degli italiani. Il rabbino invece si
chiedeva perché, all’epoca, tutti osservavano cosa stava accadendo e non facevano niente, ed è ciò che mi chiedo
anch’io. [...] In generale è stato interessante ma alcuni professori parlavano
troppo rendendo un po’ noioso l’evento.
[...] Alla fine, Samuele Belk e la prof.ssa
Midgai hanno recitato canzoni in portoghese e poi in idische.”
(Claudia Mazzaferro, III Media)
“Ieri l’alunno Leonardo Calò ha effettuato
un intervento commovente raccontando
la storia di suo nonno in contrapposizione
alle tesi di Coen, che sosteneva che gli
italiani e Mussolini non erano antisemiti.
Franco Calò (ebreo) infatti ha sofferto un
antisemitismo puro, è stato declassato e
umiliato in piazza pubblica e così obbligato a fuggire in Brasile. Questo giorno è
molto importante, molte persone non
danno l’importanza dovuta a questi
massacri, molti non sanno neanche cosa
sia successo. Secondo me, è giusto ricordare perché queste cose non si ripetano...”
(Giovanni Bartolini, III Liceo)
“Il 27 gennaio 2009 ha avuto luogo presso
la scuola Montale un evento per ricordare
l’Olocausto. Preceduto da un dibattito
sulla partecipazione effettiva dell’Italia
nell’uccisione di ebrei, il rabbino Alexandre Leone iniziò un’interessantissima
riflessione sul tema “Dio nell’Olocausto”.
Con la Shoah, infatti, tantissime persone,
ebree e di altre religioni, si domandavano
come Dio abbia potuto lasciare che tali
atrocità continuassero ad accadere, giorno
dopo giorno. A tale domanda si sono posti
tre correnti di pensiero nella comunità
ebraica: una ortodosso estremista, una sionista e una umanistica.
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La visione Ortodossa si assomiglia all’ideologia del famoso motto cattolico del “Mea
Culpa”, affermando che i 6 millioni di morti
nell’Olocausto hanno solamente pagato i
propri peccati di quella o di vite passate,
visione che è priva di qualsiasi referenza alla
vera causa: i regimi antisemiti nazisti e fascisti.
Il segmento Sionista afferma che tale strage,
anche se un disastro per l’intera umanità,
portò a conseguenze positive, poichè fece
capire al mondo la necessità della creazione
di uno stato per gli ebrei. Nel 1948 abbiamo
appunto la creazione dello stato di Israele.
Questo tipo di ragionamento cerca di
vedere il lato positivo di una delle maggiori
stragi della storia, come se cercasse di vedere
il bicchiere mezzo pieno invece di mezzo
vuoto. Ma in un bicchiere di sangue,
morte e sterminio, non ha molto senso
ragionare in questa maniera. Il terzo
punto di vista, quello più interessante
interessante secondo il rabbino e anche
secondo me, è quello Umanistico di
filosofi moderni come Heschel. All’inizio
ci si chiedeva: “Dov’era Dio nell’Olocausto, e come ha permesso che tutto ciò
accadesse” al che Heschel risponde con
un’altra domanda “Dov’era L’UMANITÀ
nell’Olocausto, e come NOI abbiamo permesso che tutto questo accadesse?” Non
trovo necessario aggiungere altro.”
(Leonardò Calò, III Liceo)
“Il giorno della memoria è un giorno importante per tutta l’Italia ed è per questo
motivo che alla Montale facciamo un
omaggio ogni anno a chi ha sofferto o è
morto nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale.
Quest’anno sono stati invitati alcuni studiosi
e specialisti sull’Olocausto. La prof.ssa
Rachel Mizrahi, specialista in Shoah, fece
una presentazione con vari documenti e
foto di famiglie che sono state nei campi di
concentramento e tra queste, alcune che si
sono salvate.
Interessante è stata anche la discussione fra
l’ingegnere Edoardo Cohen e il nostro compagno di classe Leonardo Calò, che lo contraddiceva affermando che in Italia c’era
antisemitismo. Infatti, Cohen sosteneva la
tesi che in Italia non c’era mai stato l’antisemitismo; e quando Calò potè esprimersi, il
signore evidentemente si arrabbiò.
Ci è stata pure la recita del poema “se
questo è un uomo”, di Primo Levi, da parte delle nostre colleghe di classe Rafaela
Pastore, Theodora Toldo e Yasmin Lopes.
Concludendo la giornata di conferenze
abbiamo ascoltato alcune musiche in
idisch con messaggi commoventi e
immagini della guerra.
È trascorso così un altro Giorno della
Memoria, pieno di informazioni nuove,
interessanti e tanta, tanta cultura. Questa
data non sarà mai scordata da noi
studenti.”
(Giovanna Perin Nahhat)
Cultura
GOMORRA
Il libro e il film
di Loredana Caprara
P
er parlare del libro Gomorra (Milano,
Mondadori, 2006), grande successo
mondiale di vendita e di critica e
vincitore di molti premi letterari, è il caso
di cominciare dall’autore, Roberto Saviano,
un giovane di trent’anni che così si presenta:
Sono nato in terra di Camorra, nel luogo
con più morti ammazzati d’Europa, nel
territorio dove niente ha valore se non
genera potere. Dove tutto ha il sapore di
una battaglia finale.
Figlio di un medico che è dovuto emigrare in Romania per aver fatto il suo
dovere professionale di salvare la vita di
un giovane gravemente ferito dai camorristi, Roberto Saviano non si arrende facilmente di fronte alle difficoltà. Laureato in
filosofia, scrittore e giornalista, ama la letteratura ed ha grande fiducia nel valore
della parola letteraria. Parola che, dice, entra nella ferita della ragione ... deve capire
la struttura molecolare, il fegato delle cose,
capire dove stiamo andando. Capire e far
capire. Far capire per sensibilizzare quante
più persone è possibile sulla natura e i pericoli del fenomeno camorristico. Impresa
non facile per cui non basta denunciare
giornalisticamente la realtà e i procedimenti
perversi della camorra, come la chiamiamo
noi, o del Sistema, come lo chiamano gli
addetti ai lavori. Bisogna far rivivere questo
tale Sistema agli occhi di quelli che vorrebbero non vedere o che vedendo non si
rendono conto dell’enormità del fenomeno che hanno davanti agli occhi o in cui
sono coinvolti, sempre in bilico tra legalità
e illegalità, tra grande imprenditorialità e
criminalità, tra creazione di ricchezza, una
ricchezza che in qualche modo dà lavoro a
tanti disoccupati disperati e li disumanizza
fino a ridurli in schiavitù. Bisogna far
rivivere agli occhi dei lettori i pericoli di
questo grande Comitato d’affari che persegue potere e ricchezza, mediante controllo capillare dell’ambiente locale, avvelenamento delle terre e delle persone, costruzioni abusive, e contatti commerciali internazionali di droga e di altri beni, stabilendo rapporti che vanno dall’America ai
paesi dell’Europa orientale, fino in Cina.
Bisogna che questo universo affaristicocriminale appaia vivo e tanto drammaticamente reale da ispirare orrore.
Per riprodurne gli echi dolorosi e tragici,
la parola dello scrittore deve pescare nel
profondo dell’anima e parlare con gli
strumenti che solo il lungo contatto con la
letteratura può dare. Finiti gli studi il
giovane Saviano passa alcuni anni di vita
immerso nella realtà camorristica, lavora ai
suoi margini come l’ultimo degli addetti
ma con occhi e orecchi bene aperti, e alla
fine, riecheggiando la denuncia pasoliniana anche lui può gridare:
Io so ... io so e ho le prove ... dopo che si
fa una carriera da killer, da estorsore o da
palo, si finisce nell’edilizia o a raccogliere
spazzatura... potrebbe essere interessante
prendere i nuovi affiliati e portarli a fare
un giro per i cantieri mostrando il destino
che li attende. Se galera e morte dovessero
risparmiarli staranno su un cantiere,
invecchiando e scatarrando sangue e calce. Mentre imprenditori e affaristi che i boss
credevano di gestire avranno committenze
milionarie...Io so e ho le prove.
Gomorra è un libro sulla criminalità, sul
potere di un’economia con radici di illegalità e violenza e sulla condizione dell’uomo
reso schiavo in tale gioco economico. Saviano ha rappresentato questo mondo con
la forza della sua parola e ora paga un alto
prezzo: è stato “condannato a morte” ed
è costretto a vivere isolato da famiglia e
amici, sotto scorta di polizia. Alcuni premi
Nobel si sono mobilitati in suo favore e
hanno lanciato un appello allo Stato italiano perché non desista dal garantire la
libertà del giovane scrittore, magari a costo
di trasferirlo in un altro paese.
La camorra per Saviano è un male
peggiore del terrorismo islamico che a tutti
fa tanta paura. Come il fondamentalismo
islamico, la camorra si impadronisce delle
anime, lo fa per lo strapotere di pochi, ben
sapendo che quando uno ha perso l’anima
diventa una marionetta facilmente manovrabile e, a comando, può commettere
qualsiasi crimine. Questa condizione di plagio appare in tutta evidenza nella lettera
di un bambino.
Tutti quelli che conosco o sono morti o
sono in galera. Io voglio diventare un boss.
Voglio avere supermercati, negozi, fabbriche, voglio avere donne. Voglio tre
macchine, voglio che quando entro in un
negozio mi devono rispettare, voglio
avere magazzini in tutto il mondo. E poi
voglio morire. Ma come muore uno vero,
uno che comanda veramente. Voglio morire ammazzato.
Se già da bambini, gli abitanti delle zone
di camorra, ragionano con tanto cinismo,
non sorprende che, in età adulta, quando
più uno sente lo stimolo eccitante del guadagno e del potere, vivendo nel mezzo di
una realtà violenta che esige la partecipazione di tutti al Sistema, si lasci irretire in
pratiche criminali per ottenere quello che
altri, per un periodo per lo meno, sembrano
15
ottenere facilmente. Arrendersi al potere
della criminalità è più facile che opporsi ad
essa. Come giudicare? Nessuno di noi può
farlo se non è stato messo alla prova dei
fatti ed è riuscito a superarla.
Però non tutti si arrendono. Alla fine del
libro l’agnostico Saviano indica una luce
all’uscita del tunnel, parlandoci di uomini
come don Peppino Diana, sacerdote, figlio
di borghesi benestanti, che aveva studiato a
Roma e aveva davanti una brillante carriera
ecclesiastica. Ma don Peppino non è contento, sente un’inquietudine che lo porta a
lasciare la sua vita tranquilla e ritornare in
paese ad aiutare la sua gente.
Aveva d’improvviso deciso di tornare a
Casal di Principe ... come chi ha perennemente la sensazione smaniosa di dover
fare qualcosa e di non trovar pace fino a
che non la realizza o almeno tenta di farlo
... Aveva deciso di interessarsi delle dinamiche del potere ... non voleva solo nettare
la ferita, ma comprendere i meccanismi della
metastasi, bloccare la cancrena, fermare
l’origine di ciò che rendeva la sua terra una
miniera di capitali e un tracciato di cadaveri.
Così decide di parlare: “per amore del
mio popolo, non tacerò”, è l’inizio di un
documento distribuito il giorno di Natale.
Don Peppino cercava di capire la potenza
che la parola pubblica ... poteva ancora
concedere ... cercava una parola necessaria... un urlo... con la volontà di farlo esplodere. Provò a negare i sacramenti ai boss
che ci tenevano ad atteggiarsi come buoni
cattolici, ma presto capì che sul piano della
religione non si poteva ottenere molto da
quelle persone che pur mostravano
comportamenti religiosi. Però la sua parola
aveva un’eco che riusciva ad andare oltre il
tracciato religioso... questa parola fu la sua
condanna a morte. Aveva preparato un
sermone che non arrivò a pronunciare, ma
che un amico conservò e che Saviano poté
leggere e che riporta.
Non permettiamo che le nostre terre
diventino un’unica grande Gomorra da
distruggere! Non permettiamo uomini di
camorra, e non bestie, uomini come tutti
... allora il Signore fece piovere dal cielo su
Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco; egli distrusse quella città, tutta la pianura, tutti gli
abitanti delle città e quanto cresceva sul
suolo.
Come don Peppino anche Saviano vuol
capire la realtà e vuole che anche altri
capiscano e reagiscano. Dopo la morte del
Eventos
sacerdote, nonostante i tentativi di screditarlo per evitare di
farne un martire, tentativi a cui nessuno crede, i ragazzi di
Casal di Principe decidono di condurre la loro battaglia per
una vita onesta, lo fanno con un cortometraggio e altri film
sull’ambiente. Da allora la denuncia continua, attraverso gli
anni. Lo Stato non può più omettersi, arresta, processa,
incarcera, ma la camoora sempre si rinnova, come una piovra
che non muore mai. Sempre nuovi leader subentrano ai
vecchi. L’attività del Sistema non si ferma, richiede una lotta
senza quartiere da parte delle forze dell’ordine. Saviano col
suo libro ha contribuito e contribuisce ad illuminare
quest’orrenda realtà, a mantenere l’attenzione di tutti su
questo così grave problema e costringe lo Stato a continuare
nell’opera di pulizia.
La televisione italiana ha dedicato allo scrittore alcuni
grandi dibattiti e talk show, come Anno zero e Che tempo
che fa. Di Saviano, delle sue vicende, del suo libro, tutti
parlano in Italia e in altri paesi. La camorra è conosciuta,
sono conosciuti i suoi intrallazzi, i legami con la droga, con
l’edilizia abusiva, con le industrie, con la raccolta dei rifiuti e
non solo di quelli italiani. La piaga non si può più nascondere,
ma non vuol dire che sia vinta. La notizia dell’anno scorso,
diffusa dalla TV in molti paesi, dell’invasione di immondizia
a Napoli, è stata opera di camorra. Un modo per colpire il
turismo e l’immagine dell’Italia, facendo opera di intimidazione contro lo stato, così che cessino i processi e gli arresti
dei grandi boss e lo smantellamento del sistema.
Dal libro sono stati tratti uno spettacolo teatrale e un
film, ambedue di grande successo. Il film di Matteo Garrone,
omonimo al romanzo, nel maggio 2008 ha ricevuto a Cannes
il Grande Premio della Giuria. L’Italia lo aveva presentato
per l’indicazione all’Oscar come film straniero, ma non è
stato indicato, forse perché, pur mostrando la violenza, non
è un documentario sulla violenza come molti si aspettavano,
è una testimonianza sulla condizione umana, sul tragico
modo di vivere di una popolazione sottomessa e schiavizzata
dalla violenza quotidiana. Di questa violenza è simbolo nel
film la bruttezza a cui è stato ridotto il paesaggio campano,
una volta tanto bello, gli sconfinati depositi di spazzatura,
l’architettura abusiva delle orribili Vele, enormi edifici dove
vivono ammucchiati gli abitanti. Anche le persone ci
appaiono particolarmente brutte, abbruttite dalla vita che
fanno, tra una sopravvivenza sempre precaria e la probabile
morte per omicidio che li aspetta. La maggior parte dei
protagonisti del film muoiono ammazzati. Vere e proprie
carneficine si succedono, nell’assenza quasi totale della
polizia. Violenza senza limiti che ti prende alla gola. Neanche
i ragazzi si salvano. Neanche i bambini troppo presto immersi
nella violenza subita e praticata.
Un film molto violento, ma non possiamo confrontarlo
con film brasiliani come Cidade de Deus o Tropa de Elite,
anche là la violenza esplode e distrugge i giovani protagonisti.
Nel film di Garrone però la matrice della violenza sta tutta da
una sola parte, non è la lotta a cui ognuno partecipa come
può, in cui vince o più spesso perde e viene sopraffatto. Qui
è la rassegnazione alla violenza, l’accettazione passiva di una
realtà invivibile da parte di troppe persone che pur senza
volerlo sono costrette alla criminalità. E i due ragazzini che si
ribellano, pensando non a un riscatto, ma di poter affermarsi
nel mondo del crimine con le loro forze, ci appaiono piccoli
visionari che non capiscono la realtà che vivono, le sue
connessioni, i rapporti di potere. E noi fin dall’inizio sappiamo
che sono destinati a soccombere.
A contrario del libro, nel film sembra non esserci speranza
di riscatto al dilagare della criminalità. Eppure, a pensarci
meglio, anche questo film è una bandiera che fa riflettere e,
chissà, possa far trovare alla gente di quelle terre, un po’ alla
volta, la forza di rifiutare il male ancora oggi imperante.
La Mostra di
di Susanna Battaglio
L
a mostra di scienze è un evento che
crea un’effervescenza meravigliosa
durante le lezioni che la precedono.
Sia i professori sia gli alunni, entrambi preoccupati con gli esami, non desiderano ritardare
il programma di fisica ma, allo stesso tempo
vogliono preparare qualcosa di interessante.
Le discussioni coi ragazzi sulla scelta dell’argomento da portare alla mostra sono molto
ricche e stimolanti. Quest’anno siamo andati
all’esposizione di Einstein, che ha fornito
materiale a due gruppi.
Lo “Show da Física” ha
dato spunti a un altro gruppo ancora e così via, alcuni
argomenti che sono particolarmente piaciuti ai ragazzi
sono stati approfonditi e
dimostrati con esperimenti ai
visitatori della mostra. Direi
che la mostra è un campione
di ciò che i ragazzi hanno
vissuto in aula e fuori di essa,
la sintesi di un lavoro che
inizia con uno studio individuale, si propaga e coinvolge un gruppo, i professori, tante
volte i genitori e infine tutta la scuola.
Mostra di Scienze
alla Scuola Media
di Anna Andreotti
S
iete venuti alla Mostra di Scienze di quest’anno? Se sì, avete
visto che ancora una volta i nostri alunni si sono dati da fare
per presentare i loro lavori e hanno gradito tantissimo le
visite e i commenti ricevuti. Se invece non siete potuti venire, vi
racconto qualcosa del nostro operato.
Già da molto tempo (da 14 anni, per la precisione), viene
presentata agli alunni una proposta di lavoro un po’ più impegnativa
e più seria del solito: si chiede loro di scegliere un argomento
scientifico e di approfondirlo, studiandone i vari aspetti e
presentandolo corredato da qualche esperimento, da modelli o da
qualsiasi altra risorsa che venga loro in mente. È un modo di farli
mettere in pratica quello che imparano durante le lezioni, tenendo
presente, come sempre, che il metodo scientifico è rigoroso ma
Loredana Caprara - Docente USP in pensione
Collabora col Programma di Pós-Graduação in Lingua Italiana
16
Scienze al Liceo
PROGETTO 3º LICEO:
QUESTIONE
AMBIENTALE
http://sites.google.com/
site/energiamundi
A
degradação do planeta é um dos temas mais recorrentes da atualidade. A
discussão sobre o meio ambiente partiu da
mídia e tornou-se interesse de todos, inclusive nas conversas cotidianas e nos conteúdos abordados nas matérias escolares.
Imersos em um clima de sustentabilidade e consciência ambiental e aproveitando o tema interdisciplinar do ano letivo 2009-2010 sobre o meio ambiente, com
a ajuda do professor Lorenzo Gemma, o
III Liceu elaborou um site em que há notícias frequentemente atualizadas, imagens, curiosidades, vídeos, músicas e gráficos sobre a questão.
A intenção do site é não só a de propor soluções para os problemas ambientais, mas a de alertar e educar os visitantes sobre a situação em que se encontra o planeta. São bem-vindas propostas
e sugestões dos leitores!
da sin.: Fancio,
Castro, Piatti e
Loyola
da sin.:
Galvez,
Nahhat,
Martins e
la prof.ssa
Battaglio
da sin.:
Matrone,
Bartolini,
Montanari
e Pieroni
da sin.:
Buso, prof.
Bianchini
e Susini
I
da sin.: Pastore, Toldo,
prof.ssa Battaglio, Inglese
e Lopes
applicabile ai diversi aspetti della scienza.
E così, ci sono state delle belle presentazioni, creative e svolte con la dovuta
serietà: non si possono citare tutte, ma i
due lavori sugli alimenti, la gravidanza,
lo studio del suolo e l’effetto dello sport
sul corpo umano sono validi esempi di
ciò che è stato detto.
Se la presentazione di ciascun lavoro
richiede sforzo, abilità e una costante
diplomazia all’interno del gruppo,
dovreste vedere quanto è ardua la scelta
del lavoro da presentare; l’immaginazione si sbriglia e vola, ma ahimè,
spesso viene delusa dalla realtà. Si può
fare esplodere qualcosa? No!!! Si può
tagliuzzare qualche animale per farne
vedere gli organi...? No!!! E se portassimo dei mortaretti? Certo che no!!!
Così, con tutti questi limiti, la scelta
diventa piuttosto povera dal loro punto
di vista, ma poi si adeguano e trovano
l’argomento preferito dalla maggior
parte del gruppo.
La Mostra di Scienze è un modo di
mostrare agli alunni che studiare è
impegnativo, ma studiando ci si può
anche divertire. Eseguire di persona gli
esperimenti che hanno fatto la storia
della scienza o seguire da vicino l’evolversi della vita, oppure vedere come gli
elementi reagiscono, sono tutte esperienze che possono riuscire entusiasmanti e che richiedono abilità e competenze al di fuori della routine scolastica.
Ci auguriamo che l’entusiasmo e
l’impegno dimostrato dai nostri alunni
continui anche durante le lezioni..... e
chissà, per qualcuno potrebbe anche
essere l’inizio di una bella carriera!
17
l degrado del pianeta è uno dei temi
più dibattuti dai mass media, è diventato un interesse di tutti, presente anche
nella vita quotidiane e perció presente nei
contenuti delle discipline scolastiche.
Impegnati in un clima di sosteniblità e
di coscienza ambientale e aproffitando del
tema interdiscliplinare dell’ anno scolastico
2009-2010 (l'ambiente) noi, la terza liceo
della Scuola Italiana Eugenio Montale,
con l'aiuto del prof. Lorenzo Gemma,
abbiamo creato un sito nel quale ci sono:
notizie frequentemente aggiornate,
immagini, curiosità, video, musiche e
grafici su questo tema.
Lo scopo del sito
non è solo proporre
soluzioni per i problemi ambientali
ma anche educare e
sensibilizzare i visitatori circa la questione ambientale utilizzando diversi linguaggi.
Sono benvenuti commenti, proposte e suggerimenti da parte
dei lettori!
Viaggio
foto Lopes
Cronaca
di Giovanni Bartolini
G
iorno 4 marzo 2009, ore 7:00.
Destinazione Ubatuba. Questo
è quello che c’era scritto sul programma del viaggio del liceo. Quel
giorno è finalmente arrivato, tutti
ansiosi anche se con espressioni stanche
appunto perché nessuno è abituato a
svegliarsi prima delle sei.
Il viaggio è trascorso tranquillo,
rispettando gli orari. Abbiamo pranzato
a Ubatuba e siamo andati a visitare una
tribù indigena. Secondo me questa
tribù è stata la cosa più deludente di
questo viaggio. Al momento mi si è
svanita l’idea di una gita proficua;
abbiamo percorso una grande distanza
sotto un sole scottante ma con la
speranza di trovare una nuova cultura
totalmente diversa dalla nostra: gente
che abita nelle capanne, che suona
strumenti strani presi dalla natura, con
balli, miti, pensieri diversi dal nostro
quotidiano. Invece, siamo arrivati e
abbiamo trovato una decina di case,
indiani vestiti come noi e che dicevano
che volevano preservare la loro cultura
ma nelle case c’erano poster di bande
musicali, simboli di marche famose
come nike e puma, disegni di cartoni
animati americani e nipponici.
Delusione totale è quello che si
vedeva stampato sul volto di molti
compagni. Ma la gita aveva molto più
da offrire, molte altre cose bellissime ci
aspettavano. Come per esempio la
centrale nucleare di Angra dos Reis.
Approfittando più di questa energia il
mondo futuro ci ringrazierà, perché
l’inquinamento si ridurrà notevolmente
per una grande produzione di energia
di cui abbiamo bisogno. Questa secondo me è stata la cosa più importante e
interessante successa nella gita, in attesa
di emozioni fortissime con l’adrenalina
alle stelle grazie all’arborismo; sport
radicale che produce forti emozioni in
cui il protagonista sta appeso a un cavo
d’acciaio che può arrivare a 30 metri di
altezza e scende ad una velocità
altissima, non raccomandato a gente
che soffre di vertigini o che ha problemi
di cuore. Nel complesso la gita è stata
molto divertente e istruttiva e ha
approssimato in qualche modo gli
alunni del liceo. Persone che non si
conoscevano hanno avuto l’opportunità per stringere rapporti di amicizia.
L’organizzazione è stata impeccabile e
non vedo l’ora che arrivi l’anno
prossimo per fare il tour delle città
storiche di Minas Gerais.
I nostri eroi
Viaggio d’Istruzione
di Gabriella Fancio *
S
icuramente sarebbe stato un viaggio unico. E lo è stato. Stare insieme agli
amici al di fuori dell’ambito scolastico è davvero speciale, anche perché ci
conosciamo da circa 12 anni. In quel mercoledì, appunto 4 Marzo, non ci credevo
quando la sveglia è suonata: 6 a.m.!
Finalmente era arrivata l’occasione, dovevo soltanto cogliere l’attimo.
Durante il percorso l’autobus era ricco di gioia e vivacità: un’aria di unità, di
allegria e di amicizia caratterizzava gli allievi, i quali anche se si erano svegliati
presto senza quasi aver dormito si divertivano con le carte, con la musica.
L’inizio della nostra programmazione è stato realizzato in una tribù indigena. È
stato interessante poter
conoscere gli usi e i
costumi degli indios e
il loro quotidiano: ogni
mattina gli uomini si
svegliano presto e
vanno a coltivare la terra, a volte vanno anche
a caccia; le donne invece restano a casa, curando i figli. La visita si è
conclusa con una entusiasmante presentazione musicale realizzata da alcuni giovani
indios.
Soltanto quel breve
contatto con la natura
mi aveva rilassata, e di
fronte alla sua immensità e bellezza mi sono
resa conto dell’equiIl prof. Lorenzo Gemma
18
fotos: Nahhat
librio di ogni essere, sia fisico che mentale.
In questo modo, il primo giorno si è praticamente concluso: i due professori Lorenzo
Gemma e Battaglio, i 3 accompagnatori e
tutti gli allievi si sono diretti all’albergo, dove
la maggioranza del gruppo si è tuffata in
una piccola e calda piscina. Infatti per fortuna ci è stato concesso un momento dedicato
al divertimento.
Il secondo giorno è anch’esso iniziato presto, alle sette e mezza dovevamo essere già
pronti per partire; destinazione: Centrale
Nucleare Angra I Angra II.
La notte purtroppo è stata insufficiente a
contenere tutte le chiacchiere e le storie che
volevamo scambiarci, perciò il silenzio era
assoluto dentro l’autobus, visto che il sonno
ha coinvolto quasi tutti.
Arrivati alla centrale Nucleare, abbiamo
assistito a due brevi filmati e successivamente
abbiamo partecipato ad una conferenza.
Durante il pomeriggio invece siamo andati
a fare “arvorismo”, percorsi di legno tra un
albero e l’altro. Ancora una volta, la natura
svolgeva un ruolo particolare, ci faceva
riflettere sull’importanza dell’essenziale,
poiché dovuta alla vita stressante e contrassegnata dalla frenesia urbana, ci dimentichiamo semplicemente che “l’essenziale è
invisibile agli occhi”.
Il tempo stava trascorrendo molto veloce,
e purtroppo il venerdì è arrivato; ci mancava
soltanto una bella e lunga camminata e la
visita al progetto “Tamar” (di tartarughe).
Durante il percorso ci siamo divertiti
molto: infatti nell’ambiente si percepiva
chiaramente la tranquillità e la purezza
dell’aria, la dolcezza, la natura, il cinguettare
degli uccelli, la perfezione di un fiore, ricco
di colori, con una forma delicata; e anche la
grandiosità di un albero.
I miei pensieri svolazzavano nel cielo blu,
come un gruppo di gabbianelle, che a
seconda del vento si disperdevano nello
spazio infinito.
Per poter rinfrescarci, c’era una bella cascata, dove abbiamo potuto fare il bagno.
La nostra penultima programmazione si
è concretizzata ad Ubatuba, dove abbiamo
fatto un’intervista ai pescatori, il che mi ha
fatto piacere. È stato interessante l’opportunità di conoscere personalmente la vita e la
realtà di un pescatore.
Dopo un breve ma intenso bagno in mare,
abbiamo pranzato e abbiamo visitato le
tartarughe del progetto “Tamar”, le quali
erano ansiose perché stavano aspettando il
cibo.
Verso le 4 del pomeriggio, ci siamo riuniti
nell’autobus per poter ritornare a San Paolo.
Si sentiva che oltre alla stanchezza il
viaggio ne era valso la pena ed era stato
stupendo. Gite come queste sono importanti
per poter convivere di più con i propri amici,
ma convivere in un quotidiano diverso,
tranquillo e più “zen”; vorrei concludere dicendo che mi piacciono tanto queste uscite
perché si fanno sempre nuovi amici.
19
Artes
Mostra Artistica Cultura
di Carlo Alberto Dastoli
S
abato 4 aprile 2009, dalle ore 9:00
alle ore 13:00, ha avuto luogo la
Mostra Artistica Culturale nella
Scuola Eugenio Montale. Sono state
presentate le produzioni letterarie e
artistiche realizzate dagli alunni di tutti gli
ordini di studio: Scuola dell’Infanzia, Primaria, Scuola Secondaria di Iº Grado (Media) e Scuola Secondaria di II Grado (Liceo
Scientifico).
Gli alunni della Primaria (III, IV e IV|) e
della Media (I, II e III) hanno eseguito dei
veri e propri concerti di flauto accompagnati
alla tastiera dalla prof.ssa e musicista Renata Pereira. Il repertorio musicale, dal classico
al popolare, passando per il folclorico,
comprendeva opere di Mozart, di Toquinho,
di Chico Buarque, di Gilberto Gil e del folclore americano.
Gli spettacoli teatrali hanno reso la
giornata culturale ricca di emozioni, sorprese
e dionisiache scoperte. Gli alunni di I Media
hanno praticamente cantato e interpretato
l’Iliade a cura della prof.ssa Raffaella Baratta.
Ma anche il Liceo ha esordito con delle
bellissime rappresentazioni teatrali quali “Il
sacrificio di Ifigenia” presentato dagli alunni
della II Liceo e coordinato dal prof. Roberto
Petrosillo e “O Auto da Barca do Inferno”
presentato dagli alunni di III Liceo e
coordinato dalla prof.ssa Helenice Schiavon.
I lavori di arte visuale coordinati dalla
prof.ssa Anna Dorsa e eseguiti dagli alunni
hanno accolto e affascinato i numerosi
visitatori lungo gli stand allestiti nel campo
polisportivo della Montale. Ne citiamo soli
alcuni titoli che hanno riscosso un grande
successo di pubblico: “Riflessioni sul Rinascimento”, “Riproduzioni di Van Gogh”, “Ritratto di Leonardo Da Vinci”, “Prospettiva
Accidentale”, “Desacralizzazione di opere
rinascimentali”.
Alla Mostra sono state coinvolte tutte le
discipline umanistische e letterarie. Il prof.
Fiori, di lingua e letteratura spagnola, ha
curato assieme agli alunni di II Liceo un’antologia spagnola che va dal sedicesimo al
ventesimo secolo con autori quali Cervantes, Quevedo, Borges, Neruda, Otavio
Paz, mentre, invece, con gli alunni di III Liceo
ha organizzato un lavoro in power point
su “Don Chischiotte’ per approfondire e
discutere, tra l’altro, i seguenti temi: la
visione del Medioevo nell’opera di Cervantes, il tragico e il comico, la coppia di
personaggi Don Chischiotte e Sancio Panza,
la follia alla luce della psicologia sperimentale del sedicesimo secolo, ecc.
Gli alunni di IV Liceo hanno presentato
un bellissimo lavoro dal titolo “Voci del
mondo antico: Seneca e Fedro”, a cura
della prof. ssa Adriana Grasso. Si è trattato
di una recitazione delle favole di Fedro e
di alcuni aforismi di Seneca, recitazione
con accompagnamento musicale e consegna di foglietti e monete dell’epoca. Su
uno di questi foglietti estratti da chi scrive
vi è una frase di Seneca che dice: ‘Non è
vero che abbiamo poco tempo: la verità e
che ne perdiamo molto.”
20
La IV Liceo ha inoltre prodotto un
documentario sui “Genocidi Dimenticati”
che doveva essere presentato il 27 gennaio,
in occasione del “Giorno della Memoria”,
dedicato al ricordo dell’Olocausto, ma per
mancanza di tempo è stato invece rimandato a questa occasione. Il documentario
diretto dall’allievo Matteo Vignanelli mette
a fuoco il genocidio degli omosessuali, degli
zingari, dei rom e dei disabili durante il
regime nazista. Il prof. Alessandro Dell’Aira,
direttore dell’Ufficio Scuola del Consolato
Generale d’Italia, ha apprezzato il lavoro e
ne ha inviato una copia al Ministero degli
Affari Esteri. Bravi ragazzi!!!
La Scuola dell’Infanzia ha presentato un
bellissimo lavoro su “Cappucetto Rosso e il
Lupo Pauroso”, mentre la Scuola Primaria
ha presentato “Poesie e fiabe”, “Ritratto e
Autoritratto”, “Vacanze e Indovinelli”,
“Scambio di lettere con i bambini di una
scuola di Milano” “Rassegna dei libri”,
“Miti ed Immagini”. Dalla Primaria alla
Scuola dell’Infanzia abbiamo un interessante stand dal titolo “Il coccodrillo come
ale alla Montale
fa” a cura della maestra Fulvia.
Se dall’Infanzia andiamo a visitare lo
stand della II Media curato dalla prof.ssa
Raffaella Baratta ci imbatteremo con un
ricco lavoro sul Diario di Anne Frank.
A questo punto diamo la parola al prof.
Roberto Petrosillo che si domanda:
“Qual’è il viaggio più interessante che
potremmo mai fare? L’Africa nera coi suoi
animali? Caraibi con acque calde e trasparenti? Città d’arte europee e castelli della
Loire? Stati Uniti prima rampanti e poi
decadenti con degustazioni di Macdonaldsiana memoria? Maldive e Laccadive???
No, miei cari amici, l’unico viaggio verso un
mondo parzialmente conosciuto non è
quello nei fondali marini o nello spazio
siderale ma, quello che possiamo fare a
piacimento e senza spendere neanche
paperoniane fortune; gli unici attrezzi di cui
abbiamo bisogno sono: piccone, pala e sì,
una lente d’ingrandimento. Pala e piccone
per scavare metaforicamente dentro il
nostro io, profondo io, petrarchiano io e
la lente d’ingrandimento per ammirare
dettagliatamente ciò che troveremo
laggiù. Chi ha tutto, proprio tutto, lo sa. Il
denaro non dà la felicità! La domanda
quindi, quella vera è: chi siamo e cosa
vogliamo essere? O meglio, “Essere o
avere? Questo è il dilemma!”, che è
anche il nome della iniziativa per la quale
abbiamo realizzato il progetto dello
‘appiattimento generazionale’, che ha
riscosso tanto successo nel corso della
Mostra presso la Scuola Italiana Eugenio
Montale nella quale mi pregio di lavorare
come professore d’italiano della terza
media e prima, seconda e terza liceo.”
Sono state esposte durante la Mostra 20
opere grafiche donate alla Scuola dalla
Stamperia D’Arte Busato, di Giancarlo
Busato & C., stampate a Vicenza. Il prof.
Giancarlo Busato ha visitato la nostra
Scuola nel mese di gennaio 2008 assieme
all’artista Vico Calabrò.
21
PLURAL
Por Helenice Schiavon Ortigosa
As primeiras apresentações não tardam
a iniciar: o som doce da flauta se une à
imponência das teclas do piano... Vozes
uníssonas, sons e cantares não tardam a se
juntar, harmoniosas.
Personagens da literatura surpreendem
os passantes, livres da força limitadora do
tempo. Camões, Drummond, Shakespeare
e Fernando Pessoa circulam poderosos pelos corredores da Escola.
Nas arquibancadas, um filósofo estóico
e um escravo liberto, contador de fábulas,
maravilham as gerações de filhos, pais e avós
que, surpreendidas pela ira de Aquiles
revivem a Grande Batalha de Tróia...
E o que dizer da possibilidade de se defrontar com os supostos tripulantes da Barca do Inferno? Ou de presenciar o Sacrifício
de Ifigênia? Ou deparar-se, inadvertidamente, com Sêneca, Fedro, Don Quixote e
Sancho Pança?
De um lado, compondo o labirinto do
conhecimento, estão cartas, textos e poesias que dão um ar confidente aos espaços.
De outro lado, fascinando os visitantes, estão as cores e tons das releituras dos grandes mestres da pintura universal; numa exposição de arte majestosa e ímpar.
Como fios de ouro, palavras, sons e imagens circulam solenemente pelos ambientes, numa harmonia contagiante. Iniciavase, então, a Feira Artística e Cultural da
Scuola Italiana Eugenio Montale 2009.
Sábado. Manhã ensolarada de 4 de abril.
As cenas descritas acima compõem o primoroso Evento Artístico Cultural da Scuola
Italiana Eugenio Montale 2009.
Da 1ª. Elementare ao IV Liceo, professores e alunos, direção e funcionários estiveram envolvidos desde a concepção do evento até a sua realização. Esforço consumado
pela presença de pais e amigos da comunidade escolar que puderam apreciar as variadas produções culturais ali reunidas: teatro, música, coral, exposição de trabalhos,
declamações.
Valorizar o potencial do aluno é a tarefa
essencial de todo educador. Além disso, é
preciso estimulá-lo, instigá-lo para a superação de seus limites e o aprimoramento de
suas competências.
Neste sentido, o Evento Artístico Cultural da Scuola Italiana Eugenio Montale foi
um exercício prático de competência, crítica e autonomia para os alunos de todos os
níveis de ensino.
O Evento Artístico e Cultural da Scuola
Italiana Eugenio Montale 2009 foi um momento precioso de consolidação do projeto pedagógico da Escola: formar integralmente suas crianças e seus jovens para uma
visão plural de mundo.
Opinione
L’ILIADE alla MONTALE
di Raffaella Baratta
L
a prima media ha iniziato a
leggere l’Iliade ai primi di febbraio 2009 e, come a tutti accade,
potenza del mito, si è rispecchiata negli
eroi e nelle eroine, Greci e Troiani, che
si confrontano per dieci anni in una
guerra come tutte le altre assurda, ma
allo stesso tempo tragicamente coinvolgente ed emozionante.
Osservando i miei ragazzi durante
le lezioni di Epica, gli sguardi trasognati,
i fiati sospesi ad ascoltare di Achille l’ira
terribile, la supplica di Crise, il pianto
di Andromaca, la morte di Patroclo, ho
capito che nessun altro argomento
sarebbe stato in grado di appassionare
la classe in modo così pieno.
Non avevo pensato ad un progetto
sull’Iliade, devo ammettere che mi sono
lasciata trascinare dalla forza delle
parole di Omero e ho chiesto ai ragazzi
di seguirmi, senza una meta precisa.
Sapevo soltanto che la mia, la nostra
classe aveva la necessità urgente di agire collettivamente. Avevamo bisogno
di rafforzare i nostri vincoli. Dovevamo
imparare ad essere tanti, per fortuna
tutti diversi, ma capaci di respirare come
un corpo unico, parlare ad un’unica
voce, solidale. Dovevamo avvicinarci ad
un testo antico, apparentemente
troppo lontano dalla nostra quotidianità , tradotto in un italiano ben
lontano da quello colloquiale.
Ho chiesto ad ognuno dei ragazzi
di imparare a memoria uno o due
paragrafi di un brano tratto dal Libro I
dell’Iliade (nell’ottima traduzione di
Maria Grazia Ciani). Abbiamo iniziato
ad andare ogni venerdì in biblioteca e,
seduti in cerchio, “cantavamo” l’Iliade,
ciascuno il suo paragrafo. Ciascuna
voce a comporre un’unica voce perché
se un elemento del gruppo dimenticava
il proprio testo non era possibile
proseguire.
Nel frattempo abbiamo intrapreso
un lavoro interdisciplinare con la
prof.ssa Alessandra (che in quel periodo
sostituiva la prof.ssa Dorsa, di Arte,
purtroppo assente per questioni di
salute) per dare vita ai personaggi
dell’Iliade.
Alessandra ha pensato di utilizzare
un grosso rotolo di carta e, dopo averlo
steso per terra, ha chiesto ai ragazzi che
ci si sdraiassero sopra e disegnassero il
contorno gli uni degli altri.
Le sagome sono state poi ritagliate
ed ogni ragazzo/sagoma è stato
trasformato in un eroe: Achille, Agamennone, Ulisse, Andromaca o in una
GEMELLAGGIO
divinità: Afrodite, Ares, Poseidone, ed è
chiaro che non potevano mancare le
nere navi degli Achei, le mura di Troia e
il funesto cavallo.
Non ho mai visto la nostra prima media così coinvolta in un’attività: la sala
d’arte non è stata sufficiente a contenere
l’esuberanza dei ragazzi che hanno
occupato persino i corridoi, mani e piedi
imbrattanti di colori acrilici.
L’Iliade viveva! Rossa, gialla, di fuoco,
di guerra, di amicizia, di amore, di
coraggio e di conseguenza il nostro canto del venerdì non riusciva più a stare
seduto, ad essere soltanto detto. Le parole
di Omero chiedevano di essere agite.
Ci siamo alzati e messi in cerchio - il
cerchio magico, il rito del teatro - e a
partire dal cerchio abbiamo iniziato ad
esplorare il gesto, il movimento, l’azione.
Abbiamo trasformato le parole dell’Iliade in quadri viventi. Ogni ragazzo
assumeva una posa di eroe o di divinità
che doveva essere messa in relazione con
quella di ogni altro componente del
gruppo affinché il quadro potesse avere
un senso compiuto.
Uno. Tutti. Insieme. Come un puzzle
caleidoscopico i cui tasselli si sciolgono e
si incastrano per formare sempre nuove
immagini.
Purtroppo non ho fotografato le
figurazioni meravigliose alle quali i
ragazzi hanno dato vita. Indimenticabile
il quadro in cui uno di loro ha assunto la
posa dell’arciere Apollo e il resto della
classe si è disposta di conseguenza: corpi
a terra, colpiti dalle frecce; corpi che
proteggevano altri corpi; sguardi attoniti, mani a coprirsi le bocche, eroi increduli
alla visione del dio che lancia contro di
loro i terribili dardi.
Alimentati dalla bellissima musica del
“Quinteto da Paraíba” (un quintetto
d’archi dello stato della Paraiba...non
chiedetemi cosa c’entri la Paraíba con
Omero, ma vi assicuro che non avremmo
potuto trovare una colonna sonora più
adeguata) i ragazzi camminano, spezzano il cerchio, si guardano. Quando la
musica si ferma, la classe forma il tableaux
vivent e tre attori recitano i loro brani. La
musica ricomincia, si ferma, si riforma il
quadro vivente, altre tre persone parlano
in un crescendo vorticoso che termina con
il confronto tra Achille e Agamennone e
un brevissimo coro finale.
Antichi gesti e antiche parole, cantate
e condivise dalla nostra prima media nel
cerchio magico del teatro, capaci di
attivare ricordi ed emozioni arcaiche, ma
ancora vivi dentro ciascuno di noi.
22
Fra la Montale
e il Liceo
Scientifico
Statale “Antonio
Pacinotti di
Cagliari
di Elena Piga Carboni
E‘
in corso di attivazione
una collaborazione fra
la Scuola “Eugenio
Montale “di San Paolo e
il Liceo scientifico statale
“Antonio Paconottii” di
Cagliari, in Sardegna.
L’attività coinvolgerà ragazzi
tra i 15 e i 17 anni.. Il progetto
è stato ideato dal prof. Carlo
Alberto Dastoli e dalla prof.sa
Elena Piga Carboni e ha
l’ obiettivo di favorire lo
scambio tra studenti che
affrontano corsi di studio
omologhi , calati in contesti
geograficamente e
culturalmente diversi.
Quale migliore occasione
per avviare rapporti di
reciproca conoscenza fra
giovani che proprio attraverso
il confronto e il contatto
possono aumentare le chiavi
di lettura del proprio mondo?
Grazie al WEB la lontananza
geografica non costituisce più
un ostacolo, ed è proprio
tramite questa risorsa che gli
studenti del Pacinotti e del
Montale collaboreranno alla
strutturazione di un giornale
on line che permetterà loro di
misurarsi con la progettazione
e la redazione di articoli su
differenti tematiche, tali
comunque da stimolare
la capacità di scrivere ed
esprimersi, di procedere a una
esplorazione dei propri spazi
e delle proprie abitudini, delle
proprie radici e delle proprie
aspettative.
Viaggio
“El andar tierras y comunicar con
diversas gentes hace a los hombres discretos”
Miguel de Cervantes
B
uenos Aires, settembre 2009 –
Non mi è mai stato facile
raccontare la storia dei miei
viaggi. Credo che questo avvenga
per il semplice motivo che raccontare un viaggio, per me, non significa solo descrivere i luoghi visti o
fare il resoconto di ciò che ho fatto
o di chi ho incontrato, ma è
qualcosa di molto più profondo. Viaggiare per me, inizialmente, significa perdermi per
poi ritrovarmi. Il viaggio,
qualsiasi viaggio, mi apre il
cuore e gli occhi, e mi conduce per mano ad imparare
più cose sul mondo di quante possano accoglierne i
nostri libri. E’ avvenuto
questo ad esempio durante il mio viaggio in Ruanda, in Kossovo, in Brasile,
ed ultimamente in Argentina.
Viaggio per portare quel pochissimo di
cui sono capace, nella mia ignoranza e
sapienza, in varie parti del mondo, le cui
ricchezze sono indistintamente disperse.
Viaggiare, sostanzialmente, mi aiuta a
mantenermi ancora bambino e sciocco,
rallenta il tempo, mi cattura e mi appassiona per la vita ancora una volta.
Il mio viaggio in Argentina mi ha
convinto sempre più di quanto la “fortuna” sia proporzionata alle “difficoltá” che
la precede. Forse pochi di noi l’hanno
notato, ma esiste un nesso latente, occulto,
tra viaggio e travaglio, travel e travail, e io
credo di viaggiare in parte alla ricerca della
sofferenza, la mia, che voglio sentire e
riconoscere, e quella degli altri, che posso
ed ho bisogno di vedere ed osservare.
Per questo cammino, il viaggio in Argentina ha maturato in me un equilibrio fra
saggezza e compassione, fra contemplazione ed empatia, fra il vedere il
mondo più chiaramente e sentirlo
veramente in profondità. Mi ha reso
ancora più partecipe della mia sofferenza e di quella di molti. Sì, perchè
se quando viaggiamo questo non
avviene è perchè il nostro vedere non
è accompagnato dal sentire, il che ci
rende solo più insofferenti e indifferenti, così come se il sentire non va
di pari passo col vedere possiamo
diventare ciechi e stupidi.
Per me, una delle grandi gioie nel
viaggiare consiste nell’opportunitá
che si ha di lasciare a casa tutte le
proprie convinzioni e le proprie
certezze, per rivedere ciò che
pensavamo di sapere in una luce
totalmente diversa, da una prospettiva nuova. Dunque, tutto durante un viaggio può essere considerato “novità” e “rivelazione”,
persino il cammino che facevo
quasi tutti i giorni per andare a
Nella terra di
Maradona e
del Tango!
scuola, per le strade secondarie della povera
e degradata periferia argentina, poteva
essere sia una “novità” che una “rivelazione”. L’incontro quotidiano con gente
“nuova”, mi “rivelava” la fatica e la sofferenza, la speranza e i sogni scolpiti nei
volti di quelle persone reputate “comuni”
o “ordinarie”.
In Argentina, e questo pochi lo sanno,
moltissima gente sarebbe disposta a pagare
un mese di stipendio per poter uscire a
pranzo o a cena con “Diego” (Maradona),
e in molti quartieri suburbani di Buenos
Aires, molti ancora acclamano e pregano
l’intercessione di Evita Perón come se
stessero rivolgendosi ad una grande santa.
Nelle piazze o nei bar del quartiere della
Boca, ballerini orgogliosi e sensuali
mostrano le virtù di quella danza antica e
sempre nuova, che coinvolge e trascina tutti
coloro che li ammirano con sè, cioè il Tango.
E se un ristorante vegetariano può sembrarci
esotico a Milano, ne consegue che un
McDonald’s ci sembrerebbe altrettanto
esotico a Ushuaia (città costiera a sud della
Patagonia, in quella regione estremamente
fredda e inclemente, paradossalmente
denominata “Tierra del Fuego”), o almeno
molto distante da tutto quello che ci
saremmo aspettati d’incontrare.
Quando mi metto in viaggio, devo
ricordarmi, oltre a spegnere le luci e a
chiudere il gas, di lasciare a casa le mie idee,
altrimenti il lamentarsi e il borbottare
diventerebbero all’ordine del giorno.
Mentre la grande libertá del viaggiare, per
me, sta nel fatto che quest’esperienza sempre stravolge e scuote tutto quanto davo
per scontato. Ed una delle prime lezioni
che ho imparato dai miei viaggi, è quanto
erano fragili e provinciali molte delle cose
che consideravo universali. Quando misi
piede per la prima volta nella città di São
Paulo, ed iniziai a dare i miei primi passi in
quella “foresta grigia” racchiusa non da
Brevi appunti
di un viaggio
di Victor C. Vallerini
Catedral gótica de la Ciudad de La Plata (Buenos Aires)
23
alberi ma da grattacieli,
pensai veramente d’essere
atterrato su un altro pianeta.
La stessa sensazione l’ho
avuta quando entrai in auto
per la prima volta a La Plata
(capitale della Provincia di
Buenos Aires), città interamente progettata a tavolino,
fatta di lunghissimi viali
diagonali che intersecano in
lungo e in largo altrettante
strade parallele, con le sue
piazze magistralmente studiate e create da architetti
pignoli e meticolosi e dove
le vie non hanno un nome
ma un numero, ad esempio
la Escuela de Cultura Italica
“Leonardo Da Vinci” si trova
in calle 44 entre la calle 17 y
la calle 18.
In alcune piccole e umili
città dell’entroterra bonaerense (di Buenos Aires), dove
l’asfalto quasi non esiste e i
bambini giocano sorridenti
accanto a montagne di rifiuti, le mie idee su internet e le
moderne e avanzate tecnologie mondiali vengono
forzatamente rivedute e Plaza de la “Casa Rosada” – Buenos Aires
corrette. Viaggiare è il modo
più giovani ed ancora libere ed aperte alla
migliore che abbiamo per salvare l’umanità
meravilgia e allo stupore, con sommo
dai cosiddetti “luoghi comuni” e liberarla
rispetto e tenerezza. Citando una frase di
dagli sguardi superficiali, dall’astrazione
M.Proust: “...un vero viaggio consiste non
spicciola e dal preconcetto. E nello stesso
nel vedere posti nuovi, ma nel vedere con
tempo anch’io so quanto posso dare ai
occhi nuovi...”. Ma, continuando la
luoghi che visito, e como posso diventare
riflessione sulla scia della frase di Proust,
una sorta di testimone che trasporta quancredo che una delle bellezze più nascoste
to serve a me stesso e all’altro.
e raffinate del viaggio è che esso permette,
Nei miei viaggi, mi accorgo di avere
a coloro che sono attenti, di dare occhi
sempre in valigia alcuni libri da cui non mi
nuovi alle persone che si incontrano ed
separo mai, tra questi la “Divina Comaiuta ad aprire nuovi sguardi ammirati e
media”, e i due capolavori di quel magnifico
distaccati sul luogo che si visita. E questo
filosofo dei nostri giorni che è Eckhart Tolle:
“miracolo”, posso dire d’averlo accolto nei
“Il Potere di Adesso” e “Parole dalla
volti buoni e belli dei miei ragazzi in ArQuiete”. Ma sono pienamente cosciente
gentina. Ho avuto il delicato e gioioso comche il viaggio mi offre l’occasione di portare
pito di mostrargli di cosa devono rallegrarsi
con me soprattutto valori, convinzioni e
proprio come io mi sono rallegrato per ciò
idee nei luoghi dove vado. In Argentina,
che loro hanno mostrato a me.
ad esempio, sono diventato per molti dei
In questo modo credo, che il mio
miei alunni, l’unico canale, o strumento per
viaggio in Argentina ha potuto resuscitare
farli uscire dai confini sigillati e stretti del
o rivitalizzare la mente e lo spirito di alcuni
loro paese. Gli ho mostrato che in posti
giovani, facendo sí che riconoscessero la
chiusi e poveri, come quello che si trova
bellezza della propria cultura e del proprio
nella “Región del Chaco” chiamato “El
paese, e sapendola paragonare con
Impenetrable” (a nord dell’Argentina), loro
maggior equilibrio ed obiettività ad altri
potevano diventare gli occhi e le orecchie
luoghi del mondo. Gli incontri tra me ed i
delle persone che ivi avrebbero incontrato,
miei alunni in Argentina, si muovevano
forse sarebbero diventati per quella gente
sempre in due direzioni: da una parte,
addirittura il loro unico contatto col mondiscutevamo e riflettevamo sulle merado esterno, il loro esclusivo punto di
viglie, i valori e i problemi del mondo esavvicinamento a quel tipo di società
terno che normalmente avremmo potuto
chiamata “moderna e civilizzata”, sempre
ignorare, ma al tempo stesso, dall’altra parse sia lecito definirla ancora così! Una delle
te, più profondamente ed incisivamente,
più grosse sfide del viaggiare, quindi,
manifestavamo ed osservavamo alcune
rimane per me quella di saper importare,
dimensioni interiori di noi stessi che
ed esportare, i sogni e le aspirazioni dei
altrimenti avremmo potuto dimenticare o
cuori più umili ed indigenti, delle menti
24
arrugginire, come la coscienza e l’intelligenza.
L’Argentina per me, è
stato un luogo “autenticamente straniero” che mi ha
condotto inevitabilmente ad
entrare in stati d’animo,
mentalità e pieghe interiori
segrete che in altre condizioni non avrei avuto il
coraggio o la forza di visitare. Mi ha donato una più
profonda e sincera ricerca di
me stesso, e allo stesso tempo dell’anonimato. Sì, poichè in Argentina a volte mi
sono ritrovato stupendamente privo di casta, occupazione e status. Mi sono
sentito come un “signore in
salotto”, a cui la gente non
riusciva ad affibbiare un
nome o una targa. In questo
modo sono venuto a contatto con la parte più essenziale di me e del mondo,
avendo modo di “purificarmi” e “liberarmi” dalle
tante etichette superflue che
ci appiccica addosso la società. L’Argentina mi ha
donato la possibilità di nascere un’altra volta, tra il
dolore e la gioia, tra il pianto e il sorriso, e
di ritrovare in me stesso una persona più
aperta e sensibile.
Sin da bambino sento, e lo riconosco,
che ogni mio movimento significativo è
sempre stato interno. Viaggio quando
leggo un bel romanzo, quando contemplo mia figlia mentre dorme tra le mie
braccia, quando faccio una nuova amicizia,
quando accolgo a cuore aperto l’abbraccio
e il sorriso di mia moglie, quando mio padre mi telefona dall’Italia e con la voce
tremante ed emozionata di un “bambino
di settant’anni”, mi dice che gli manco e
che mi vuole bene o quando sono affascinato e risucchiato da un aspetto particolare della natura.
Il viaggio in Argentina, nella terra di
Maradona e del Tango, non si esaurirà mai
poichè i passi fisici dati durante il mio
“pellegrinaggio” in quel paese, sono
tuttora accompagnati da quelli metafisici
di una ricerca. La ricerca di un mondo
migliore che si trova alla fine di un “viaggio
interiore”che ognuno deve fare e che da
sempre ce ne mostrano l’esigenza e
l’importanza, le grandi epopee di quei
meravigliosi viaggiatori presenti nell’Odissea, nella Divina Commedia, nel Don
Quijote o nel Nuovo Testamento.
Viaggiare è come amare, perchè il
viaggio mi fa sperimentare uno stato di matura consapevolezza, non appannata dall’abitudine e con la quale ci si può davvero trasformare in persone migliori. Per questo, i
miei viaggi come le grandi storie d’amore,
non avranno mai una vera fine.
Riflessione
Educação
Sobre o
ensino da História
L’indifferenza
secondo me*
di Giuliano Ziron
P
er me l’indifferenza è
solo una forma acuta
di egoismo. All’egoismo si aggiunge la paura e
un grande senso di sopravvivenza. La storia stessa ci dà
degli esempi (purtroppo
ottimi esempi di indifferenza): 1963, lotta per
i diritti civili in America, c’erano quelli che non
protestavano per paura o per razzismo; 19401945 campi di concentramento nazisti, russi e
giapponesi, c’era chi non andava contro per
paura, indifferenza e motivi economici; da
sempre fino ad oggi, i poveri sono malvisti, è
un atteggiamento che fa parte della nostra
società. L’indifferenza se si aggrava (date le
situazioni di continuo pericolo) diventa
addirittura omertà. Anche se l’indifferenza è
solo un egoismo accentuato, per me è uno dei
tratti o comportamenti che più caratterizza
una persona, anzi, intere classi sociali,
togliendo alcuni dei sentimenti più umani
come la pietà e l’altruismo (antagonista per
eccellenza dell’indifferenza). Se continueremo
in questo modo, la nostra società da necrofaga,
diventerà cannibale e tutto ciò per ottenere
vantaggi, per avere più degli altri, per essere
più degli altri. È tutta colpa del pezzo di carta
verde con numeri e facce impresse su di esso.
A volte riusciamo anche a scambiare cose che
dovrebbero esserci molto care e preziose come
la famiglia, l’amicizia, l’amore per qualcuno,
la nostra fede, la nostra serenità, noi stessi, i
nostri ideali, le nostre testimonianze ed infine
il nostro preziosissimo tempo per un semplice
pezzo di carta. Di sicuro voi che state leggendo
questo testo , “perdendo” il vostro tempo
dandomi la vostra attenzione avete già sentito
l’espressione “ il tempo è denaro”. Vi invito a
pensare che il tempo è più prezioso del denaro,
vi dò un aiuto per decidervi, il tempo non si
recupera. Mi dispiace ammetterlo ma l’indifferenza può anche essere qualcosa di positivo come l’indifferenza verso il pericolo e verso
l’opinione “di massa”. Infine ho scritto questo
testo “perdendo” il mio tempo con l’indifferenza dell’ora (sono esattamente le 23:40,
un po’ tardi direi), l’indifferenza del caldo della
stanza in cui mi trovo, l’indifferenza del
pericolo (vista l’ora se mia madre mi trova
scrivendo sono nei guai) e con l’indifferenza
verso il dolore che ho nella mano destra per lo
scrivere. Insomma, di tutte le somme , era una
somma sola, l’indifferenza può anche essere
molto positiva e tramutarsi da egoismo a grinta
e forza di volontà.
* Tema svolto il 27 aprile 2009 nelle ore di lingua
e letteratura italiana tenute dal prof. Roberto
Petrosillo (http://perobe. blogspot.com)
Por Yuri Borges Loyola
E
studando Maquiavel, surgiramme alguns questionamentos a
respeito de situações encontradas hoje na escola, principalmente no
que se refere ao ensino da História.
Antes de tudo, alguns dados sobre o
filósofo: Maquiavel foi um autor italiano do Renascimento, viveu de 1467 a
1527, e, infelizmente, ainda é muito
mal interpretado hoje em dia. Uma das
falsas-máximas que se atribuem a ele,
“os fins justificam os meios”, é extremamente redutiva e preconceituosa,
pois descontextualiza historicamente
o seu pensamento. A respeito da história, Maquiavel, como bom renascentista, se deparou com o problema
da Fortuna (acaso) e as limitações que
esta comportava ao agir humano.
Maquiavel, porém, consegue conciliar
bem as duas forças (do agir humano e
da Fortuna): segundo ele, o homem
também apresenta um papel determinante na história, enquanto consegue contrastar a Fortuna por meio do
próprio conhecimento, adquirido pela
experiência. E esta experiência, para
Maquiavel, é adquirida através do estudo da história: estudando a história,
o homem obtém uma maior capacidade interpretativa da realidade, e com
esta pode contrastar eficazmente os
imperativos do acaso. Maquiavel foi
um grande estudioso da história da
Europa, e se inspirou em antigos historiadores latinos, como Tito Lívio, ao
escrever suas obras. Para concluir, então, destaco dois aspectos do pensamento de Maquiavel: o senso histórico, ou seja, a percepção da história
como algo dinâmico e capaz de explicar os fenômenos contemporâneos; e
o uso deste conhecimento histórico
como ferramenta para a atuação do
homem na realidade.
Esta percepção da história como
algo dinâmico e humano, que foi a
grande superação do renascimento
em relação à Idade Média, será desenvolvida mais tarde por outros filósofos, vale citar, Hegel e Marx. Mas
não discorrerei sobre a visão deles
aqui. Em vez disso me concentrarei
na visão atual que temos da história,
ou pelo menos na visão dominante
que se tem desta.
Hoje em dia a história é tratada
como algo estático. Mas, diferentemente da Idade Média - na qual esta imobilidade derivava da concepção teocêntrica dominante - na atualidade tal
caráter estático não parece ter suporte
teórico (racional) nenhum, ao contrá-
25
rio, é uma involução em relação às superações que os estudos humanos trouxeram para a teoria da história. A essência da história é o seu dinamismo,
sua evolução e sua continuidade. Negar isto a ela é negar ela mesma.
Existem várias maneiras pelas
quais o dinamismo da história pode
ser negado e posto em seu lugar
um caráter estático e repetitivo. Isto
pode ocorrer:
• Cristalizando a época presente: ou
seja, considerando a época presente,
ou melhor, o sistema presente, como
algo que mesmo com suas contradições é a única alternativa viável e que
traz mais avanços para a humanidade.
Interessante é que a história serve de
sustentação a essa tese. Uma história
certamente distorcida e ideologizada,
porém. Tratarei do papel da escola nesse processo mais adiante.
• Achatando a história: ou seja, encontrando forçadamente padrões contemporâneos de organização social e
pensamento em todas as épocas, considerando-os dominantes nestas épocas e anulando outros comportamentos, que passam a ser considerados exceções (é um desdobramento do item
anterior). Exemplo disso é a difusa visão de que a lógica de mercado é eterna na história humana e comportamentos atípicos são meras exceções.
• Relativizando a realidade: ou seja,
proclamando a realidade como um
mero encontro casual e desconexo de
eventos. A explicação dos fenômenos
torna-se volátil e imprecisa, até mesmo desnecessária. Não existe ligação
entre os acontecimentos: a História
se fragmenta numa miríade de histórias, perdendo seu sentido como ciência, e só é evocada (quando bem
distorcida) para dar apoio ideológico
aos discursos.
Vale ressaltar que algumas características não são privilégios de nossa
época: podemos encontrar o achatamento da história também na Idade
Média e em outros períodos. Voltarei a
este fato posteriormente.
Dito tudo isto, retomo a questão
central deste texto: como a escola, ou
mais especificamente, a matéria história reproduz esta concepção?
Bom, de início, vale ressaltar que a
escola (falo da escola em geral, não de
instituições ou professores que constituam exceções) tem um papel fundamental para a manutenção das relações existentes na sociedade. A escola
sempre foi um “ninho”, onde os alu-
nos são “chocados” para a sociedade. Assim, é inevitável que a escola não apenas
se integre à lógica dominante do sistema,
como também dê justificação a esta lógica e prepare os jovens para ela.
Em geral, a escola moderna, da maneira mais cínica possível, se diz ser formadora de alunos críticos e engajados socialmente. Isto, além de criar a falsa ilusão de
respeito à tradição da escola como lugar
de cultura, também pode ser usado com
intuitos propagandísticos. Ultimamente,
porém, abandonando a tradição da escola como lugar de cultura, têm-se preferido utilizar slogans como “Aqui se ensina,
aqui se aprende” ou “As melhores cabeças”, que mostram uma clara concepção
de competitividade e expectativa de resultados (trazida da ideologia dominante
para a escola).
Neste contexto de preparação para a
sociedade, vale dizer, para o mercado de
trabalho, algumas matérias ficam condicionadas a mero meio de inserção social.
Isto explica como matérias extremamente
importantes têm suas partes dilaceradas e
selecionadas, e como algumas são até mesmo totalmente excluídas (quanto à inclusão recente das matérias filosofia e sociologia no currículo escolar pode-se discutir
em outra ocasião; mas vale especular que
isto talvez se deva a interesses demagógicos, ou ideológicos). A forma como muitas matérias tornam-se requisitos para o
vestibular, tendo seu valor apenas nisso,
as priva totalmente de valor pessoal para
os alunos: elas aparecem como algo estático, imutável, uma verdade dada à qual
se deve conformar.
Tudo isto quanto ao papel de ascensão
fornecido pelas matérias (principalmente
através do vestibular).
Quanto ao papel da escola na manutenção ideológica, a estrutura desta como
um todo serve a isso. Mas algumas matérias de humanas são mais determinantes
neste sentido. Entre elas destaca-se principalmente a história. A manutenção se dá
principalmente pela forma como esta é
ensinada (ou não ensinada).
Ao pensar na metodologia de ensino
da História, me vem em mente a imagem
de um professor arrancando uma página
por vez de um livro e tacando-a aos alunos. Na verdade essa imagem pode ser aplicada a quase todas as matérias, mas especialmente com história o processo é extremamente alienante e destrutivo, devido
à própria essência da matéria.
Primeiramente, a História vem dividida
em aulas fixas, especialmente em escolas
com intuitos vestibularescos. Dividir o conteúdo em aulas nada mais é do que congelar uma parte da matéria em uma pequena unidade (justamente a aula), e ainda impor limites de tempo e abordagem
ao professor. A história vira conteúdo, o
conteúdo vira aula, a aula vira meta de
ensino, e a História vira nada.
Depois de destroçar a História, quando
distribui as migalhas de conhecimento aos
alunos, os professores utilizam abordagens
bem definidas: primeiramente, o conteúdo da História é selecionado – são ensinados apenas os “fatos mais importantes” (e
aqui o peso da ideologia se faz bastante
forte, porque os critérios de escolha respeitam exatamente as expectativas da sociedade); prezam-se os acontecimentos
em si, dando-se relações de causa apenas
quando for imprescindível à compreensão (esperada); a intertextualidade com
outros acontecimentos contemporâneos, tais quais descobertas científicas, movimentos filosóficos, manifestações culturais em geral, escolas literárias etc. é
muitas vezes inexistente; são criados períodos históricos (Primeiro Reinado, Era
Vargas) que se fecham em si mesmos, reduzindo as relações entre diversas épocas a relações de mera continuidade e
causalidade (superficial) entre os fatos;
a História é reduzida a cronologia dos
eventos históricos.
Com o uso desta metodologia de ensino, os alunos perdem sua percepção histórica: não percebem as relações de causalidade mais profundas entre os eventos;
não percebem a importância das relações
econômicas no desenvolver da história;
não percebem o papel da história no desenvolvimento da ciência e vice-versa;
não percebem como fenômenos culturais, literários, filosóficos estão intimamente ligados aos próprios tempos históricos; não percebem como a aparição
de ideologias alternativas, mesmo quando rapidamente suprimidas, são importantes para explicar o devir histórico. A
história terá algumas poucas aplicações
para os alunos quando saírem da escola:
na maioria das vezes estes poderão usá-la
como ferramenta de competição no vestibular, ou como pequena amostra de algum saber “erudito” (o que é pouco requisitado hoje em dia).
A ideologia, porém, se aproveitará desta falta de percepção histórica para justificar falsamente qualquer evento contemporâneo; e também se aproveitará para
apontar a impossibilidade de alternativas
ao sistema vigente através da (falsa) experiência adquirida pela história.
E aqui retomo os dois conceitos expostos anteriormente, os de cristalização e
achatamento, intimamente relacionados.
A cristalização da época presente, após
o estupro da História feito pela escola, torna-se algo relativamente fácil. Primeiramente porque a própria época presente
foi fechada em si mesma – é considerada
algo fora do próprio devir histórico, algo
sem relações imediatas com o passado,
algo estático e imutável: o caos moderno
é visto como a resolução da história, e o
fim desta (vale citar o autor Francis
Fukuyama e seu livro curiosamente chamado “O fim da história”). Além disso,
(ainda no âmbito escolar) aproveitandose da incapacidade crítica dos alunos no
26
confronto da história, torna-se fácil
inferiorizar as sociedades radicalmente
diferentes da vigente e ridicularizar as tentativas de implantação de sistemas alternativos. O sistema presente é apresentado como produto único e final da história, produto ao qual ela sempre tendeu e
sempre tenderá quando houver desvios.
O tempo presente é assim separado da
história, justamente pela perda da percepção do devir histórico.
A partir disto é fácil fazer o achatamento da história, que serve como mais
uma justificativa para a cristalização do
presente: a partir de comparações forçadas e que prescindem totalmente do
devir histórico, identificam-se prenúncios da sociedade contemporânea em todas as sociedades da história. Não é porém
exclusividade da pós-modernidade este
procedimento: encontramo-lo em várias
sociedades, como a católica medieval
(que conseguiu ver prenúncios de Jesus
nas Bucólicas de Virgílio) e a sociedade
pré-industrial (com Adam Smith indicando a lógica de mercado capitalista nas
mais diversas sociedades, e tomando isto
como um fato natural e baseado na psique humana), para citar poucos exemplos. O que por sua vez é privilégio de
nossa época é o desinteresse que acompanha este achatamento da história: tanto na ideologia católica medieval quanto no liberalismo smithiano existe um interesse pela história em si - na Idade Média
porque esta era expressão da providência
divina; em Smith porque este possuía um
interesse pelo bem-estar social, inclusive
a longo prazo. A ideologia contemporânea não parece se interessar pelo futuro, se crê superior ao passado e absolutamente distante deste. O presente é
eterno e insubstituível. A história e seus
remotos exemplos servem para forçadamente demonstrar isso, embora até
mesmo essa necessidade de justificação
esteja se tornando desnecessária.
A escola, unida a outras instituições de
reprodução, é extremamente importante
na formação de um indivíduo que espelhe
perfeitamente as expectativas da sociedade – e as expectativas da nossa sociedade,
infelizmente, só dizem respeito ao presente imediato e à redenção pessoal,
condensada basicamente na redenção
material. A dimensão social do indivíduo
é abolida, pois a sociedade se apresenta
para ele como algo estranho e governado por leis independentes dele; esta percepção só pode ser reproduzida se o conhecimento da história for distorcido.
A falta de conhecimento histórico efetivo dos indivíduos impede que eles apreendam as relações históricas que subjazem
aos problemas sociais e, conseqüentemente, também os impede de atuar de forma
consciente e determinante na criação de
uma nova sociedade.
Yuri Borges Loyola é aluno do III Liceo
Letteratura
Museo
Visita alla
Pinacoteca:
MATISSE
di Giovanna Perin Nahhat
Recensione
di Rossella Macchioni Montanari
Una giornata nell’antica Roma,
saggio di Alberto Angela
edito da Mondadori
C
om’era la vita quotidiana nella Roma Imperiale? Quali volti si incontravano nelle vie o sulle gradinate
del Colosseo? Quali atmosfere si respiravano nelle case, nei palazzi? Alberto
Angela conduce il lettore nella folla delle
strade, all’interno delle case o nel Colosseo
ad ascoltare le grida durante uno scontro
tra gladiatori. La folla che si accalca attorno
al venditore di schiavi. I fasti del banchetto,
con arrosto di fenicottero e vino a fiumi.
La quiete delle terme e il chiasso delle
osterie. Molti libri parlano della storia
dell’antica Roma, ma nessuno come questo
è in grado di catapultare il lettore nell’atmosfera quotidiana della capitale dell’Impero, dandogli realmente l’impressione di
trovarsi nelle case o nelle strade affollate,
per scoprire e indagare tutte le curiosità e
i piccoli grandi dettagli della vita dei suoi
abitanti. La straordinaria esplorazione dura
24 ore e inizia all’alba di un giorno qualsiasi
del 115 d.C., quando Roma è al culmine
della sua potenza. Ci si sveglia in una casa
di ricchi patrizi ed esplorandola si
scoprono gli affreschi, l’arredamento, il
rituale della vestizione e i segreti del
trucco. Si passeggia nello splendore dei
Fori ascoltando dottissime arringhe, ma
anche le barzellette triviali che si raccontano nelle latrine pubbliche. Si vive un
combattimento tra gladiatori dal punto
di vista spettacolare di uno dei contendenti. S’incrocia nella folla lo sguardo
intenso delle matrone romane e si
percepisce la scia dei loro profumi. Si
scopre il lavoro dei cuochi che preparano
un banchetto, ci si spinge a curiosare tra i
vizi e le abitudini di patrizi e plebei. Ne
emerge un racconto incredibilmente
coinvolgente, ricco tanto di atmosfere
quanto di notizie e di spunti. La lettura di
queste pagine diventa una vera e propria
avventura, una passeggiata in un mondo
lontano eppure tanto simile al nostro.
I
l 26 settembre ’09 noi, della quarta
liceo, abbiamo avuto l’opportunità
di visitare l’esposizione di Matisse
nella Pinacoteca.
Le opere presentate ci hanno meravigliato: erano quadri con l’aspetto incompiuto, con pennellate grezze, immagini
deformate e temi diversi. L’ obiettivo di
Matisse (e anche la sua novità) era rappresentare singolarmente ogni oggetto
dell’opera, distinguendoli attraverso l’uso
dei colori accesi, di toni puri e saturati,
dei disegni e della composizione senza
che un oggetto offuscasse l’altro.
L’aspetto di incompletezza chiede allo
spettatore una maggiore creatività,
incentivandolo a fare la propria
interpretazione dell’opera e destinando ad essa un “pezzo” originale, del
proprio spettatore.
Essendo inizialmente espressionista,
Matisse non ricerca la conoscenza esterna
del reale (come Monet nel quadro “Stagno delle ninfee”, 1899), ma punta sulla
violenza della comunicazione interiore e
personale, facendo uso di immagini
semplici e schematiche. L’artista produce,
a volte, una riformulazione dello spazio
pittorico in termini decorativi giungendo
a una essenzializzazione geometrica.
Queste ultime caratteristiche dell’opera di Matisse sono dovute al fatto che lui,
assieme a Derain e Vlaminck, fu il fondatore di una variazione all’interno dell’arte
espressionista: l’arte Fauves. Infatti, i
Fauves erano in una continua ricerca della
potenzialità del colore e del raggiungimento della massima concisione del
disegno. Inoltre, è necessario sottolineare
che Matisse è il primo a usare e ad
attribuire grande importanza al colore
rosso (come nei quadri “Spagnola con
tamburello”, 1909; e, principalmente
nell’opera “La stanza rossa”, 1908).
Quello che ci ha colpito di più è stato
la semplicità delle composizioni anche
sculturali. Matisse, infatti, non rispettava
regole di proporzione e di forma. Le sue
sculture sembrano addirittura delle
bozze, anche queste, dando l’impressione
di incompiuto.
I dipinti fatti in Marocco erano più
definiti per quanto riguarda la forma, i
temi, le disposizione degli oggetti
27
nell’opera, la finitezza, le pennellate più
dolci e le proporzioni. Egli vuole evidenziare i valori e i costumi delle odalische e
quindi della società marocchina.
Concludendo poi con l’ultima fase di
Matisse, egli non è più espressionista né
fauvista, ma, con la sua ultima opera (il
“Jazz”), mostra di essersi interessato al
collage.
La gita in sé è durata circa cinquanta
minuti. Dopodiché siamo tornati a scuola,
anche se con molto traffico.
Discutendone più tardi con gli altri
colleghi, abbiamo concluso che Matisse
aveva un suo modo molto singolare e
personale di rappresentare le cose.
* Giovanna Perin Nahhat è allieva
del IV Liceo.
fotos: Giovanna Nahhat
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PUBBLICAZIONI
• Architettura Italiana a São Paulo, in collaborazione con Emma Debenedetti (1953) che
diede alle autrici il premio “Pasquale Petraccone”
• Corso di Lingua Italiana (Perfezionamento)
(1960)
• Omero, Iliade per ragazzi (1962)
• Corso di Lingua Italiana in collaborazione
con Alma Maina (1965)
• Impariamo l’Italiano (1974)
• Letture per Brasiliani (1976)
• Letture italiane per brasiliani, con Ginevra
Gambirasio
• Corso di Italiano per corrispondenza
• Italiano parlato, con il Prof. Edoardo Bizzarri
• Em busca das linguagens Perdidas (1979)
• “Você Voltaria?” Anche in testo italiano:
“Tu torneresti in Italia?”
• Sì all’italiano, grammatica, (2000)
• Letture Graduali (1995)
Collaborò con il Dizionario Biografico
degli Italiani, con l’Enciclopedia Treccani e
con la Enciclopédia Ambiente. Ha scritto
numerosi articoli in italiano e in portoghese
per varie testate, fra l’altro “Il Corriere Italo
Brasiliano”, Il Corriere”, “La Settimana del
Fanfulla” e “O Estado de São Paulo”.
RICONOSCIMENTO
Per aver contributo alla diffusione della
cultura italiana in Brasile le è stato conferito
il titolo di Cavaliere dal Presidente della
Repubblica Italiana, nel 1988.
È mancata a 93 anni nel luglio del 2009
circondata da figli, nipoti e pronipoti. Ha avuto
due figli, cinque nipoti e sette pronipoti.
Paula Salmoni e Guido Salmoni
Biografia
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H
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ba presso il “Cemitério Israelita” nel quartiere
del Butantã. Man mano che la funzione si
svolgeva, io riandavo indietro con i ricordi e
vedevo profilarsi davanti a me l’immagine di
di Carlo Alberto Dastoli
quella che è stata indubbiamente la più brava insegnante che io abbia mai conosciuto.
o appreso ad agosto tramite la sig.ra Lilian
Ho chiesto ai suoi figli e nipoti che mi
Calò la triste notizia della scomparsa della
inviassero la sua bio-bibliografia ed alcune
mia cara professoressa Anita Salmoni. Mi sono
testimonianze per rendere omaggio alla sua
recato alla cerimonia di inaugurazione della sua tommemoria. Costretta a lasciare l’Italia a causa
delle leggi razziali (1938), che vietavano agli ebrei di svolgere parecchie
attività tra cui l’insegnamento universitario, la prof.ssa Salmoni si è recata
in Brasile dove ha vissuto fino all’età
di 93 anni. La sua è stata una vita
dedicata al sapere, alla cultura italiana e alla famiglia. Ha avuto due figli,
cinque nipoti e sette pronipoti. Riportiamo di seguito la bio-bibliografia della prof.ssa Anita che ci è stata
gentilmente elaborata dai suoi figli
Paula Salmoni Ades e Guido Salmoni.
Cogliamo infine l’occasione per ringraziare la famiglia Salmoni che ha
da sin; Giuliano Ziron, Alessandro Calò, il prof. Carlo
donato oltre mille libri della biblioAlberto Dastoli, la prof.ssa Anita Salmoni, la sig.ra Lilian teca della sig.ra Anita alla nostra biCalò e la sig.ra Adriana Ziron.
blioteca.
○
In ricordo della prof.ssa
Anita Salmoni
○
Omaggio
• Anita Salmoni
nasce a Parma nel
1915. Si laurea in
Lettere con 110 e lode presso l’Università di Padova (1937). Diventa assistente all’Istituto di Glottologia
della Facoltà di Lettere dell’Università di Padova (1937-1938). Emigrata in Brasile nel 1939 per via delle
leggi razziali. Insegna Linguistica nella
“Escola Livre de Sociologia e Política
de São Paulo” dal 1947 al 1949.
• Dal 1954 al 1986 lavora prima
come insegnante e poi come direttrice dei corsi di Lingua Italiana
all’Istituto Italiano di Cultura di São
Paulo. Viene nominata addetta
culturale dello stesso Istituto dal
1981-1986. Assume l’incarico di docente e coordinatrice del corso post
lauream dell’area di Lingua Italiana alla USP (Universidade de São
Paulo). Dal 1986 al 1989 organizza
e dirige i corsi di lingua e letteratura
italiana della Scuola Italiana “Eugenio Montale”.
○
DEPOIMENTO
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Queridos parentes e amigos. Obrigado
a todos os presentes pelo apoio no dia de
hoje.
Imagino que todos aqui presentes conheçam em maior ou menor detalhe as realizações da Dona Anita, ou como nós a
conhecíamos, a Nonna.
Como seu primeiro neto, gostaria de
ressaltar aqui a influência que ela teve na
minha vida. Lembro do seu apartamento
da Avenida Higienópolis, onde nos ensinou a jogar cartas e outros jogos, onde ganhei meu primeiro autorama, onde eu podia cozinhar e dormia nos fins de semana.
Ela nos levava para comprar peças para os
aeromodelos e colocar os barcos na lagoa
do Ibirapuera. Ela pegava a estrada velha
para o Guarujá, sozinha com os netos no
banco de trás e mais uma série de coisas
que as boas avós fazem.
Sem nunca ter se interessado especificamente pelo movimento feminista, ela era
um exemplo de mulher moderna e realizadora. Ela fez Faculdade no começo do século, escreveu vários livros, fez inúmeras
viagens e participou de muitas iniciativas
do Consulado Italiano, dirigiu os cursos de
italiano do Instituto Italiano de Cultura e
deu aula na pós-graduação da USP. Sua
principal qualidade talvez tenha sido a de
professora, refletida nas várias gerações de
alunos que ela influenciou com seu conhecimento, didática e interesse genuíno pelo
aprendizado.
Eu também fui seu aluno durante anos
e em diversas ocasiões. Através da sua paixão pela cultura e história Italianas, me ensinou o idioma, a arte, a música e finalmente a poesia de Dante Alighieri que tanto me
fascinou. (Sabia a “Divina Comédia” de cor)
Viúva desde os 50 anos na década de 60,
sempre cuidou de si mesma e foi auto-suficiente. Eu me lembro quando ela foi aprender a dirigir e eu na e época com 3 ou 4 anos
de idade ficava no banco de trás enquanto
ela tinha aulas para tirar carta.
A Nonna sempre viveu a vida de maneira intensa. Tudo era importante e tudo valia
a pena. Ela acompanhava e participava de
todas as minhas atividades acadêmicas e profissionais e estava sempre interessada em
conversar sobre os assuntos mais variados.
Eu tive a sorte de receber muito amor
durante minha vida. Primeiramente dos
meus pais e irmãos, depois de amigos e
agora também de minha esposa e filhos.
Sem duvida, uma das demonstrações
mais explicitas de amor, no entanto, aparecia no olhar da Nonna toda vez que
ela me via.
Ela teve 2 filhos, 5 netos e 7 bisnetos.
Amava e se orgulhava de todos e tentava da sua maneira acompanhar a vida de
cada um.
Por fim, não resta dúvida de que ela teve
uma vida longa e bem vivida e que valeu a
pena. Que a tristeza da perda da Nonna
seja superada pela celebração da sua vida.
Alexandre Ades (neto de Dona Anita)
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28
Lingua
IX Settimana della lingua italiana nel mondo
Scienza e Letteratura
dialogano alla Montale
di Adriana Grasso*
“(...)Il discorso per immagini tipico del mito può nascere da qualsiasi terreno: anche dal linguaggio più lontano
da ogni immagine visuale come quello della scienza d’oggi (...)” (I.Calvino Lezioni americane, Visibilità, 1988).
I
n occasione della IX Settimana della lingua italiana nel mondo, il cui tema è
stato “L’italiano tra scienza, arte e teconologia”, gli alunni del I liceo
dell’Eugenio Montale hanno studiato con la prof.ssa Adriana Grasso le idee di
Italo Calvino sulla collaborazione tra scienza e letteratura ed hanno dimostrato
come il patrimonio scientifico possa servire da stimolo alla fantasia figurale.
Sabato 24 ottobre nell’aula magna della scuola gli alunni del I liceo hanno
presentato un video sulla teoria del Big Bang e letto contemporaneamente la
Cosmicomica “Tutto in un punto” in cui Calvino, partendo dalla teoria astronomica
di Hubble sull’allontanamento delle galassie, trasfigura i dati scientifici in una
dimensione tra l’immaginario e il quotidiano. L’evento è andato avanti con la
presentazione di un lavoro sul Futurismo svolto dagli alunni della IV liceo con
l’orienatmento della prof.ssa Helenice Schiavon e del prof. Carlo Alberto Dastoli, che
ha poi tenuto una conferenza sul tema: “La guerra ‘come sola igiene del mondo’ nei
discorsi dei futuristi”. Infine, è
stato offerto un delizioso
rinfresco futurista dalla V elementare a cura della prof.ssa
Yara Alberio. Tra gli invitati
erano presenti la Dott.ssa
Sandra Papaiz, il vice-console
d’Italia a San Paolo Marco
Leone e l’addetto culturale
dell’Istituto Italiano di Cultura
prof.ssa Clotilde Callocchia,
nonchè gli alunni e i genitori.
*Adriana Grasso insegna Lingua e Letteratura Italiana e
Latina presso il Liceo scientifico della scuola Eugenio
Montale.
Lucas, Enzo, Bruno, Marco e Fabio Bordi alle
prese con gli arancini
Tutto è iniziato il giorno in cui la maestra Yara
ha appeso un cartellone in classe con scritto FUTURISMO e ci ha chiesto se qualcuno sapeva
cos'era > Dopo lei ha diviso la classe in quattro
gruppi < ogni gruppo era composto da cinque
specialisti = uno in storia < uno in mostre e
eventi < uno in poesia < uno in immagini e
uno in testi informativi >
Ci siamo riuniti poi in biblioteca < ognuno con il
resto degli specialisti della stessa categoria <
abbiamo letto insieme i documenti ricevuti e
scritto sul Futurismo >
Abbiamo imparato < come vedi < che i futuristi
volevano sostituire la punteggiatura con simboli
matematici > Abbiamo inoltre imparato che i
futuristi volevano abolire la pastasciutta anche
se erano italiani .>.>.>
Alla fine siamo ritornati nei nostri gruppi di partenza per raccontare agli altri specialisti che cosa
ciascuno aveva imparato > I ragazzi del IV liceo
ci hanno anche fatto una presentazione sul futurismo e noi gli abbiamo fatto delle domande >
Dovevamo fare una presentazione sulla cucina
futurista il 22 ottobre 2009 < nella Settimana della
Lingua Italiana < ma la maestra Yara si è ammalata
e non abbiamo avuto molto tempo per organizzarci > Abbiamo però fatto lo stesso degli arancini
per la presentazione > È stato divertente .>.>.>
Aléxia, Malú, Laura, Daphne e Aline alle prese con
gli arancini
29
Book Review
“Ciclo Era Digitale”
04/12/2009
Of all British writers the most polemic must
certainly be Oscar Wilde. Leading a turbulent
life, he was always seen as an eccentric
character, who showed a rather bitter opinion
of the upper classes. In the following lines you
will read a student’s review of one of Wilde’s most
famous works: The Picture of Dorian Gray.
Mario Perniola:
”Miracoli e traumi della
comunicazione”
Claudia Affonso – teacher of English language and literature
W
hen Dorian gives his soul to remain beautiful and young forever, as in
the portrait painted by his friend Basil Hallward, the reader reaches a
turning point in the novel. It is clear at this moment that Gray’s new
friend Lord Henry has started to have some influence over him, and from then
on Dorian’s beliefs and personality change drastically and somehow very fast.
He used be a naïve, gentle and calm man and he wasn’t conscious of his
own beauty. As Henry repeats over and over again that beauty and youth are
the most important things in life, Dorian not only becomes aware of how
wonderful he is but also selfish, rude and always wanting people to be talking
about him and, somehow, worshipping him. His desire becomes reality. As the
painting starts to grow old instead of him, it also starts to show the corruption
of Dorian’s soul, and that’s why he hides it and starts getting mad: he is afraid
of anyone discovering who he really is.
In the novel we can see one of the main characteristics of Oscar Wilde
himself: the bitter look he has of society, especially of aristocracy and its futile
beliefs, considering beauty the most important thing in life, for example.
Through the characters of Dorian and Henry, Wilde criticises those beliefs
revealing the breaches of a decadent society.
Tito Jungmann – III Liceo
Crise econômica desperta
desenvolvimento sustentável
Stefano Mazzaferro IV liceo
A
té há alguns anos atrás conferências sobre mudanças climáticas só atraiam a atenção de cientistas e
ONG‘s, não provocavam nas autoridades públicas e
privadas o interesse necessário para iniciar um processo de
inovação tecnológica neste campo. Mas, com a crise econômica mundial, tudo isso está mudando: governos e autoridades estão se
mobilizando para integrar o interesse pela preservação ambiental à retomada econômica; estimulando a criação de tecnologias menos poluentes.
Com a crise, a conversão da matriz energética mundial se consolida num
campo infinito de novos investimentos, possível motor de desenvolvimento
futuro. Inicia-se assim um processo de fusão entre dois adversários históricos:
preservação ambiental e progresso econômico. Até na China, onde a economia está crescendo em um processo acelerado, sem que se dê muita atenção
às causas ambientais, os novos empreendedores estão enxergando oportunidades de investimento em setores que incentivam a economia “verde”. É o
caso, por exemplo, de projetos que prevêem a produção em larga escala de
painéis solares ou de aparelhos de geração de energia eólica.
O fato é que o desenvolvimento de tecnologias menos poluentes está
fortemente ligado à sua rentabilidade e a energia não renovável só será
substituída por energia limpa quando esta última gerar mais lucros. Os
governos estão percebendo isso aprovando incentivos, como a redução de
barreiras econômicas para os investimentos e pacotes de estímulo. Neste
campo, as oportunidades de enriquecimento são infinitas e, além de tudo,
apoiadas pelos governos.
A fusão das questões econômicas com as ambientais resultará na ampliação dos horizontes do crescimento mundial. Um desenvolvimento sustentável, estimulado pela situação da economia global e por incentivos das
autoridades e que determinará a coesão de oportunidades, investimentos
e o nosso futuro.
30
I
l prof. Mario Perniola
inizia il ciclo analizzando la relazione tra
comunicazione e i principali
cambiamenti del mondo
contemporaneo, mettendo
a fuoco soprattutto la teoria della crisi dell’azione, la
comprensione del rapporto
tra storia ed estetica con particolare riferimento
al nuovo “regime di storicità” inaugurato dalla
comunicazione a partire dagli anni Sessanta e
all’influenza da questa esercitata sul pensiero,
sulla cultura e sulla società italiana degli ultimi
quarant’anni.
Sará presente al lanciamento dei due suoi
libri tradotti in portoghese :”Os Situacionistas”
(Ed. Annablume) e “Enigmas: egipcio, barroco
e neobarroco” (Ed. Argos) nella Libreria Cultura il giorno 9 dicembre alle ore 18:30. Altra
opera tradotta: “O sex appeal do inorgânico”,
introduzione Massimo Di Felice, traduzione:
Nilson Moulin, São Paulo, Studio Nobel, 2005
Mario Perniola si forma filosoficamente,
unitamente ad un gruppo di studiosi tra cui
Gianni Vattimo, Umberto Eco e Sergio Givone,
sotto la guida del filosofo Luigi Pareyson presso
l’Università di Torino. Dal 1976 al 1983 insegna
estetica nell’Università di Salerno e successivamente nell’Università degli studi di Roma
Tor Vergata dove attualmente esercita la sua
attività di docente.
Anna Dorsa
FÉRIAS AGITADAS
A
cabaram-se as aulas, os exames terminaram, as férias enfim chegaram, mas
no Montale essa foi a senha para
que um batalhão de trabalhadores invadisse a escola e desse
início a uma verdadeira operação de guerra: aplicar a proteção
contra incêndio na estrutura metálica, exigência da legislação do Corpo
de Bombeiros do Estado de São Paulo.
Proteção executada? Sim, então vamos em frente, instalar o forro de gesso em todas as salas, corredores, biblioteca e pátio coberto.
Tudo deve ser feito dentro do prazo, pois dia 10
de agosto a escola deve iniciar o ano letivo 2009/
2010.
Ainda para atender a legislação do Corpo de Bombeiros, 30 funcionários, entre professores e administrativos, passam por um curso teórico de 4 horas sobre Prevenção e Combate a Incêndio.
Ufa!! Mais uma batalha vencida... preparem-se,
pois outras estão por vir!!!
Saúde
Livro
havia sido picada pelo inseto supracitado.
Ao examinar amostras de sangue da menina, verificou a presença do mesmo parasito encontrado no triatomíneo, contendo
cinetoplasto e flagelo em constante movimentação. Ainda cético em relação à sua
nova descoberta, ele utilizou algumas amostras de sangue contaminado
Por Márcio de Oliveira
pelo protozoário em animais
de laboratório que, algumas
semanas mais tarde, apreseno ano de 1907, juntaram os mesmos sintomas que
to com uma equipe
a pequena Berenice.
de pesquisadores,
O cientista observou, tamCarlos Chagas chegou à cibém, que a transmissão do T.
dade de Lassance, em Minas
cruzi se dá quando o inseto
Gerais, com o objetivo de
“pica” a vítima para se alicombater a Malária. Mudoumentar de seu sangue, defese, em 1909, para a cidade
cando sequencialmente no
de Corinto, também em Milocal lesionado (chagoma),
nas Gerais, onde viveu e insque serve de porta de entratalou o seu próprio laborada ao protozoário. Em seguitório para estudar e combada, o flagelado cai na correnter essa doença.
te sanguínea alojando-se em
Em seguida, com toda a
tecidos musculares, principalcuriosidade de um bom cien- Carlos Chagas recém
mente do coração e do sistetista, Carlos Chagas exami- formado em medicina
ma digestivo, dando continou as pessoas e os animais
nuidade ao seu ciclo de vida.
com o objetivo de verificar as causas e efeiApós a inoculação do parasito, os sintotos das principais doenças da região. A parmas que se manifestam na fase aguda são o
tir daí, ao examinar uma amostra de sangue
sinal de Romaña – edema bipalpebral, unide um macaco da espécie Callithrix penilateral. Já os pacientes que estão evoluindo
cillata, Chagas encontrou um protozoário
para a fase crônica, não apresentam sinflagelado que denominou Tripanosoma mitomatologia durante
nasensi, protozoário
anos, o que dificulta
exclusivo do macaco.
o tratamento.
Desde então, com
Atualmente, a
essa nova descoberta,
maioria dos pesquiCarlos Chagas contisadores relatam que
nuou a colher amoso tratamento para a
tras de sangue para
DCA consiste no uso
verificar se havia ou
de medicamentos
não a presença desse
como Nifurtimox e
parasito. Ao visitar
Benzonidazol (Rouma das casas típicas
chagan).
da cidade, conhecidas
O Nifurtimox e o
como cafuas ou pauBenzonidazol são
a-pique, Carlos Chaindicados para casos
gas encontrou insetos Trypanosoma cruzi entre as hemácias
de transmissão vetohematófagos, denorial, transfusão sanguínea ou acidental,
minados “chupões ou barbeiros” – insetos
reagudização devido à outra droga imuque pertencem à subordem Triatominae – e
nossupressora, transplantes e transmissão
como todos os hemípteros, têm diferentes
congênita que resultam em sintomas da
fases de desenvolvimento.
fase aguda da doença.
Através de um estudo minucioso sobre a
Por fim, para evitar que o T. cruzi contibiologia e a morfologia desses hospedeiros
nue infectando mais pessoas é necessário
invertebrados, Chagas descobriu um novo
combater o inseto transmissor da doença
parasito com a presença de um flagelo e um
melhorando as condições sociais de pessoas
cinetoplasto em movimento serpenteante.
que vivem em zonas rurais principalmente
Em homenagem ao cientista brasileiro Oswalem casas de pau-a-pique. As regiões que
do Cruz, Chagas denominou esse novo
apresentam focos da doença devem ser cuiprotozoário flagelado de Trypanosoma cruzi.
dadosamente monitoradas por uma equiCom esta nova descoberta, Chagas deu
pe de médicos e pesquisadores com o objecontinuidade à sua pesquisa, colhendo váritivo de evitar a propagação do parasito entre
as amostras de sangue de diferentes pessoas
as pessoas infectadas e não-infectadas.
e animais para verificar se havia a presença
desse mesmo parasito. Foi então, no dia 14
Fonte: www.fiocruz.com.br/
de abril de 1909, ao verificar o estado febril
Márcio de Oliveira é biólogo e especialista
de uma menina chamada Berenice, que Chaem análises clínicas.
gas constatou, ao questionar a mãe, que ela
Centenário da
descoberta da
Doença de Chagas
N
31
Medo de dirigir
Por Regina Pastore
T
odas as pessoas sentem um pouco de medo de dirigir no início
do aprendizado; o problema é
quando esse medo fica exagerado e por
vezes incontrolável, gerando mal estar
físico e mental.
As pessoas com muito medo de dirigir são, em geral, muito ansiosas,
perfeccionistas e bastante críticas com
relação a si mesmas. Elas têm medo de
errar e encaram o erro como se fosse o
fim do mundo. A cada erro se desmerecem sentindo-se incapazes. A pessoa
necessita ser valorizada para ter tranquilidade e conseguir dirigir.
A autoconfiança é um processo que
vai se desenvolvendo lentamente. Muitas vezes experiências traumáticas ou negativas na infância, na adolescência, ou
na idade adulta refletem-se no aprendizado de dirigir.
Mas o importante é que os medos, não
só o de dirigir, podem levar ao autoconhecimento, e daí a pessoa percebe que
vencendo as etapas do medo de dirigir
sua vida se abre para novos desafios. A
vida é feita de desafios e dirigir é apenas
um desafio como outros. As dicas abaixo
valem para todos os tipos de medo:
1- respire fundo, sem nervosismo ou ansiedade. Concentre-se na respiração. Inspire e expire pelas narinas 5 vezes fazendo
a respiração completa, trabalhando o abdome, diafragma e peito.
2- se estiver dirigindo e ficar nervoso, pare
o carro em algum lugar e faça os exercícios de respiração até se acalmar.
3- quando chegar em casa, relaxe após o
banho, com uma música suave e faça respirações calmas, por 10 minutos.
4- pratique exercicios físicos de sua preferência: ginástica, caminhada ou cooper,
yoga, natação, bicicleta, isso ajuda a dirigir melhor e com mais tranquilidade.
Regina Pastore é autora do livro
Sem medo de dirigir, Ed. Alaúde
(www.alaude.com.br)
www.reginapastore.blogspot.com
Italianistica
Iniziative dell’italianistica
brasiliana nel 2009 e prospettive future
D
al 1980, anno di creazione dell’ABPI,
l’Associazione Brasiliana dei Professori
di Italiano, l’italianistica brasiliana ha
il suo momento privilegiato di incontro ogni
due anni, durante congressi organizzati
puntualmente in varie città del Brasile. Nel
settembre scorso è stata la volta di Belém di
ospitare il XIII Congresso dell’ABPI, VII Incontro Internazionale di Studi Italiani e II
Giornata di Italianistica dell’America Latina.
Nonostante la lontananza dai centri più
tradizionali degli studi dedicati all’italianistica (l’asse Rio-San Paolo, le università di
Minas e del Sud), il congresso ha attratto un
gran numero di studiosi e di studenti di italiano nella bella capitale paraense, che, durante la settimana di durata dell’evento, si
sono incontrati e riuniti in conferenze,
minicorsi, tavole rotonde, tavole tematiche,
dibattiti ecc. L’evento ha inoltre potuto
contare sulla prestigiosa presenza della
professoressa Nicoletta Maraschio, presidente dell’Accademia della Crusca, invitata
dall’ABPI a inaugurare il congresso.
L’idea dell’ABPI di voler organizzare il
convegno in un luogo privo di una forte
tradizione di studi legati alla cultura italiana si deve all’ambizioso proposito di
realizzare un primo radicamento di questa
tradizione anche in terre amazzoniche, dando inizio ad una vera e propria strategia di
diffusione culturale da parte dell’italiano
che riguardi tutto il territorio brasiliano. I primi
positivi risultati si son visti subito, ancora durante la realizzazione del congresso: il rettore
dell’Universidade Federal do Pará, le cui
strutture hanno ospitato il convegno, si è
impegnato con l’ABPI ad aprire un corso di
italiano presso quella università. Tale esempio,
così favorevole agli sviluppi dell’italianistica
considerata nel suo complesso in Brasile, ha
rafforzato l’idea di realizzare il prossimo convegno dell’ABPI a Brasilia, in un anno, il 2011,
in cui si celebrerà il centocinquantenario
dell’unità italiana, e che perciò potrà contare
su un appoggio speciale da parte dell’ambasciata italiana per le celebrazioni.
Dopo il congresso di Belém, altre im-
portanti iniziative concernenti l’italianistica
sono state organizzate dall’area di italiano
dell’Università di San Paolo: nel mese di
ottobre il convegno “O italiano no Brasil”, un
seminario di due giorni dedicato a questioni
relative alla lingua italiana in Brasile, per il quale
sono stati invitati a San Paolo numerosi docenti
da varie università brasiliane e italiane.
Nello stesso mese di ottobre, nell’ambito
della IX Settimana della Lingua Italiana nel
Mondo, è stata inaugurata negli spazi della
Facoltà di Lettere dell’USP la mostra
dell’areopittore futurista Mino Delle Site,
organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura
con la collaborazione dell’area di italiano
dell’Università di San Paolo.
La mostra di areopittura è venuta ad
essere l’evento inaugurale dei festeggiamenti dedicati al centenario della nascita
del Futurismo, culminati a inizio novembre
nell’Encontro Internacional de Estudos sobre o Futurismo, seminario di due giorni
organizzato dall’area di italiano dell’Università di San Paolo.
Il seminario è stata una delle iniziative
volte a festeggiare il centenario del futurismo anche in Brasile; altre ve ne sono state,
a carico di università (UFSC, UFRJ,USP) e
dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo.
Il seminario paulista si è proposto
l’obiettivo di presentare alcuni degli studi
più recenti che si svolgono attualmente sul
Futurismo in Italia e in Brasile e di promuovere il dibattito sulle interrelazioni fra il
Futurismo e la cultura brasiliana. Presentando una prospettiva comparata fra gli studi
italiani e brasiliani riguardanti il Futurismo,
l’Encontro ha aperto uno spazio per un significativo dibattito interculturale fra il Brasile e
l’Italia, contribuendo così ad aggiornare e
ampliare la riflessione critica riguardo al Futurismo e alla propria avanguardia in Brasile. Si
è trattato di un’occasione che ha mostrato
l’attualità della lezione futurista per la cultura contemporanea e che ha reso possibile
un proficuo scambio di notizie e informazioni
fra gli studiosi, permettendo al contempo al
pubblico brasiliano di seguire alcuni degli
32
ultimi dibattiti sul tema.
Sono intervenuti vari docenti, italiani e
brasiliani, nonché il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo e il dirigente
scolastico del Consolato Generale d’Italia a
San Paolo. Per l’apertura ufficiale è stata
invitata la professoressa Ernestina Pellegrini,
docente di Letterature Comparate presso la
Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze
ed esperta delle avanguardie storiche.
La professoressa Pellegrini ha presentato
una conferenza intitolata “Francesco Cangiullo e Marinetti, storia di un rapporto”, a
partire dalla pubblicazione del volume F.T.
Marinetti-F.Cangiullo, Lettere (1910-1943) da
essa curato. La conferenza ha messo in luce
aspetti meno noti del Futurismo italiano, quelli assunti da esso nel meridione d’Italia, specialmente a Napoli.
La conferenza di chiusura, “Economia (e
política) do Tempo: algumas considerações
sobre Futurismo e Modernismo”, è stata
tenuta dal professor Ettore Finazzi-Agrò,
docente di Letterature portoghese e brasiliana all’Università “La Sapienza” di Roma,
studioso della letteratura modernista
brasiliana e della narrativa del Novecento.
Nel corso delle due giornate vi sono state
quattro tavole rotonde, dedicate alle differenti codificazioni del Futurismo in rapporto
alle arti, alle avanguardie internazionali, alla
tecnica ecc.; è stata presentata una lettura
drammatizzata di brani del libro Il codice di
Perelà e registrazioni in video di declamazioni
e musica futurista; è stato lanciato il libro Cozinha futurista. A refeição que evitou um suicídio, traduzione del libro La cucina futurista, scritto da Marinetti e Fillía nel 1932 e riedito
quest’anno in Italia in occasione del centenário; sono stati mostrati due documentari usciti
recentemente: “Il Futurismo a Firenze 19091916”, di Leandro Giribaldi, e “Mino Delle
Site, volofuturista”, quest’ultimo ad accompagnare la mostra omonima.
A conclusione dell’”Encontro”, infine, si è
voluto ricordare che il Futurismo non è stato
soltanto un fenomeno culturale esclusivamente legato all’accademia; si è organizzata
quindi una cena futurista, con ricette tratte
direttamente dal libro La cucina futurista, con
pubblicazione di un menu speciale.
Prof.ssa Cecilia Casini
Docente di Lingua Italiana presso la FFLCH/USP
Film
CINEDIDATTICA
ALLA MONTALE
L‘
insegnamento della storia non può ormai fare a
meno di una filmografia seria che affronta temi e
problemi di ieri e di oggi. Per approfondire la discussione
sul tema del nazismo, gli alunni della IV Liceo hanno
visionato il film “L’architettura del caos”, di Peter Cohen
(Svezia 1989). Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni
dei nostri studenti sul documentario.
Questo documentario collega
la traiettoria di Hitler all’arte:
il dittatore, infatti, era um artista
frustrato, perché non è riuscito ad
accedere all’Accademia di Vienna.
Le sue acquerelle sono state usate,
più tardi, come modelli in lavori
architettonici.”
(Giovanna Perin Nahhat)
Si tratta di un film in cui l’arte
ha un ruolo fondamentale.
‘L’architettura del caos’ ci mostra la
scottante ossessione che Hitler aveva
nei confronti delle rappresentazioni
artistiche. Ma non un’arte qualsiasi:
si tratta soprattutto dell’arte
greco-romana. Il futuro impero
nazista doveva essere una proiezione
dell’impero romano. Un film storico,
ricco di verità nascoste, da vedere.”
(Ezio Jara Ziron)
Il documenario mostra questo
intenso rapporto di Hitler con
l’arte usata principalmente come
propaganda. Hitler stesso sognava
diventare un grande pittore, però non
è stato mai accettato nelle accademie “
(Theodora Toldo)
Il film ci presenta un’analisi
estremamente originale del
regime nazista e degli ideali posti alla
base del Terzo Reich. Hitler come artista
frustrato, scalzato dal successo dell’arte
moderna vede la necessità di purificare
la nazione attraverso l’eliminazione
fisica degli elementi impuri, storpi e
imperfetti della società.”
(Stefano Mazzaferro)
...fu l’arte della
propaganda
ad avere un ruolo
fondamentale nello sviluppo
del nazismo in Germania.”
(Pierluigi Papaiz)
In contrapposizione
all’Espressionismo considerata
come arte ‘degenerata’, i nazisti
imponevano un ideale di bellezza come
sinonimo di salute e l’eliminazione di tutte
quelle malattie che potrebbero deformare il
‘corpo’ della società. L’eliminazione degli
ebrei faceva parte del processo di
purificazione, non solo razziale, ma anche
culturale.. È interessante notare come
durante la guerra i progetti architettonici
continuavano a funzionare a tutto spiano.”
(Yasmin Steinle Lopes)
Nuove città dovevano essere
costruite in modo da accompagnare
la grandezza di tutta la nazione,
riprendendo le caratteristiche dell’antichità
di Atene, Roma e Sparta. Gli ebrei erano
considerati colpevoli della decadenza della
Germania e questa idea veniva diffusa dalla
propaganda che giustifica poi il genocidio
come rimedio ideale per l’igiene il
miglioramento della società”
(Isadora Martins)
... secondo Hitler, l’architettura della
nuova Berlino avrebbe lasciato Parigi
nelle ombre (...) La politica di sterminio
praticata dal nazismo inizia proprio con
l’eugenia, la teoria razziale, le idee di pulizia,
il concetto di salute e di bellezza per
culminare poi nello stermino degli ebrei”
(Rafaela Pastore)
33
Prendendo spunto
dalla bizzarra ossessione per
l’arte e l’estetica di Adolf Hitler, il
documentario ci fa conoscere il
progetto nazista di avvicinamento
alle arti e ai modelli classici.”
(Dario Dragone)
Albert Speer era l’incaricato
di Hitler di strutturare
la nuova Germania con
un’architettura che mostrasse la
grandezza dell’impero.”
(Giovanni Bartolini)
Il film è molto interessante
e ne sono rimasto molto
soddisfatto perché ho imparato
molte cose nuove. Ho imparato
che Hitler trovava nell’arte un
fascino particolare per cui
durante la sua vita ha acquistato
più di duemila quadri che
dovevano rispecchiare i suoi
ideali e principi estetici. Sono
rimasto colpito dal fatto che la
‘purezza’ tedesca era basata
sull’ideologia della razza.
Questo periodo storico è stato
caratterizzato da una politica
scellerata e disperata dei dittatori
Hitler e Mussolini.”
(Emanuele Montanari)
Música
Educação Musical na Escola,
instrumento para a construção do conhecimento
Música para saber ouvir, música para saber conviver, música como passaporte para outras relações.
lunos me questionam o porquê de se estudar música na
escola como matéria obrigatória. Pais me questionam como essa
disciplina é desenvolvida na escola. E
no ano em que todas as escolas devem se organizar para a inserção da
disciplina no currículo escolar, penso
ser importante refletirmos sobre a
proposta aplicada em nossa escola.
A
Comunicação e Forma
Podemos entrevistar qualquer
músico profissional, ou mesmo qualquer outro profissional que tenha
experimentado o estudo musical,
para termos a certeza de que o contato com a linguagem musical proporciona um grande diferencial em
nossas vidas.
Conteúdos desenvolvidos
Pensando numa escola bilíngüe e
bi-cultural como a Eugenio Montale,
o desenvolvimento da percepção auditiva é prioridade. Um ‘ouvido aguçado’ facilita a aprendizagem de outras linguagens. A ação da percepção de nuances e sutilezas aliada a
uma memória auditiva desenvolvida contribui para a construção e
relação de informações que geram
o conhecimento.
Como isso é possível? Em sala
de aula trabalhamos as 4 habilidades do estudo musical: prática
musical, percepção, relação com os
elementos da grafia musical e história da música. A prática musical
compreende o ‘fazer musical’ individual e coletivo, sempre relacionado à prática instrumental (formal ou informal) e à prática vocal.
O desenvolvimento da percepção
auditiva é relacionado tanto ao reconhecimento de elementos específicos da linguagem musical quanto
ao ouvir individual crítico. A relação
com os elementos da linguagem
musical se dá de forma natural como
meio auxiliador à prática e à percepção musical.
Por fim, todos os elementos de
pesquisa e fatos históricos são apresentados aos alunos de forma a construir relações para a construção e fixação do conhecimento.
Relato um dos muitos trabalhos
realizados no ano letivo 2008-2009
com a atual quarta série (quarto ano),
como exemplo da educação musical
para saber ouvir, para saber conviver,
para estabelecer relações.
A proposta estimula a pesquisa e a experimentação envolvendo a criação individual e
coletiva e a apreciação de obras de tradições
diversas. É dada a ênfase à experiência musical ativa, privilegiando-se a notação gráfica e
apresentando, oportunamente, a notação tradicional.
Tema: Quadrinhos
História, cores, sonoplastia, poemas, músicas,
gestos, quadros, áudio-partituras, apreciação,
criação e performance.
Modalidades: notação musical alternativa
a experiência sonora com os quadros de
Mondrian
O Início
Tudo começou através dos questionamentos...
- O que é cinema mudo?
- O que é sonoplastia?
- O que são HAIKAIs?
- Quais as diferentes maneiras de se contar
histórias?
Dos quadros de Mondrian aos de Bezerra...
para cada quadrado, agora, uma história. Escolher cenas e representá-las com sons, foi o
que fizemos. Porém o mais difícil foi descobrir
as cenas escolhidas pelos colegas apenas ouvindo a história sonora.
E por fim, depois de contar tantas histórias
sonoras baseadas em quadros, fizemos uma
Partimos de uma história em quadrinhos, porém, com apenas desenhos, onde cada aluno
usou a sua imaginação para representar a história utilizando apenas sons. Em seguida,
buscamos elementos sonoros nas revistas em
quadrinhos para criar e contar histórias sonoras. Mais tarde, utilizamos minipoemas
(Haikais) para enfeitar com gestos e sons.
Em outro momento, passamos para a apreciação sonora e vimos que é possível uma
música, apenas instrumental, nos contar
grandes histórias. Em seguida exploramos
a apreciação visual e sonora, onde descobrimos que muitos compositores reproduzem histórias através da música. (exemplo
utilizado: Suíte “O Quebra-Nozes”, compositor P. Tchaikovsky).
Deixando a união da música com a dança
(ballet) e a união da música com a arte dramática, fomos para o universo da música com
as artes plásticas. Descobrimos que a leitura
de um quadro pode ser como a leitura de
uma partitura. Mondrian foi o nosso ajudante nessa pesquisa.
Piet Mondrian (1872-1944) dizia que não via
quadrados em seus quadros, e nós?
Nós vimos uma partitura onde cada cor foi
representada por um som. E o branco? Este
sugeriu o silêncio.
Das cores primárias às cores misturadas, para
cores misturadas, sons combinados...
34
apreciação de uma história sonora baseada em
quadros de uma exposição.
A composição “Quadros de uma exposição”
de Modest Mussorgsky baseada nos quadros
de Viktor Hartmann nos revelou a sua percepção desses quadros.
Experiência Musical na Itália...
N
“Ballet des Petits
Poussins dans leurs
Coques” (Bailado
dos Pintinhos em
suas Cascas de Ovos)
Viktor Hartmann
“La Grande Porte de
Kiev” (A Grande
Porta de Kiev)
Viktor Hartmann
Ao final de tantas experiências, cada aluno escolheu os trechos mais interessantes para elaborar
uma áudio-partitura.
Qual o resultado de todo esse processo?
Vai ser impossível colocá-lo nessa edição do
Il Girasole porque ele está presente na atitude
de escuta musical de cada aluno da quarta série.
Esses trabalhos foram expostos na Mostra Cultural de abril de 2009 e no mural do corredor da
escola primária.
o mês de outubro, a professora de música Renata Pereira
esteve em turnê pela Europa
com o seu quarteto Quinta Essentia. Renata foi à Itália à convite da italiana Giada
Ruspoli que reside no Brasil e que mantém vivas as tradições artísticas de seu
Castelo em Vignanello – VT.
A família Ruspoli, com o seu principal representante Francesco Maria
Ruspoli, grande mecenas das artes do
século 17 e 18, foi muito importante
para a história da música.
“Para mim, que estudo Jacques
Martin Hotteterre – Le Romain, um
flautista do século 18, estar no Castelo em Vignanello foi extremamente
importante”, diz Renata Pereira. E
acrescenta: “conhecer a sala e os ambientes que receberam a música de
Hotteterre e saber que as orquestras do
século 18 que tocavam em Vignanello
eram forçadas por Francesco Maria a incluir flautas doces em sua formação em
função da presença de Hotteterre, foi
interessantíssimo.”
O Quinta Essentia realizou um concerto na Chiesa degli Angeli Custodi,
construída por Francesco Maria Ruspoli,
além de outros dois concertos na França
e um na Alemanha onde teve a oportunidade de encontrar e trocar informações com um dos maiores flautistas da
atualidade: Paul Leenhouts.
Mais informações sobre a turnê e o grupo em
www.quintaessentia.com.br
Concerto em Vignanello – VT – Itália. Chiesa degli Angeli Custodi
stand da exposição dos trabalhos na mostra
cultural de Abril de 2009
áudio-partituras criadas pelos alunos através
da percepção da música “Quadros de uma
exposição” de Mussorgsky.
Fica aqui registrado o convite para prestarmos
mais atenção em nossas ‘escutas’.
Muita música a todos!
Professora Renata Pereira
Quinta Essentia e Paul Leenhouts (flautista do Amsterdam Loeki Stardust Quartet,
um dos mais importantes quartetos de flautas doces da Europa) em EbenhofenAlemanha
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Il poeta, scrittore e traduttore Sergio Romanelli, che è diventato ormai
uno dei nostri più assidui collaboratori, ha appena pubblicato un nuovo
libro di poesie intitolato “Libere Fenici” (www.lietocolle.it). Pubblichiamo
di seguito una delle sue poesie inedite.
1) VAGALUMEAR (a V. S.)
La vita è un cammino
sconosciuto verso il mare
per sentieri già tracciati,
segui le orme sulla sabbia
per non perderti
nella notte silenziosa
e straordinaria
che inaspettatamente
ti regala
un’esperienza di luce:
fra lucciole e stelle.
E ritorni fiducioso
ed appagato
lungo la strada.
2) L’INNATO
Come le formiche che
dal nulla appaiono
mosse da un meccanismo
innato
così ci volgiamo ciechi
a ritmi variabili
verso l’origine dell’attimo
e non lo spieghiamo.
foto: dedé-color
Momentos poéticos
“Libere Fenici”
Romanelli Sergio
Una poesia ricca di elementi anche molto
originali, quali una vis auraticocosmologica, animata da un’intensità orfica
e gnomica che viene controbilanciata e
addirittura alleggerita da punte di ironia
e di disincanto.
Colpisce soprattutto la rotta di collisione, volutamente esibita fra etica ed
esteticità. Avviene lo spostamento delle
immagini (e del dialogo ininterrotto
con una figura d’amore) nello spazio
puro dell’inattualità e della lontananza.
Una vita anatomizzata in istanti brucianti, partoriti quasi artificialmente “nel
grembo dell’attimo”, attraverso una lente che avvicina o allontana i reperti di
realtà, una voce che confonde i tempi e
ricuce strani patchwork di memorie e
meditazione.
Con sicurezza e eleganza si compone un
quadro esatto di emozioni, sentimenti e
pensieri di un io lirico che vuole guardare
alla propria vita da una distanza estrema,
come da un altro mondo.
[dalla prefazione di Ernestina Pellegrini]
Una lettrice ci scrive
direttamente da Roma
C
ogliamo l’occasione per scusarci con i tanti
lettori che ci hanno scritto in questi ultimi mesi,
ma per motivi di spazio non possiamo pubblicare la marea di lettere che abbiamo ricevuto.
Comunque continuate a scriverci ([email protected]),
perché le vostre lettere sono uno stimolo permanente
per l’esito positivo della nostra attività.
Caro Carlo Alberto,
ho ricevuto or ora le riviste (e non giornalini, come
li chiami tu: è riduttivo). In effetti non hanno un’aria
“casareccia” come accade il più delle volte per le
pubblicazioni scolastiche.
È bella la carta, l’impaginazione, la distribuzione
degli articoli, le foto (finalmente ti rivedo: stai
benissimo!) e non ultima, la qualità e la varietà degli
argomenti trattati. Certo, avendo messo tu”le mani in
pasta” ... non poteva essere diversamente. Complimenti
vivissimi: ho già letto qualcosa, a parte tutto quello che
mi avevi mandato via mail; le foto sono stupende.
Dunque si tratta di Peruibe, da quel che ho capito e, a
leggere il tuo articolo, si capisce perché hai sempre l’aria
di fanciulletto. Il paese dell’eterna giovinezza! Ma allora
devo proprio decidere a venire a”rinverdirmi”! Costi
quel che costi, è un buon investimento! Scherzi a parte
devo ancora una volta accantonare l’idea. (Adele Zanni)
La cucina di Adele
Ricetta per una pasta
asciutta, facile e rapida
come tutta la mia
cucina.
Ingredienti: pasta corta
(lumachine o pennette)
Pomodoro a pezzetti, funghi
secchi,vino bianco, peperoncino piccante, prezzemolo.
Metti olio e spicchio d’aglio
nudo in una casseruola; fa’
imbiondire l’aglio, togli dal
fuoco e aggiungi il vino, fa’
evaporare e metti il pomodoro; dopo qualche minuto
aggiungi i funghi che avrai
fatto rinvenire in acqua
tiepida per una ventina di
minuti,il peperoncino,il sale
e il prezzemolo. Cuoci la pasta e buon appetito!
Adele Zanni
36
Peruíbe que te quero Peruíbe
Peruíbe aqui o ar ainda circula livremente
Peruíbe lugar onde você solta sua mente
Peruíbe é a cidade da eterna Juventude
Peruíbe ainda é cidade de paz e quietude
Peruíbe o Portal de Juréia
Peruíbe lugar de onça e azaleia
Peruíbe ainda tem mata e natureza
Peruíbe cidade de luz e beleza
Peruíbe que quer o progresso
Peruíbe que pode perder o apreço
Peruíbe que quer um porto
Peruíbe que pode ter um mar morto
Peruíbe que quer evoluir
Peruíbe que pode regredir
Peruíbe que quer inspirar
Peruíbe que pode expirar
Peruíbe que eu acredito
Peruíbe que seja bendito
Peruíbe de vento galerno
Peruíbe que seja eterno
Marcos Caramico é Presidente da
Academia Peruibense de Letras e
descendente de italianos. Mora em Peruíbe há
14 anos é administrador de empresas, jornalista,
diretor do Jornal Análise e webmaster do site
www.peruibe.com.br.
Enchente
Meu pensamento é um poço
De águas sujas, remadas;
São águas frias de inverno
Rolando pelas calçadas.
Segredos do olhar
Olho os falsos,
Olho os cegos,
Olho os ricos,
Olho os negros,
Olho os pobres.
O meu olhar é um tumor profundo,
Carregado das injustiças do mundo.
Ensaio
Estrelas negras dos montes,
Estrelas cheias de dores,
Estrelas cegas das pontes,
Estrelas dos meus horrores.
Juramento
Levo uma vida de desespero silencioso,
Que não pode ficar no esquecimento;
Tenho um passado repleto de tormento,
Como um mar aberto, proceloso;
Minha angústia reflete os mandamentos
De um deus cruel e rancoroso;
Se escapo do universo serpentoso,
Persegue-me da morte o juramento.
Aluisius Saturninus Domenicus
IL CONVITTO
Umberto I - Torino
di Gabriella Fancio
S
in dall’inizio l’idea di poter vivere in Italia mi affascinava tantissimo. Ora
sono già passati tre mesi. È quasi finito il primo quadrimestre della quarta
liceo. Il tempo è passato molto veloce, i cambiamenti sono avvenuti di Ruben, Gabriella, Marina e Gianluca
sicuro, posso viverli. Quando sono arrivata il primo giorno nel convitto
nazionale Umberto I, osservavo ogni particolare, ogni viso estraneo,
l’architettura stupenda, la mia nuova casa!
Le ragazze del convitto sono sempre state molto simpatiche, mi
hanno accolto benissimo e mi hanno fatto sentire proprio come se fossi
a casa. Si sono dimostrate preoccupate e disposte ad aiutarmi in tutto.
Siamo in 52 convittrice, tra cui la maggioranza è costituita da allieve
del liceo coreutico o teatrale, e una minoranza che frequenta la scuola
del convitto. È strano vivere proprio a scuola. Ma ci si abitua, perché si
impara a distinguere la realtà. Ci si scopre quanto dobbiamo ancora
scoprire. Ci si rende conto dell’immensità dell’universo e dell’”insignificante” potere grandioso che l’uomo si attribuisce.
La mia nuova casa è diversa, abbiamo un regolamento da seguire, e il
“ruolo dei nostri genitori” è svolto dalle educatrici (totale di 12). Ogni
giorno cambiano le educatrici, le quali tra di esse sono molto diverse.
La mia settimana a scuola è molto intensa: i proff. pretendono Marina, Gabriella,Nicholas, Giancarlo,
tantissimo da te. Devi farcela per forza, devi assumerti la responsabilità Fabrizio,Thiago, Mikaela.
di organizzarti e prefiggerti risultati ben definiti. Sono contenta di
poter avere questa opportunità, perché ho potuto conoscere ragazzi
unici, fare amicizie che di sicuro rimarranno per sempre!
Sto imparando lo spagnolo, sto facendo una materia nuova, aggiunta quest’anno, “Costituzione e Identità Nazionale”, quindi ogni
professore approfondisce un argomento riguardo a questo tema. Di
italiano, abbiamo fatto Machiavelli e la questione italica e di inglese
abbiamo fatto la rivoluzione americana.
Gli orari scolastici sono dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18. Sì 10 ore
di studio, è una scelta che ho fatto.
Comunque i professori ti aiutano, ti danno il supporto necessario e
sono sempre molto disponibili.
È una vera esperienza, che ne vale tanto la pena!
Carissimi della Montale, sappiate che mi mancate e grazie a tutto Manuela, Mara, Mikaela, Lisa, Milena,
quello che ho imparato da voi posso essere quella che sono oggi.
Gabriella,Karina,Talita e Marina.
LETTURA PER
LE VACANZE
di Susanna Battaglio
V
orrei suggerirvi un bel libro da
leggere durante le vacanze,
intitolato “Timeline” di Michael
Crichton, che narra le vicende di
un gruppo di archeologi che
viaggiano nel tempo. Ve lo suggerisco perché le idee di fisica
moderna sono spiegate in maniera
piacevole, ma è chiaro che c’é bisogno di molta
fantasia per poter viaggiare nel tempo. Inoltre, per i patiti di
storia, lo scrittore presenta uno scorcio del quotidiano nel
medioevo. Se cominciate a sfogliarlo, vi garantisco che non
lo mollerete fino alla fine!!
RINGRAZIAMENTO
L
a Scuola Eugenio Montale ringrazia la Direzione della MANTECORP
INDÚSTRIA QUÍMICA E FARMACÊUTICA LTDA (www.mantecorp.com)
per il contributo concesso per la riforma e modernizzazione del laboratorio
di chimica.
Fondata dall’imprenditore Gian Enrico Mantegazza, la Mantecorp é
stata eletta uno dei maggiori laboratori farmaceutici del Brasile nel 2007.
La compagnia ricerca continuamente soluzioni innovatrici che possano
contribuire al miglioramento della salute e della qualità di vita delle
persone. Con gli uffici nella città di São Paulo e un moderno impianto
industriale nella città di Rio de Janeiro con 300 mila m2, l’impresa investe
e favorisce progetti di responsabilità sociale e ambientale, preoccupandosi
di avere una gestione sempre in linea con il rispetto dell’ambiente.
37
Autorità, Fondatori, Direzione e Rappresentanti
CONSOLATO GENERALE D'ITALIA A SAN PAOLO
ASSOCIATI FONDATORI
MARSILLI MARCO - Console Generale
DELL'AIRA ALESSANDRO - Dirigente dell’Ufficio Scolastico
• BERTOLINI RICCARDO
DIREZIONE DIDATTICA
• BERTOLINI ALFONSA
• CROSO EDGARDO
DIRIGENTE SCOLASTICA ITALIANA
• GENTILINI PALMIRO
CAPRARO PAOLA
• GHERSI LORENZO
DIRIGENTE SCOLASTICA BRASILIANA
• MATTOLI SOCRATE
ANDRADE MOREIRA LEILA MARIA
• ROBERTO ALBERTO
DIRETTORE AMMINISTRATIVO
• ROBERTO PAOLA
BORDI FABIO
ASSOCIATI BENEMERITI
•AEDA
• ACETO - VIDROS E CRISTAIS
• AGIP DO BRASIL S.A.
• ALCAN ALUMINIO DO BRASIL
• ALITALIA
• ALUFER S.A.
• ANSALDO/COEMSA
• ARCAMONE M. NICOLETTA
• BANCA NAZIONALE DEL LAVORO
• BANCO BRADESCO S.A.
• BANCO SUDAMERIS BRASIL.
• BARRUCI ANNA MARIA
• BAUDUCCO & CIA LTDA
• BELFORT - GLASS C.A.
• BELLONZI LEONARDO
• BENEDETTI ISIDORI SANDRO
• BUSCAGLIA ANDREA
• CAMPARI DO BRASIL
• CIA. COM. AGRIC. IND. GRAMA
• CIMENTO TUPY S.A
• CIRCOLO ITALIANO
• COMOLATTI EVARISTO
• CRAGNOTTI & PARTNERS
• FABIO PERINI S.A.
• FIAT AUTOMÓVEIS S. A.
• FIAT BRASIL S. A .
• FIRPAVI
• GD DO BRASIL
• GENERALI DO BRASIL
• GRAD-FER
• GRUPO MASINI
• IESA
• IMPREGILO S.p.A.
• INNOBRA INNOCENTI
• ISTITUTO CULT ITALO-BRASILEIRO
• ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA
• ITALIMPIANTI
• LEONETTI Conde RAFFAELE
• LEONINI COSTANZO
• MAGLIANO RAYMUNDO FILHO
• METALCO CONSTR. METAL.
• OLIVETTI DO BRASIL S.A.
• ORGADE
• PALUMBO ARNALDO
• PAPAIZ ANGELA
• PAPAIZ LUIGI
• PARMALAT BRASIL
• PATRONATO ASSIST. IMIGR. ITALIANOS
• PEDREIRA MARIUTTI LTDA
• PIRELLI S. A.
• POLLASTRI EDOARDO
• PRODEC
• REGIONE UMBRIA
• RIETER-ELLO
• RIVA CALZONI
• SBE- SOC. BRAS. DE ELETRIFICAÇÃO
• SCAC S.A.
• SINCERO ZANELLA
• SOALUM
• UDINESE
• UNICREDITO ITALIANO
• UNILEVER BRASIL LTDA
• VECCHI ANGELO
• VISAGIS S.A.
COMITATO GESTORE 2008-2010
RAPPRESENTANTI DI CLASSE
• PAPAIZ SANDRA - Presidente
• CASTRO NELSON - Vicepresidente
• ARCARI MARZIO - ICIB
• ARPINO GIUSEPPE
• BENEDETTI SANDRO ISIDORI
• BEZZI GIUSEPPE - Circolo Italiano
• D'ANNA GIUSEPPE - Udinese Ltda
• FUNARI EDOARDO PAOLO
• LACAVA GIOVANNI - Rappresentante degli ex alunni
• FABBRIZIANI PAOLO - AEDA
• OLIVA MARIA LUCIA
• PRAVADELLI CARLO
• SARAIVA MAURO
• SANTELLO JOSÉ LUIZ
FRANCESCA CORDA .................... Scuola dell´Infanzia - sez. A e B
TATIANA MOSCHETTA ASSEF ......... Scuola Primaria - classe 1ª
* ................................................................ Scuola Primaria – classe 2ª
TATIANNI LOPES DA S. WOLF .......... Scuola Primaria – classe 3ª
DAISY ARAKAKI ALLODI ................... Scuola Primaria – classe 4ª
* ................................................................ Scuola Primaria – classe 5ª
PATRICIA P. PARDINI ............................ Sc.Secondaria I – classe 1ª
ALESSANDRA LUGLIO ......................... Sc.Secondaria I – classe 2ª
* ................................................................. Sc.Secondaria I – classe 3ª
* ................................................................................... Liceo – classe 1ª
* ................................................................................... Liceo – classe 2ª
RICCARDO VALENTE .............................. Liceo – classe 3ª – alunni
YASMIN STEINLE L. DA SILVA .............. Liceo – classe 4ª – alunni
38
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Il Girasole 2009 - Scuola Italiana Eugenio Montale